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Autore: Janet Mourfaaill    21/10/2006    37 recensioni
Harry Potter si era svegliato alle undici e mezzo di un Lunedì di Ottobre, e la sua prima genuina reazione era stata quella di urlare. Non poteva credere di esserselo dimenticato anche quella volta. Non ci poteva assolutamente credere, non c'era nulla nell'universo capace di fargli dimenticare ancora un volta quella cosa, e lui invece ci era riuscito senza neanche l'aiuto di chissà quale astro o pianeta vicino alla sua orbita. [...] Si alzò velocemente dal letto lasciando dietro di sé pigiama e quant'altro mentre raccoglieva da terra i vestiti alla velocità della luce. Lo avrebbero ucciso, oh si, quella era davvero la volta buona, altroché. Merlino, quanto avrebbe voluto essere ancora ad Hogwarts. O meglio, quanto avrebbe voluto essere ancor ad Hogwarts, da studente.
Genere: Commedia, Comico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Draco/Harry
Note: Alternate Universe (AU), Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Lessons by a snake

Scritto da

Janet Mourfaaill

Harry Potter si era svegliato alle undici e mezzo di un Lunedì di Ottobre, e la sua prima genuina reazione era stata quella di urlare.
Non poteva credere di esserselo dimenticato anche quella volta. Non ci poteva assolutamente credere, non c'era nulla nell'universo capace di fargli dimenticare ancora un volta quella cosa, e lui invece ci era riuscito senza neanche l'aiuto di chissà quale astro o pianeta vicino alla sua orbita. Se lo era appuntato in tutti i promemoria possibili immaginabili, lo aveva scritto in ogni foglietto che gli capitava sottomano per non dimenticarselo, aveva persino annullato ogni appuntamento nel corso della settimana per prepararsi psicologicamente all'evento, aveva fatto il conto alla rovescia, si era studiato ogni virgola del suo discorsetto, era tutto organizzato, tutto pronto.
E invece no.
Lui doveva sbagliarsi a puntare la sveglia e soprattutto doveva ubriacarsi la notte prima lasciando la casa in uno stato pietoso. Roba da non credersi, non ere possibile. Semplicemente non era spiegabile tanta stupidità in un comune essere umano.
Tastò il letto con gli occhi ancora chiusi alla ricerca della camicia che la notte prima aveva buttato dietro le spalle senza badare alla destinazione. Dopo qualche secondo si arrese al fatto che, evidentemente, non era in grado di trovare tutti i suoi indumenti ad occhi chiusi e tanto meno di indossarli senza poi ritrovarsi con la camicia attorno alle gambe e i calzini appesi al naso. Così aprì a malavoglia gli occhi, inforcò gli occhiali, e con un gemito di commiserazione contemplò ciò che gli ricordò vagamente il paesaggio devastato dopo la prima guerra elfica.
Attorno a lui, un mucchio di camicie, tra cui ovviamente un misto di quelle sporche e pulite, un corteo di calzini e una vera e propria scorta di pantaloni invernali, estivi e -a quella visione strabuzzò gli occhi- notò anche il suo costume da bagno che durante la giornata si domandò più e più volte come avesse mai fatto a finire lì, dal momento che lui neppure sapeva nuotare. Inutile cercare di capire il motivo di residui girovaganti per il pavimento, come ad esempio una bottiglietta di Magicade, un fermacapelli, -nonostante riconoscesse la sua evidente necessità di un tale marchingegno dato lo stato pietoso della sua testa, non sapeva comunque spiegarsi cosa ci facesse lì- una scia di qualcosa che pareva dentifricio blu abbastanza lunga da farlo temere che si trascinasse fino alla stazione di treni più vicina, delle scarpe da ginnastica ridotte ormai allo stato archeologico e più o meno -cosa che lo fece definitivamente sperare nella sua più prossima possibile salita al cielo- una ventina di bottiglie di Whiskey Incendiario aperte, e ovviamente vuote, che il giorno prima non ricordava nella maniera più assoluta di aver visto, né tanto meno bevuto.
Fantastico. Già s'immaginava la prossima telefonata che avrebbe ricevuto "Caro signor Potter, è un onore per noi comunicarle che la sua corrente giornata è stata nominata come peggior inizio di mattinata del secolo! E le assicuriamo che ha buonissime probabilità di vincere!"
Ma sì, un po' di sarcasmo ci stava; dopotutto, ormai aveva mandato a quel paese tutti i suoi piani per la giornata più importante e devastante dell'anno, e di cui anche quell'anno si era puntualmente dimenticato. Dopo la sua ennesima figuraccia tutti si sarebbero chiesti perché il noto Ragazzo Sopravissuto non sopravviveva se non riusciva a fallire in tutto quello che si proponeva di fare come minimo con dieci mesi di anticipo. Oh Dio, lo avrebbero ucciso tutti, non c'era speranza che lo perdonassero anche quella volta.
Era morto, lo sapeva, non aveva alcuna speranza di passarla liscia, questa volta sapeva che la sua pena sarebbe stata come minimo il Bacio del Dissennatore più bestiale di tutta Inghilterra. E lui, oh beh. Lui sarebbe stato proprio deliziato di quell'ormai puntualissimo ritardo.
Velocemente si alzò dal letto lasciando dietro di se pigiama e quant'altro mentre raccoglieva da terra i vestiti alla velocità della luce. Lo avrebbero ucciso, oh si, quella era davvero la volta buona, altroché.
Merlino, quanto avrebbe voluto essere ancora ad Hogwarts.
O meglio, quanto avrebbe voluto essere ancor ad Hogwarts, da studente.

