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Autore: xMarie    28/03/2012    2 recensioni
Chi di voi non vorrebbe scappare per una realtà migliore? Magari più semplice? E se si è fortunati anche con i propri idoli? Beh mi sono fatta tutte qureste domande e ho risposto così, attraverso il ruolo di Mary.
Una ragazza normale stanca di vivere la sua monota vita, lei però è diversa da tutte le ragazze che vogliono scappare di casa, perchè lei l'ha fatto. Ha trovato il coraggio e le motivazioni!
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non sapendo come tornare in albergo se non con l’unico mezzo di trasporto che Dio mi aveva fornito cominciai a camminare, per 40 instancabili minuti. Sembravo non arrivare mai quando vidi la facciata così tanto lussuosa di quell’albergo a cinque stelle. Vi entrai dentro, sfinita e sentii una voce familiare chiamarmi. I miei occhi si illuminarono, cioè no, cioè si, va be, non mi voltai finchè non tornarono normali e appena questo avvenne sentii una mano toccarmi la spalla. -Ehi- sorrisi- Era il biondo più bello dell’albergo. Beh si apparte Niall è ovvio. –Pensavo non avessi sentito.- Sorrise anche lui. -Senti, sono stanca, ho fatto 40 minuti di camminata da Piazza di Spagna, fino a qui, sono stanca e ho solo voglia di una doccia.- Cercai di usare un tono il più pacato possibile. –Non mangi?- Continuò. –Ma non hai sentito cosa ti ho appena detto?- Però in effetti cenare non sarebbe stata una cattiva idea. –Ok, andata.-
Entrammo dentro il lussuosissimo ristorante e feci per avvicinarmi al tavolo quando rimasi paralizzata. –Ehi che? Oh….- Aveva capito tutto, non ci aveva messo niente a scrutare il tavolo assegnato alla mia stanza e a capire che quei due signori seduti erano i miei genitori. –Vieni con me.- Mi prese per mano e facendo il giro largo in modo da non farci vedere mi portò a sedere ad un tavolo lontano dal primo. Dietro un muro, non potevano vedermi. Di certo non mi sarei fatta rovinare la serata con loro. Se fossero stati dei genitori normali sarei corsa subito da loro a raccontargli del mio pomeriggio, del mio incontro con i ragazzi, ma quella non era la mia vita. –G..Grazie- dissi balbettando. –Nessun problema.- Fabrizio fece per sedersi di fronte a me ma io lo bloccai. –Ma che fai?- Lui scoppiò a ridere. –Non posso sedermi?- Ma mi prende in giro? –Non devi lavorare?- Non è che non accettassi la sua presenza insieme a me, anzi…. –Anch’io ho il diritto di mangiare, non sono in servizio adesso.- Non avevo considerato questa ipotesi. Che scema. –Ma fa caldo qui eh.- Eccola, di nuovo quella risata, e che bella che era. –Mary ma ti vedi come sei vestita? E’ il 17 Maggio e tu sei vestita come se fosse Gennaio.- Aveva ragione, avevo una felpa e due magliette sotto. Chissà a cosa pensavo nel momento in cui ho scelto i vestiti. –Oddio hai ragione, non ci sto con la testa.- Mi tolsi la felpa stile college e sentii un sussurro. –Si non ci stai proprio.- Quel sussurro proveniva dalla bocca del biondo. –Ti ho sentito.- Lui si tappò la bocca con le mani. –Io? Ma che fai? Senti le voci?- Mi stava forse prendendo in giro? Si. –Ok smettila di prendermi per il culo,biondo.- Dissi io facendo la finta offesa. –Non era mia intenzione- Sorrise nuovamente.
