«Non
siamo soli, ogni giorno Hakui ne libera altri, Mike… non
può non essere giusto questo…»
La notte era
buia, tremendamente buia, la terrorizzava, l’atterriva,
più di
quanto avesse voluto ammettere. Si strinse di più accanto
all’amica che dormiva
affianco a lei. Si erano risvegliate assieme, pochi giorni dopo suo
fratello ed
altri ancora si stavano risvegliando. Ma loro erano le sole ragazze,
per ora, aveva
sottolineato Hakui, ce ne erano altre, ma per ora aveva risvegliato
solo loro
due, lei e Hagumi.
Hagumi era, per
Kate era difficile trovare le parole per descriverla,
l’ammirava troppo per essere obbiettiva, ma senza dubbio
Hagumi era bellissima,
sorrideva spesso nonostante gli allenamenti fossero terribili,
nonostante
Belial volessero che imparassero in fretta.
C’era
qualcosa in lui che le faceva scorrere i brividi lungo la schiena,
Mike diceva che era perché lui era una creatura eterna,
qualcosa al di sopra di
loro…
Belial e Hakui
li avevano risvegliati dall’Inganno, così
l’avevano chiamato,
il mondo illusorio in cui l’umanità era
prigioniera… non era passato molto
tempo da quando si era risvegliata ed ancora adesso a volte era
difficile
accettarlo, sembrava di essere all’interno di un film di
fantascienza, eppure
era la realtà, o meglio era l’unica
realtà che conoscevano.
C’erano
tanti punti interrogativi in quel mondo, tante domande a cui Belial
aveva risposto tranquillamente, ma solo dopo ci si rendeva conto che
quella, al
momento una risposta, lo era solo a metà… ad
esempio, nessuno sapeva dire
perché i Serafini avessero imprigionato
l’umanità, eppure era certa che tutti
loro l’avessero fatta quella domanda. Mike per primo,
figurarsi se suo fratello
non aveva chiesto una cosa simile appena arrivato?! Mike che metteva
sempre
tutto in discussione, Mike che le dava quella forza che a volte non
aveva, che
la spingeva ad aprirsi con le persone e non essere la solita, timida
Kate.
Di giorno era
facile, i ragazzi stavano tutti assieme, Mike la incoraggiava
ed anche Hagumi; appena risvegliati Belial li aveva portati in
ciò che restava
della residenza imperiale, tutto era vivo lì, i giardini, i
colori, a discapito
del resto della città, grigia e morta che li circondava,
eppure a volte Kate
temeva che fosse anche quella un’illusione, e in quei momenti
se guardava le
ali nere di Belial ed Orco qualcosa la spaventava…
Ci aveva pensato
parecchio, nessuno di loro aveva le ali di quel colore,
neanche durante le trasmutazioni. Suo fratello ad esempio poteva farle
ricoprire di fuoco, di elettricità o di ghiaccio; quelle di
Hagumi potevano
contenere un piccolo universo; mentre lei ancora non era riuscita a
trasmutarle, ma per adesso le piacevano così
com’erano: bianche.
Restò
a fissare il soffitto per quelle che sembravano ore, non riusciva a
riprendere sonno, era impossibile, non con quel buio e quel silenzio
che
aleggiava intorno a loro, per fortuna c’era Hagumi. Il
respiro dell’amica
riusciva a tranquillizzarla quel tanto che bastava per evitare di
gridare
terrorizzata.
E poi venne
l’alba, dalla finestra Kate guardò il cielo
diventare sempre
più chiaro, finché sentì
l’urgenza di alzarsi, di andare a vedere che fosse
davvero giorno, che un’altra terrificante notte fosse
passata.
Cercando di far
piano per non svegliare Hagumi dal suo “sonno di
bellezza”,
come diceva lo chiamava l’amica per scherzo, si
avvicinò alla finestra
affacciandosi sui giardini, alcuni dei ragazzi erano già
svegli. Sorrise,
avvicinandosi ad Hagumi e scuotendola leggermente.
«Hagumi…
Umi-chan, svegliati…» Hagumi per tutta risposta si
portò una mano
sul volto.
«Che
ore sono?»
«Il
sole è abbastanza alto e credo che alcuni degli altri siano
già
svegli…» Hagumi aprì le dita della
mano, sbirciando Kate con un occhio.
