Recensioni per
Il tamburo del tempo
di Cavalier Cionco
Io lo so che a volte dover spiegare le proprie poesie non è affatto una bella cosa... Anzitutto perché fa parte dei molti piaceri dello scrittore potersi nascondere dietro i mille riflessi delle possibili interpretazioni. E del resto, come mi ritrovo spesso a pensare, una poesia può vivere da sé, bastando a se stessa, andando oltre la paternità del suo autore. Ha insomma una sua bellezza che, se per distrazione il poeta non è riuscito a comprendere, cosa che talvolta succede!, può essere illuminata da qualche parere esterno. Mi viene spesso fatto di riflettere su queste stranezze che nascono nel rendere pubblici i proprio lavori. Spesso penso che c'è un momento per essere autori, quando cioè si scrive, e c'è un momento per essere lettori di se stessi, e dunque il proprio parere in questa prospettiva vale quanto quello di un qualsiasi lettore. Eppure a volte sento il lancinante bisogno di conoscere quella scintilla originaria, quel primo impulso da cui la poesia che mi ritrovo a commentare è nata. Chissà!, uno si chiede, cosa girava per la testa del Cionco finché buttava giù questi pochi ma intensi versi!
Del resto la poesia moderna è spesso volutamente ermetica, difficile, astrusa, nascosta, programmaticamente indecifrabile; sembra che il nostro secolo sia pieno di pudore! Ma c'è da ammettere che per molti l'astrusità è anche una facile strada, ché tanto si possono scrivere le più grosse boiate, o le più infime banalità, pure cose senza senso, basterà non spiegare nulla a nessuno, e saranno gli altri a trovarci un valore... Lungi da me affermare che questo vale per le tue poesie. E del resto, se pure ti rifiutassi di spiegarle esplicitamente, ciò non vorrebbe dire che "Ha ha, ti abbiamo scoperto!". In ogni caso, mi piacerebbe parlare con te delle tue poesie, perché chissà cosa c'è dietro ogni singolo verso! Magari non c'è un cazzo, chi può dirlo? Ma chissà quali collegamenti, quali pensieri, quali fantasie albergano nella mente di chi scrive, quando scrive...! Del resto, le tue poesie, così brevi, si prestano molto bene a lasciare quel non-so-che di non ben definito, quell'indefinitezza spirituale che, mah!, riecheggia della monumentalità delle antiche profezie. Sì, hai l'aria di essere un profeta. Te ne compari con pochi versi, in uno stile chiaro e secco come un proiettile, inondandoci la mente di simboli - cos'è questo tamburo, mio Dio?! -, perforante con una lapidarietà da autore classico, con le tue sferzate quasi improvvise. "Rulla sovrano/ del Tempo il tamburo". Sembra già di sentirlo, come un eco che lascia un silenzio angosciante dentro gli uomini! "Del grande/ e dell'imo". Ribatte il tempo nel cuore di ogni Re, e dei più umili! "Sopite verranno/ le umane Voci". Ecco, coi tuoi giochi di iperbati e anastrofi, un'ambiguità: queste voci verranno sopite? oppure le voci, che ora sono sopite, verrano (cioè RITORNERANNO)? Questa seconda interpretazione sembrerebbe richiamare all'apocalisse, quando teoricamente i morti riprenderanno possesso del loro corpo per essere definitivamente giudicati. E' questo che batte il tamburo, il tempo che manca prima dell'apocalisse? Ma poi, perché le voci sono maiuscole? Perché Voci?! Intendiamo forse qualcosa di metaforico? Le nostre voci interiori? Non si parla qui semplicemente della morte, scandita dal tamburo del tempo? Dobbiamo forse intendere quelle Voci come le voci dentro di noi, cioè il nostro spirito, la nostra dimensione interiore? Non so, ma questo tono quasi ancestrale che possiedono tutte le tue poesie, richiamerebbe qui perfettamente un ritorno allo stato di natura. "Uomini, deteruperete il mondo e cercherete avidamente denaro ancora a lungo, ma alla fine vi ritroverete senza materia, poveri, a combattervi l'un l'altro per un tozzo di pane, e allora la voce della civiltà, allora la voce che vi guidava un tempo sarà sopita!" Mah, perdona i miei viaggi! Eppure, Cionco, ci andrebbe proprio che mi parlassi delle tue poesie! Beh, me ne vo. Ciao! |
Davvero bella l'immagine del "tampburo del tempo" un'alternativa suggestiva e originale al classico ticchettio delle lancette, metafora stupenda (se non ho interpretato male) dello scorrere del tempo. Prima o poi tutti diverremo muti e forse, alcuni, solo da morti ascolteranno e capiranno...perdona il paradosso, ogni tanto sproloquio inutilmente. Complimenti CC |
Sì, perché anche solo per un giorno possiamo essere eroi. |
Una composizione molto suggestiva e struggente. E' riuscita a penetrare nella mia anima. Nel leggerla intorno a me è calato un velo di incato, il silenzio che si celava nella mia stanza è diventato molto più grave e mi è sembrato per un attimo di sentir rullare "il tamburo del tempo". |
Ehilà! |
E' fin troppo vera. L'idea del tamburo del Tempo mi piace alquanto, è decisamente evocativa e l'immagine calza a pennello (ammettilo che il "rulla" ti è venuto in mente dal Paso, confessa!). |