Recensioni per
Violenza
di semplicementeme

Questa storia ha ottenuto 38 recensioni.
Positive : 26
Neutre o critiche: 12 (guarda)


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Recensore Veterano
22/11/12, ore 21:32
Cap. 1:

Ciao, sono Tigre Rossa, una nuova autrice.
A scuola stiamo parlando molto di questo argomento e io lo conosco un pochino perchè sto' partecipando ad una manifestazione contro la violenza delle donne.
Ho trovato giusto che tu abbia scritto che non bisogna parlare di tale argomento non conoscendolo, ma ciò mi lascia un po' confusa: allora tu, che scrivi queste cose, oltre ad essere una psicologa, da quello che ho capito, hai anche avuto questa sfortunata esperienza di essere maltrattata? Se no, allora perchè parli di ciò che una donna violentata può e non può fare? Perchè una donna brutalizzata non potrà mai trovare di nuovo la serenità? Insomma, immagino (fortunatamente non lo so) che sia veramente orribile soffrire per una cosa del genere, ma perchè mai, con l'aiuto degli amici, della famiglia, e perchè no, di un nuovo e sincero amore, una donna violata non può ritrovare il sorriso?
Hai sentito parlare di Valentina? è una ragazza che non è stata violentata sessualmente, nè tantomeno picchiata o offesa a parole, ma il suo ex-marito, probabilmente malato e purtroppo geloso folle, visto che lei lo aveva lasciato, un giorno le ha buttato benzina 8mi sembra) addosso e le ha dato fuoco. Lui è morto, ma lei è sopravvissuta. è mutilata, senza più una mano ed irriconoscibil, eppure adesso, lentamente e grazie all'aiuto di tante persone dal buon cuore, sta' ritrovando il sorriso.
Insomma, se sei una donna violata posso capire le tue affermazioni, ma se fortunatamente non lo sei, mi sembra un po' strano . . .
Comunque il testo è scritto bene, anche se freddo.
Spero di non averla offesa, in fondo sono una principiante, ma . . .

Nuovo recensore
18/11/11, ore 05:44
Cap. 1:

...forse sono io che non ho ben capito il messaggio che volevi trasmettere...
capisco che parlare di cose che non si conoscono sia una posizione presuntuosa, su questo non ci piove.
io però non sono tra le fortunate. io so.
ti posso assicurare che per quanto una persona ti possa fare male, sia a livello fisico che psicologico, non puoi semplicemente smettere di amarla, così, su due piedi. non si può. io non ho potuto.
perchè anche se ora hai un'occhio tumefatto e livido, anche se ora hai l'impronta giallastra della sua mano marchiata sul braccio che ti fa male al più piccolo tocco con la camicia, nell'anima hai incisi tutti i momenti d'amore, dolce, delicato e puro che avete condiviso.
poco importa che si siano rivelati una bugia immensa.
non puoi e non vuoi smettere di crederci.
perchè il dolore che si porta dietro la disillusione è più terrificante e devastante dei suoi pugni.
perchè se smetti di crederci, smetti di credere prima di tutto in te stessa.
perchè se smetti di crederci di sfaldi in un secondo. allora viene da pensare che forse è meglio morire piano piano. che magari un pezzetto di te si salva e ti basta quello per andare avanti.
ho divagato, scusami.
volevo solo dire che quelle donne che scrivono di violenza senza averla mai sperimentata sono si, fortunate come dici tu e forse anche presuntuose.
ma il voler far nascere del buono anche in una storia fatta d'orrore più che di presunzione per me è sintomo di ingenuità e di innocenza e di fiducia.
poi non sono da biasimare su tutta la linea.
perchè tutte abbiamo sperato, abbiamo voluto sperare, fino in fondo, in un lieto fine.
possiamo solo pregare che loro non debbano mai ricredersi.

Recensore Junior
02/08/11, ore 17:16
Cap. 1:

Ho scoperto questa storia per caso e, benché la premessa mi avesse attirato mi sono dovuta ben presto ricredere.
Ti sei permessa di auto porti su un podio, credendo di essere meglio degli altri perché hai "studiato psicologia". E ti sei resa ridicola e mostrata presuntuosa non (solo) perché hai creduto di poter fare la morale a chi parlava di violenza sulle donne(ironico, vero? Poi hai concluso la storia con un giudizio...), ma perché hai giudicato il lavoro degli altri in base a delle tue idee preconcette, senza pensare che scrivere è un modo di affrontare le proprie emozioni, esorcizzare la paura. O forse di raccontare un'esperienza vissuta davvero e di cui non si riesce a parlare a voce...
Inoltre hai consigliato di non scrivere su esperienze che non hanno vissuto in prima persona, ma tu cosa hai fatto? Usando termini tecnici e molta freddezza che sinceramente non è stata in grado di trasmettere nulla hai parlato attraverso frasi fatte, senza rispetto per un argomento delicato quale è la violenza sulle donne, usando aggettivi che suonano vuoti e superficiali, concentrandoti solo su te stessa.

