Lessons by a snake
Scritto da
Janet Mourfaaill
Harry
Potter si era svegliato alle undici e mezzo di un Lunedì di
Ottobre, e
la sua prima genuina reazione era stata quella di urlare.
Non
poteva credere di esserselo dimenticato anche quella volta. Non ci
poteva assolutamente credere, non c'era nulla nell'universo capace di
fargli dimenticare ancora un volta quella cosa, e lui invece ci era
riuscito senza neanche l'aiuto di chissà quale astro o
pianeta vicino
alla sua orbita. Se lo era appuntato in tutti i promemoria possibili
immaginabili, lo aveva scritto in ogni foglietto che gli capitava
sottomano per non dimenticarselo, aveva persino annullato ogni
appuntamento nel corso della settimana per prepararsi psicologicamente
all'evento, aveva fatto il conto alla rovescia, si era studiato ogni
virgola del suo discorsetto, era tutto organizzato, tutto pronto.
E invece no.
Lui
doveva sbagliarsi a puntare la sveglia e soprattutto doveva ubriacarsi
la notte prima lasciando la casa in uno stato pietoso. Roba da non
credersi, non ere possibile. Semplicemente non era spiegabile tanta
stupidità in un comune essere umano.
Tastò il letto con gli
occhi ancora chiusi alla ricerca della camicia che la notte prima aveva
buttato dietro le spalle senza badare alla destinazione. Dopo qualche
secondo si arrese al fatto che, evidentemente, non era
in grado
di trovare tutti i suoi indumenti ad occhi chiusi e tanto meno di
indossarli senza poi ritrovarsi con la camicia attorno alle gambe e i
calzini appesi al naso. Così aprì a malavoglia
gli occhi, inforcò gli
occhiali, e con un gemito di commiserazione contemplò
ciò che gli
ricordò vagamente il paesaggio devastato dopo la prima
guerra elfica.
Attorno
a lui, un mucchio di camicie, tra cui ovviamente un misto di quelle
sporche e pulite, un corteo di calzini e una vera e propria scorta di
pantaloni invernali, estivi e -a quella visione strabuzzò
gli occhi-
notò anche il suo costume da bagno che durante la giornata
si domandò
più e più volte come avesse mai fatto a finire
lì, dal momento che lui
neppure sapeva nuotare. Inutile cercare di capire il motivo di residui
girovaganti per il pavimento, come ad esempio una bottiglietta di
Magicade, un fermacapelli, -nonostante riconoscesse la sua evidente
necessità di un tale marchingegno dato lo stato pietoso
della sua
testa, non sapeva comunque spiegarsi cosa ci facesse lì- una
scia di
qualcosa che pareva dentifricio blu abbastanza lunga da farlo temere
che si trascinasse fino alla stazione di treni più vicina,
delle scarpe
da ginnastica ridotte ormai allo stato archeologico e più o
meno -cosa
che lo fece definitivamente sperare nella sua più prossima
possibile
salita al cielo- una ventina di bottiglie di Whiskey Incendiario
aperte, e ovviamente vuote, che il giorno prima non ricordava nella
maniera più assoluta di aver visto, né tanto meno
bevuto.
Fantastico.
Già s'immaginava la prossima telefonata che avrebbe ricevuto
"Caro
signor Potter, è un onore per noi comunicarle che la sua
corrente
giornata è stata nominata come peggior inizio di mattinata
del secolo!
E le assicuriamo che ha buonissime probabilità di vincere!"
Ma
sì, un po' di sarcasmo ci stava; dopotutto, ormai aveva
mandato a quel
paese tutti i suoi piani per la giornata più importante e
devastante
dell'anno, e di cui anche quell'anno si era puntualmente dimenticato.
Dopo la sua ennesima figuraccia tutti si sarebbero chiesti
perché il
noto Ragazzo Sopravissuto non sopravviveva se non riusciva a fallire in
tutto quello che si proponeva di fare come minimo con dieci mesi di
anticipo. Oh Dio, lo avrebbero ucciso tutti, non c'era speranza che lo
perdonassero anche quella volta.
