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Autore: B Rabbit    30/03/2012    1 recensioni
«Tu sei come la neve, che cade per sciogliersi e diventare primavera. E proprio come essa rinascerai, liberandoti dalle catene che ti lacerano. E sai una cosa? Quel giorno non è lontano. Oggi rinascerai: da ora ti chiamerai…»
Allen.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Rabi/Lavi | Coppie: Rabi/Allen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prima di lasciare voi lettori tuffarvi nella storia, devo dire due cosette... forse tre XD
"B Rabbit" non è solo una persona, ma due, ovvero io e una mia amica ^ ^
Abbiamo incominciato a leggere delle storie insieme qualche settimana fa e, affascinate, abbiamo deciso di provare a scriverne una di testa nostra.
Spero che questo non vada contro il regolamento ^ ^"
Ok, ora vi lascio... no, aspettate, col cavolo! Ho dimenticato i ringraziamenti XD
Ringrazio Shana, la coccinella mia e della mia collega malata che, mentre stavamo pensando alla storia, e venuta da noi e ci ha ispirato parecchio!! Grazie tesora *-*
Non ci ha mai mollato quell'insettino, neanche quando è arrivato il bus. Abbiamo dovuto lasciarla al palo, non si voleva staccare da noi XD
Un altro ringraziamento va a Michael, un mio compagni di classe, che ha letto la storia e controllato le nostre correzioni XP
Ora avanti, leggete leggete U.U





¬ Falling Falling Snow ~
†First Chapter ~

Guardo questo cielo grigio con i miei occhi stanchi che, fino a poco tempo fa, cercavano la tua figura, insieme il mio cuore.
Vorrei piangere, ma non ci riesco.
I miei occhi si rifiutano di lasciarle scorrere calde sulle mie guance per poi cadere a terra lentamente, infrangendosi in mille luci nel silenzio della notte.
Cielo, e per questo che sta nevicando? Piangi al posto mio? Forse, il mio cuore è entrato in sintonia con la tua vastità e, impietosito del mio dolore, mi doni questi fiocchi chiari, bianchi come i suoi capelli e il suo sorriso?
Ti ringrazio per questo gesto, ma così i ricordi riemergeranno veloci nella mia mente nonostante io li abbia nascosti nei meandri del mio passato.
Perché, neve, assomigli tanto a lui?
Perché il tuo bianco mi ricorda lui?
Perché hai la stessa purezza del suo animo?
Perché, come lui, scomparirai presto lasciandomi solo?
Perché…
Perché, Allen, non riesco a dimenticarti? Avevamo promesso che si saremmo rincontrati, eppure ora sono qui, solo, abbandonato come quei cani che aspettano i loro padroni. Invano.
Per me, Allen, eri luce, pura luce, e come essa, sei scomparso, portato via dal fato beffardo, geloso della nostra felicità.

***


Nonostante i caldi raggi del sole che entravano attraverso le finestre e la giocosa aria di festa che si poteva respirare quel luogo, grigio e cupo, rimaneva triste, intoccato dalla felicità, come se fosse un mondo a parte, prigioniero di chissà quale maleficio che si raccontano nelle fiabe per i bimbi.
«E questo è tutto. Se ti comporterai bene, la tua permanenza qui sarà felice.»
Ah, quale più falsa e nera bugia si poteva dire ad un bambino? Non sarebbe stato felice lì, in quel posto che chiamavano “orfanotrofio” dove ti rubavano la libertà e l’identità.
Ora, un’altra vittima sarebbe stata tormentata e privata della cosa che, ben presto, avrebbe incominciato a rincorrere: l’amore. Era piccolo, sette anni circa, con una storia triste dietro le sue esili spalle, come tutti i bambini di quel luogo del resto. Nascondeva il braccino sinistro sotto delle bende bianche come i suoi capelli, anch’essi nascosti sotto il cappuccio della sua felpa nera un po’ troppo grande per il suo corpicino, e un paio di jeans incrostati verso la fine dal fango e, forse, anche dal sangue. Sembrava un piccolo animaletto impaurito, spaventato dal futuro ormai scritto per lui.
I giorni passavano e, ad ogni ora trascorsa, la solitudine stringeva a sé quel povero bambino privo di legami che lo tenevano alla vita. A causa della sua natura timida, il bambino non era riuscito a socializzare con gli altri, non era riuscito neanche a parlare ma, forse, non era a causa della sua timidezza: lo sbeffeggiavano a causa del suo aspetto, dei suoi capelli bianchi, del suo braccio che non faceva mai vedere e toccare a nessuno, ma soprattutto la cicatrice all’occhio, vecchio frammento della sua piccola esistenza. Avevano paura di lui? Provavano pietà? Ma al bambino non gli interessava tanto, non era la prima volta che rimaneva in compagnia con la solitudine, era una sua cara amica purtroppo; per lui, guardare gli altri con i suoi piccoli occhietti spenti dal dolore bastava, altro non serviva.
O almeno lo credeva fino al quel momento.
Per lui, la vita, iniziava ora, con una nevicata e con un rosso che non avrebbe mai dimenticato, dipinto cremisi sulle sue palpebre chiuse per sempre.


