Capitolo autunnale, denso di quella dolcezza struggente e un po' malinconica che i tardo pomeriggi di ottobre a volte portano con sé.
C'è un tramonto uggioso in cui si muovono Lily e Soren, una bruma che si alza dal lago scozzese e avvolge le stradine di Hoghsmead che i due attraversano, dopo Lily chiede all'amico di farle compagnia mentre balza la scuola.
C'è una pioggerellina sottile e fastidiosa, che inizia quando Al si avvicina a Michel per parlargli, e diventa poi un acquazzone. Una cantilena ripetitiva e bagnata che battendo sui vetri culla con monotonia i protagonisti alle prese con sentimenti scomodi, amicizie instabili e confessioni a cuore aperto.
C'è una nebbia grigiastra, calata improvvisamente sulle colline scozzesi, sostituendo il pallido sole del capitolo precedente, tanto luminoso quanto volubile e provvisorio.
Perchè così è l'adolescenza alla fine: un'età infinita e al tempo stesso brevissima, avvolta in una bruma forse deprimente forse d'incanto, squarciata ogni tanto da raggi di meravigliosa gioia, che illuminano una terra aspra e ancora inesplorata, ricca di novità che non si capiscono, amori non corrisposti, conflitti nascosti, egoismi, sogni e rancori nascosti. Una terra che sembra sgradevole e difficile da abitare mentre ci si vive, ma che quando ci si allonta si ricorda con nostalgia, pur con tutti i problemi che portava con se'.
L'innamoramento non corrisposto di Michel, tenace e superficiale al tempo stesso, la gelosia di Tom, la severità della McGrannit e la sua insofferenza verso studentesse svogliate come Lily.
L'esitazione mista a trepidazione di Soren quando Lily gli chiede di accompagnarlo a Hogsmeade di nascosto. Trepidazione di cosa non lo sa nemmeno lui- sa solo che quando Lily- *Lilian*- si avvicina avverte questo senso di attesa, questo desiderio di non scontentarla che non può derivare solo dal fatto che Alberich gli ha ordinato di farsela amica; perchè per quanto il giovane soldato tedesco cerchi di convincersi del contrario, la sua gioia quando riesce a far sorridere Lily, e il suo dispiacere quando crede di averla fatta arrabbiare, hanno poco a che fare con la riuscita della missione, e molto con un senso di calore che sente quando riesce a rendere felice Lily come persona.
Forse è proprio in questo capitolo che Soren comincia a vedere Lily come una persona a tre dimensioni, con tutte le sue contraddizioni e imperfezioni, e non più come un obiettivo, una pedina o (nel migliore dei casi) un simbolo di una luce, purezza e spensieratezza che a lui è stata negata. Perchè Lily mostra a Soren insicurezze che fino ad ora aveva nascosto anche a stessa e questo fatto, aldilà dell'identità segreta di Soren, rende il rapporto che c'è tra loro REALE, perchè Lily lo ha reso tale svelandosi. Perchè lei gli ha mostrato volontariamente le sue ferite, le sue insicurezze, i suoi difetti e le sue imperfezioni e grazie a ciò lui comincerà a rilassarsi intorno a lei e mostrerà a lei le sue.
Fin'ora Lily e Soren si erano rapportati l'un l'altra solo attraverso le loro rispettive maschere, ma ora qualcosa è cambiato. Ed è cambiato perchè Lily ha aperto uno spiraglio, e Soren non potrà fare a meno di aprirsi a sua volta, anche contro il suo stesso volere o interesse. E anche se tutto il resto nella loro conoscenza è falso, questo svelamento reciproco, questo scambio involontario di emozioni e insicurezze tra la ragazzina complessata figlia d'arte e l'adolescente soldato, sarà tanto spontaneo quanto *vero*. Solo nelle reciproche ferite questi due personaggi potranno riconoscere la rispettiva forza. Perchè alla fine della fiera e di tutte le discussioni che si possono fa e disfare su di loro, quella tra Lily e Soren non è la storia della crocerossina che cura il ragazzo danneggiato, non è nemmeno la storia del cavaliere tormentato che salva la principessa, è la storia di due adolescenti imperfetti che si migliorano e si guariscono a vicenda, l'uno per l'altra. Soren è l'unico (o perlomeno il primo) che riesce a rassicurare Lily sulla sua paura di non essere all'altezza delle sue leggendarie parentele, e Lily è la prima che mostra concretamente a Soren che tipo di ragazzo potrebbe essere (che tipo di persona VORREBBE essere) se LUI riuscisse a sfuggire al giogo e alla manipolazione mentale del SUO, di parente ingombrante (su Zio). Anche se lei non lo sa ancora. Ma lui comincia a interagire con lei come un ragazzo...non dico normale, perchè Soren rimarrà sempre "particolare" (e questo non è per forza un male, almeno non per me e credo nemmeno per Lily) però più spontaneo, quello sì. Mi fa sorridere Lily quando pensa che Soren non ha senso dell'umorismo, e poi si accorge che sì, invece ce l'ha, solo che è talmente riservato e "rigido" che non ce ne si accorge subito.