***

Dio, Dio, Dio.
Se l'era dimenticato, lo sapeva, tutti gli anni la stessa storia. Due, maledettissime ore ogni trecentosessantacinque giorni, e lui riusciva a farle diventare un inferno.
Dio.
Aveva camminato per il corridoio, scombussolato, del tutto sicuro di ciò che avrebbe udito non appena varcata la fatidica soglia. Svoltò a destra discendendo le scale fino ad arrivare ai Sotterranei.
Che dire, anche troppo ovvio. Al confronto con ciò che avrebbe dovuto affrontare, Piton sarebbe stato un compromesso allegramente accettabile, pensò mesto svoltando l'angolo e scendendo rapidamente le scale che lo avrebbero portato al piano inferiore.
Dio, lo avrebbe ucciso. Sissignore, lo avrebbe letteralmente devastato. Quando e soprattutto se fosse mai uscito da quell'aula non l'avrebbe certamente fatto sulle sue gambe. Fra l'altro, la sua versione pessimistica di avvenimenti giornalieri era un tantino accentuata rispetto alle solite considerazioni di un qualsiasi altro comune mortale.
Mentre per chiunque essere vivente su questo pianeta la parola "Lunedì" significa inizio settimana, per Harry James Potter, il significato era totalmente diverso.
Soprattutto se si trattava di quel Lunedì di quella settimana di quel mese.
Trattenne a stento la voglia di vomitare sulla statua di Gregory il Viscido, mentre si rendeva conto che era arrivato a destinazione, davanti al portone massiccio dei sotterranei.
Fermarsi, inspirare lentamente, espirare.
Calma.
Dio, lo avrebbe massacrato.
Aprì il portone di scatto, senza curarsi del fatto che evidentemente la lezione era già bell'e che iniziata.
Qualcosa come quarantacinque teste si voltarono contemporaneamente verso di lui.
Dio, si sentiva male.
E poi la fatidica frase della fatidica persona nel suo.fatidico, maledettissimo modo.
- Inutile dire che anche questa volta sei in ritardo... -
Lo sapeva.
- ...Professor Potter. -
Lo
Sapeva.
La classe girata mentre attraversava l'aula con la camicia sbottonata non intenzionalmente, i pantaloni rigorosamente stropicciati e la barba sfatta. Fantastico, perfetto, sublime.
Praticamente un suicidio se doveva pensare alle due ore e mezzo di compresenza che gli spettavano in compagnia del beneamato Professore Malfoy.
Sì, a pensarci il suicidio sarebbe stata l'unica scappatoia plausibile dal momento che ormai l'idea di uccidere l'odiato collega era ancora più impensabile della propria morte.
Non si sarebbe meravigliato più di tanto se gli avessero rivelato che da bambino nel biberon dell'ex Serpeverde ci versavano l'elisir di lunga vita, anziché latte normale e corrente.
Comunque, sia a lui che al suo collega spettavano due ore e mezza precise di compresenza all'anno, nella quale si intrecciavano gli argomenti che trattavano entrambi, vale a dire Difesa contro le Arti Oscure e Incantesimi.
Un binomio che lo faceva rabbrividire al solo pensiero. Ed effettivamente, da quando quelle maledette ore si svolgevano regolarmente, lui arrivava puntualmente in ritardo.
Inutile dire quanto puntuale fosse anche il ghigno soddisfatto del collega. Il perfetto inizio di una giornata che si dimostrava a dir poco orrenda.
- Allora Potter, direi che ora possiamo cominciare, a meno che tu non abbia un appuntamento con il tuo parrucchiere; credo che solo in quel caso ti meriteresti un permesso per un giorno di vacanza, presto o tardi la giungla al tuo confronto sembrerà il fazzoletto di terra di un vermicolo. -
Dio.
Dio, quanto lo odiava .