Dici poi che non si può amare il proprio carnefice, ma non è vero. Perché è proprio per Amore che ragazze e donne -compagne- subiscono in silenzio, dandosi la colpa per qualcosa che non hanno fatto, giustificando un amore violento e distruttivo. Ma suppongo che queste parole possano suonare astratte, quindi ti riporto un fatto di cronaca: una donna(di cui mi riservo di non riportare il nome) nel 2002 fu segregata e stuprata da un uomo con gravi problemi mentali convinto che la ragazza fosse sua moglie, i due restarono quasi un anno insieme senza che lei fosse stata costretta a farlo. Sindrome di Stoccolma.
 
Concludo con una domanda: se disprezzi le ff su quest’argomento, perché le leggi?
 
Spero di non averti offeso, con questa recensione, ciao.
 

Recensore Junior
13/05/11, ore 10:50
Cap. 1:

La tua idea era bella però hai sbagliato il modo e i termini in cui l'hai posta. Parli in modo presuntuoso solo perchè studi queste cose e credi di poterne capire di più di chi scrive storie sul genere, anche se, per fortuna, non ha mai provato nulla di tutto ciò.
A volte le persone scrivono anche per scongiurare un certo male, per buttare fuori la paura, i dubbi, il dolore, le emozioni, mettendosi in un ruolo che non le appartengono. Ma il bello dello scrivere è proprio questo, viaggiare con la fantasia. Sia in modo buono che cattivo.
Tu dici che chi non prova la violenza sulla propria pelle non può scrivere di essa. Ma quindi anche chi non vede fantasmi o non visita una casa infestata non può scrivere un racconto horror...
Se prendiamo letteralmente quello che tu dici allora nessuno potrebbe scrivere di ciò che va oltre le proprie esperienze personali...
Non mi sembra giusto. Ognuno scrive di ciò che vuole. Quello che sente, che vede, che immagini. Le paure, i sogni, tutto. Quindi una persona può parlare anche della violenza sulle donne, anche se non l'ha mai vissuta davvero.
E poi anche tu non hai vissuto un esperienza simile quindi non potevi scrivere questo racconto...
E poi potevi raccontare il tutto in modo più profondo, sfogando il dolore che hai provato vedendo quella ragazza in quello stato... ma hai sbagliato, avendo la pretesa di fare la lezione agli altri.
Ripeto: l'idea era buona ma hai sbagliato le maniere, presentandoti in modo scontroso, usando un tema fin troppo buio già di suo.

Recensore Veterano
31/03/11, ore 08:39
Cap. 1:

E' un racconto troppo freddo,descrivi quello che hai provato tu e non le sensazioni di chi ha vissuto un esperienza traumatica,hai messo termini tecnici ma non emozioni.Un autore deve essere in grado di esprimere il dramma di un fatto crudele non utilizzando le solite frasi che si sentono in televisione.Tu hai peccato anche di presunzione dicendo-studio psicologia mentre gli altri scrivono fanfiction su un tema che non conoscono-forse e dico forse,alcune fanfiction sono vere,perchè noi donne trattate male non riusciamo a dire quello che ci è capitato e lo camuffiamo in una storia o magari persone che hanno visto madri o sorelle maltrattate e vogliono raccontare ciò che hanno vissuto,quindi parlarne a voce è molto difficile mentre scrivendo non hai dinanzi a te chi ti guarda e che pensi ti possa giudicare.Per quanto riguarda la frase-Una donna picchiata non potrà mai innamorarsi del proprio carnefice-non è così anzi sono donne così fragili e innamorate che pensano che sono loro la causa delle botte e si colpevolizzano ogni volta che ricevono una schiaffo e dando così ragione al compagno violento.Dire a gli altri cosa e non cosa fare lo trovo sbagliato perchè noi non possiamo decidere per gli altri.

