Serie TV > Il Tredicesimo Apostolo
Segui la storia  |       
Autore: Carly_31    28/03/2012    4 recensioni
Gabriel ha fatto la sua scelta: ha deciso di rinunciare all'amore per rimanere all'interno della Congregazione e combattere i membri del Candelaio. Claudia non ha potuto fare niente se non accettare scelte di altri, ma non riesce a darsi pace, a mettere a tacere i suoi sentimenti.
"L'evidenza di un amore non si può nascondere...l'evidenza di un amore non si può comprendere...l'esigenza di amare non si può estinguere"
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il Tredicesimo Apostolo:cap 7 IL CUORE HA SEMPRE RAGIONE_ (Il Tredicesimo Apostolo)





CAPITOLO 7

Adesso aveva perfino le allucinazioni uditive! Aveva sentito il suo nome: era stato appena un sussurro, la voce di Claudia era flebile, incerta. Ma era impossibile che fosse stata veramente lei a parlare; quella parola sicuramente era uno scherzo, Dio si voleva prendere gioco di lui, dopo essere rimasto impassibile a tutte le preghiere di Gabriel in quei giorni passati in ospedale. O forse era stato il suo inconscio che aveva dato voce al suo desiderio più grande; si, questa era una spiegazione razionale, la più realistica.
Accadde però qualcos'altro, qualcosa che era impossibile da immaginare: si sentì sfiorare la testa.
Scattò immediatamente e quello che vide gli fece perdere un battito al cuore. Due occhi grandi color nocciola lo stavano guardando, un pò stanchi, un pò assonnati, ma vivi.
Claudia si era svegliata.
Allora non lo aveva immaginato, era stata davvero lei a pronunciare il suo nome, a chiamarlo.
Gabriel non poteva crederci, sicuramente era un sogno; doveva essersi addormentato e quello era un sogno crudele che lo avrebbe illuso e poi ferito quando si fosse svegliato.
- Gabriel.
No, non era un sogno. Quella voce era reale. Quella mano, un poco fredda, che cercava le sue era reale. Claudia si era veramente destata dal coma.
- Claudia! Claudia sei sveglia! Sei di nuovo con me. Dio ti ringrazio. Aspetta...vado a chiamare un medico.- e così dicendo si precipitò fuori dalla stanza, per tornare poco dopo con il dottore di turno.
Dopo alcuni controlli, il responso fu che la paziente era inspiegabilmente
uscita dal coma senza riportare conseguenze e nei giorni seguenti sarebbe dovuta stare a riposo per guarire completamente dall'operazione e passare un periodo di convalescenza a letto per sistemare le costole incrinate.
- In parole povere dottore, ha bisogno di un periodo di relax ma nel complesso sta bene?
- Esatto. Passerà ancora qualche giorno in ospedale ma le condizioni della paziente sono buone, considerato quello che ha passato.
- Io voglio andare a casa mia.
- Signora non è possibile.
- Ma è stato lei a dirlo! Sto bene, devo solo riposarmi: a casa mia c'è un letto bello grande che sembra fatto apposta per l'occasione. E poi gli ospedali non mi piacciono, non riuscirei a rilassarmi qui.
- Claudia forse è meglio se rimani ancora qualche giorno in osservazione...
- Sono grande e vaccinata, riesco a pensare con la mia testa; posso firmare per essere dimessa ed è quello che voglio fare dottore. Voglio andare a casa mia.
Quelle parole zittirono entrambi gli uomini: il medico perchè non si aspettava tanta cocciutaggine da parte della paziente e Gabriel per il tono di Claudia, quasi freddo e aggressivo. Poi però il primo rispose:- Se la mette così, vado a preparare i documenti per la dimissione. Può tornare a casa ma a una condizione: riposo assoluto per un paio di giorni! Dovrà restare a letto per un pò e non deve compiere nessun tipo di sforzo; avrà bisogno di qualcuno che stia con lei e l'assista.
- Bè posso pensarci io.
- Perfetto allora. Torno subito.
E finalmente dopo tanto tempo, dopo quel fatidico giorno dell'addio, Claudia e Gabriel erano di nuovo insieme, da soli. La tensione era talmente densa da essere avvertita sulla pelle, come se fosse una forza elettrostatica che fa rizzare i peli, che si insinua in tutti i pori per entrarti dentro e arrivare fino al cuore per farlo impazzire.
Nessuno dei due voleva fare la prima mossa, nessuno dei due aveva il coraggio di guardare l'altro negli occhi, entrambi aspettavano che fosse l'altro a scendere in campo per primo e fare la prima mossa.
