Ahia. Ho potuto sentire la stilettata finale fino a qui.
È sempre bello tornare a leggere qualcosa di tuo perché, almeno nel mio caso, sono di quelle letture che ti catturano e ti trascinano davvero dentro la scena.
Apprezzo particolarmente l'umanità di Rodrigo e Tiennot; nella tua prosa c'è sempre qualcosa di profondamente reale, umano. È facile cominciare a leggere e non rendersi neppure conto di essere arrivati alla fine del capitolo.
I dialoghi sono naturali, concreti: sono parole intelligenti e con le quali è facile rapportarsi. Lo stesso confronto/scontro tra Rodrigo e Tiennot è qualcosa che è accaduto o potrebbe accadere - la curiosità, la domanda sbagliata posta al momento giusto e viceversa, la replica piccata e anche un po' avvelenata con la quale rispondiamo quando si tocca un tasto dolente.
C'è anche una pittura dell'ambiente attorno ai personaggi che non è invadente, ma è incisiva, perché riesce a contestualizzare la scena anche visivamente: i personaggi non galleggiano in una città appena abbozzata o invisibile, no: toccano davvero le strade, in questo caso, di Parigi, e questa è un'altra caratteristica che apprezzo tantissimo della tua prosa.
Questa storia è balsamo per la mia anima - parecchio stanca in questo periodo, ammetto.
Anche qui è tornato caldo: siamo a febbraio, non oso pensare più avanti.
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