Recensore Master
12/03/11, ore 15:55
Cap. 1:

Mh. Se fosse solo per la prima parte, questa storia potrebbe anche piacermi, perché è scritta bene, fluente, e credo possa descrivere bene la sensazione che si ha di inutilità e la consapevolezza di non poter assolutamente capire certi dolori. Ma la parte in corsivo... mi ha tolto tutto il gusto della lettura.
Perché è come se tu banalizzassi tutto il tuo racconto in un messaggio -per altro alquanto pressapochista, senza offesa personale spero- per chi scrive.
Se seguissimo il tuo ragionamento allora non si dovrebbe mai neppure far morire uno dei due coniugi, o parlare di guerra. Non l'abbiamo vissuto (si spera), quindi non possiamo capire.
L'abilità dello scrittore sta proprio nel riuscire a parlare anche di ciò che non conosce. Che poi in questo sito ci siano innumerevoli 'ficcyne' e cose del genere, è un altro discorso, che comunque non giustificherebbe quel messaggio finale.
Ho capito perfettamente che non vai contro la libertà di espressione, non è questo ciò che voglio dire, spero sia chiaro, però non si può nemmeno dire: non si può scrivere di questo, o di quello. Anche perché sono una fiera sostenitrice del detto: non ti piace? non leggere xD ahahah.
Ho letto da un commento sotto che hai studiato o studi psicologia, ammetto di aver letto di fretta le note finali, quindi non mi ricordo se fosse giusta o meno come informazione: anche io studio psicologia, e 'non ci si può innamorare del proprio carnefice'. La Sindome di Stoccolma è definita anche "Allenza tra Vittima e Carnefice.", quella frase ha generalizzato e banalizzato un intero rage di emozioni umane.

Questo era solo il mio modestissimo parere, che non vuole essere oggetivo o distruttivo. Spero non ti sia offesa.
Saluti e auguri,
guren.

Recensore Master
08/03/11, ore 17:15
Cap. 1:

Ciao ho appena letto la tua storia e prima di tutto ti dico che per me è difficile commentare, non ho subito nulla, ma sono divisa riguardo il tuo scritto perchè ho letto certe storie che mi hanno fatta rabbrividire e concordo con il tuo intento, ma come storia in sè non mi ha trasmesso emozioni, il tutto mi sebra riduttivo raccontato così, c'è la psicologia sì, ma questa la si conosce e non comprende, perchè sì c'è differenza tra capire e comprendere a mio avviso, conoscere ciò che una violenza scatena non significa comprenderla e suppongo sia questo il messaggio della tua storia e lo appoggio, te lo ripeto l'intento è lodevole, ma forse è il risultato pratico a lasciarmi qualche dubbio.
Un bacio e spero di non avvrti offesa perchè credimi non era mia intenzione

Recensore Veterano
22/02/11, ore 02:28
Cap. 1:

Ciao ho scoperto la tua storia per caso e sono rimasta senza parole. Credo che questa sia la mia prima vera recensione negativa che lascio, ma non potevo non scriverti, perché se la storia fosse stata composta solo dall’ultima parte in corsivo ti avrei potuta appoggiare ma non per il resto del testo. Ti sei resa conto che tu stessa hai generalizzato la violenza? Ho letto che hai studiato psicologia, ma come dici nel testo, nessuno capisce la situazione se non la si prova sulla propria pelle o su qualcuno che conosci seriamente, la ragazza che tu incontri, non la conosci e forse non l’avresti mai conosciuta se non per colpa della violenza di cui lei è stata vittima. Non sei legata né alla vittima né al carnefice, non conosci la storia, sei un’esterna quindi trovo ingiusto che ti proclami al di sopra delle persone quando anche tu non sai cosa significhi la violenza. E poi scusa com’è che passi dalla violenza alla violenza sessuale? Non fraintendermi so che esistono entrambe ma tu parti con la descrizione di una violenza, generalizzando poi il tutto. La cosa che mi ha lasciato ancora di più basita è che questa storia sia entrata nelle Storie Scelte. Scusami davvero ma non credo che la storia merita perché nonostante i tuoi propositi fossero buoni cadi nella generalizzazione più totale, proprio quella che chiedi gli altri non facciano. Sembra un controsenso. Anzi lo è.