***

Ad entrambi spettavano un'ora e un quarto, nelle quali il professore che non stava spiegando poteva intervenire facendo collegamenti in riferimento alla propria materia. Inutile dire che tremava alla sola idea di dover parlare con dietro l'ex compagno di scuola che lo avrebbe tartassato fino allo sfinimento,come d'altro canto succedeva tutti i santi anni da quando era in quella scuola.
- Potter, se tutti gli studenti di questa scuola usassero la cravatta alla tua maniera sarebbero tutti banditi dal mondo civile. -
Oppure - Potter è probabile che il giorno in cui arriverai puntuale a lezione pioveranno divani di chintz. - O ancora - Che sbadato, avevo preso la tua valigetta per il cestino dei rifiuti. - O meglio - Se cerchi sul vocabolario la parola pettine e ti prendi due o tre settimane libere forse potrai arrivare a comprendere l'utilità di una tale marchingegno. -
Dio.
Non voleva neanche pensarci, la sola idea di passare un altra ora e mezza così gli dava la nausea.
Sembrava che lo avessero fatto apposta. Piazzarli li insieme, a dare spettacolo e a mandare avanti quella messa in scena che ormai persino i muri sapevano a memoria, sotto gli occhi degli studenti che per un giorno all'anno si concedevano due ore e mezzo di puro divertimento assicurato.
In più, doveva fare i conti con le ragazzine che mentre spiegava si perdevano ad ammirare altro che non fosse il libro dal quale stava leggendo, come ad esempio parti che purtroppo si dimostravano meravigliosamente in risalto quando si girava a malincuore per scrivere qualcosa alla lavagna. Tra i sospiri per il bello, scorbutico e tenebroso Malfoy al quale lui avrebbe volentieri attribuito ben altri appellativi- e quelli che invece dedicavano al famoso prescelto, le due angosciose ore e mezza diventavano una specie di gara dove la parte femminile della classe esibiva le proprie meraviglie per conquistare il proprio interessato, il quale veniva praticamente idolatrato come un Dio. E poi, tanto per aggiungere qualcosa di altrettanto assurdo alla situazione già di per se non proprio piacevole, in quel preciso giorno dell'anno, casualmente, non c'erano mai assenti.
- Nei combattimenti è importante applicare sia le Arti Oscure, sia gli Incantesimi. Ovviamente la pratica vi darà un'idea molto più precisa della sfida in se, e vi aiuterà non solo a gestire la teoria dei vostri studi, ma anche a metterla in pratica grazie alla fisicità che permette un duello. - La voce strascicata del collega aveva attorno a se un'aurea di assoluto silenzio che lui non aveva personalmente richiesto, ma che tutti avevano personalmente creduto fosse meglio mettere in atto. Effettivamente, Malfoy aveva acquisito non poche delle tattiche manipolatrici di Piton, e la cosa non era proprio da considerare come un complimento.
- Signorina Jammel, vedi di prestare attenzione a ciò che sto dicendo o potresti ritrovarti per caso a duellare con me e il Professo Potter insieme. -
Harry spalancò gli occhi; non si aspettava che Furetto laccato lo considerasse alla sua altezza.
- A ripensarci forse il Professor Potter avrà bisogno di due bacchette, ma non credo che la cosa cambierebbe il suo livello di capacità di difesa. -
Ah, ecco.
Malfoy continuò a spiegare ignorando lo sguardo perso di Melinda Stebbins sui suoi pettorali nascosti solo dala camicia di seta bianca, e sorvolando discretamente sulle occhiate inclini all'ossessione che vagavano su parti del suo corpo che non erano per certo gli occhi ne tanto meno le mani che ora stavano indicando l'odiato collega.