Lily non indica a Soren la "strada giusta" perchè non cerca di indicargli una direzione come tutti nella vita del ragazzo hanno sempre cercato di fare, manipolandolo e usandolo in un modo o nell'altro, la ragazza si limita a esistere nel suo mondo e a rapportarsi a Soren come se anche lui fosse parte di esso, con naturalezza, spontaneità, ironia e confidenza.
È una novità nella vita di Soren, che da chi l'ha cresciuto è sempre stato trattato come un'arma, e dai suoi compagni di scuola è insegnanti è sempre stato guardato con quel misto di rispetto e sospetto dovuto alla sua mai dichiarata, ma sempre sottointesa, parentela con il fondatore della Thule.
Devo ammettere che Lily durante la primissima(issima issia) lettura non mi aveva preso molto come personaggio. Forse perchè era l'unico personaggio femminile della mia stessa età e, come quindicenne, era quanto di più diverso da me ci potesse essere, o almeno così pensavo.
Ora riconosco il suo spessore psicologico...e forse, nel suo non impegnarsi per paura di deludere le aspettative, questo personaggio era più simile alla me di allora di quanto potessi mai capire o accettare a quindici anni e mezzo, nonostante caratterialmente fosse il mio opposto. Non vuole subire l'umiliazione di metterci tutti gli sforzi e deludere le aspettative implicite che gli adulti intorno a lei non hanno mai dichiarato, ma che lei sente implicite. Quindi evita di sforzarsi così anche se delude gli altri lo fa, nella sua mente, consapevolmente, perché *non le interessa impegnarsi*, non perchè *è stupida e fallisce anche se si impegna*.
Ovviamente è un ragionamento molto sciocco, arrogante e adolescenziale, ma Lily È adolescente dalla punta delle scarpe alla moda alle punte dei capelli rosso tiziano. Nel bene e nel male.
Lily è una ragazzina solare e fondamentalmente felice della propria vita, ma al tempo stesso complessata. È una ragazzina buona e generosa ed empatica con picchi incredibili di egocentrismo e sgradevole maleducazione (come in questo capitolo, con la sua risposta alla McGrannit). È sveglia e capace di riflessioni profonde, che spesso si rende famosa per uscite o idee incredibilmente sciocche (vedi parentesi precedente).
Perchè a quindici anni si può essere tutte queste cose insieme senza contraddizioni.
Perchè è questo che vuol dire essere adolescenti, alla fine.
Complessi in apparenza sciocchi raggiungono dimensione epiche portando a conseguenze comiche o disastrose, o entrambe.
Perchè certe cose importanti, a quell'età, vengono nascoste nel fondo della psiche per pudore o incapacità di essere onesti con se stessi, e per questo motivo è proprio nei momenti più stupidi e meno opportuni che sbucano fuori. Ragni racchiusi nella psiche che la divorano da dentro ma vengono ignorati, e quindi colgono ogni minima occasione per fuoriuscirne in massa, intrufolandosi dal subconscio al reale attraverso le crepe della quotidianità.
I complessi di Lily in apparenza sembrano derivare dal paragone con la mitica nonna. Stesso nome, stessi capelli, stesse parentele. Lily ha paura di non venir considerata come se stessa, ma come un clone di una leggenda morta da tempo. E per evitare ciò, fa di tutto per essere il contrario di chi che pensa fosse Lily Evans. Ma è qui che sorge il problema: nessuno sa come fosse davvero Lily Evans, Harry meno di tutti. Già quando Harry andava a scuola, c'erano persone che ricordavano gli aspetti meno eroici e più umani di James, ma nessuno che rammentasse le imperfezioni di Lily. A differenza di James, Lily non aveva, almeno che noi sappiamo, amici o nemici dei tempi della scuola sopravvissuti a lei, che potessero dare a Harry un'immagine meno perfetta della madre. Certo, c'era Piton, che però la idealizzava, e comunque non avrebbe mai parlato di lei ad Harry, q c'erano gli altri professori come la McGrannit e Lumacorno, che la ricordavano solo come una studentessa modello che non aveva mai causato un problema, e Sirius e Remus, che la conoscevano più che altro come fidanzata e moglie perfetta del loro migliore amico, colei che l'aveva portato sulla buona strada facendogli mettere la testa a posto. Petunia avrebbe potuto essere l'unica a ricordare i suoi difetti, ma non avrebbe mai parlato a Harry della madre- o di qualunque altra cosa, a dire il vero, perché per farlo avrebbe dovuto considerare Harry una persona. E anche se l'avesse fatto, probabilmente le sue parole sarebbero state così piene di astio e invidia che le poche cose vere e negative sulla sorella si sarebbero perse in un mare di calunnie inventate, e Harry avrebbe bollato tutto come una menzogna partorita dal rancore della zia. (Un po' come quando Piton gli parlava di suo padre.)