Recensore Master
22/02/11, ore 01:32
Cap. 1:

Leggendo la tua storia ho colto un divario tra quelle che erano le tue intenzioni e quello che, invece, è il risultato.
Le intenzioni erano ottime: non banalizzare e non generalizzare una tematica estremamente delicata.
Ma, a mio avviso, tu hai generalizzato: conducendo la tua riflessione da un aspetto solo della violenza, quella domestica, per poi arrivare ad altri aspetti, ad esempio.
Ho colto una sorta di opacità, di appiattimento, anche di superficialità.
Ho colto tanta conoscenza tecnica, derivata dal fatto che hai studiato psicologia, ma niente espressione o resa.
E, soprattutto, ho colto tanta presunzione, un volersi ergere al di sopra degli altri per ammonirli a non scrivere di esperienze che non hanno vissuto, che non conoscono... cosa che, però, hai fatto tu.

Recensore Junior
22/02/11, ore 00:59
Cap. 1:

Carina, non c'è che dire.
Ma parli di luoghi comuni e spesso sono frasi fatte.
Un tema come la violenza, merita e ripeto MERITA, se trattato, molta più profondità ed espressione.
Perchè quando succede, soprattutto se ci capiti in mezzo, se sei la vittima, non cammini con la coda tra le gambe, perchè spesso, quella coda è rotta. Cammini se riesci a camminare, trascinandoti, a stenti, fino a quello che è il tuo luogo sicuro, il rifugio, la tana dove piangere, dove rinchiuderti. Non ci sono solo parole come "Vuota.Inutile.Sporca"
E sporca, a mio avviso non è nemmeno corretto,invece ci sono parole nere, che struggono e che ti massacrano dentro, che ti lacerano senza parlare solo per il fatto di ricordare. Immagini perchè le parole non ci sono più.
E chi ascolta viene trascinato in un vortice di sensazioni, sicuramente diverse da chi le ha provate, che vanno ben oltre la presunzione della morale, la vergogna del non sapere, il dolore (lo stesso dolore nell'aver sentito il racconto e per essersi conficcata le unghie nelle carni?? Scherziamo?), la fortuna perchè non accadututo a se stessi e il fine perchè non in grado di poter parlare, vanno ben oltre a questo,ma tanto oltre, anche solo per chi ascolta.
Sensazioni ed Emozioni come rabbia, nervoso, fastidio, sofferenza di vedere un proprio simile piegato,distrutto, calpestato, umiliato, spezzato, ira, rancore, empatia e vicinanza a quella persona, tenerezza e amore per qualla ragazza, calore per quell'uccellino a cui hanno spezzato le ali e molti altri ancora. Perchè quando un altro essere umano indifeso viene picchiato, queste sono solo una parte di quello che una persona esterna prova, una misera e piccolissima parte.
Per quanto riguarda la vittima, chi la subisce la violenza, cade nel buio più totale e fino a prova contraria esistono due tipologie di vittime, chi s'incolpa e chi la colpa non ce l'ha. Nel primo caso si sente colpevole perchè coinvolta con il carnefice, perchè prova sentimenti e attaccamento, nel secondo caso, non ne ha colpa, è capitato e basta, carnefice esterno e casuale (che non rientra nella quotidianità della vittima).
Ma in entrambi i casi, nulla toglie la caduta più recondita dell'essere nel nero apatico e schifoso, in quel buio di sofferenza, tremori e incapacità di reagire, incapacità di togliersi di dosso quanto accaduto, incapacità di vedere razionalmente, incapacità di provare meno dolore incapacità di far scivolare via soltanto un briciolo delle sensazioni che attanagliano e soffocano. Perchè la ragione, in questi casi si perde completamente. Subentra l'istinto con vortici che ti fanno perdere nell'accaduto, nelle immagini, nel dolore e il tutto si trasforma in turbe mentali che struggono e fanno un male bestia. Ecco perchè alcuni non reagiscono, non spiaccicano parole e si chiudono, semplicemente perchè non possono farlo, non ci riescono, non ci sono. Elevano muri dietro i quali si barricano, trincee in cui si nascondono finchè il nemico non è passato e forse non passerà mai. E parlo per metafore perchè a volte è più semplice capire.
Poi sta alla forza che c'è in una persona voler uscire dal tunnel, dal burrone o dal baratro che sia, sta in quella parte nascosta e che ha mantenuto un briciolo di razionalità, trascinare fuori verso la vita, verso la luce, sta a quello che si ha dentro, diverso da persona a persona, combattere e rialzarsi. Serve la speranza (che tu non hai nemmeno preso in considerazione. Ma non è da tutti. A volte serve una mano, un aiuto, qualcuno che ci sia, qualcuno che tenda la mano con amore, affetto, tenerezza e che accompagni sott'ala la cucciola martoriata. E ci sono persone che non ne vogliono uscire.
No, non si può generalizzare su questo tema e nemmeno affrontarlo così leggermente.
La tua frase "Mi rivolgo a tutte voi che scrivete fanfiction che trattino il tema della violenza sulle donne… non scrivete se non sapete di cosa parlate" mi ha dato il permesso di intervenire in questo tuo scritto, di recensirlo per i contenuti, esprimendo una mia opinione sul TEMA TRATTATO. Che repito superficiale e di poco spessore. Sarà una recensione incompleta, perchè non ho controllato frasi, punteggiatura e grammatica. Ho faticato solo un po' a capire all'inizio la differenziazione dei soggetti, per il resto mi è sembrata, in linea di massima, scorrevole.