- Ora io e il Professor Potter vi daremo una dimostrazione, per quanto semplice, di quanto si mette in atto in duello; vi mostreremo le tattiche migliori per disarmare l'avversario senza compiere irregolarità e senza ferirlo in alcun modo, i riflessi necessari per contrattaccare rapidamente, e i sistemi di difesa, che anche se non sembra sono ugualmente complessi a quelli di attacco, se non di più. - Malfoy aveva parlato senza interrompersi mai, e l'intera classe sembrava non voler perdersi una virgola del suo discorso e tanto meno di quello che teoricamente avrebbe dovuto fare lui stesso. - Ora, se il professor Potter vuole farci il favore di rendersi partecipe e onorarci della sua attenzione forse riusciremo ad arrivare alla fine delle due ore senza uscire dai margini orari. -
Traduzione: Ora, se Colui Che Per Sfortuna Nostra è Ancora in Vita vuole farmi il favore di cadere accidentalmente dalla finestra e onorarci , finalmente, della sua morte, forse riusciremo ad arrivare alla fine delle due ore senza urlare di gioia per l'avvenimento.
Calma.
Ormai solo quello lo tratteneva dal trasformare il collega in un ragazzino deforme dalle dubbie potenzialità celebrali. Non che già di per se non fosse abbastanza disturbato.
- Entro domani, Potter. - Traduzione: idem.
Anzi.
Harry si alzò e si rivolse alla classe con l'espressione più rilassata che poteva assumere uno che per poco non si macchiava le mani con sangue umano.
- Bene, credo che il Professor Malfoy abbia già espresso molto chiaramente ciò che stiamo per eseguire, non mi resta che concordare e iniziare la dimostrazione. -
Traduzione: Bene, credo che il dannatissimo furetto rimbalzante abbia già espresso molto chiaramente che mi odia, non mi resta che concordare con il boia e iniziare la decapitazione.
- Lovegood, comincia a contare fino a tre. - Disse distrattamente Malfoy appostandosi davanti all'avversario, e ignorando deliberatamente le saette che uscivano dagli occhi di quest'ultimo.
Un ragazzino dall'aria parecchio intimidita della prima fila e dagli occhi inverosimilmente grandi scattò su e iniziò lentamente a contare, come meravigliandosi che qualcuno si fosse finalmente accorto della sua presenza.
Inutile dire che Il professore Malfoy attaccò al due.
- Impedimenta. -
- Protego. - Harry era stato pronto e fissò Malfoy soddisfatto, ma l'altro non pareva irritato, anzi stava sorridendo mentre faceva un passo indietro e si rivolgeva alla classe. - Questa è una dimostrazione di come deviare un incantesimo. Naturalmente non avevo la minima intenzione di colpire il mio avversario, era una semplice dimostrazione di come agire in caso di attacco. -
Maledetto Malfoy. Dimostrazione un cavolo, lui si era difeso più che bene.
- Stupeficium! - urlò Harry senza preavviso puntando la bacchetta dritta davanti a se. Malfoy fece appena in tempo a scansarsi, mentre al suo fianco un comodino tarlato veniva frantumato in mille pezzi.
In quel momento Scarlett Finnegan intervenì, l'aria ridicolmente saputella - Ma professor Malfoy, in un combattimento non è concesso attaccare prima che l'avversario non sia pron... -
-Stupeficium!-
La ragazzina rimase atterrita, se non altro perché questa volta ad attaccare era stato proprio il suo professore prediletto.
- Protego! - Urlò Harry, ma l'altro non si scompose - Tarantallegra! - Urlò invece di rimando.
- Petrificus Totalus! - ribatté Harry balzando indietro e schivando per poco un fiotto di luce verde.
- Protego! -