«Come
fai ad essere già in piedi tu?» Kate sorrise, a
volte si stupiva di
quanto fossero diverse. Erano il giorno e la notte: Hagumi dai capelli
di
tenebra, lei di sole; Hagumi che dormiva all’infinito, lei
che si annoiava a
letto; Hagumi che parlava con tutti, lei che aveva
difficoltà a parlare con chiunque,
eppure Kate sapeva che un’amica come Hagumi non
l’avrebbe mai trovata da
nessuna parte.
«Forza!
Forza! Che poi dicono che facciamo sempre tardi!» disse Kate
cominciando a spingerla giù dal letto.
«Mi
alzo!!!!» gridò Hagumi alzando le mani in segno di
resa.
I ragazzi si
erano raccolti attorno a Nozomu quando Kate scese nei
giardini. Raggiunse Mike, il fratello era più indietro
rispetto gli ragazzi.
«Che
succede?» gli chiese, Mike la guardò con un alzata
di spalle.
«Nozomu
si è svegliato con le ali nere
stamattina…» Kate lo guardò sorpreso
«Perché?»
Mike non rispose, Kate si sentiva confusa, credeva che il tipo di
ali dipendesse dall’angelo che avevano dentro… o
almeno così aveva detto
Belial, perché allora le ali di Nozomu erano cambiate? E se
un giorno fossero
cambiate anche le sue?
«Ma ci
deve essere un motivo, magari sta sviluppando qualche
potere…» tentò
Kate, Mike scosse la testa fissando Nozomu che tutto esaltato mostrava
il nuovo
paio d’ali ai compagni.
«Ieri
sera abbiamo litigato…» disse leggermente, Kate lo
fissò, suo
fratello era strano, aveva le sopracciglia aggrottate, sembrava stesse
pensando
a qualcosa d’importante.
«Come
mai?»
«Ho
chiesto a tutti se sapessero perché questi fantomatici
Serafini
avessero “rapito” il genere
umano…» Kate lo fissò sorpresa, erano
gli stessi
pensieri che aveva avuto lei quella notte «Nozumo ha detto
che non gli
importava, che lui se ne infischiava del perché, ma li
avrebbe uccisi tutti
quanti per Belial e per riportare indietro i suoi
fratellini…» Kate immaginava
cosa avesse risposto Mike ad una frase simile, Mike non voleva mai che
qualcuno
gli dicesse cosa fare, Mike era forte e determinato, tutto quello che a
lei
mancava.
«Gli
ho chiesto se si sarebbe fatto uccidere se gliel’avesse
chiesto
Belial…» Kate scosse la testa, era logico che
avessero finito per litigare,
erano agli estremi.
«Non
credo che Belial ci chiederebbe di morire, è
gentile…» disse
leggermente Kate, aveva tanti dubbi, ma per ora l’angelo
dalle ali nere non
aveva fatto nulla di male, almeno da quando lei era lì.
«Non
mi fido delle persone gentili…» disse Mike serio
«non si capisce mai
se lo sono davvero o lo sono per un motivo… ed essere qui,
da soli, con lui…
beh non mi mette tutto questo entusiasmo…»
« Non siamo
soli,
ogni giorno Hakui ne libera altri, Mike… non può
non essere giusto questo…»
tentò Kate sorridendo appena.
«Non
dico che non sia giusto ma non mi va che nessuno ci dica
nulla… vorrei
sapere cosa sta succedendo davvero… se siamo i soli
superstiti, se nel resto
del mondo ce ne sono altri…»
Kate rimase
ancora un po’ affianco al fratello, finché Hagumi
non li
raggiunse poco prima che Belial facesse la sua comparsa nel giardino e
poi
cominciò.
Come ogni
giorno, come ogni dannato giorno che passavano in quella Terra
distrutta, Kate si ritrovò a dover spingersi al limite,
finché non si sarebbe
sentita esausta sia mentalmente che fisicamente.
Secondo Belial
dovevano imparare in fretta a planare, e perché no, anche a
volare. Per questo quel giorno Kate, Hagumi e pochi altri, sotto lo
sguardo
poco amichevole di Orco, erano stati trascinati in cima a quello che un
tempo
era stato il palazzo imperiale e poi si sarebbero dovuti lanciare. Era
un salto
di dodici metri, ma chi non superava quella prova non poteva passare
alla
successiva e di solito chi non superava la prova si trovava con almeno
una
gamba rotta… e anche chi la superava per la prima poteva
avere il problema
dell’atterraggio.