Quest'altra tua frase "Una donna picchiata non potrà mai innamorarsi del proprio carnefice." è totalmente incorretta,anzi diciamo pure sbagliata, perchè ci sono persone che amano e subiscono in silenzio. Ragazze e mogli che amano il loro carnefice, proprio lo stesso che, guarda caso, le picchia, che le sfigura, che le manda in giro ricoperte di lividi, lo stesso, se non ci siamo capite, che le fa sanguinare e che, a suon di pugni, sberle e ceffoni, calci a volte, o addirittura oggetti( ed evito di fare gli esempi, perchè qualcuno potrebbe rimanere sconvolto),e loro stanno lì. Subiscono. Per amore! Questa tipologia di violenza si chiama VIOLENZA DOMESTICA. Ma qui si parla di deviazione dell'amore (e per loro, le vittime, spesso è Amore con la A maiuscola) ma è così, alcune persone amano i loro carnefici e passano sopra ai fatti, non denunciano e li giustificano.
Giustificare.. altra parola non trattata su un argomento vasto e profondo come questo. Quante persone giustificano i fatti? Paura? Dedizione? sentimento? Tanto non accadrà più? E' colpa mia, ho sbagliato io.. e così via... e sono solo un centesimo delle frasi che vengono dette in questi casi.
L'amore è diverso, come esiste l'amore bellissimo, puro, semplice e che rende felici, esiste anche l'amore malato, l'amore portato allo stremo, quello per cui si compiono pazzie o delitti. E' pur sempre amore. Diverso, ma per tanti, amore.
Opinionabile, non lo metto in dubbio ma la realtà è così. La REALTA' FA MALE e questo non è opinionabile.
Siamo diversi e nelle diversità si trova di tutto.

Alla fine usi la parola brutalità per parlare di violenze diverse e, anche qui, non si può fare di tutta un'erba un fascio.

Parli di autrici che non sanno trattare i temi elencati, perchè li generalizzano ma tu hai fatto la stessa cosa, da un pestaggio parli di violenza sessuale, racchiudi la VIOLENZA in un unico insieme, GENERALIZZANDO, appunto. Ti sembra corretto? Sei contradditoria, tanto.

Mi spiace per quanto ti è accaduto, e sei stata fortunata "semplicemnte" per essere scappata dall'ambulatorio con la coda tra le gambe, perchè sappi che CI SONO persone che non si rialzano, altre che vanno portate di peso in ospedale oppure l'ambulanza le va a prendere a casa o per strada. E alcune non si rialzano, non camminano più, altre addirittura non respirano più perchè non sopravvivono.

No, non si può generalizzare.
No, non si può trattare un tema ccosì delicato, facendo la saccente e dicendo agli altri di non scrivere perchè non si è vissuto la stessa esperienza, perchè pecchi di presunzione.Esagerando troppo.
Sei libera di rispondermi che sono io a peccare di presunzione e di essere troppo saccente ed arrogante, ma so quello che ho detto, così come quello che penso e che ti ho scritto.

Adesso chiedo io una cosa a te, quando scriverai ancora di queste tematiche, affrontale come si deve, con il giusto peso senza puntare il dito contro gli altri e soprattutto senza generalizzare ed essere così leggeri, sii più profonda, altrimenti parla d'altro.