Ci alzammo dal tavolo dopo aver controllato che i miei genitori se ne fossero andati. –Beh grazie della compagnia.- Dissi mentre ci avviavamo verso la hall. –Come? Mi lasci così?- Non volevo però, i ragazzi, anzi Zayn truzzo Malik mi stava aspettando. –Devo spiegare la parola truzzo ad un Inglese di origini Pakistane.- Si mise a ridere, ma poi smise vedendo la mia espressione seria. –Non sto scherzando- Dissi senza scompormi.- -Ah, ti accompagno di sopra?- Si,si e mille volte si. –Prima devo fare una cosa.- Mi avvicinai alla reception e chiesi ciò che mi serviva al tizio li dietro. –I signori della 514 sono in camera? Sono la figlia.- Il signore sulla cinquantina mi disse che li aveva appena visti uscire e che volevano andare vedere i fuochi d’artificio che ci sarebbero stati a mezzanotte vicino al mare o comunque in qualche posto del genere. Salutai gentilmente l’uomo e tornai al ragazzo. –Via libera- Mi sorrise ancora. Quel ragazzo mi voleva morta. Non poteva continuare a sorridere, non poteva! Mi prese per mano, di nuovo. Si stava prendendo troppa confidenza, ma infondo non c’era niente di male, tanto, non l’avrei rivisto più. Andammo davanti all’ascensore, che per mia sfortuna era guasto. Che sfiga oh. Ogni volta che andavo in un albergo, l’ascensore si rompeva, ero proprio io. –Che palle, le scale no!- Dissi quasi urlando, senza rendermene conto. –Non è la fine del mondo.- Mi rassicurò lui. Gli lanciai un occhiataccia e lo trascinai su per le scale. Sembrava uno di quei sogni, quando Sali le scale e non arrivi mai a destinazione, quella però era la realtà, e per fortuna ero in buona compagnia. –Siamo arrivati.- Inserii velocemente la tessera nella serratura per poi aprire la porta. Mi buttai subito sul letto e Fabrizio mi fece compagnia. Ancora col fiatone tentò di parlare. –Spiegami perché l’abbiamo fatta correndo- Non riuscivo a parlare, ero troppo stanca. –Per arrivare prima.- Che cazzata. –Si, e ora siamo più morti che vivi.- E aveva ragione oh. –Bene, tu se vuoi riposati, io mi faccio una doccia, cinque minuti e torno.- Ero prontissima per la mia doccia flash. Adoravo i momenti sotto la doccia, potevo pensare a tutto ciò che mi passava per la mente. Spesso venivo anche richiamata dai miei genitori per le mie docce eccessivamente lunghe, già.. Gli importava di me solo perché avevano bisogno del bagno. Una volta in bagno mi spogliai completamente ed entrai nel box, l’acqua ghiacciata mi invase il corpo provocandomi una spiacevole sensazione che passò appena l’acqua divenne più calda, peccato che durò poco anche questa situazione piacevole a causa del getto d’acqua bollente che mi fece emettere un urlo. Certe volte arrivavo ad odiare i tubi della doccia. Ad ogni modo, mi passai lo shampoo sui capelli, poi li risciaquai per ripetere una seconda volta il procedimento. Una volta finito mi girai verso il piccolo scaffale all’interno del box dove c’era il balsamo e lo aprì per versarmene un po’ sui capelli. Stavo riuscendo a liberarmi la mente, come ogni volta durante la doccia, che bella sensazione! Ma qualcuno ce l’aveva evidentemente con me, tanto da interrompe il mio momento di relax. Odiavo chi disturbava le mie docce. Sentivo un frastuono provenire dal piano di sopra, sembrava di stare in un seminterrato di una discoteca. Provai a non farci caso continuando a passare il balsamo, ma appena la musica si fece più forte dalla mia bocca uscì un verso esasperato e mi precipitai fuori. Presi un asciugamano da mettere in testa a mo di turbante e uno più grande da legarmi intorno al corpo, infilai le mie ciabatte e uscii da quella stanza nera di rabbia. Appena fuori però la mia attenzione fu catturata da qualcosa di inaspettato.
Fabrizio.
Dormiva tranquillo sul letto matrimoniale, per un attimo smisi di sentire per fino la musica a volume troppo alto. Presi la macchina fotografica e gli scattai una fotografia. Era troppo bello, sembrava tanto un angelo, ma disgraziata me non tolsi il flash e così l’angelo si svegliò. –Mary che cazzo fai?- Era carino anche quando si arrabbiava. –Non ho resistito, sembravi un angelo.- Tese la mano per prendere l’aggeggio tecnologico che tenevo nella mia mano destra. –No, ora ho cose più importanti.- Appena finito di pronunciarmi aprii la porta bruscamente e mi incamminai verso quella maledettissima suite. Avrei fatto la cazziata a chiunque si trovasse li, chiunque. –Dove vai?- Fabrizio cercava di raggiungermi, ma ero troppo avanti. Poi mi fermai per dargli spiegazioni. –Senti questa musica? Ha interrotto la mia doccia, ora gliene dico quattro a sti coglioni.- Lui scoppiò a ridere. –Ma ti sei vista?- Ero esasperata. –Ma chissene frega Fa- Lo lasciai indietro.