Era morto, lo sapeva, non aveva
alcuna speranza di passarla liscia, questa volta sapeva che la sua pena
sarebbe stata come minimo il Bacio del Dissennatore più
bestiale di
tutta Inghilterra. E lui, oh beh. Lui sarebbe
stato proprio deliziato di quell'ormai puntualissimo ritardo.
Velocemente
si alzò dal letto lasciando dietro di se pigiama e
quant'altro mentre
raccoglieva da terra i vestiti alla velocità della luce. Lo
avrebbero
ucciso, oh si, quella era davvero la volta buona, altroché.
Merlino, quanto avrebbe voluto essere ancora ad Hogwarts.
O meglio, quanto avrebbe voluto essere ancor ad Hogwarts, da
studente.
***
Dio, Dio, Dio.
Se
l'era dimenticato, lo sapeva, tutti gli anni la stessa storia. Due,
maledettissime ore ogni trecentosessantacinque giorni, e lui riusciva a
farle diventare un inferno.
Dio.
Aveva camminato per il
corridoio, scombussolato, del tutto sicuro di ciò che
avrebbe udito non
appena varcata la fatidica soglia. Svoltò a destra
discendendo le scale
fino ad arrivare ai Sotterranei.
Che dire, anche troppo ovvio.
Al confronto con ciò che avrebbe dovuto affrontare, Piton
sarebbe stato
un compromesso allegramente accettabile, pensò mesto
svoltando l'angolo
e scendendo rapidamente le scale che lo avrebbero portato al piano
inferiore.
Dio, lo avrebbe ucciso. Sissignore, lo avrebbe
letteralmente devastato. Quando e soprattutto se fosse mai uscito da
quell'aula non l'avrebbe certamente fatto sulle sue gambe. Fra l'altro,
la sua versione pessimistica di avvenimenti giornalieri era un tantino
accentuata rispetto alle solite considerazioni di un qualsiasi altro
comune mortale.
Mentre per chiunque essere vivente su questo
pianeta la parola "Lunedì" significa inizio settimana, per
Harry James
Potter, il significato era totalmente diverso.
Soprattutto se si trattava di quel Lunedì
di quella settimana di quel mese.
Trattenne
a stento la voglia di vomitare sulla statua di Gregory il Viscido,
mentre si rendeva conto che era arrivato a destinazione, davanti al
portone massiccio dei sotterranei.
Fermarsi, inspirare lentamente, espirare.
Calma.
Dio, lo avrebbe massacrato.
Aprì il portone di scatto, senza curarsi del fatto che evidentemente
la lezione era già bell'e che iniziata.
Qualcosa come quarantacinque teste si voltarono contemporaneamente
verso di lui.
Dio, si sentiva male.
E poi la fatidica frase della fatidica persona nel suo.fatidico,
maledettissimo modo.
- Inutile dire che anche questa volta sei in ritardo... -
Lo sapeva.
- ...Professor Potter. -
Lo
Sapeva.
La
classe girata mentre attraversava l'aula con la camicia sbottonata non
intenzionalmente, i pantaloni rigorosamente stropicciati e la barba
sfatta. Fantastico, perfetto, sublime.
Praticamente un suicidio
se doveva pensare alle due ore e mezzo di compresenza che gli
spettavano in compagnia del beneamato Professore Malfoy.
Sì, a
pensarci il suicidio sarebbe stata l'unica scappatoia plausibile dal
momento che ormai l'idea di uccidere l'odiato collega era ancora
più
impensabile della propria morte.
Non si sarebbe meravigliato più
di tanto se gli avessero rivelato che da bambino nel biberon dell'ex
Serpeverde ci versavano l'elisir di lunga vita, anziché
latte normale e
corrente.
Comunque, sia a lui che al suo collega spettavano due
ore e mezza precise di compresenza all'anno, nella quale si
intrecciavano gli argomenti che trattavano entrambi, vale a dire Difesa
contro le Arti Oscure e Incantesimi.
Un binomio che lo faceva
rabbrividire al solo pensiero. Ed effettivamente, da quando quelle
maledette ore si svolgevano regolarmente, lui arrivava puntualmente in
ritardo.
Inutile dire quanto puntuale fosse anche il ghigno
soddisfatto del collega. Il perfetto inizio di una giornata che si
dimostrava a dir poco orrenda.
