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Autore: veronic90    28/03/2012    1 recensioni
Mia personalissima visione della prossima rigenerazione del caro Dottore! Non condivisibile, lo ammetto, ma a me piace immaginarlo così...Buona lettura!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - Altro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Qual è la tua epoca preferita?” domandò Twelve alla ragazza. Forse se l’avesse fatta felice in qualche modo, lei per ricompensarlo gli avrebbe dato qualsiasi cosa…

“Roma Antica” rispose immediatamente Veronica.

“Bene, andremo a fermare i Germani di Arminio allora, e a salvare le legioni di Augusto!” disse il Dodicesimo Dottore digitando la destinazione designata.

“Fermo! Cosa fai?Non puoi! Cambieresti la Storia!” si mise in mezzo la ragazza, bloccandogli le mani. “Una volta vidi un documentario di History Channel che spiegava che se Roma avesse conquistato la Germania, una sola cultura si sarebbe imposta in Europa, e non ci sarebbe mai stato nessun Napoleone Bonaparte, né tantomeno Adolph Hitler!” spiegò concitata.

“Ah, sì?” Twelve inarcò il sopracciglio, infastidito da quella lezione di Storia non richiesta. “Tanto meglio, allora!” decretò annoiato, cercando di finire quello che aveva iniziato.

“No, Dottore! Non puoi farlo! Non devi cambiare la Storia.” Gridò allarmata Veronica.

“Perché no? Chi me lo impedisce? Una sciocca ragazzina umana che si crede importante solo perché viaggia a bordo del Tardis con me?” disse arrabbiato.

La ragazza non demorse, e si morse la lingua per non rispondere a tono all’ennesima frecciatina velenosa del ragazzo. Prese in mano la leva di avvio e lottò con il Dottore per il comando dell’astronave. Il rumore di motore che si ferma di colpo, dopo un ultimo borbottio, fece loro temere che qualcosa di brutto fosse successo.

Il Dottore si precipitò alla porta del Tardis, e l’aprì con una cattiva sensazione: il Tardis si era fermato, in mezzo ad una galassia non identificata, sospeso e immobile nella volta stellata.

“Guarda cos’hai fatto!” la rimproverò duro Twelve, mettendosi le mani nei capelli.

Veronica, rossa in viso, e sentendosi in colpa disse a bassa voce: “Ma si può aggiustare, vero?”

“Non ne ho idea!” disse correndo verso la postazione di comando e iniziando a trafficare.

Veronica, invece, pensierosa, si sedette sulla soglia del Tardis, per osservare la maestosità dell’Universo.

All’improvviso la ragazza si vide risucchiare in un vortice e gridò spaventata.

Twelve corse da lei, e provò a tirarla su, e a farla rientrare dentro il Tardis. “Prendi la mia mano” le urlò, mentre il berretto gli veniva risucchiato dal vortice.

Veronica la prese e si aggrappò a esse con disperazione crescente.

“Non lasciarmi, Dottore. Non lasciarmi” lo implorò in preda al panico.

“Non ti lascio, Veronica. Tu resterai sempre qui con me, intesi?” obiettò preoccupato.

Il Dottore fu sbalzato fuori dal Tardis, e urlò mentre stava per essere risucchiato insieme alla sua compagna e alla sua astronave, fin dentro il vortice infradimensionale.

 

“Mhmm. Che botta!” disse il Dottore aprendo gli occhi.

“Mi fa male dappertutto” si lamentò la ragazza, stesa sotto di lui, in una posizione decisamente scomoda.

Twelve si affrettò a spostarsi, anche se doveva ammettere che era stato piacevole avvertire contro di sé il corpo caldo e morbido della giovane.

“Dove siamo?” domandò l’oggetto dei suoi pensieri, appoggiandosi alla porta del Tardis.

Il Dottore si guardò intorno e, per loro sfortuna, non vide nulla di familiare. A dir la verità il Dottore, come anche la sua giovane compagna di viaggio, non scorsero proprio nulla!