Gabriel non riusciva più a sostenere quella situazione: fra loro non c'era mai stato imbarazzo, nemmeno dopo quello splendido bacio, e il bello del loro rapporto era che tutto fluiva così spontaneamente, senza sforzi, come se i pensieri di uno fossero stati anche i pensieri dell'altra, come se fossero una cosa sola. Ma avrebbe dovuto saperlo che dopo il suo addio, se mai si fossero rivisti, le cose non sarebbero state più come prima, non ci sarebbe più stata la stessa spontaneità, la stessa complicità; sperava solo che le cose non fossero peggiori di quanto immaginava.
E a dimostrazione di chi fosse la più forte e coraggiosa fra i due, fu Claudia a spezzare quel silenzio diventato troppo ingombrante.
- Tu sai che cosa mi è successo?
Il giovane prete si stupì di quella domanda, ma fu pronto a rispondere:- Sei stata investita da una macchina. E' stato un brutto incidente e hai avuto un leggero trauma cranico e un'emorragia interna; sei rimasta in coma per alcuni giorni, fino a qualche momento fa...
- Investita?
- Si...non te lo ricordi? Ma certo, forse è per la commozione cerebrale. Qual è l'ultimo ricordo che hai?
- Io...ero uscita prima dallo studio, volevo tornare a casa. Ho parcheggiato la macchina e poi sono scesa...mi ricordo che mi sono fermata un attimo perchè ho avuto una fitta alla testa...poi non mi ricordo più niente.
- L'autista della macchina dice che...che tu hai...si bè...
- Che io cosa? Parla!
- L'autista sostiene che ti sei buttata davanti al suo veicolo all'improvviso...come se avessi voluto...
- Come? Non starai dicendo che ho tentato il suicidio vero?
- No io non l'ho mai detto. Ma secondo la polizia, e secondo i fatti... Claudia io lo so di averti fatto soffrire e mi dispiace immensamente ma non..
- Fermati! Io non ho tentato il suicidio ok? E' vero, stavo malissimo e avevo deciso di andarmene per un pò per cambiare aria ma di sicuro non mi sono buttata in mezzo alla strada! Se avessi voluto farla finita avrei scelto un altro modo...magari mi sarei imbottita di sonniferi.
- Non dirlo nemmeno per scherzo!
- Ok ok. E poi scusa, ma chi ti credi di essere? Salti fuori dopo aver esplicitamente detto di non vederci mai più e inizi a sparare sentenze! Cosa ne sai del mio stato d'animo? Cosa ne sai di quanto io sia stata male? Quindi, per favore, risparmiami la predica e non fare il prete con me.
Per fortuna arrivò il medico coi fogli da firmare per le dimissioni e interruppe quella sfuriata di Claudia.
Gabriel era rimasto a dir poco sconvolto da quella reazione e non si sarebbe mai aspettato quelle parole; in particolare gli fece male l'ultima frase: "non fare il prete con me". Una semplice frase, breve, quasi insignificante che però per loro rappresentava tutto, il fulcro del problema: lui era un prete! E anche se quando era con lei se ne dimenticava quasi, non poteva semplicemente chiudere gli occhi e sperare che quando li avesse riaperti la questione si fosse magicamente risolta; doveva trovare la forza e affrontare una volta per tutte quella spinosa situazione, perchè durante quei giorni passati al capezzale della donna che amava aveva capito una cosa: senza di lei non poteva più vivere.
Avrebbe dovuto trovare nuovamente il coraggio che gli aveva permesso di confidarsi con Claudia, anche se questa era in coma, e parlarle a cuore aperto, aprirsi come non aveva mai fatto con nessuno.

Dopo la procedura di routine e scartoffie varie, il medico dimise Claudia salutandola con un'infinità di raccomandazioni e dandole il nome di alcune medicine che avrebbe dovuto prendere.
Poichè Gabriel era arrivato in moto all'ospedale, e non essendo il mezzo più adatto per trasportare una persona in convalescenza, chiamarono un taxi. Per tutto il tragitto i due stettero in silenzio: Gabriel era assorto nei suoi pensieri, ogni tanto si ritrovava a fissare la donna seduta al suo fianco, chiedendosi come avrebbe dovuto iniziare il fatidico discorso, su quale sarebbe stato il momento più opportuno e come Claudia avrebbe potuto prenderla. Lei, d'altro canto, non sapeva come interpretare quella vicinanza: dopotutto era stato lui a chiarire le cose, a troncare quello che non si poteva nemmeno definire un rapporto, a sottolineare la sua carica; ora però si mostrava così preoccupato, come se non fosse successo niente, come se sentisse il bisogno di soccorrerla, come quando era piombato a casa sua con una crema contro le ustioni. Era confusa Claudia, non sapeva come comportarsi per evitare di soffrire ancora, non sapeva come interpretare quelle attenzioni che lui le stava mostrando, non sapeva come impedire al proprio cuore di battere più forte quando lui la guardava, non sapeva trovare la forza per non illudersi di nuovo.
