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Autore: orphan_account    26/03/2012    22 recensioni
Ero a pezzi, fisicamente e mentalmente. Stavo cercando disperatamente di dire quello che pensavo, ma la mia gola era chiusa e non riuscivo a respirare dal dolore: "A-Avete la minima idea di quello che ho dovuto sopportare? Di quello che ancora sopporto, tutti i giorni?"
Li guardai con sfida. Due di loro era chiaramente confusi, come se non avessero la minima idea di cosa stessi parlando. Liam e Niall, invece, abbassarono lo sguardo.
[...]
"Per favore, Taylor! Lasciati aiutare." Liam mi stava supplicando, ma i suoi occhi non riuscivano a scollarsi dalle mie braccia. Niall era così disperato che per poco non si metteva a piangere. Dieci minuti dopo questo teatrino mi abbandonai alle lacrime, lasciandomi scivolare lungo il muro del bagno.
Basta, ora basta.
Srotolai le bende bianche e voltai le braccia verso di loro.
E proprio in quel preciso istante, la porta si aprì, e Zayn entrò nella stanza. No, lui no. Lui non doveva vedere i tagli, non potevo permetterlo.
I suoi occhi saettarono verso le mie braccia scoperte, e la sua espressione cambiò di colpo.
[Gli aggiornamenti sono molto lenti. Siete avvertite.]
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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N.d.A. LEGGETE PERCHÈ NON LO SCRIVERÒ PIÙ!! Allora, in questo capitolo e nel prossimo (che sarà solo la seconda parte di questo) descrivo ampiamente e nel dettaglio atti di bullismo, autolesionismo e pensieri suicidi. Vi prego, vi scongiuro, se la cosa vi da fastidio non continuate... O almeno, in questa prima parte ci sono solo pensieri suicidi, ma vi posso assicurare che il prossimo sarà più forte...

Questo è il primo e ultimo avvertimento...

 

9 settembre 21:09

Stavo per scoppiare, me lo sentivo. Non sarei mai riuscita a mangiare la coppetta di macedonia che Hannah mi aveva messo davanti. Mentre guardavo i cinque ragazzi che si abbuffavano prestarmi pochissima attenzione, giocavo tranquillamente con un chicco d'uva, facendo finta di mangiare.

Hannah.” sussurrai.

Lei si girò verso di me: “Che c'è?”

Non ce la faccio più. Posso andare?” la supplicai.

Lei mi lanciò un'occhiata comprensiva: “Vai pure, io mi fido di te.”

Sapevo perfettamente che con quella frase voleva che non andassi in bagno a vomitare tutto quello che avevo mangiato. Ma il gonfiore nel mio stomaco e la sensazione di essere grassa mi impedivano di prometterglielo con assoluta sicurezza.

Mi alzai silenziosamente dal tavolo, ma il movimento improvviso fece comunque girare le teste dei ragazzi.

Vai?” mi chiese uno dei cinque, ma non prestai attenzione a chi fosse, annuii soltanto.

Allora vengo con te, così ti ridò il quaderno.” stavolta le sue parole mi fecero prestare più attenzione.

Seguii Liam, perché di Liam si trattava, lungo il corridoio, fino a che non si fermò davanti ad una porta chiusa.

Vieni dentro.” mi disse con un sorriso aprendo la porta e facendosi di lato.

Feci un timido passo nella stanza in penombra.

Liam accese la luce, facendomi vedere la stanza più disordinata che avessi mai visto.

Vestiti sparsi dappertutto e carte e penne sparse su tutto il pavimento.

I miei occhi si ingrandirono alla vista di tutto quel disordine.

Liam doveva aver visto la mia espressione, perché ridacchiò: “E tu non hai visto la camera di Harry e Louis.” disse mentre girava attorno ad una maglietta per aprire un cassetto di fianco ad uno dei tre letti disfatti.

