Ciao Luna,
ti ritrovo con questo brano molto intenso e che fa riflettere sul mondo insidioso della depressione, la quale, spesso, si chiude sulle persone facendole diventare prigioniere di se stesse.
Ho apprezzato la scelta del titolo che si riflette sullo scritto: c’è proprio bisogno che qualcuno raccolga il grido disperato e si faccia carico o, quantomeno, aiuti a trovare una via d’uscita da questo labirinto che pare infittirsi ed intersecarsi sempre più causando solo immensa sofferenza perché viene meno la forza per reagire.
E’ un disagio difficile da far comprendere a chi non l’ha mai provato o non si è mai avvicinato a qualcuno pervaso da questa trappola mentale che diviene anche fisica.
Sei stata davvero brava a rappresentare questa tematica, che auspico non abbia un risvolto personale, con poche parole quanto mai significative e puntuali.
Un caro saluto.

Il fascino delle tue poesie è quello di essere semplici, alla portata di tutti, modeste (in senso positivo), eppure ricche di contenuti. Ma mi sto ripetendo, credo di averlo già detto.

Forse più personale del solito questa, e dunque più preziosa, più commovente. Condivisibile, perché il labirinto “chiamato depressione” ha innumerevoli entrate e tutti prima o poi ci finiscono. Uscirne non è impossibile, anche se la via d’uscita non si vede.

Lievemente singhiozzata, con quei “questo”, “senza” a fine verso.
Sa farsi voler subito bene, perché il “grido d’aiuto” non è strillato. Suona quasi come una preghiera, senza insistenza, senza diritti accampati.
Un abbraccio.

P.S.
Ancora non riesco a capire le tue maiuscole a inizio verso: presenti nei primi cinque versi, assenti in tutti gli altri. Ma forse sono io in errore quando cerco di capire troppo.