Era la prima
volta che Kate doveva lanciarsi da un posto così in
alto…
quando guardò giù deglutì a stento,
lanciarsi da tre metri era un conto, ma da
qui… per un momento non invidiò suo fratello che
quel giorno era andato a
lanciarsi da un grattacielo assieme a quelli arrivati da più
tempo.
Si
guardò indietro, Orco li guardava seccato, come fossero una
perdita di
tempo.
«Vedrai
che andrà bene…» le disse Hagumi
intuendo forse il suo timore. Kate
prese un respiro, indietreggiò appena e poi saltò
aprendo le ali, in fondo cosa
cambiava fra tre, dodici o cento metri? Il principio era lo stesso!
Quando le
ali fecero attrito con l’aria sentì tutto il suo
corpo rallentare, le piegò
appena cercando di non perdere il favore del vento e lentamente si
lasciò
planare a terra. Il “volo” fu più rapido
di quello che pensava e quando le
gambe urtarono terra, Kate sentì una fitta di dolore
attraversarle tutto il
corpo… atterraggio brusco… si disse piegandosi
sulle ginocchia a controllare
che fosse tutto a posto, poco dopo la raggiunse anche Hagumi.
«Atterraggio
un po’ pesante? Sai che te lo faranno rifare per
questo?» Kate
guardò l’amica atterrare leggera come una piuma
accanto a lei, provò una punta
d’invidia, Hagumi sembrava nata con le ali…
cioè tutti loro erano tecnicamente
nati con le ali ma Hagumi lo era di più… non si
stupiva se Hakui riusciva a
trovare del tempo per passarlo con lei, insomma Hagumi era
letteralmente
perfetta.
«Dici
sul serio?»
«Beh
se non riesci ad atterrare dolcemente da qui, figuriamoci da
lassù…»
disse lei indicando il grattacielo da cui si stavano lanciando gli
altri
ragazzi…
Già,
figuriamoci cosa mi succede se atterro male da
quell’altezza… Kate
sperò di non dover conoscere la risposta ma purtroppo la
conobbe molto presto.
Al pomeriggio
infatti si divisero in gruppi, qualcuno a combattere,
qualcuno a plasmare, Kate e un paio di altri Aasimar si ritrovarono
invece a
fare i conti con chi aveva avuto un atterraggio un po’ troppo
brusco.
«Curateli.»
aveva detto loro Belial, senza aggiungere altro, senza nemmeno una
spiegazione. Kate fissava il ragazzo davanti a lei: aveva tutte e due
le gambe
fratturate e lei onestamente non sapeva davvero cosa fare, o meglio
sapeva cosa
fare ma non sapeva come farlo, e poi i gemiti di dolore del ragazzo la
stavano
facendo andare in confusione.
Dopo ore di
tentativi e l’aggiunta dei ragazzi che si erano fatti male
nei
combattimenti d’allenamento, Kate riuscì a
trasmutare le ali. Una nebbia
leggermente luminescente si formò al loro posto, si sfumava
e ricostituiva la
forma delle ali ad ogni istante, l’aveva già visto
fare agli altri ma era la
prima volta che ci riusciva. Si concentrò cercando di
mantenere la
trasmutazione, la nebbia era diversa dalla solita, era calda e asciutta
e ogni
volta che le sfiorava il viso le sembrava di riprendere le forze, ma
non doveva
usarla su di lei… c’erano gli altri da
curare…
Quando finirono,
Kate era stravolta, le sembrava di aver corso per giorni
interi, tutti i muscoli erano indolenziti e perfino le ali, una volta
che
avevano ripreso la loro forma abituale, le sembravano indolenzite. Si
rimise in
piedi stancamente e solo in quel momento vide Belial, la stava fissando
con un
sorriso compiaciuto.
«Brava
Kate» disse con voce suadente «un’ottima
prima volta…» Kate arrossì,
aveva visto spesso Belial elogiare alcuni di loro, di solito erano
Hakui,
Hagumi, qualche volta perfino Mike, spesso regalava anche alcuni
cristalli ai
più meritevoli, ma quella era la prima volta che si
congratulava con lei.
Buon giorno a tutti, scusate l'assenza ma la laurea mi ha spremuto un po' (tanto) di tempo XD
Spero di ricevere qualche commento Elisa