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Autore: IamShe    01/04/2012    7 recensioni
Sono passati cinque lunghissimi anni dalla lotta all'Organizzazione. Shinichi è un detective di successo ed ormai, uomo, all'età di 23 anni avrà il compito di affrontare altri problemi. Che siano di carattere sentimentale o no, è certo di una sola cosa: le emozioni che ha provato, al di là del tempo passato e delle sofferenze patite, rimarranno per sempre in lui. In lui, come in lei.
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"La fissava instancabilmente, tanto che la ragazza si perse nell’azzurro di quegl’occhi che tanto le ricordavano il mare e che tanto le piacevano. Non poté fare a meno di arrossire quando le labbra del ragazzo s’incurvarono in un bellissimo sorriso, che gli illuminava il volto, e che risplendeva in quella sala privando le lampade della loro luminosità." [Estratto del 7° capitolo]
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una vita d'emozioni'
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Un passato da dimenticare
Ventiduesimo capitolo
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I suoi occhi straripanti di lacrime sciolsero il cuore della fredda scienziata che, nel ritornare nella stanza, si ritrovò di fronte una Ran inerme accasciata al pavimento. Sembrava un gattino intimorito, raggrinzito su se stesso, indifeso ed attaccabile. Non c’era bisogno di un detective o di un genio, e nemmeno di una laurea, per capire che la ragione di tale pianto disperato fosse proprio l’amico Shinichi, con il quale probabilmente si era scontrata ed aveva, nuovamente, litigato. Si accovacciò, portandosi alla sua stessa altezza, rimanendo in silenzio per qualche istante.
“Scusami... v-vado via” le disse singhiozzante Ran, tentando di alzarsi da terra, mentre strofinava il gomito lungo le guance per levar via le lacrime. Non servì però a molto, essendo il suo volto zuppo ed inumidito da quelle gocce amare che le avevano bagnato il viso, arrossito gli occhi e seccate le labbra. Il suo corpo tremava a vista d’occhio, le sue gambe erano fragili e tremolanti, stentavano a reggersi in piedi.
Tuttavia la giovane riuscì a portarsi su con fatica, ritrovandosi la biondina a pochi centimetri, restia a lasciarla andare.
“Tieni” le disse dolcemente, con un sorriso di compassione, porgendole un fazzoletto. “Con questo andranno via meglio.”
“G-grazie” riuscì a risponderle, tenendo il capo chinato verso il basso. Avrebbe voluto abbandonare quella stanza il prima possibile, e rinchiudere in essa le parole del detective, proprio come se fossero state il frutto di un incubo, di uno scherzo, o di una bugia. Eppure tutto sembrava così vero, tutto sembrava così reale. Lo sguardo di Shinichi ed i suoi occhi freddi ed impenetrabili la fissavano ancora, come se lui fosse ancora lì, in quella camera. Dovette però scontrarsi con la realtà, e ritrovarsi di fronte gli occhi azzurri di Shiho, pieni di tenerezza. Una tenerezza che mai aveva avvertito in quella ragazza, e che stranamente, in quel frangente, sembrava emanare.
“E’ per lui?” le domandò in seguito, bisbigliando quasi. Ran si limitò ad annuire, lasciando che l’ennesima lacrima le solcasse il volto e cadesse miserabilmente a terra.
“S-sono u-una stupida” balbettò singhiozzando la Mouri, stringendo forte le mani in pugni. Shiho la guardò per qualche istante, lasciandole il tempo di sbollire la rabbia. Delusa, amareggiata, distrutta e indebolita da quella cinica e violenta, non nei modi ma nelle parole, conversazione, si lasciò andare sul materasso del letto, facendolo traballare.
“Ti va di parlarne?” le chiese di getto la scienziata, lasciandola un po’ spiazzata. Ran vedeva dinanzi a lei una Shiho nuova, diversa, più comprensiva e dolce. Non sembrava per nulla turbata o seccata dalle sue lacrime, né tantomeno raggelata dal suo comportamento. Per la prima volta, Shiho Miyano le mostrava preoccupazione.
“A te va di sentire?” le chiese, abbozzando un lieve sorriso sarcastico. “Non vorrei annoiarti.”
“Potrei darti qualche consiglio” le rispose pacata la ragazza, mentre si metteva a sedere sul letto, accanto a Ran. La karateka deglutì più volte per poi lasciarsi andare a sospiri di sollievo, che in qualche modo sembravano tranquillizzarle il gracile corpo; niente potevano con il suo cuore, del quale i piccoli pezzi avrebbe potuto racimolare a terra.