Giunta davanti alla porta bussai, ma nessuno sentì, certo, con quella musica. Poi mi accorsi che la porta era mezza aperta. “Solo gente così puo’ lasciare la porta aperta” Pensai tra me e me. Mi incamminai decisa. Mi fermai al centro della stanza e cominciai a sputare ciò che avevo da dire. –Voi, come vi siete permessi ad interrompere la mia doccia flash, io ho cinque minuti liberi e non posso neanche godermeli? Ma che razza di persone siete? Mica state a casa vostra, non pensate che le persone accanto a voi possano sentire tutto sto casino e possa dar loro fastidio? –Sentii la musica cessare, probabilmente l’avevano staccata loro.- Ve lo chiedo per favore, solo una volta, quindi prestate attenzione, staccate la musica. Io sono capace di ficcarvi lo stereo con tutte le casse su per il culo.- Tremavo, mi ero sfogata, forse avevo alzato la voce di un ottava in più del necessario. –Mary? Ma stai guardando?- Mi richiamò Fabrizio. Solo allora mi accorsi di avere gli occhi chiusi, o per paura di vedere chi mi stava davanti, o per non guardare la figura di merda che stavo facendo con chiunque stesse davanti a me. Comunque fu un movimento del tutto involontario. Così decisi di aprire gli occhi, prima mi guardai intorno, era una suite con tanti letti, non feci caso a quanti, molti quadri e soprattutto molto casino. Poi guardai davanti a me, dove vidi delle figure familiari, in po’ troppo, però i miei occhi erano ancora annebbiati dalla rabbia. –Ei Mary, ti stavamo aspettando.- Conoscevo quella voce. –N..Niall?- Cazzo. Non poteva essere. Appena la mia vista fu più nitida mi accorsi di ciò che avevo davanti. Quattro dei cinque membri dei One Direction mi guardavano confusi, tutti seduti sul letto come se qualcuno si avesse spinti fino al muro. Liam con le cuffie alle orecchie, Niall con un cuscino davanti alla faccia come a proteggersi da me, Zayn leggermente stranito dal mio abbigliamento e Louis all’apice delle sue risate. All’istante sentii gli angoli degli occhi bruciare e mi abbandonai sul petto del biondino che ormai mi aveva raggiunta,lui mi accolse e dopo tentò di dire qualcosa. –Scusatela, ha fatto una figura di merda.- E c’aveva ragione, su tante persone in quell’albergo proprio i miei idoli dovevano capitare in quella stanza. Questa si chiama sfiga al mio paese. Avevo fatto la figura di merda più grossa della mia vita, non riuscivo a smettere di piangere, senza contare che le mie parole erano state buttate nel cesso visto che loro non parlavano l’italiano. –Se lo dici in italiano non capiscono.- Lui mi asciugò le lacrime e mi disse: -Beh, allora traduci, e smettile di piangere- Dopo aver preso un respiro profondo, mi rivolsi ai ragazzi, spiegando loro quanto accaduto e il motivo della mia presenza, anzi della mi irruzione in quella stanza dalle dimensioni esagerate. Appena finito il racconto scoppiai di nuovo in lacrime sempre tra le forti braccia di Fabrizio. Poi una voce mi riportò alla realtà, l’avrei riconosciuta tra mille. –Ei, chi è quella pazza appena uscita dalla doccia?- Mi voltai con uno sguardo assassino. –Mary?- Oddio no, vi prego no, ditemi che non è Harry, ditemelo. –Volevo dire, chi è quella bellissima ragazza? E che ci fa mezza nuda in camera nostra?- Cazzo merda cazzo. –ah ah- Dissi poco convinta. –Perfavore, abbassate il volume della musica, io vado a farmi gli ultimi tre minuti di doccia e vengo da voi ok?- Mi voltai verso Harry. –Harold Edward Styles?- L’avevo terrorizzato, un po’ mi veniva da ridere. –Presente-  Rispose provocando una risata generale. –Dopo facciamo i conti.- Uscii dalla stanza seguita da Fabrizio, ma ero come assente, non potevo crederci.  Tutte a me capitano. Io e lui scesimo fino in camera mia. Ma ecco un altro problema, nessuno di noi aveva pensato di prendere la scheda magnetica, e così eccoci qui fuori, che situazione, la sfiga è con me. 



Sono tornata, pensavate vi lasciassi sola? Non riuscirete facilmente a liberarvi di me, scusatemi ma ho avuto tanti impegni D:
Spero che questo capitolo vi piaccia, stiamo per entrare nel vivo della storia. Troppe poche recensioni, a due recensioni posto il continuo. 
Buona lettura. <3
  
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