La classe guardava sbigottita i due professori che si aggredivano a vicenda, gli incantesimi che nessuno dei due si fermava a spiegare e le urla che facevano mentre schivavano fiotti di luce che ormai partivano in quantità inverosimili da entrambi le bacchette.
- Rictusempra! -
- PROTEGO! -
-St...-
- ACCIO POTTER! -
Questo Incantesimo parve suscitare parecchio scalpore tra la parte femminile della classe, la quale aveva finalmente trovato un modo per trarre a se il tanto sospirato professore senza perdere preziose ore di sonno cercando di trovare una calamita abbastanza potente da poterlo attrarre.
Harry invece non parve trovare la cosa altrettanto allettante.
Soprattutto perché ora Malfoy era a dieci millimetri dal suo naso.
Dopo pochi istanti quello si girò molto tranquillamente verso la classe e sorrise con fare disinvolto prima di pronunciare a chiare lettere - Petrificus Totalus. -
Decisamente, Harry Potter aveva raggiunto il massimo dell'inverosimile per quella giornata già abbastanza orribile di per sè.
Ora infatti, più o meno trenta paia di occhi stavano fissando lui e il suo collega, completamente immobili e con espressioni chi strabiliate, chi affascinate.
- Malfoy, ma che cosa hai fatto, pezzo di... -
- Zitto tu. - Rispose l'altro imperativo. - Le tue chiacchiere mi danno sui nervi. -
Harry spalancò le braccia indicando la folla di studenti pietrificati. - Io ti do sui nervi? Ma dico, ti sei guardato intorno? Hai immobilizzato tutti gli allievi, ti rendi conto di cosa vuol dire? -
- Sì, che quando si riprenderanno saranno ancora più insopportabili di prima. -
Evidentemente non se ne rendeva minimamente conto.
- Una capra insegnerebbe meglio di te, Draco. -
- La considerazione che hai di te è un po' troppo alta per i miei gusti, Potter, al massimo potresti essere un caprone. -
Calma.
Avanti di quel passo non avrebbe resistito ancora per molto.
- E così hai pensato bene di martoriarmi anche quest'anno davanti a tutta la classe, giusto? - Chiese, le braccia conserte sul petto ampio.
- Mi pare lecito. Una volta all'anno dovrò pur concedermi questo privilegio. - Malfoy stava parlando distrattamente mentre si passava una mano tra i capelli e iniziava a fischiettare.
- Già, peccato che anche a casa è sempre la stessa storia. -
- Ma stai zitto; qui siamo a scuola. -
- Ma mi devi umiliare in quel modo tutte le sante volte? -
- Ti comunico che mi hai stancato: Stupeficium. -
- Protego. E comunque non è un caso se viviamo insieme, razza di idiota omosessuale! -
- Potter, vuoi davvero rovinarti la reputazione davanti a tutta la tua classe? -
- Tanto ci hai già pensato tu a fare la tua bella mossa, no? - Disse Harry con una smorfia. L'altro fece spallucce. - Comunque mi hai stancato sul serio. Silencio. -
- Protego! Perchè tutti gli anni dobbiamo ripetere questo ridicolo teatrino? Sei terribilmente odioso. -
- Stupeficium. -
- PROTEGO! MA LA VUOI SMETTERE, RAZZA DI CRETINO? -
- SMETTILA TU, POTTER, DI DIRE CAVOLATE! LA VUOI PIANTARE DI FARE L'IDIOTA? -
- SE TU NON MI AGGREDISSI OGNI VOLTA CHE METTO PIEDE IN QUEST'AULA FORSE ME NE STAREI ZITTO, NON TROVI, GENIO? -
- SAREBBE ANCHE L'ORA, POTTER, DOPO VENTITRE' ANNI! -
La classe era immobile per via dell'incantesimo, ma era certo che non si sarebbero mossi ugualmente, anche se sotto tortura.
Draco Malfoy ora era a braccia conserte, dando le spalle al collega che era nella sua medesima posizione.
- Ti odio, Malfoy. -
- Giura. - scandì l'altro alzando un sopracciglio.
Pausa.
- Te la sei presa...? - Malfoy non aveva esattamente parlato, era sembrato più qualcosa di simile a un mugugno. Questa volta, comunque, toccò a Harry alzare gli occhi al cielo.