Scusa la spatafiata e i possibili errori ma quando ho letto questa storia, e sinceramente non so come possa essere stata messa nelle scelte, non ho resistito.
Mi spiace se ci rimarrai male ma come lettrice e scrittrice ma soprattutto come donna, non accetto e non tollero scritti così superflui, soprattutto se provengono da esperienze provate, appena, in superficie.
Odiami se lo ritieni giusto o ignorami, alla fine, la mia è pur sempre un'opinione, ma che si basa su fatti, statistiche, osservazione e molto altro. Non parlo senza cognizione di causa. E fossi in te, accetterei umilmente le critiche, visto che non sono l'unica ad avertele fatte e crescerei interiormente, capindo cosa un'altra persona, seppur sconosciuta, ha cercato di comunicarti.
Psicologia? Ma la psicologia, non studia il profondo della psciche e le turbe di esse relazionate all'individuo e al mondo esterno? La Psicologia è lo strumento, più profondo ci sia per analizzare l'uomo e la sua mente. E in questi casi, o almeno in alcuni, nemmeno gli psicologi riescono ad abbattere le parti della mente, perchè talmente compattate e stagne che sono diventate impenetrabili o più semplicemnete perchè a volte, la psicologia non arriva dove arrivano i pensieri e alla fine, è interpretazione dello psicologo.
Non nascondiamoci dietro agli studi per poter puntare il dito ed esternare pensieri personali, se vuoi esprimere un'opinione o il tuo pensiero fallo, ma non sentendoti forte perchè studi quella determinata materia, che guarda caso, ti da diritto a giudicare gli altri o determinate azioni, pensando che gli altri non sappiano di cosa parli. Scusa ancora per la crudezza di questo mio pensiero, ma hai toccato un tema troppo forte affinchè stessi zitta e amalgamanta alla massa dei pensieri non espressi, perchè questo è un tema che tocca. Tutto qui.
Ciao ;)
(Recensione modificata il 22/02/2011 - 03:19 am)

Recensore Junior
22/02/11, ore 00:16
Cap. 1:

Ho bisogno di dirtelo, non riesco a tenermelo dentro mi spiace.
Leggendo la tua storia mi è venuto da piangere.
Non dalla commozione, ma per il fatto che nemmeno tu purtroppo sai di che parli.
Da quel che ho capito fai tirocinio di psicologia, e in tutta onestà ho apprezzato ciò che hai scritto, ma solo per il messaggio.
Dici di non scrivere sulla violenza se non sai di che si parla. Sono daccordo.
Ma una seduta non rende bene l'idea.
Non sai cos'è piangere tutta la notte perchè la tua amica ti chiede di truccarla per coprire i lividi.
Non sai cos'è sentirsi suonare alle 2 di notte a casa perchè, per la prima serata di libertà che ha lei, lo stronzo viene a casa tua, ti distrugge i mobili e cerchi inutilmente di chiamare i carabinieri perchè il figlio di puttana ti dice "stai zitta troia o ti spacco le ossa, perchè sei tu che le metti in testa strane idee."
Non sai che cos'è andare a sporgere denuncia e sentirsi dire: "Ma signorina, se non è lei a denunciare noi purtroppo non possiamo fare proprio nulla".
Non sai cos'è sentirsi dire "Mi ha messo il coltello alla gola perchè non gli ho dato i soldi per le slot machine, io lo lascio", e poi sapere che il giorno dopo è di nuovo da lui.
Personalmente non ho mai subito violenza per fortuna. Però l'ho vista e mi ci sono a mio malgrado trovata nel mezzo senza poter fare niente.
E passo le mie notti a piangere perchè sono impotente. Non ho mezzi per difendere colei che per me è più di una sorella.
Non sai che significa.
Sono daccordo con chi ha scritto che hai reso banale tutto ciò.
Però apprezzo il messaggio.

Recensore Junior
19/02/11, ore 18:32
Cap. 1:

Allora non scrivere!
Non puoi nemmeno immaginarti come hai ridicolizzato la sofferenza che alcune di noi hanno provato.Forse tu non sai cosa voglia dire essere chiusa in una stanza con un gruppo di ragazzi che ti mette le mani ovunque. Apprezzo il tentativo di prendere posizione contro chi strumentalizza la sofferenza altrui, ma il modo in cui l'hai fatto e lo stile no. Sorvolando i grossi e numerosi errori di grammatica commessi lo stile del testo è troppo pesante, e troppo spezzato. Il tentativo che vi era alla base di rendere il testo più coinvolgente non è per nulla riuscito e non fa che sperare ad ogni lettore che il racconto si concluda il prima possibile.
Posso capire ed apprezzare il tema, ma anche tu nonostante il tentativo cadi nel ridicolo e banale.