Dimenticare il valore delle parole è un errore oltraggioso, ma non rispettare invece la lingua di un popolo perduto è, per l'appunto, il peggiore dei crimini.
D'altra parte bisogna ricordare che le parole, per Leya, sono solo veleno e ordini crudeli. Anche lei ha dimenticato una lingua, ed è quella del cuore.
Aspettarsi che comprenda il significato profondo di un eco morto è troppo, lei che ha perso persino il senso della misura e dell'umanità.
Preda della follia e della vendetta ha lasciato scolorire la donna che era, la memoria che portava, la misericordia dei vincenti.
Vinus, che pure lei ha dipinto crudele, selvaggio, brutale e invincibile, è più uomo -umano- di lei. Lei, che non si fa toccare neanche dalle memorie di un piccolo principe strappato alla patria.
Merita il silenzio e merita il disprezzo di chi ha perduto tutto, ma non il valore delle emozioni. Leya è cresciuta in un'alcova profumata e piena di tepore amorevole, la storia di Vinus inizia nella neve e nella sfida che un dio della morte gli lancia. La sua ignoranza è enorme, confrontata alle esperienze del principe di Lepthys, ma questo non la giustifica dal dimenticare che per ogni popolo cancellato c'è sempre un'agonia lunga un'eternità. Se non comprensione, il popolo degli ophelidi meritava rispetto.
Così vulnerabile e inquieta, non smette di tirare beccate contropruducenti e pompose, dimostrandosi un pavone saccente.
Leya non ha perduto le parole ma le usa male, come pure usa male il tempo che Vinus le concede per essere un individuo e non un progioniero disarmato. La follia deve averle intaccato anche l'intelligenza, consumandola fra le fauci aguzze di una malattia che fagocita ogni cosa.
E' disgustata dal liocorno e dal modo in cui il dracomanno mangia; assurdo per chi l'ha vista esplodere in una gioia selvaggia e crudele di fronte al nemico sconfitto, ridicolo per chi ha avvertito il suo cuore marcio e ne è rimasto orripilato.
Però, quando Vinus scocca l'ultimo fendente - e lui mira sempre dritto al cuore - il male l'ha avvertito.
Se anche volessi cavarti il cuore, non troverei niente.
Una stoccata senza pari, tanto è il disprezzo che traspare in questa frase. Le ha tolto l'unica cosa che la rendesse viva, e lei, che viva non si credeva più, l'ha sentito con la potenza terribile di un calcio nello stomaco.
Se puoi ancora sentire, puoi ancora provare. Sei vivo e puoi morire ancora, milioni di volte. Leya però non se n'è ancora accorta, perchè ancora non ha capito che se Vinus perderà la propria anima di uomo, lo farà dopo aver salvato lei, riempiendole l'anima con il più grande regalo che esista. Il valore dell'amore ed il valore della vita, quando pensi che tutto sia perduto.
Ci siamo quasi. Se tendiamo il braccio possiamo addirittura sfiorarla, quella minuscola scintilla nel buio di uno spirito corroso dall'odio.
La vera guerra, Vinus la vincerà fra le sue cosce e nel suo petto. Quando assumerà le sembianze di un mito, sarà già divenuto leggenda. |