- No. - rispose secco - Insomma, non molto. -
- Sarà meglio perché tra poco questi si svegliano e daranno i numeri. -
- Ma se sei stato tu a ridurli così! -
- Sta' zitto. -
- Malfoy ti avverto... -
L'altro si era girato, un sorriso obliquo sulle labbra - Cosa? Che stanotte niente lettino? -
- Mettimi alla prova. - Disse Harry con aria di sfida. Draco si era già avvicinato.
- Uh, che paura. - disse piano, la sua bocca dietro al suo collo - Allora fai sul serio. - bisbigliò divertito prima di avvicinarsi pericolosamente alla sua bocca. Harry spalancò gli occhi. - Davanti a... -
- Non rompere Potter. -
Era ovvio che la classe avrebbe creduto più facilmente al fatto che la McGranitt indossasse delle mutande rosa con i cuori piuttosto che al fatto che i due professori più sospirati della scuola fossero coinvolti in una relazione amorosa ben lungi dal normale.
Se non fosse stato per il semplice fatto di essere completamente pietrificate, la prima fila di ragazze si sarebbe indubbiamente buttata a capofitto in un dolore senza fine, straziate dal dolore più accecante.
Per non parlare del resto della classe.
Il professor Malfoy stava gentilmente prendendo la giacca del professor Potter, cercò di autoconvincersi Henry Lovegood tentando di restare calmo. E in quel momento lo stava indubbiamente invitando a cercare nei suoi pantaloni assieme a lui qualcosa che gli era evidentemente caduto di mano.
Perfettamente comprensibile. E senza dubbio ora ci aveva messo le mani dentro per guardare meglio.
Altrettanto ovvia l'espressione molto...euforica del professor Potter constatando che aveva effettivamente ritrovato quello che stava cercando.
Era concesso che il collega cominciasse a tastargli il didietro alla ricerca di un altro probabilissimo oggetto smarrito, e passabile anche che l'altro lo aiutasse indicandogli... la retta via.
Decisamente oltrepassabile.
Lecito anche il fatto che stesse urlando. Dalla gioia, s'intende.
Il professor Potter pareva così felice che ritenne lecito scambiare quale piccola effusione con il collega, il quale stava evidentemente seguendo il rituale russo con grande piacere dell'altro.
Se anche in Russia si usasse baciarsi in bocca in segno di saluto, continuò a pensare Henry, il sudore che lo aveva già pervaso da capo a piedi, era ovvio che i professori usassero quel gesto anche in altre occasioni, le quali parevano inoltre rallegrarli parecchio.
Sì, perchè altrimenti il professor Potter non avrebbe afferrato il professor Malfoy dalla nuca, immolnado le tradizioni russe.
Cosa che comunque era sorvolabile.
Come anche il fatto che ora lo stesse assecondando con urla equiparabili a quelle del collega. Si poteva vedere quanto entrambi fossero totalmente pervasi dalla gioia. Ora il professor Malfoy stava decisamente incitando l'altro professore a venire il più presto possibile.
Sì, si disse Henry, era ovvio che richiedeva il suo aiuto per qualcosa d'importante. Perché decisamente era importante, altrimenti il professor Potter non sarebbe accorso con la rapidità della luce.
Il professor Malfoy parve parecchio soddisfatto per la venuta del collega, tanto che evidentemente gli parve opportuno gridare dalla felicità.
Ognuno ha i suoi metodi.
Uno dei due emise un curioso verso, probabilmente a causa della mano dell'altro che era casualmente capitata giusto sotto il suo busto.
Quello non parve scusarsi, ma l'altro neppure sembrò troppo infastidito. Henry Lovegood invece non sapeva più cosa inventarsi.
Erano quelli i momenti in cui veniva da pensare che chi disprezza compra.
Altroché.