Insomma, nche da quelle poche persone che l'avevano conosciuta realmente, Lily Evans non veniva raccontata a Harry come una persona, ma come un fulgido esempio di virtù e perfezione. Ora anche quelle persone sono morte. E così la prima Lily, colei grazie al cui sacrificio Harry ha sconfitto Voldemort, nella memoria collettiva del Mondo Magico è diventata una figura astratta piena di bontà, coraggio e intelligenza, un simbolo di amore e sacrificio. E come tutti i simboli, non può essere che monodimensionale. Un modello, non una persona
E da qui si deduce che i complessi di Lily derivano meno dalla paura di somigliare all'altra Lily in quanto sua nipote e omonima e più da quella di non riuscire mai a raggiungere l'altra Lily come modello irraggiungibile.
Certo, anche i fratelli di Lily Luna hanno nomi impegnativi. Ma Albus Severus e James Sirius portano il nome di uomini che certo, hanno fatti grandi cose o avuto un ruolo importante nella vita di Harry, ma di cui si conoscono e ricordano (o almeno Harry conosce e ricorda) anche i lati più oscuri o gli errori. Silente ha provato affetto per Harry, ma ha anche pensato di sacrificarlo per il Mondo Magico. Piton ha più volte salvato Harry, ma lo ha anche trattato con rabbia e disprezzo per sei anni durante le sue lezioni.
James ha amato Harry ed è morto per lui, come Lily, ma a differenza della moglie ci sono prove che da adolescente fosse un discreto cretino- e Harry lo sa. Sirius è stato forse l'unico a poter essere considerato una figura paterna per Harry, uno che ci ha PROVATO, che voleva davvero esserci per lui, e Harry gli vorrà sempre bene per questo, ma purtroppo era anche un uomo con i suoi problemi, i suoi traumi, i suoi difetti caratteriali, e non è mai stato abbastanza stabile mentalmente ed emotivamente per potersi prendere cura di un adolescente ribelle e traumatizzato, e questo Harry in fondo l'ha sempre saputo. E per questo l'ha perdonato- come ha perdonato Silente e Piton per non essere stati sempre dalla sua parte in modo limpido, o James Sr per essere stato un bulletto.
Di solito nel fandom si legge che Al è stato quello più "sfortunato" con i nomi perché gli sono stati dati i nomi di persone con cui suo padre ha avuto un rapporto super complesso e contorto.
Ma mi piace che in questa storia quella che se la passa peggio con il suo nome è al contrario Lily, la bambina a cui Harry ha dato il nome di colei che nei libri era la donna era perfetta.
Proprio perche Lily nella memoria collettiva del Mondo Magico ormai è troppo perfetta.
Harry ha dato ai suoi due figli maschi quattro nomi di uomini tutti a loro modo coraggiosi e per lui ma imperfetti, di cui ha perdonato i difetti in nome dell'affetto che nutriva per loro, o dell'aiuto che hanno dato a lui o al Mondo Magico. Battezzarli così è stato in un certo senso il modo per esorcizzare i sentimenti complicati che nutriva per queste figure, riconoscendo che si può amare tantissimo qualcuno senza illudersi della sua perfezione, o al contrario essere grato o riconoscente verso qualcuno con cui non si è mai andati d'accordo. Per questo James e Al magari potranno sentirsi sotto pressione per le aspettative riposte nei loro nomi, per via di ciò che i primi appartenenti a questi nomi hanno realizzato, certo, ma a differenza di Lily non sentono di dover essere *perfetti* per essere all'altezza di queste aspettative, perché gli uomini che portavano quei nomi prima di loro non lo sono stati, e Harry stesso conosceva le loro imperfezioni quando ha scelto i nomi per i figli, e ha scelto di perdonarli lo stesso e onorarli dando i loro nomi ai suoi figli.
Harry che ha dato invece alla sua unica figlia femmina il nome di una donna che viene ricordata senza crepe. Una donna che *lui stesso* ha sempre immaginato come senza crepe, come ogni orfano che idealizza la madre, una madre che tra l'altro si è sacrificata per lui e gli ha letteralmente lasciato in dono una protezione in grado di sconfiggere il mago più temibile del suo tempo. Praticamente il nome di una Madonna magica, perdona la blasfemia.