Si rialzò tenendo in mano un quaderno che mi era più che conosciuto.

I miei occhi si fissarono sull'oggetto che teneva in mano, senza più riuscire a scollarsi, neanche quando ricominciò a parlarmi.

Allora, come mai sei qua?” mi chiese gentilmente.

Mi morsicai forte un labbro per accertarmi di non star sognando. Un ragazzo carino come lui non poteva avermi fatto una domanda del genere. Era semplicemente surreale e assurdo che fosse interessato a me.

Sbattei due volte le palpebre nella sua direzione, inclinando la testa di lato. Come se guardarlo con la testa inclinata avrebbe cambiato qualcosa, no?

Alla fine decisi che rispondere non avrebbe fatto del male: “I miei sono via e non volevano lasciarmi a casa da sola.”

Lui corrugò le sopracciglia: “Pensavo avessi la mia età.”

Infatti.” ora la conversazione mi stava confondendo.

Scusa se sembra che mi sto impicciando, ma... perché non puoi stare a casa da sola se hai diciassette anni?”

La mia bocca si dischiuse. La domanda effettivamente era più che legittima, ma era una di quelle cose di cui non parlavo volentieri. Come potevo spiegare ad un totale estraneo che ero anoressica? E che i miei non mi volevano da sola per paura che non mangiassi più niente?

Ma non sapevo come fare per sviare la domanda. Proprio non sapevo cosa fare.

Lui mi guardava, incuriosito dal mio silenzio: “Se non me lo vuoi dire non fa niente.” disse tranquillamente.

Mi limitai ad annuire e ad allungare un braccio per riprendere il mio quaderno.

L'album di schizzi scivolò di nuovo al sicuro tra le mie braccia. Tirai mentalmente un sospiro di sollievo.

Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio, mi schiarii la voce: “Ehm, allora io vado.”

Ciao, ci vediamo domani mattina.” mi disse, mentre già mi allontanavo lungo il corridoio.

Aprii la porta della mia camera immacolata ed accesi la luce.

La stanza era grande, più di camera mia, ma in pratica c'era solo l'arredamento base.

Un grosso letto matrimoniale proprio al centro, contro il muro, una scrivania con due sedie, un grosso armadio di fronte al letto e una porta-finestra con un balcone.

Mi avvicinai alla finestra, la mano che poggiava sulla maniglia fredda.

Mi chiesi cosa era passato per la testa di Hannah quando mi aveva affibbiato la stanza con il balcone.

Avrei potuto comodamente buttarmi giù alla minima pressione, ma tutto sommato non mi sarei fatta niente, perché il suolo era a meno di un metro dal balcone.

Aprii la finestra e camminai fuori, respirando l'aria fresca. Non faceva tanto freddo per essere a settembre...

Appoggiai le mani sulla ringhiera che mi arrivava poco sotto il petto.

Il sole se ne era già andato, lasciando solo quello stupendo blu intenso e le nuvole in cielo.

Era davvero presto per dormire, ma visto che ero stanca sarei andata a letto. Magari avrei disegnato qualcosa prima.

Mi sedetti sul bordo del letto, sfogliando leggermente tutti i disegni che avevo fatto.

Tutti erano con toni cupi, colori bui e tematiche forti.

Il mio cuore si appesantiva un po' di più ogni volta che ne rimiravo anche uno solo, il mio fiato si bloccava in gola e le lacrime minacciavano di scendere. Guardarli, ma anche disegnarli, era solo l'ennesima forma di autolesionismo. Solo che questo era più mentale che fisico.

Arrivai all'ultimo che avevo fatto, il giorno prima. Era davvero bello, dovevo ammetterlo.

Forse uno dei migliori che avessi mai fatto. Ma c'era troppo di me in quel disegno. Un po' come il ritratto che fa Basil di Dorian Gray.