Quando arrivarono a destinazione Gabriel l'aiutò ad arrivare all'appartamento, nonostante le sue lamentele sul fatto che non aveva bisogno di aiuto e che ce l'avrebbe fatta anche da sola.
Una volta in casa, Claudia si buttò sul divano ma non tenne in considerazione le costole incrinate e le sfuggì una smorfia di dolore, che non passò inosservata al gesuita.
- Va tutto bene? Forse dovresti prendere un altro cuscino.
- Sto bene, grazie; ora puoi andare.
- Andare dove? Io rimango qui, hai sentito cos'ha detto il dottore: ti serve assistenza.
- Stai scherzando vero? Tu hai veramente intenzione di piazzarti a casa mia e farmi da balia?
- Bé...non puoi fare sforzi, devi rimanere a letto... Non voglio essere invadente ma hai bisogno che qualcuno si occupi di te.
- E quel qualcuno saresti tu?
Quelle parole erano state come uno schiaffo per Gabriel, il tono duro e cinico lo aveva colpito così forte da spiazzarlo; ormai doveva averlo capito, era arrabbiata con lui.
E aveva tutte le ragioni del mondo per esserlo, faceva bene ad avercela con lui perchè era solo colpa sua, tutta la sofferenza, la disperazione che aveva provato dopo quel giorno sulla terrazza panoramica erano frutto delle sue azioni; ora lui si meritava questo ed altro.
- No...hai ragione. Allora chiamo tua madre.
Claudia si accorse di aver reagito troppo duramente osservando il viso del gesuita: le sue parole lo avevano lasciato basito, lo stupore negli occhi, e poi l'accettazione della sconfitta e un'infinita tristezza; come un cane con la coda tra le gambe che batte in ritirata, così Gabriel si allontanò da lei e fece per prendere il telefono.
- Gabriel. Scusa...
Era la prima volta da quando si era svegliata che lo chiamava per nome.
Si fermò e si voltò per guardarla, per assicurarsi che non si fosse sbagliato.
E lei era lì, con quei meravigliosi occhi che tanto gli erano mancati puntati su di lui, un'ombra di rimorso ad oscurarne la lucentezza.
Sentirla pronunciare il suo nome gli provocava una serie di brividi lungo la schiena, la sua voce aveva un calore e una dolcezza che gli gonfiavano il cuore.
- Scusami. Non volevo essere sgarbata e mi dispiace per quello che ho detto. E' solo che sono stanca, vorrei dormire un pò. Tu...puoi restare qui se vuoi.
Il leggero sorriso che gli rivolse era al tempo stesso un gesto di scuse e un invito a rimanere e per Gabriel fu sufficiente. L'accompagnò in camera e si assicurò che stesse bene e che avesse tutto quello che le serviva prima di lasciarla riposare; si sistemò sul divano del salotto: aveva ancora paura, era sempre preoccupato delle possibili reazioni di Claudia, ma almeno lei gli aveva concesso di restare lì, in casa sua, con lei; era pur sempre un inizio.
Le avrebbe parlato, sì, lo avrebbe fatto.
Quando si fosse svegliata le avrebbe confessato tutto, le avrebbe detto di amarla e di perdonarlo se poteva, perchè lui ora voleva stare con lei, perchè la scelta che aveva fatto era quella sbagliata, adesso lo aveva capito.
Aveva aspettato tanto, troppo, col timore di non potere più farlo; ma Claudia adesso stava bene e lui poteva aspettare anche qualche ora.
Col sorriso sulle labbra e il pensiero di lei nella mente, scivolò velocemente fra le braccia di Morfeo.





E dopo questo luuuunghissimo capitolo (vi avevo avvisato), devo fare un ringraziamento speciale alle fantastiche ragazze che hanno recensito il capitolo precedente: tutti i vostri complimenti mi riempiono di gioia e mi fanno quasi arrossire!! =) Siete le fan migliori del mondo e vi mando un bacio grande grande!!! <3
Detto ciò, spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto e come sempre...fatemi sapere cosa ne pensate!
Alla prossima...stay tuned!! ;)
Carly
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Tredicesimo Apostolo / Vai alla pagina dell'autore: Carly_31