***

Quando dopo qualche tempo Draco si sollevò e si voltò per guardarsi dietro le spalle notò con fastidio che l'effetto stava già svanendo.
Peccato, si stava divertendo.
- E ora cosa hai intenzione di fare, genio? -
Maledetto Potter. A volte era capace di essere davvero odioso.
- Che domande, una cosa molto semplice, sfregiato. -
Si alzò con un sorrisetto che non piacque affatto al suo compagno, il quale lo fissò con un espressione a dir poco incerta.
Draco Malfoy lo superò e spostò il velo che lui aveva appositamente fatto apparire per nascondersi alla vista degli studenti, i quali non potevano vedere al di la di esso, ma che in compenso potevano perfettamente essere visti da loro.
Non faceva certo le sue cose in presenza di sconosciuti, lui.
La classe lo guardava come avrebbe guardato Piton in piedi sulla cattedra improvvisandosi ballerino di tip tap.
Sospirò, infastidito.
Tutta colpa di Potter, maledetto cretino.
- Hai sistemato il tuo disastro o ci prepariamo a festeggiare Natale? -
L'aveva già detto che lo odiava a morte?
Alzò gli occhi al cielo, una smorfia di disapprovazione sul viso schifato . - Arrivo -
Guardò gli alunni un attimo, prima di pronunciare velocemente una formula a bassa voce.
Immediatamente tutti ripresero a muoversi, le espressioni più inorridite e incredule che si potessero immaginare. Quando Elaine Terrsmith cominciò a urlare e Margaret Pellow si scaraventò giù dal banco in preda a un pianto isterico, Potter comparse da dietro il velo, sistemandosi la cravatta e tappandosi le orecchie.
- E'questo che intendi per "una cosa molto semplice"? - Chiese solo vagamente ironico mentre Gwendoline Zalinski accennava a un suicidio di massa e Ellen Parker spalancava la finestra con le lacrime agli occhi e singhiozzando disperatamente.
- No. - Sorrise aspro l'altro, rimboccandosi le maniche. - In realtà intendevo questo. - Disse mentre levava la bacchetta in aria puntandola in direzione di tutti gli allievi con un gesto ampio del braccio.
- Oblivion. -

***

°°°Un anno dopo°°°

Maledizione.
Non poteva essere. Semplicemente era impossibile.
Tastò il letto vuoto al suo fianco e constatò con orrore che evidentemente si, era possibile.
Se n'era già andato. Ed erano le otto e dieci minuti.
Sul momento si trovò indeciso tra l'urlare e strapparsi i capelli.
Poi dopo un istante di riflessione assentì che la cosa migliore da fare era farsi spuntare delle ali ai piedi per poter arrivare in orario.
Dio.
Dio, quanto avrebbe riso di lui, sarebbe stato la beffa della scuola.
Non voleva pensarci, non voleva assolutamente pensarci, si disse mentre si vestiva alla rapidità della luce.
La notte prima si erano un po'lasciati andare, così stamattina lui non aveva sentito la sveglia.
Dio.
L'aveva già detto? Ma in fin dei conti non importava.
Maledizione, lo avrebbe massacrato.

***

Aveva sospirato, riluttante, prima di entrare nell'aula.
Anche quell'anno due ore e mezzo di compresenza, lui e il beneamato collega.
Non osava immaginare la sua faccia quando lo avrebbe visto entrare in ritardo... Si disse di nuovo che non voleva pensarci, era già abbastanza incavolato di per sè.
Inspirò profondamente, poi entrò.
La classe si voltò appena lo vide apparire da dietro il portone di legno massiccio, la camicia al contrario e il mantello sgualcito.
Fulminò due o tre ragazzini dell'ultima fila che stavano ridacchiando alla vista dei suoi capelli solo leggermente in disordine, mentre avanzava sotto gli occhi deliziati del collega.
Maledetto.
Lui lo stava guardano, un ghigno soddisfatto sul viso ironico.
Già lo sapeva che cosa si sarebbe sentito dire, ne era più che sicuro.
- Inutile dire che sei in ritardo... -
Lo sapeva.
- ...Professor Malfoy. -
Maledetto Potter.
Questa volta gliel'aveva fatta.

  
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