Lasciai che le mie dita scivolassero lungo le figura che era raggomitolata sul terreno, con una pozza di sangue cremisi attorno ai polsi, che erano posizionati davanti a lei. Erano squarciati, lasciando intravedere tutti i muscoli sottostanti. I capelli bianchi della ragazza, per simboleggiare la purezza, erano sparsi intorno alla sua testa e in alcuni punti si erano macchiati di sangue. Le guance erano visibilmente graffiate, e le poche goccioline di sangue che uscivano dai graffi si mischiavano alle lacrime che scendevano copiose.

Sentivo un peso sul petto che mi impediva di respirare a dovere, e lo stomaco si contorceva per la tensione.

Probabilmente in quel momento avrei preso il rasoio e mi sarei tagliata parecchio a fondo, se non mi fossi accorta degli ultimi due ritocchi che avevo aggiunto al disegno per renderlo completo.

Gli occhi della ragazza erano dolcemente chiusi e la bocca tirata verso l'alto. Era un piccolo sorriso che trasmetteva pace, ma anche rassegnazione. Era il mio modo per dire al resto del mondo che oramai ci ero abituata, e che il dolore che provavo nel tagliarmi era piacevole, quasi un calmante.

Mi uscì un suono strangolato dalla gola. Mi alzai di scatto, facendo cadere l'album per terra.

Mi avvicinai di nuovo alla finestra, spalancandola e uscendo al cospetto del cielo sempre più scuro, quasi cobalto, ora.

Strinsi la ringhiera forte, fino a che le mie nocche non diventarono bianche. Mi sporsi ancora un po' di più, ma non stavo cercando il suicidio.

Tanto, anche se fosse stato, a chi sarebbe importato? Tutti mi odiavano. Ero brutta, e grassa. Un fallimento completo per tutti. Ero disgustosa. E a nessuno sembrava importare che stessi male.

Il mio stomaco era praticamente piegato contro la ringhiera, la mia faccia incorniciata dai capelli arancioni che guardava giù verso il terreno duro.

Anche se fossi morta, nessuno avrebbe sentito la mia mancanza.

No, Taylor, non puoi pensare così... Pensa a mamma e papà, loro ti vogliono bene! E anche Hannah.

Ecco, non potevo farlo, fosse solo stato per loro.

Taylor, ho d-cosa diavolo stai facendo, Taylor?” la voce aspra di Hannah mi arrivò improvvisamente alle orecchie, senza che avessi sentito la porta aprirsi. Mi girai di scatto, con il cuore che batteva a mille.

I suoi occhi azzurri erano spaventatissimi, giusto per smentire il suo tono. E dietro di lei vedevo un'ombra che nella penombra non riuscivo a distinguere.

Poi il suo volto si sporse in avanti, facendomi intravedere la pelle ambrata di Zayn.

Il cuore ricominciò a battere fortissimo, mentre la mia schiena era appoggiata alla ringhiera.

Il mio sguardo saettava da uno all'altra.

No-io... Non-Niente!” riuscii ad emettere, anche se la risposta non parve convincere nessuno.

Hannah fece un timido passo avanti, ma il mio sguardo fu attratto da Zayn.

Gli occhi impenetrabili del ragazzo fissavano un punto non lontano dal mio letto. Riconobbi il punto dove avevo fatto cadere l'album di schizzi. Il mio cuore perse un altro battito.

Lo guardai attentamente, incapace di muovere un solo passo. La sua mano ebbe un guizzo veloce in avanti, come se stesse cercando di afferrare qualcosa. Per un istante nei suoi occhi scuri balenò un sentimento indescrivibile, ma non ne ero certa perché scomparve un istante dopo. I suoi occhi tornarono ad essere l'impenetrabile ossidiana che erano di solito.

Mi sentii strattonare il braccio in avanti, spingendomi di nuovo dentro alla stanza e nell'abbraccio della mia professoressa.

Dio, Taylor, mi hai spaventato a morte.” mormorò.