- Allora Potter, direi che ora
possiamo cominciare, a meno che tu non abbia un appuntamento con il tuo
parrucchiere; credo che solo in quel caso ti meriteresti un permesso
per un giorno di vacanza, presto o tardi la giungla al tuo confronto
sembrerà il fazzoletto di terra di un vermicolo. -
Dio.
Dio, quanto lo odiava .
***
Ad
entrambi spettavano un'ora e un quarto, nelle quali il professore che
non stava spiegando poteva intervenire facendo collegamenti in
riferimento alla propria materia. Inutile dire che tremava alla sola
idea di dover parlare con dietro l'ex compagno di scuola che lo avrebbe
tartassato fino allo sfinimento,come d'altro canto succedeva tutti i
santi anni da quando era in quella scuola.
- Potter, se tutti
gli studenti di questa scuola usassero la cravatta alla tua maniera
sarebbero tutti banditi dal mondo civile. -
Oppure - Potter è
probabile che il giorno in cui arriverai puntuale a lezione pioveranno
divani di chintz. - O ancora - Che sbadato, avevo preso la tua
valigetta per il cestino dei rifiuti. - O meglio - Se cerchi sul
vocabolario la parola pettine e ti prendi due o tre settimane libere
forse potrai arrivare a comprendere l'utilità di una tale
marchingegno.
-
Dio.
Non voleva neanche pensarci, la sola idea di passare un altra ora e
mezza così gli dava la nausea.
Sembrava
che lo avessero fatto apposta. Piazzarli li insieme, a dare spettacolo
e a mandare avanti quella messa in scena che ormai persino i muri
sapevano a memoria, sotto gli occhi degli studenti che per un giorno
all'anno si concedevano due ore e mezzo di puro divertimento assicurato.
In
più, doveva fare i conti con le ragazzine che mentre
spiegava si
perdevano ad ammirare altro che non fosse il libro dal quale stava
leggendo, come ad esempio parti che purtroppo si dimostravano
meravigliosamente in risalto quando si girava a malincuore per scrivere
qualcosa alla lavagna. Tra i sospiri per il bello, scorbutico e
tenebroso Malfoy al quale lui avrebbe volentieri attribuito ben altri
appellativi- e quelli che invece dedicavano al famoso prescelto, le due
angosciose ore e mezza diventavano una specie di gara dove la parte
femminile della classe esibiva le proprie meraviglie per conquistare il
proprio interessato, il quale veniva praticamente idolatrato come un
Dio. E poi, tanto per aggiungere qualcosa di altrettanto assurdo alla
situazione già di per se non proprio piacevole, in quel
preciso giorno
dell'anno, casualmente, non c'erano mai assenti.
- Nei
combattimenti è importante applicare sia le Arti Oscure, sia
gli
Incantesimi. Ovviamente la pratica vi darà un'idea molto
più precisa
della sfida in se, e vi aiuterà non solo a gestire la teoria
dei vostri
studi, ma anche a metterla in pratica grazie alla fisicità
che permette
un duello. - La voce strascicata del collega aveva attorno a se
un'aurea di assoluto silenzio che lui non aveva personalmente
richiesto, ma che tutti avevano personalmente creduto fosse meglio
mettere in atto. Effettivamente, Malfoy aveva acquisito non poche delle
tattiche manipolatrici di Piton, e la cosa non era proprio da
considerare come un complimento.
- Signorina Jammel, vedi di
prestare attenzione a ciò che sto dicendo o potresti
ritrovarti per
caso a duellare con me e il Professo Potter insieme. -
Harry spalancò gli occhi; non si aspettava che Furetto
laccato lo considerasse alla sua altezza.
-
A ripensarci forse il Professor Potter avrà bisogno di due
bacchette,
ma non credo che la cosa cambierebbe il suo livello di
capacità di
difesa. -
Ah, ecco.
Malfoy continuò a spiegare ignorando
lo sguardo perso di Melinda Stebbins sui suoi pettorali nascosti solo
dala camicia di seta bianca, e sorvolando discretamente sulle occhiate
inclini all'ossessione che vagavano su parti del suo corpo che non
erano per certo gli occhi ne tanto meno le mani che ora stavano
indicando l'odiato collega.