E basterà una sola, minuscola crepa nella ragazzina chiamata come lei per far sì che ella non si sentirà all'altezza di quel nome. Perchè Lily Evans è diventata un ideale, e gli ideali sono irraggiungibili per definizione, per cui Lily Luna sa che se cercherà di assomigliarci, non verrà considerata solo un clone (cosa che già la irrita, perchè lei vuole essere ORIGINALE- la ricerca di originalità è ereditata dal lato "Luna" del suo nome, dopotutto), ma un clone venuto male. Perchè Lilian è umana e imperfetta e Lily Evans non lo è più da tempo, quindi è un confronto perso in partenza. E allora fa di tutto per essere il più diversa possibile non solo da sua nonna (compreso inventarsi un nome falso ma diverso come "Lilian"), ma da tutte le belle speranze che crede che gli adulti dandole questo nome abbiano riposto in lei. Così, se sarà giudicata frivola o stupida o viziata, sarà perchè lei ha scelto di venir giudicata in questo modo, è non perchè avrà fallito ad essere buona e brava. È il suo modo, irrazionale e quindicenne, di esorcizzare la paura di non essere all'altezza e di riprendere il controllo sulle aspettative che gli altri le hanno imposto. Lily non vuole vivere accontentando queste aspettative altrui, ma non si rende conto che cercare in tutti i modi di disattenderle vuol dire comunque lasciarsi condizionare da esse. Aspettative di cui la figura della prima Lily non è altro che metafora, perchè la seconda Lily deve dare un nome e un volto alle pressioni che si sente addosso da quando è nata come figlia d'arte e d'eroi, e chi meglio di una donna morta che è già un simbolo può essere utilizzata dal subconscio di Lily Luna per incarnare tutto le sue insicurezze di adolescente?
E a chi può raccontare tutto ciò, se non al ragazzo che è imparentato con l'uomo che rappresenta una crepa, un punto non chiarito (amicizia ambigua o rimpianto) nel mito puro e intoccabile di Lily Evans? Il cugino forse ignaro di esserlo dell'uomo che ha indirettamente causato sia la sua morte, sia la semi-invulnerabilità di suo figlio? (perchè se Severus non avesse chiesto a Voldemort di risparmiare Lily, Voldemort l'avrebbe uccisa senza darle una scelta, come con James, e niente scelta nessun sacrificio, perché il sacrificio per essere tale deve implicare il rinunciare volontariamente a qualcosa, quindi se Severus non avesse chiesto a Voldemort di risparmiare Lily e Voldy non avesse accettato, il potere dell'amore materno non sarebbe servito a salvare capra e cavoli)
Davvero, amo il modo in cui i rimandi al passato e le nuove idee danzano insieme nella tua storia per creare qualcosa di nuovo.
...ovviamente, ciò detto, il modo in cui Lily ribatte alla McGrannit è ASSOLUTAMENTE da oca. Oca scema, e pure un po' sessista. Perchè dire a una donna non sposata ma professionalmente realizzata che non c'è nulla di più importante che trovarsi un marito È una cosa sessista. Eh sì, anche le donne possono essere sessiste- le adolescenti ancora di più, perchè a quindici anni si è mentalmente rigidi, e a quindici anni ognuna di noi crede di saper cosa vuol dire essere una ragazza e una donna ed esserlo "bene", e non è facile accettare che esistono modelli di donne completamente diversi dai nostri che pure possono essere altrettanto validi. E Lily ha un po' il mito della donna di mondo, femme fatale bellissima e mangiauomini che è quanto di più lontano dal modello della McGrannit, che in fondo Lily disprezza come meccanismo di difesa, perchè lei in prima persona da donne simili si sente giudicata. Certo, molti degli atteggiamenti da sciocchina di Lily sono una posa... Ma ehi, sai il detto che a forza di fingersi stupidi lo si diventa davvero? Questa è Lily con i suoi atteggiamenti superficiali. Per fortuna se ne sta rendendo conto prima che sia troppo tardi- a quindici anni c'è ancora tutto il tempo del mondo per crescere e cambiare. Migliorare. Che poi è un po' il tema di Ab Umbra Lumen.
A proposito di insegnanti di Hogwarts e di passato e presente e dei modi in cui si incontrano, mi è piaciuto il siparietto di Al alla capanna di Hagrid. Mi piace quando i Potter-Weasley vanno a trovare Hagrid, che è ormai vecchio e preso in giro da molti studenti, ma è pur sempre l'omone che più di tutti ha cercato sempre di aiutare i loro genitori, anche se forse non aveva la maturità emotiva ne l'acume per essere un modello per loro- nonostante la differenza d'età, è stati più un amico, buffo e supportivo, ma che spesso gli adolescenti già a partire dai tredici o quattordici anni dovevano proteggere da sé stesso e dalle sue scelte invece che cercare protezione in lui, in un rovesciamento di ruoli.