La guardai negli occhi: “Sul serio, non stavo facendo niente.”

Lei spostò un mio ciuffo da davanti agli occhi: “Ti credo... Ma ora vai a dormire, per favore.”

Annuii, con un'improvviso senso di stanchezza, mentre lei usciva.

Zayn però si soffermò a guardarmi un istante, facendomi venire la pelle d'oca e i brividi lungo la schiena.

Domani mattina vieni in macchina con noi a scuola.” disse, un'imposizione brusca. La sua voce scorreva limpida, come un ruscello. Ma era pur sempre brusco, quasi seccato quando parlava.

Era di nuovo immobilizzata sul posto. Non volevo, non potevo, presentarmi a scuola con loro, sia per il mio bene che per quello loro. Ma non potevo rifiutarmi di obbedire ad un ordine diretto.

Così decisi semplicemente di stare ferma fino a quando non sospirò, girandosi per uscire.

Stava chiudendo la porta alle sue spalle. Si bloccò per un secondo, guardandomi attraverso lo spiraglio che era rimasto aperto.

Ah, e buona notte, Taylor.” disse, con la voce melliflua più rilassata e dolce. Sembrava quasi.. affezionato.

Ma non era era possibile, ero solo io che mi immaginavo delle cose impossibili.

Mi ripresi dal mio sbigottimento: “Buona notte... Zayn.”

Ma ormai era uscito, quindi era come se stessi parlando con il muro.

Completamente dimenticando l'album, mi preparai per andare a dormire.

Stavo per chiudere gli occhi, quando mi accorsi che il mio quadernetto era ancora per terra.

Mi allungai per raccoglierlo, ricordandomi che Zayn aveva visto una delle mia immagini.

La mia mano tramante lo raccolse, guardando velocemente quello che aveva visto Zayn.

Il cuore mi si ghiacciò all'improvviso. Ecco, lo sapevo io, che con la mia sfortuna secolare avrebbe visto proprio quella, la ragazza dai capelli bianchi.

 

*ANGOLO AUTRICE*

Ho aggiornato!!! Siiiii :D Va bene, ora basta. Non so se avete notato, ma oggi scrivo in viola... Qualcuno sa il perché?? No, eh? Perché oggi è la giornata nazionale di sensibilizzazione per l'epilessia.

Strano ma vero, anche se è corto questo capitolo mi piace sufficientemente, il che significa che con ogni probabilità sarà una schifezza... Comuqnue anche se potrebbe sembrare noioso ad alcuni, vi posso assicurare che questo e il prossimo sono molto importanti, perché vado più a fondo nel descrivere le emozioni di Taylor e comincerò ad approfondire i legami con i cinque ragazzi. Allora? Vi piace? Noioso? Deprimente?

Lo scorso capitolo ha ricevuto ben 9, e dico 9, recensioni, e la cosa mi ha decisamente reso felicissima :3

Vi ricordo che più recensioni ricevo, più mi spronate a scrivere velocemente :) E, se recensirete, ditemi anche che coppia vorreste vedere! Consigli, critiche, offese, complimenti... qualunque cosa :D

Disclaimer:

Il titolo del capitolo è preso dalla canzone 'It's not over', di Secondhand Serenade.

Il riferimento a Basil e Dorian Gray, per chi non l'avesse letto, è preso dal libro 'Il Ritratto di Dorian Gray', di Oscar Wilde.

Basta, vi ho annoiate abbastanza!

Ele

P.S. Tutto quello che scrivo è per esperienza diretta o per esperienze di persone che conosco. Ricordatevi sempre che non siete sole, tagliarsi non è la soluzione ai nostri problemi, come nemmeno il suicidio (da che pulpito la predica -.-).

Se vi sentite sole, o se volete parlare, mandatemi pure un messaggio, senza problemi :) io cercherò sempre di rispondervi e aiutare. Non siamo sole!

   
 
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