- Ora io e il Professor Potter vi
daremo una dimostrazione, per quanto semplice, di quanto si mette in
atto in duello; vi mostreremo le tattiche migliori per disarmare
l'avversario senza compiere irregolarità e senza ferirlo in
alcun modo,
i riflessi necessari per contrattaccare rapidamente, e i sistemi di
difesa, che anche se non sembra sono ugualmente complessi a quelli di
attacco, se non di più. - Malfoy aveva parlato senza
interrompersi mai,
e l'intera classe sembrava non voler perdersi una virgola del suo
discorso e tanto meno di quello che teoricamente avrebbe dovuto fare
lui stesso. - Ora, se il professor Potter vuole farci il favore di
rendersi partecipe e onorarci della sua attenzione forse riusciremo ad
arrivare alla fine delle due ore senza uscire dai margini orari. -
Traduzione:
Ora, se Colui Che Per Sfortuna Nostra è Ancora in Vita vuole
farmi il
favore di cadere accidentalmente dalla finestra e onorarci ,
finalmente, della sua morte, forse riusciremo ad arrivare alla fine
delle due ore senza urlare di gioia per l'avvenimento.
Calma.
Ormai
solo quello lo tratteneva dal trasformare il collega in un ragazzino
deforme dalle dubbie potenzialità celebrali. Non che
già di per se non
fosse abbastanza disturbato.
- Entro domani, Potter. - Traduzione: idem.
Anzi.
Harry
si alzò e si rivolse alla classe con l'espressione
più rilassata che
poteva assumere uno che per poco non si macchiava le mani con sangue
umano.
- Bene, credo che il Professor Malfoy abbia già espresso
molto chiaramente ciò che stiamo per eseguire, non mi resta
che
concordare e iniziare la dimostrazione. -
Traduzione: Bene,
credo che il dannatissimo furetto rimbalzante abbia già
espresso molto
chiaramente che mi odia, non mi resta che concordare con il boia e
iniziare la decapitazione.
- Lovegood, comincia a contare fino
a tre. - Disse distrattamente Malfoy appostandosi davanti
all'avversario, e ignorando deliberatamente le saette che uscivano
dagli occhi di quest'ultimo.
Un ragazzino dall'aria parecchio
intimidita della prima fila e dagli occhi inverosimilmente grandi
scattò su e iniziò lentamente a contare, come
meravigliandosi che
qualcuno si fosse finalmente accorto della sua presenza.
Inutile dire che Il professore Malfoy attaccò al due.
- Impedimenta. -
-
Protego. - Harry era stato pronto e fissò Malfoy
soddisfatto, ma
l'altro non pareva irritato, anzi stava sorridendo mentre faceva un
passo indietro e si rivolgeva alla classe. - Questa è una
dimostrazione
di come deviare un incantesimo. Naturalmente non avevo la minima
intenzione di colpire il mio avversario, era una semplice dimostrazione
di come agire in caso di attacco. -
Maledetto Malfoy. Dimostrazione un cavolo, lui si era difeso
più che bene.
-
Stupeficium! - urlò Harry senza preavviso puntando la
bacchetta dritta
davanti a se. Malfoy fece appena in tempo a scansarsi, mentre al suo
fianco un comodino tarlato veniva frantumato in mille pezzi.
In
quel momento Scarlett Finnegan intervenì, l'aria
ridicolmente saputella
- Ma professor Malfoy, in un combattimento non è concesso
attaccare
prima che l'avversario non sia pron... -
-Stupeficium!-
La ragazzina rimase atterrita, se non altro perché questa
volta ad attaccare era stato proprio il suo professore prediletto.
- Protego! - Urlò Harry, ma l'altro non si scompose -
Tarantallegra! - Urlò invece di rimando.
- Petrificus Totalus! - ribatté Harry balzando indietro e
schivando per poco un fiotto di luce verde.
- Protego! -
La
classe guardava sbigottita i due professori che si aggredivano a
vicenda, gli incantesimi che nessuno dei due si fermava a spiegare e le
urla che facevano mentre schivavano fiotti di luce che ormai partivano
in quantità inverosimili da entrambi le bacchette.