Mi fa tenerezza il suo rapporto con i figli di Harry o di Ron e Hermione perchè a loro sembra il classico nonno rimbambito che ripete le cose diecimila volte vuole a tutti i costi offrirti del cibo che non ti piace, ma a cui non si può fare a meno di voler bene, forse con un pizzico d'indulgenza. E come tutti i nonni rimbambiti spesso confonde i ricordi col presente- da qui il sorriso nostalgico quando ha visto Al con Fanny, e probabilmente non ha potuto fare a meno di ricordare la stessa (?) fenice posarsi sul trespolo di Silente, l'ononimo di Albus, o aiutare suo padre Harry alla stessa età.
Bella la riflessione che Al fa su Fanny e sui sentimenti ambivalenti che gli genera rivederla.
Al è orgoglioso dell'amicizia con Fanny perchè "non è da tutti" essere amici con una fenice, ma si rifiuta di considerarla un famiglio perche lui (come la sorella) vuole essere un mago normale, non una seconda venuta di Silente.
In queste brevi righe è racchiusa tutta la contraddizione di Al nel suo rapporto con eccezionalità e modestia: è orgogliosi quando eccelle o si differenzia in qualcosa e gli viene riconosciuto, ma vi è in lui anche una modestia quasi aggressiva che ha sviluppato per evitare paragoni con omonimi o parenti vari.
In questo lui e Lily sono uguali e al tempo stesso opposti, perchè Lily è in superficie sempre pronta ad osannarsi e auto-celebrarsi e a ricevere (e chiedere) complimenti, ma in realtà ha fondamentalmente paura ad impegnarsi nelle cose serie perché teme di fallire e di dimostrare di non essere quindi all'altezza del nome e del cognome che porta- Al al contrario è ritroso e timido e cerca di evitare il confronto in superficie ma in realtà si impegna un sacco per conquistare traguardi che sono suoi e solo suoi, non di un altro Albus o di altri Potter, e per questo vuole eccellere in ambiti in cui nessun altro della sua famiglia o dei suoi omonimi abbiano mai eccelso.
E quindi lasciamo la nostra Rossa quindicenne e Grifondoro, tra le sue paturnie, i suoi moti di stizza e il suo cavaliere tedesco, e passiamo ora ai maschietti di Serpeverde, con i loro problemi di gelosia, cotte non corrisposte, triangoli più o meno scaleni.
Cioè, non c'è nessuna suspence perchè Al/Tom sono LA coppia della Saga e quindi noi lettrici sapevamo che Mike se ne sarebbe andato a bocca asciutta (più o meno). Però il punto non è la suspance di come si risolverà il triangolo, il punto è sbrogliare le situazioni emotive poco chiare presenti tra i Serpeverde.
Per quanto riguarda Al e Michel, ricordo benissimo com'era avere diciassette anni e trovarsi di botto, per via di incomprensioni o drammi emotivi non risolti, a non parlare con una persona che hai sempre considerato amica e con cui frequenti ancora le lezioni insieme- un compagno o una compagna di classe a cui magari si è stati molto vicini in passato, magari anche per motivi egoistici come evitare la solitudine e lo stigma sociale che ne deriva in ambiente scolastico, e che di colpo, di solito dopo l'estate, diventava un'estranea o un estraneo.
E tutti gli interrogativi che ne nascono: ho iniziato prima io a ignorare Tizio o Tizio ha iniziato a ignorarmi e io ho agito di conseguenza? È perchè ora sono in buoni rapporti con Sempronio con cui Tizio non parla?
Di chi è la colpa dell'allontanamento? E poi, c'è mai stata una vera amicizia tra noi o uno/a dei due si stava semplicemente appoggiando all'altro/a per evitare di sentirsi solo o sola? E così via. Insomma, le solite situazioni incasinate da diciassettenni. A riguardarle ora sembrano stupide, ma a diciassette anni queste cose fanno davvero male, perché a quell'età la vita sociale scolastica è importantissima. Se poi ci si aggiungono anche cotte non corrisposte, come bel caso di Michel, la questione diventa ancora più delicata e l'amicizia rischia di essere davvero difficile da ricostruire.
Se poi ci aggiungiamo fidanzati ricomparsi dal nulla che hanno precedentemente sfidato a duello il "rivale" negli spogliatoi, le cose si complicano ulteriormente e i tentativi di riparare l'amicizia sembrano sempre più vani.
Le riserve che Michel sulla relazione tra Al e Tom possono essere comprensibili, anche se non sono del tutto dettate da morivazioni altruistiche, perché è vero che Michel vuole davvero il meglio per Al e non si fidano di Tom, ma è anche vero che vorrebbe essere lui, questo "meglio" di Al, è ha tutti l'interesse che lui e Tom rompano come coppia. Nonostante ciò, dice alcune cose vere o perlomeno non completamente sbagliate, e anche Al se ne rende conto.
Questo mi piace delle storie d'amore nella tua storia, che anche quando a noi lettori è chiaro che l'ammore delle coppie prescelte trionferà su tutto, le obiezioni che i terzi i comodi o parenti giudicanti di turno fanno alle varie coppie non sono mai (del tutto) campate in aria.
