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Autore: Feel Good Inc    27/03/2012    5 recensioni
{ Gold/Emma ~ random!moments }
#01. Mi guarda come se volesse mangiarmi. ~ Ma Mary Margaret è affogata?
#02. È sempre elegante! ~ « Il mio abbigliamento le interessa dunque così tanto? »
#03. Il suo dopobarba. ~ Si sa, le vecchie abitudini sono dure a morire.
#04. Gli piacciono i fiori. ~ « Che problema ha con Sidney, signor Gold? È geloso? »
#05. Con lui il mio superpotere non funziona. ~ « ... Glielo concedo. Per stavolta ha vinto lei. »
#06. Gli piace il mio nome. ~ « Una sola parola che racchiude in sé il senso di un’intera entità... Straordinario, non trova? »
#07. Ha mille e uno segreti (e non vuole svelarmeli). ~ « Spero che la vaniglia sia di suo gusto. »
#08. Ha sempre ragione lui. ~ A fare patti col diavolo non si ricava niente di buono, soprattutto se lo vedi sorridere.
#09. Alla fine ha vinto lui. ~ « Sì, beh, questo non cambia quello che penso di lei. »
#10. Mi fa tremare le gambe. ~ Lo lascia entrare.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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10 things I hate about you

 

 

 

 

 

 

 

 

#10

{ you make me melt }

 

 

 

È diventato triste vivere qui. Da quando Mary Margaret si è ritrovata incastrata da quella strega di Regina, l’appartamento è freddo e vuoto, persino gli uccelli fuori dalle finestre al mattino sembrano non cantare più. Non è rimasta che la solitudine dell’ennesimo posto che Emma non riesce più a chiamare casa.

Che senso ha, trovarne una per poi perderla così? Si è affezionata a quella ragazza, l’ha lasciata entrare nel suo piccolo mondo chiuso e arrabbiato, ed ecco che cosa si è trovata in mano. I cocci. Un pentolino sbattuto sul fornello e altre macchie di latte e cioccolata sulle piastrelle immacolate.

La consapevolezza che questa volta Gold non verrebbe a dirle di trattare meglio la cucina della signorina Blanchard, perché, tanto, la signorina Blanchard non c’è...

Due colpi alla porta. Emma alza gli occhi. Non sa perché, ma ha come un presentimento.

Previdente, spegne il gas e s’incammina a piedi nudi. Come a confermare il fatto che c’è gente che sembra materializzarsi direttamente dai tuoi pensieri, il signor Gold è lì a sorriderle nel suo soprabito più elegante.

« Buongiorno, signorina Swan. Spero di non averla svegliata... »

I suoi occhi scuri indugiano per un attimo sulla leggera maglietta che ha indossato per la notte; forse, in un altro momento, Emma avrebbe pudore a mostrarsi così e correrebbe perlomeno ad arraffare una camicia con cui coprirsi, per poi ingegnarsi a mascherare le ombre che ha sotto gli occhi, indici di un’altra notte agitata e insonne. Forse, in un altro momento, con un altro uomo. Dopotutto Gold l’ha già vista fin nella sua più remota fragilità.

« Non si preoccupi » borbotta, appoggiandosi alla porta col peso di una spalla. « Che posso fare per lei? »

Gold le sorride come se la risposta fosse ovvia, ovvia e innocente. « Come lei sono diretto in centrale, per conferire con la mia assistita, e... Be’, speravo di poterla accompagnare. »

Emma socchiude gli occhi. Per un po’ si limita a fissarlo.

Persino l’impeccabile, il contegnosissimo signor Gold non può resistere a lungo a un esame così assorto e silenzioso.

« Ho detto qualcosa di sbagliato, sceriffo? »

« Non è questo. » Scuote la testa, come per scacciare un pensiero, l’intima coscienza di avere sulla punta della lingua una risposta del tutto opposta. « Mi scusi, ma in tutta onestà non riesco a capire perché si comporti così con me. Prima, sulla fiducia, mi confessa che abbiamo un nemico comune. Poi arriva a darmi il suo aiuto incondizionato e al di là di ogni misura. Fa e dice di tutto per dimostrarmi che è dalla mia parte. E anche adesso... »

S’interrompe. Vorrebbe mordersi le labbra, ma non è disposta a lasciargli vedere anche questo. Si è già arresa, no? Deve bastargli.

Gold rimane in educata attesa. Così sulla porta, le mani sul pomo del bastone, il sorriso appena accennato sulle labbra, potrebbe arrivare a evocare l’immagine di un gentiluomo d’altri tempi – non fosse che il suo scopo non può essere il semplice proporle un invito a cena. O non solo quello, almeno.