- Rictusempra! -
- PROTEGO! -
-St...-
- ACCIO POTTER! -
Questo
Incantesimo parve suscitare parecchio scalpore tra la parte femminile
della classe, la quale aveva finalmente trovato un modo per trarre a se
il tanto sospirato professore senza perdere preziose ore di sonno
cercando di trovare una calamita abbastanza potente da poterlo attrarre.
Harry invece non parve trovare la cosa altrettanto allettante.
Soprattutto perché ora Malfoy era a dieci millimetri dal suo
naso.
Dopo
pochi istanti quello si girò molto tranquillamente verso la
classe e
sorrise con fare disinvolto prima di pronunciare a chiare lettere -
Petrificus Totalus. -
Decisamente, Harry Potter aveva raggiunto il massimo dell'inverosimile
per quella giornata già abbastanza orribile di per
sè.
Ora
infatti, più o meno trenta paia di occhi stavano fissando
lui e il suo
collega, completamente immobili e con espressioni chi strabiliate, chi
affascinate.
- Malfoy, ma che cosa hai fatto, pezzo di... -
- Zitto tu. - Rispose l'altro imperativo. - Le tue chiacchiere mi danno
sui nervi. -
Harry
spalancò le braccia indicando la folla di studenti
pietrificati. - Io
ti do sui nervi? Ma dico, ti sei guardato intorno? Hai immobilizzato
tutti gli allievi, ti rendi conto di cosa vuol dire? -
- Sì, che quando si riprenderanno saranno ancora
più insopportabili di prima. -
Evidentemente non se ne rendeva minimamente conto.
- Una capra insegnerebbe meglio di te, Draco. -
- La considerazione che hai di te è un po' troppo alta per i
miei gusti, Potter, al massimo potresti essere un caprone. -
Calma.
Avanti di quel passo non avrebbe resistito ancora per molto.
-
E così hai pensato bene di martoriarmi anche quest'anno
davanti a tutta
la classe, giusto? - Chiese, le braccia conserte sul petto ampio.
-
Mi pare lecito. Una volta all'anno dovrò pur concedermi
questo
privilegio. - Malfoy stava parlando distrattamente mentre si passava
una mano tra i capelli e iniziava a fischiettare.
- Già, peccato che anche a casa è
sempre la stessa storia. -
- Ma stai zitto; qui siamo a scuola. -
- Ma mi devi umiliare in quel modo tutte le sante volte? -
- Ti comunico che mi hai stancato: Stupeficium. -
- Protego. E comunque non è un caso se viviamo insieme,
razza di idiota omosessuale! -
- Potter, vuoi davvero rovinarti la reputazione davanti a tutta la tua
classe? -
-
Tanto ci hai già pensato tu a fare la tua bella mossa, no? -
Disse
Harry con una smorfia. L'altro fece spallucce. - Comunque mi hai
stancato sul serio. Silencio. -
- Protego! Perchè tutti gli anni dobbiamo ripetere questo
ridicolo teatrino? Sei terribilmente odioso. -
- Stupeficium. -
- PROTEGO! MA LA VUOI SMETTERE, RAZZA DI CRETINO? -
- SMETTILA TU, POTTER, DI DIRE CAVOLATE! LA VUOI PIANTARE DI FARE
L'IDIOTA? -
- SE TU NON MI AGGREDISSI OGNI VOLTA CHE METTO PIEDE IN QUEST'AULA
FORSE ME NE STAREI ZITTO, NON TROVI, GENIO? -
- SAREBBE ANCHE L'ORA, POTTER, DOPO VENTITRE' ANNI! -
La classe era immobile per via dell'incantesimo, ma era certo che non
si sarebbero mossi ugualmente, anche se sotto tortura.
Draco Malfoy ora era a braccia conserte, dando le spalle al collega che
era nella sua medesima posizione.
- Ti odio, Malfoy. -
- Giura. - scandì l'altro alzando un sopracciglio.
Pausa.
-
Te la sei presa...? - Malfoy non aveva esattamente parlato, era
sembrato più qualcosa di simile a un mugugno. Questa volta,
comunque,
toccò a Harry alzare gli occhi al cielo.