Sono incomplete, certo, a volte superficiali, ma non sempre completamente scorrette, mai scritte solo per il gusto di aver un personaggio antipatico che getta veleno sulla coppietta controversa di turno.
Michel non è un agnellino: è un serpeverde, uno snob, uno stronzo e un opportunista. Quindi, a differenza di Rose, le critiche che muove Tom non si basano sul fatto che Tom sia una cattiva persona per via dei suoi atteggiamenti, o perché è viziato, o perché è stronzo (anche perchè sotto questi punti di vista, Michel non può proprio criticare nessuno-Milo docet) ma perchè Michel, dall'anno prima, avverte nel compagno di scuola ed ex-amico un qualcosa di pericoloso e soprattutto instabile che in effetti, nemmeno Al può negare che esista.
Se Tom fosse uno stronzo solo perchè sì diverte ad esserlo, Michel potrebbe anche apprezzarlo, nel mondo in cui i Serpeverde (nei sette libri così come nelle tue storie) si apprezzano tra loro tra bulletti, snob e bulletti snob. Il problema è che Michel sente che Tom "non può farne a meno", come dice lui (Mike, non Tom. Però anche Tom in fondo lo pensa, a volte), di ferire gli altri. Paradossalmente, il fatto che Thomas non avesse *davvero* cattive intenzioni in molti dei casini che ha combinato è un aggravante, non una scusa.
Certo, parte delle accuse che Michel muove a Tom non sono completamente disinteressate, e Michel ha la sua parte di colpe nell'incrinarsi sia della sua amicizia con Al sia con Tom. E la visione che ha di Tom è esagerata in negativo.
Tuttavia, è anche vero che Tom non ha, o non ha ancora (e forse non avrà mai del tutto, perlomeno non nel modo in cui la può avere qualcuno con l'anima "nuova") una "concezione sana dei rapporti interpersonali". È vero che ogni tanto perde il controllo di se' stesso e dice o fa cose di cui si pente. E se questo è normale per tutti gli adolescenti, è vero anche che non tutti gli adolescenti diventano "aggressivi" quando perdono il controllo di se', come succede a Tom.
Michel apprezzava o perlomeno sopportava Tom finchè era lo stronzetto dai voti perfetti e l'atteggiamento snob (uno dei tanti ragazzi così a Serpeverde), ma ha iniziato a evitarlo come la peste quando l'altro ha cominciato a mostrare segni di cedimento nella sua corazza di controllo e apparente perfezione, e questo lo trovo interessante, perchè gli altri personaggi che non sopportano Tom (James, Rose, Ted) lo trovavano antipatico già da *prima* degli eventi del Sesto anno, mentre Michel, come pensa Al, dal suo punto di vista era davvero amico di Tom fino ai sedici, e probabilmente avrebbe continuato ad esserlo se Tom non avesse iniziato prima a comportarsi in modo strano in corrispondenza agli attacchi sulla scuola, e se non avesse cominciato ad essere geloso di Michel in modo quasi patologico, fino ad arrivare ad aggredirlo negli spogliatoi.
Dal punto di vista di Michel, è come se un amico che ha sempre conosciuto in un modo si fosse improvvisamente rivelato in un altro.
Il suo punto di vista su quello che è successo e sulle cose che Tom ha fatto sotto influsso della pietra è diverso da quello di qualsiasi ragazzo Potter o Weasley proprio perché tutti loro conoscevano Tom *da prima*, prima di Hogwarts e dell'adolescenza e del mito di Tom Ogni Oltre Previsione, quando erano ancora tutti bambini e come tali non avevano molte maschere, nel bene o nel male. E così dopo l'iniziale shock, le nuove informazioni su Thomas e le sue avventure e la collaborazione con John Doe non hanno sconvolto più di tanto l'impressione che ognuno di loro aveva del cugino adottivo: chi non lo sopportava dalla prima infanzia continua a detestarlo ben contento o contenta di avere nuove, buone ragioni, chi lo ha sempre giustificato e scusato ha trovato nuove occasioni per farlo, e chi in famiglia lo ha sempre accettato e capito così com'è riconoscendo tutti i suoi difetti continua a farlo come prima.
Ed è per questo che Al, pur riconoscendo la parte di verità in ciò che dice Michel a proposito di Tom e della relazione tra Al e Tom (e già il fatto che ammetta che Michel ha una parte di ragione è prova della maturità emotiva di Al, perché prova a parlare in quel modo di Soren davanti a Lily, o anche di Ted davanti a James, e ti ritrovi con un pugno o una schiaffo in piena faccia), non ritiene i dubbi e le perplessità di Mike riguardo al suo ragazzo abbastanza importanti da riconsiderare la sua relazione in base ad essi. Non perche pensa che Mike dica cose in mala fede o perché non ritenga importante il suo giudizio, ma perchè tutto ciò che Michel dice su Tom e sui suoi problemi nei rapporti con gli altri Al lo sapeva già, praticamente da sempre.