***



Sono passati ormai due anni da quando ci siamo separati, da quando sei stato adottato: da quel giorno ho incominciato ad aspettarti lì, in quel posto da quattro soldi, scappando dalle case in cui mi portavano per avere più possibilità di ritrovarti.
Ma è stato tutto invano.
Non sei più tornato Allen, ed ora, quella promessa mi pare sempre di più una bugia, di quelle che ci raccontavano sul futuro “radioso” che avremmo avuto… solo bugie…
Di te mi è rimasto solo il ricordo, ma anche esso sta sbiadendo, come il tuo sorriso e la tua voce, nascosti dalla realtà.
O neve che cadi, con la tua purezza mi trascini nei ricordi, mi trascini nel momento in cui ho conosciuto Allen.
Assomigli tanto alla neve che cadde quel giorno.
Purtroppo però, la stessa neve non può cadere che una sola volta.

***



Era Natale all’orfanotrofio e, come regalo, avevano permesso ai bambini di uscire fuori a giocare con la neve che continuava a cadere silenziosa.
Tutti tranne uno.
Il bambino dai capelli bianchi era rimasto lì, solo, seduto tra il bianco, con le gambe portate al petto e la testa sulle ginocchia, come se aspettasse che la neve lo avesse coperto di bianco e nascosto dagli altri. Ma qualcuno si accorse di lui, qualcuno che lo guardava spesso, che lo seguiva con lo sguardo, per non lasciarlo solo. Si avvicinò a passi lenti facendo ondeggiare la sua sciarpa sgualcita ad ogni suo movimento.
«Ciao…»
Il bambino alzò la testa dalle ginocchia, guardando gli occhi - o meglio, l’occhio - dell’altro: in quel momento il tempo sembrò fermarsi meravigliato dalla bellezza che sprigionava quel color verde che tanto ricordava le radure in primavera.
«C-ciao…»
Il bambino dai capelli bianchi ricambiò il saluto solo dopo qualche secondo a causa dello stupore che incuriosì l’altro.
«Vuoi giocare insieme a me?»
Una mano. Il bambino la fissò per un po’, chiedendosi se non fosse uno scherzo o una pazzia dell’altro, ma alla fine la prese, senza emozioni, freddo come la neve.
«Io sono Lavi, piacere!»
Il suo sorriso riscaldò il cuore del piccolo albino e colorò il suo visino di rosso, come i capelli del ragazzino con un occhio. Giocarono insieme fino all’arrivo del tramonto, o meglio, Lavi giocò con la neve, creando dei pupazzi grandi nonostante la sua piccola statura, mentre il più piccolo continuava a guardarlo. Non aveva mai giocato con la neve, era tutto nuovo per lui.
«Ne, Lavi… perché la neve che cade sulle mie mani si scioglie? Pensavo che rimanesse sul mio palmo, e invece… Perché tutto ciò che tocco scompare?»
Il bambino abbassò lo sguardo rendendo impossibile guardarlo negli occhi, in quegli occhi azzurri come il cielo…
«Non è vero che tutto ciò che tocchi scompare»
Lavi lasciò andare la palla di neve e si avvicinò al piccolo prendendogli la mano tra le sue, stringendogliela dolcemente.
«Io ti sto toccando ora e non sono scomparso, visto?»
Lavi gli sorrise dolcemente ma il bambino continuò a tenere il viso basso.
«Si invece, la mia vita è vuota, effimera, come quella della neve che cade solo per sciogliersi. Sono solo un burattino senza nome che esiste per prendersi le colpe degli altri e che è prigioniero del suo passato…»
«Non sei un burattino»
Il bambino dai capelli color tramonto abbracciò quello dai capelli color luna stringendolo a sé, per non farlo sentire solo.
«Tu sei come la neve, che cade per sciogliersi e diventare primavera. E proprio come essa rinascerai, liberandoti dalle catene che ti lacerano. E sai una cosa? Quel giorno non è lontano. Oggi rinascerai: da ora ti chiamerai…»
Allen.





Ps: i pensieri alternati ai flashback sono di Lavi ^ ^
  
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