“Avrei voluto chiedergli scusa dopo le brutte parole che gli ho rivolto una settimana fa, ma non mi ha voluto neanche ascoltare” cominciò il discorso con voce abbattuta la ragazza, ripensando agli avvenimenti che sette giorni prima le avevano scosso l’esistenza, facendole capire che Shinichi Kudo sarebbe rimasto per sempre nel suo cuore e nella sua mente, a dispetto di tutte le convinzioni che avrebbe voluto imporsi.
“Inoltre... a quanto pare per lui sono un passatempo, uno squallido passatempo” completò Ran, storcendo il naso e le labbra in segno di rabbia. Ma benché si sforzasse, quelle parole le echeggiavano nel cervello, causandole un forte mal di testa.
“Tu saresti un passatempo?” le chiese sorridendo la bionda, con ironia. “Allora non lo conosci proprio.”
“Tu credi di... no?” le chiese la ragazza, facendo trasparire la speranza che risiedeva nella risposta della scienziata. Eppure non avrebbe mai pensato che le sarebbe servito un suo parere per fare chiarezza riguardo Shinichi. Insomma, Ran era colei che lo conosceva più di tutti a questo mondo. Shiho invece sembrava essere colei che l’aveva visto in tutte le sfaccettature. Ran lo conosceva come fidanzato, Shiho lo conosceva come uomo.
“Io credo?” continuò sarcastica. “Io ne sono convinta. E non per mio parere personale, sia chiaro.”
“Non ti seguo” le confidò la karateka.
La ragazza ridacchiò, e nel farlo si sistemò più comoda sul letto. Portò una gamba sotto l’altra, e appoggiò le braccia su di questa. Infine, tolse le scarpette che indossava, per liberare i piedi dal calore del chiuso.
“Ran, io...” cominciò, abbassando lo sguardo, e azzardando un sorriso di scherno. “Io ero innamorata persa di Shinichi... un po’ di tempo fa.”
“I-innamorata?!” sbottò l’altra, serrando le palpebre e in seguito la bocca. Pensò che tutti i suoi dubbi riguardo il rapporto tra Shiho e il detective stessero per diventare certezze. Lo aveva immaginato che nascondevano qualcosa, del quale non avrebbero mai voluto far testo. Invece, in quel momento, quella ragazza così chiusa ed introversa, le stava aprendo per la prima volta il cuore.
“Sì” affermò ancora. “Da quando l’ho conosciuto non ho fatto altro che pensare che fosse un ragazzo troppo interessante e speciale da poter essere paragonato agli altri. Non solo per le sue capacità deduttive, o per il suo aspetto fisico... ma per il suo carattere, il suo modo di fare, il suo modo di essere.”
“Ma...” provò ad interromperla Ran, ma senza successo. Vide la scienziata alzarsi per dirigersi verso la porta e chiuderla con un colpo secco. Ritornò di fretta dall’amica, e si adagiò nuovamente al letto.
“Così nessuno ci disturberà” le disse, portando di nuovo lo sguardo alla porta.
“Quindi non ti nascondo che mi sono sempre sentita attratta da lui, ma... almeno fino a quando c’eri tu, lui non mi ha mai dato speranze.”
“Mi odi?” le chiese ironica la ragazza, sorridendo lievemente.
“No” scosse la testa, rassicurante. “Non era colpa tua se lui era innamorato di te... io sono arrivata dopo, e non ho fatto altro che incasinargli la vita. L’apotoxina, l’organizzazione, le bugie... beh è tutto un po’ colpa mia.”
“Ma tu sei stata costretta ad inventare quella sostanza. E poi, sei riuscita anche a crearne l’antidoto, quindi...” le sorrise ancora Ran, incominciando a sbollire la tensione. Si sentiva come se stesse parlando con una sua vecchia amica, al quale era stata molto affezionata ma che aveva perso di vista. Si sentiva come se stesse parlando con la sorella maggiore che aveva sempre desiderato e mai avuto.
“Sì, ci sono riuscita fortunatamente, più per lui che per me. Ma forse, è proprio questo legame strano che ha fatto crescere in me la speranza. Poi tu sei partita, vi siete lasciati...e lui intanto, credimi... è stato malissimo.”
“Davvero?” le domandò Ran, come se l’eventualità le facesse piacere. Non avrebbe mai voluto il suo male, ma pensare che anche lui abbia sofferto per la fine della storia la soddisfava. Stranamente, ne gioiva.
“Era ben visibile quanto stesse male, nonostante lui volesse nasconderlo. Dedicava le sue giornate al lavoro, vederlo sorridere era un evento più unico che raro” le confidò ancora, continuando ad elencare i suoi ricordi.
“Poi, d’un tratto si è rialzato, ferito ma non sconfitto. E, forse per vendetta, chissà...ha cominciato a fare stragi di cuori” asserì ridacchiando al pensiero Shiho.
“Perché con chi è stato?” domandò incominciando ad incuriosirsi Ran, sempre più interessata al discorso. Avrebbe voluto sapere lo scopo di tale conversazione al più presto ma frenò la sua indiscrezione.