- No. - rispose secco - Insomma, non molto. -
- Sarà meglio perché tra poco questi si svegliano
e daranno i numeri. -
- Ma se sei stato tu a ridurli così! -
- Sta' zitto. -
- Malfoy ti avverto... -
L'altro si era girato, un sorriso obliquo sulle labbra - Cosa? Che
stanotte niente lettino? -
- Mettimi alla prova. - Disse Harry con aria di sfida. Draco si era
già avvicinato.
-
Uh, che paura. - disse piano, la sua bocca dietro al suo collo - Allora
fai sul serio. - bisbigliò divertito prima di avvicinarsi
pericolosamente alla sua bocca. Harry spalancò gli occhi. -
Davanti
a... -
- Non rompere Potter. -
Era ovvio che la classe
avrebbe creduto più facilmente al fatto che la McGranitt
indossasse
delle mutande rosa con i cuori piuttosto che al fatto che i due
professori più sospirati della scuola fossero coinvolti in
una
relazione amorosa ben lungi dal normale.
Se non fosse stato
per il semplice fatto di essere completamente pietrificate, la prima
fila di ragazze si sarebbe indubbiamente buttata a capofitto in un
dolore senza fine, straziate dal dolore più accecante.
Per non parlare del resto della classe.
Il
professor Malfoy stava gentilmente prendendo la giacca del professor
Potter, cercò di autoconvincersi Henry Lovegood tentando di
restare
calmo. E in quel momento lo stava indubbiamente invitando a cercare nei
suoi pantaloni assieme a lui qualcosa che gli era evidentemente caduto
di mano.
Perfettamente comprensibile. E senza dubbio ora ci aveva messo le mani
dentro per guardare meglio.
Altrettanto
ovvia l'espressione molto...euforica del professor Potter constatando
che aveva effettivamente ritrovato quello che stava cercando.
Era
concesso che il collega cominciasse a tastargli il didietro alla
ricerca di un altro probabilissimo oggetto smarrito, e passabile anche
che l'altro lo aiutasse indicandogli... la retta via.
Decisamente oltrepassabile.
Lecito anche il fatto che stesse urlando. Dalla gioia,
s'intende.
Il professor Potter pareva così felice che ritenne lecito
scambiare quale piccola effusione con il collega,
il quale stava evidentemente seguendo il rituale russo con grande
piacere dell'altro.
Se
anche in Russia si usasse baciarsi in bocca in segno di saluto,
continuò a pensare Henry, il sudore che lo aveva
già pervaso da capo a
piedi, era ovvio che i professori usassero quel gesto anche in altre
occasioni, le quali parevano inoltre rallegrarli parecchio.
Sì, perchè altrimenti il professor Potter non
avrebbe afferrato il professor Malfoy dalla nuca, immolnado le
tradizioni russe.
Cosa che comunque era sorvolabile.
Come anche il fatto che ora lo stesse assecondando con urla
equiparabili a quelle del collega. Si poteva vedere
quanto entrambi fossero totalmente pervasi dalla gioia. Ora il
professor Malfoy stava decisamente incitando l'altro professore a venire
il più presto possibile.
Sì, si disse Henry, era ovvio che richiedeva il suo aiuto
per qualcosa d'importante. Perché decisamente era importante,
altrimenti il professor Potter non sarebbe accorso con la
rapidità della luce.
Il professor Malfoy parve parecchio soddisfatto per la venuta
del collega, tanto che evidentemente gli parve opportuno
gridare dalla felicità.
Ognuno ha i suoi metodi.
Uno
dei due emise un curioso verso, probabilmente a causa della mano
dell'altro che era casualmente capitata giusto sotto il suo busto.
Quello non parve scusarsi, ma l'altro neppure sembrò troppo
infastidito. Henry Lovegood invece non sapeva più cosa
inventarsi.
Erano quelli i momenti in cui veniva da pensare che chi disprezza
compra.
Altroché.
***
Quando dopo qualche tempo Draco si sollevò e si
voltò per guardarsi dietro le spalle notò con
fastidio che l'effetto stava già svanendo.