Al SA, e sapeva quando si è messo insieme a Tom, che Tom non è, come dice Michel, "normale" (ugh odio questo termine) e che non è il migliore a gestire le proprie emozioni, e quando lascia che quelle negative prendano il sopravvento su di lui, spesso tende a comportarsi in maniera impulsiva, che può anche risultare pericolosa; sa che Tom prova indifferenza al meglio e al peggio disprezzo verso gran parte dell'umano creato; soprattutto, Al sa che Tom ha problemi di fiducia che si manifestano con un pendolo che oscilla continuamente tra l'adorazione e il sospetto misto a rabbia verso le stesse persone:
"ricordava come aveva reagito con rabbia irragionevole all’idea, sbagliata, che suo padre Harry fosse in combutta con il Ministero per addossargli la colpa dell’attacco a Ted. Ricordava come avesse aggredito Michel per aver solo sospettato che volesse provarci con lui."
Al lo sa, Thomas lo sa, Al sa che Tom lo sa.
Perché Al conosce Tom, meglio e forse più a fondo di chiunque altro: la loro storia d'amore non è basata sul fatto che Albus crede o speri che Tom sia qualcosa o qualcuno che non è.
Al conosce i lati d'ombra di Thomas, ma sa anche che non sono tutto ciò di lui che c'è da conoscere.
Soprattutto, Al sa che queste zone d'ombre non sono tutto ciò che Tom è, o, cosa ancora più importante, che vuole essere:
Al ama Tom con tutti i suoi difetti ma lo ama anche perchè, come dirà Al stesso, lotta ogni giorno con i propri difetti per essere la versione migliore di se stesso. Che magari non è comunque perfetta, e potrebbe non essere abbastanza per alcuni, ma per Al sì.
Michel, come Rose, accusa più o meno velatamente Al di essere dipendente da Tom.
Ma quella di Al e Tom è più un'interdipendenza che una dipendenza vera e propria, perchè sono entrambi dipendenti l'uno dall'altro in egual modo, quindi nessuno dei due ha davvero il potere di usare quello che li lega contro l'altro (a differenza di una dipendenza affettiva, dove una persona si aggrappa e l'altra gode di questo aggrapparsi). C'è anche un filo di codipendenza, soprattutto in Doppelgaenger, visto che Al è quello focalizzato sulla "cura" (non sul cambiare) dell'altro e Tom è quello con i problemi, ma alla fine questa è una conseguenza della situazione delicata in cui si trova Tom al momento, con la faccenda di Von Honhemein e della Thule, non una costante poi così costante del loro rapporto.
Vedremo in diverse situazioni come i ruoli tra colui che si prende cura e colui che riceve queste cure spesso cambiano, anche tra Al e Tom, a seconda delle situazioni, dei periodi e dei problemi individuali che si trovano ad affrontare, com'e giusto che sia in ogni coppia.
È vero che le loro felicità individuali sono e saranno sempre incredibilmente dipendenti dalla presenza dell'altro, ma questa dipendenza, reciproca e non unilaterale come può sembrare a volte all'inizio in Dp, è frutto del loro passato, del fatto che si conoscono da sempre e che da sempre le loro strade siano state parallele o incrociate- prima come cugini, migliori amici d'infanzia che crescono lontani ma quando si vedono sono inseperabali, poi migliori amici simbiotici e sempre appiccicati l'uno all'altro durante la prima adolescenza, poi ragazzi, poi hanno condiviso il trauma della grotta finendo entrambi catturati da Doe, sono stati separati di nuovo e riunitosi di nuovo a diciassette. Sono stati sempre la costante l'uno dell'altro presenti in tutti i momenti significativi o difficili delle rispettive vite, sono state così tante cose l'uno per l'altro, già adesso a diciassette anni, che è naturale che la loro storia sia ancora più assoluta e totalizzante delle "normali" storie d'amore adolescenziali.
È una cosa che Al aveva già cercato di spiegare a Michel l'anno prima.
Solo che l'anno prima Al, nello spiegare la forza e la necessità della sua relazione con Tom, insisteva sul passato comune tra loro e sul fatto che Tom fosse parte della sua storia, evocando così involontariamente un senso di "Destino" della loro relazione e evidenziando alle orecchie dell'ascoltatore, o del lettore, un senso di "non poter" lasciare Tom, neanche se l'avesse voluto o se non fosse stato felice.
Il che, posso capirlo, alle orecchie degli altri amici di Al, come Michel o sua cugina Rose, non sembrava troppo rassicurante, specie se associato ai comportamenti di Tom nell'ultimo periodo.