Sotto i loro piedi, intorno ai loro corpi, sopra le loro teste, non c’era altro che una distesa sconfinata di azzurro. Non esisteva nient’altro, e dopo ore di cammino, ne ebbero la certezza.

“Non mi convince” disse il Dodicesimo guardando il Tardis davanti a sé.

“Cosa?” domandò, sfinita, Veronica.

“Dove andiamo. Il Tardis è sempre visibile, per quanto ci sforziamo di distanziarlo!” considerò il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli biondi.

“Hai ragione, Dottore! Come abbiamo fatto a non capirlo prima? Ma se stiamo girando intorno vuol dire che…” Entrambi sollevarono lo sguardo nel medesimo istante ed inorridirono nel vedere che sopra le loro teste un enorme occhio inquietante li stava osservando, forse fin da quando erano stati risucchiati nel vortice.

“D … dottore? C… c…cosa è quella cosa mostruosa?” domandò indicando con il braccio l’occhio gigante terrificante.

Twelve prese Veronica per un braccio, mentre il loro oscuro nemico oculare, accortosi di essere stato scoperto, stava scatenando un terremoto contro di loro.

“Sta giù” le gridò facendole scudo con il suo corpo, quando poi qualcosa cadde dal cielo.

L’enorme occhio alieno stava tirando fuori l’armamentario pesante contro di loro,e a nulla valsero i tentativi del Dottore di eliminare, quelle che sembravano bombe, con il cacciavite sonico.

Ma una volta giunti atterra, i misteriosi oggetti si rivelarono innocui.

“Cosa sono? Gocce di pioggia? Domandò Veronica, incuriosita, toccandoli.

“Lacrime, direi” rispose il Dottore, assaggiandone una.

Veronica alzò di nuovo la testa e vide che le lacrime partivano proprio dall’Occhio. Ma perché piangeva? E soprattutto che intenzioni aveva?

 

Un nuovo terremoto, stavolta di maggiore entità, spaventò i due ragazzi. Veronica abbracciò il Dottore, spaventata. Più preparato a questa manifestazione d’affetto, rispetto alla prima volta, il Dottore ricambiò timidamente l’abbraccio, mentre il mondo si capovolse, ed entrambi persero i sensi nuovamente.

Al loro risveglio si ritrovarono l’Occhio a una distanza fin troppo ravvicinata.

Si accorsero entrambi che era un semplice Occhio senza corpo, e con una coda che gli consentiva il movimento.

Veronica prese il Dottore per mano, determinata ad affrontare al meglio quella nuova minaccia, mentre Twelve puntava il suo cacciavite sonico contro l’alieno, per avere una sua identificazione.

Razza estinta. Decretò il Tardis. E allora perché loro riuscivano a vederlo?

“Io sono il Dodicesimo Dottore, Ultimo Signore del Tempo del Pianeta Gallifrey, andato distrutto secoli fa. Ho mille e duecento anni, e posso aiutarti se mi dici cosa vuoi da noi, e perché ci tenevi prigionieri”.

Il Tardis tradusse anche per Veronica, in modo che anche lei potesse capire la lingua dell’alieno.

“Bimbo. Bimbo!” disse iniziando a saltellare. “Mamma, Mamma” urlò guardando Twelve con calore.

Il Dodicesimo si ritrasse, preoccupato: in mille anni di vita nessuno ancora l’aveva chiamato “Mamma” seriamente.

Veronica scoppiò a ridere, e dovette trattenersi la pancia tanto si stava sbellicando!

Twelve emise un gemito di stizza e cercò di spiegare con tutta la calma(poca in verità) di cui disponeva, che non era colei che cercava cosi disperatamente.

Dopodicchè, con una Veronica che ancora continuava a ridere di lui, entrò nel Tardis, riparò il guasto minimo, che la sconsideratezza della ragazza aveva causato, e avviò il motore.

Prima sarebbero partiti e meglio sarebbe stato.

Sebbene la partita per la conquista della ragazza fosse solo agli inizi dovette ammettere con sé stesso che il risultavo lo dava già perdente!

 

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