Si sente arrossire. L’ultimo pensiero è stato veramente stupido; la mancanza di sonno comincia a dare i suoi frutti.

Le parole sono rimaste in sospeso, ma Gold non la incalza. E lei può – grazie al cielo – trattenersi dal verbalizzare che anche adesso, quando è arrivata a sentirsi più sola e abbandonata e delusa che mai, lui è venuto a bussare alla porta cercando di dimostrarle il contrario.

« Sa, Emma » le viene incontro alla fine, con voce dolce e morbida, « potrei avere le mie ragioni per fare quello che faccio. »

È una stilettata. Strano che non scorra il sangue.

Resta per qualche istante col fiato sospeso di fronte a una tale, inaspettata traccia di sincerità. È la prima volta che quell’uomo le si mostra così accomodante, quasi disposto ad ammettere di avere qualcosa da nascondere – e il messaggio è chiaro: nessuno l’ha mai costretta a fidarsi di lui – eppure, la sua voce è sempre quella, e il sorriso è ancora lì. Non sa a cosa credere. Non ha ancora capito se, con Gold, è più conveniente seguire la testa o il cuore.

Ci risiamo: un altro pensiero stupido.

Ma resta il fatto che lei lo sa. Potrà non dirglielo, quasi sicuramente non lo farà; ma lo sa, che non appena ha pensato a lui, lui era già lì per lei.

Si ritrae dalla porta, gli fa spazio per muoversi. « Stavo per fare colazione. Perché non si unisce a me, invece di aspettarmi in corridoio? »

Lui sostiene il suo sguardo e sarebbe difficile dire chi è più sorpreso e chi è più intenzionato a fare finta di niente. Ma lei è comunque sfiorata dal dubbio – forse, invece, lo sanno entrambi.

« Molto gentile da parte sua. »

Lo lascia entrare.

Quando al tavolo di Mary Margaret si fronteggiano due tazze di cioccolata, Emma guarda stupefatta Gold aggiungere a entrambe un cucchiaio di cannella.

Sorride appena e si lascia cadere a sedere, sperando che non abbia notato quanto le tremano le gambe, ora che l’ha lasciato entrare.

È tardi, dovrebbe già essere in ufficio. E deve anche vestirsi. Però ci saranno pure due minuti... magari tre... magari cinque.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

(Timeline: episodio 1x17, prima della scena iniziale, quando Gold ed Emma arrivano in centrale insieme.)

 

EPIC WIN

Fin dall’inizio era mia intenzione concludere con un vero avvicinamento, quindi lascio alla vostra più libera immaginazione ciò che è accaduto dopo quelle due tazze di cioccolata. >w<

Questo episodio mi ha stregata da subito, e ho letteralmente strillato al vedere Emma arrivare in ufficio con Gold. Soprassederò, sì, soprassederò sui trip che mi sono fatta. Fatto sta che, senza programmarlo, sono finita nel fluff più sconclusionato – perché ho semplicemente immaginato Gold che si presentava da lei con un “Perché non facciamo la strada insieme, sceriffo?”, e la mia subitanea reazione è stata AWWWW. È da lì che partono tutti i ragionamenti esposti in quest’ultimo capitolo attraverso il punto di vista di Emma. Andiamo, canon o meno che sia: Gold avrà pure i suoi piani, ma è vero che tutto ciò che fa, alla fine, si risolve in un aspetto positivo per Emma. Persino questo nuovo fantomatico accordo con Regina non è servito ad altro che ad aprire un po’ di più gli occhi dello sceriffo Swan su come vanno le cose a Storybrooke! Gold ha previsto tutto, ne sono praticamente certa. L’ha fatto per lei. E poi, lui non le ha mai chiesto di fidarsi. È stata Emma, è sempre stata Emma a volerlo fare. O no?

E mentre impostavo le idee, mi sono resa conto che mi sarebbe piaciuto presentare questo capitolo in un contesto contrapposto ma analogo a quello iniziale: ancora una colazione interrotta da una visita, come in un cerchio che si chiude. Come per passare dalla prima volta che Emma ha sentito di odiare Gold alla prima volta in cui si rende conto di ciò che c’è sotto quello che ha preso per odio. Non si può odiare il signor Gold, si può solo odiare il fatto di non poterlo amare *__* (Che. Cosa. Diavolo. Sto. Dicendo? xD)

Beh, le note farneticanti sono finite, così come la raccolta. Voglio ringraziare nel modo più sincero tutti i miei lettori, nonché chi ha commentato e chi ha inserito di volta in volta questo vaneggiamento nelle storie seguite/ricordate/preferite. Non credo di meritare tanto affetto, proprio no.

Alla prossima, se vorrete,

Aya Lawliet ~

   
 
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