Sto assistendo a un crescendo di purezza e di bellezza nei tuoi versi. Forse perché scavano più a fondo nel tuo intimo.
Li sai creare semplici, come hai sempre fatto in tutte le tue poesie.
Semplice è bello.
Semplice non è facile.
Senza le tortuosità mentali di rime avvicinate o di ritmi ricercati arrivano prima, dritti, al cuore, e commuovono, anzi fanno piangere, anche senza lacrime.
Perché la mamma, volenti o nolenti, è colei a cui la natura ci ha tenuti attaccati sin dai primi nove mesi in cui le stavamo dentro. Forse, paradossalmente, i nove mesi più importanti della nostra vita. In lei troviamo riflesso il nostro Paradiso terrestre, il giardino primordiale. Senza di lei il giardino rimane sotto la neve, vuoto. L’hai scritto bene!
Eppure è come inconclusa, la tua poesia. Tutto al passato, senza un finale nel presente.
“Una data precisa”... Che io ho voluto rimuovere dalla mia memoria. Quella data è lì, sulla lapide. Ma dentro di me non c'è più l’immagine di lei sul lettino dell’obitorio. Ci sono altri suoi sorrisi, altri occhi trepidanti, e mani calde.
Perché all’inverno segue sempre la primavera. È nell’ordine delle cose. E lei non voleva essere ricordata d’inverno, ma nei momenti migliori. E non in fotografia, non voleva mai farsi fotografare.
Aveva perso la mamma a due anni, lei. Io a 37.
Grazie di avermi fatto ripensare alla mamma.
Un abbraccio.
(Recensione modificata il 16/03/2024 - 08:24 am) |