Peccato, si stava divertendo.
- E ora cosa hai intenzione di fare, genio? -
Maledetto Potter. A volte era capace di essere davvero odioso.
- Che domande, una cosa molto semplice, sfregiato. -
Si alzò con un sorrisetto che non piacque affatto al suo
compagno, il quale lo fissò con un espressione a dir poco
incerta.
Draco
Malfoy lo superò e spostò il velo che lui aveva
appositamente fatto
apparire per nascondersi alla vista degli studenti, i quali non
potevano vedere al di la di esso, ma che in compenso potevano
perfettamente essere visti da loro.
Non faceva certo le sue cose in presenza di sconosciuti, lui.
La classe lo guardava come avrebbe guardato Piton in piedi sulla
cattedra improvvisandosi ballerino di tip tap.
Sospirò, infastidito.
Tutta colpa di Potter, maledetto cretino.
- Hai sistemato il tuo disastro o ci prepariamo a festeggiare Natale? -
L'aveva già detto che lo odiava a morte?
Alzò gli occhi al cielo, una smorfia di disapprovazione sul
viso schifato . - Arrivo -
Guardò gli alunni un attimo, prima di pronunciare
velocemente una formula a bassa voce.
Immediatamente
tutti ripresero a muoversi, le espressioni più inorridite e
incredule
che si potessero immaginare. Quando Elaine Terrsmith
cominciò a urlare
e Margaret Pellow si scaraventò giù dal banco in
preda a un pianto
isterico, Potter comparse da dietro il velo, sistemandosi la cravatta e
tappandosi le orecchie.
- E'questo che intendi per "una cosa
molto semplice"? - Chiese solo vagamente ironico mentre Gwendoline
Zalinski accennava a un suicidio di massa e Ellen Parker spalancava la
finestra con le lacrime agli occhi e singhiozzando disperatamente.
-
No. - Sorrise aspro l'altro, rimboccandosi le maniche. - In
realtà
intendevo questo. - Disse mentre levava la bacchetta in aria puntandola
in direzione di tutti gli allievi con un gesto ampio del braccio.
- Oblivion. -
***
°°°Un anno dopo°°°
Maledizione.
Non poteva essere. Semplicemente era impossibile.
Tastò il letto vuoto al suo fianco e constatò con
orrore che evidentemente si, era possibile.
Se n'era già andato. Ed erano le otto e dieci minuti.
Sul momento si trovò indeciso tra l'urlare e strapparsi i
capelli.
Poi
dopo un istante di riflessione assentì che la cosa migliore
da fare era
farsi spuntare delle ali ai piedi per poter arrivare in orario.
Dio.
Dio, quanto avrebbe riso di lui, sarebbe stato la beffa della scuola.
Non voleva pensarci, non voleva assolutamente pensarci, si disse mentre
si vestiva alla rapidità della luce.
La notte prima si erano un po'lasciati andare, così
stamattina lui non aveva sentito la sveglia.
Dio.
L'aveva già detto? Ma in fin dei conti non importava.
Maledizione, lo avrebbe massacrato.
***
Aveva sospirato, riluttante, prima di entrare nell'aula.
Anche quell'anno due ore e mezzo di compresenza, lui e il beneamato
collega.
Non
osava immaginare la sua faccia quando lo avrebbe visto entrare in
ritardo... Si disse di nuovo che non voleva pensarci, era
già
abbastanza incavolato di per sè.
Inspirò profondamente, poi entrò.
La
classe si voltò appena lo vide apparire da dietro il portone
di legno
massiccio, la camicia al contrario e il mantello sgualcito.
Fulminò
due o tre ragazzini dell'ultima fila che stavano ridacchiando alla
vista dei suoi capelli solo leggermente in disordine, mentre avanzava
sotto gli occhi deliziati del collega.
Maledetto.
Lui lo stava guardano, un ghigno soddisfatto sul viso ironico.
Già lo sapeva che cosa si sarebbe sentito dire, ne era
più che sicuro.
- Inutile dire che sei in ritardo... -
Lo sapeva.
- ...Professor Malfoy. -
Maledetto Potter.
Questa volta gliel'aveva fatta.