Ora invece dopo un angosciata, dopo la confessione di Tom e la scoperta delle sue origini, dopo gli otto mesi separati, dopo gli incubi e il dolore e di Al e la malattia e l'esilio volontario di Tom, ora che Al è maturato e Tom è tornato più o meno a posto, almeno per i suoi standard, dopo la riconciliazione e il loro essere tornati insieme, quello che emerge dai discorsi e dai pensieri di Al quando difende la sua relazione con Tom non è il tema del Destino, ma quello della scelta consapevole. Conosce Tom e lo ha SCELTO così com'è, e se ci sta insieme non è (più) per destino o perchè "è capitato", ma perchè lo ha scelto. perchè Al ha avuto il tempo e le opportunità per provare ad andare avanti o rompere le cose con Tom e non lo ha fatto perchè ha capito che, setta alchemica a parte, è più FELICE con Tom di quanto potrebbe esserlo da solo o con qualcun altro.
Il passato comune è comunque importante per creare la complicità che fa sì che Albus si senta capito e apprezzato da Tom più che da chiunque altro, ma ora Al è anche e soprattutto proiettato verso il futuro, verso il fatto che Tom è la persona che Al vuole accanto per tutta la vita, con cui vuole fare progetti e andare a vivere in futuro non solo perchè ne è innamorato ma anche perchè ha *scelto* di farlo, la persona le cui labbra ha scelto di baciare per il resto della sua vita.
"In un altro universo, in un’altra vita, sarebbe stato più difficile prendere quella decisione.
(...)
Ma è questa vita, e Tom c’è. Grazie a Merlino, c’è."
Amo questo breve pezzo perchè riprende un po' uno dei temi secondari ma ricorrenti di Ab Umbra Lumen, ovvero il fatto che le scelte di vita, anche importanti, dei personaggi derivano da una serie di casualità che sono successe in questa linea temporale e che ne hanno influenzato la personalità e l'approccio alla vita stessa- una singola cosa accaduta in modo differente nelle loro vite li avrebbe resi persone diverse, che avrebbero fatte scelte diverse con un esito diverso, forse, per l'intero Mondo Magico.
È uno dei temi sotterranei ma costanti di questa Saga, dal ritrovamento di Tom in poi, è mi piace che Al, in un modo quasi meta-narrativo, sfiori questo pensiero.
Il bacio tra Al e Michel è breve, dolce, delicato, ma soprattutto malinconico. Ed è giusto così. Cosi come è perfetto quel lieve sorriso soddisfatto sulle labbra di Michel, e quella battuta che, in pieno stile Zabini, butta lì per smorzare la tensione. Tutto il pezzo tra Al e Michel è scritto divinamente. Anche l'inizio del capitolo, col Pov di Soren di fronte a Lily, è fantastico e anche solo rileggerlo mi ha dato i brividi, ma questo non mi stupisce; non mi aspettavo di ritrovare la stessa poesia delicata nel confronti Al-Michel.
Quello che mi piace della situazione Al-Tom-Michel è che tutti e tre hanno ragione e tutti e tre hanno torto in modo diversi: di Michel ho già parlato, ma c'è anche da ammettere che Al, come lui stesso ammette, si è appoggiato a lui quando Tom non c'era e ha smesso di contattarlo non appena Tom è ritornato. Tom può avere le sue ragione nell'essere geloso di Michel e non ha tutti i torti ad arrabbiarsi per il bacio, ma la sua incapacità di gestire la rabbia e, soprattutto, la gelosia gli fa assumere comportamenti che lo portano automaticamente dalla parte del torto.
Da questo scoppio di gelosia di Tom inizia però il cammino del personaggio nell'imparare a gestire la gelosia- non smetterà mai di provarla, in modo estremo e forse patologico, ma venir pestato a sangue in una rissa che lui stesso ha iniziato gli insegnerà perlomeno a imparare a *controllare* i comportamenti derivanti da questa gelosia.
Alla fine sono tutti solo diciassettenni immaturi e incasinati che cercano di maturare e di risolvere casini senza crearne altri. E gli vogliamo bene per questo.
Ps- sono riuscita a farlo! Ho concluso e pubblicato la recensione del capitolo ambientato il 10 ottobre 2023 il giorno 10 ottobre 2023! Yeah! Dopo anni che l'avevo iniziata e lasciata nel telefono 😭
Ps 2- Amo la canzone di questo capitolo. L'ho scoperta proprio grazie a questa storia ma l'ho ascoltata per la prima volta in lockdown, e in quel periodo l'ho inserita tipo in tre diverse playlist. Quindi come al solito, grazie per i consigli musicali che hai lasciato sparsi nelle tue storie nel corso degli anni, oltre che per tutto ciò che hai scritto, per questi personaggi che mi hanno tenuto compagnia prima negli anni del liceo poi durante la pandemia, e da cui torno ancora volentieri ogni tanto per un saluto. |