“Con chi è stato!?” sbottò ironica l’altra. “Non è difficile per lui trovarsi una ragazza da portarsi a letto, credimi. Gli sbavano dietro!”
“Non posso biasimarle” asserì sorridendo Ran, facendo ridire anche Shiho.
“Ed infatti incominciavo a farlo anche io. Se me l’avessero detto non c’avrei mai creduto... io, Shiho Miyano, stavo perdendo la testa per un ragazzo... anche più piccolo di me!”
“S-siete stati insieme?” domandò un po’ curiosa ma allo stesso tempo imbarazzata. Eppure, nonostante si stesse parlando di Shinichi, quel discorso non la ingelosiva, neanche un po’.
“Beh, ci siamo avvicinati sempre più poi. Veniva spesso da me, scherzavamo insieme, ci divertivamo davvero... tra bacetti innocenti e coccole, finché...” si bloccò d’un tratto, spostando lo sguardo altrove.
“Finché?!”
“Finché non siamo finiti a letto insieme... te l’avevo detto, lui è stato il secondo.”
“E...e poi?” domandò sempre più curiosa Ran, non volendo interrompere la conversazione sul più bello.
“Inizialmente non cercai spiegazioni, né tantomeno sicurezze. Avrei voluto solo lui accanto, mi sarebbe bastato. Per le prime settimane eravamo praticamente amanti. Sai quelli che si vedono la notte di nascosto? Quelli che sarebbero capaci di farlo ovunque? Beh, eravamo noi. Ed io, mi ero illusa che fosse amore.”
Ran inarcò un sopracciglio, invitandola a proseguire.
“Shinichi incominciò a farsi sentire sempre meno, ad essere più distante e freddo nei miei confronti. A quel punto mi scocciai e andai da lui per chiedergli che cosa avesse intenzione di fare, e mi rispose semplicemente che era meglio smetterla lì, e non complicare di più le cose. Mi disse che ci teneva a me come amica, e che non avrebbe voluto perdermi. Io... di tutta risposta, gli tirai uno schiaffo.”
Ran scoppiò a ridere, quasi divertita da quel racconto, reso comico dalle facce di Shiho. Nei suoi occhi traspirava comunque una certa malinconia e tristezza che prendeva vita da quei ricordi e riaffiorava da quelle parole. La scienziata la guardò stranita, imbronciando la fronte.
“Scusami...” le rispose Ran, ridacchiando. “Ma hai fatto bene!”
“Beh, avrei voluto dargliene molti di più, ma non mi fu possibile...” sorrise a sua volta, ironizzando.
“Che è successo poi?” domandò Ran, mentre la mente di Shiho si abbandonò ai pensieri di un anno prima.
“Perché lo hai fatto?!” sbottò lui, accarezzandosi con la mano la guancia arrossata dallo schiaffo appena ricevuto. Shiho lo fissava, con occhi delusi e colmi di rabbia, che per la prima volta sentivano il bisogno di lacrimare. Non si era mai sentita così per un ragazzo, non si era mai sentita così ignorata come donna.
“Me lo chiedi pure!? Ti sei divertito abbastanza, ed ora molli tutto... bravo detective dei miei stivali!”
“Io non mi sono divertito abbastanza...” precisò Shinichi “non voglio continuare a farlo, ci faremo del male entrambi.”
“Male entrambi?!” imprecò ancora la ragazza, mentre i suoi occhi si gonfiavano di lacrime. “Perché lo fai? Prima mi fai toccare il Paradiso e poi mi fai precipitare all’Inferno!”
Shinichi restò zitto, ed abbassò il capo, evitando il suo sguardo. Avrebbe voluto resettarsi, per partire daccapo, per cominciare una nuova storia. Sembrava impossibile affezionarsi di nuovo ad un’altra, ad un’altra che non fosse lei. Ad un’altra che non fosse Ran Mouri.
“E’ per lei...” bisbigliò Shiho, continuando a guardarlo. “E’ per Ran, vero?”
Ancora una volta il detective zittì, incapace di replicare. Si lasciò andare ad un sospiro rumoroso, che tanto sapeva di conferma e di dolore.
“Tu nei sei ancora innamorato” mormorò ancora, a voce bassa, quasi per non farlo sentire alle sue stesse orecchie. “Cazzo Shinichi! Perché non me lo hai detto?”
“Scusa”rispose deglutendo il detective, riuscendo ad innalzare lo sguardo. “Non...non riesco a dimenticarla.”
“Ran! Ehi Ran!” sventolò le sue mani contro il viso della ragazza, cercando di risvegliare da uno stato di ipnosi. Aveva gli occhi sbarrati ed increduli, il viso pallido.
“Era ancora innamorato di me?!” sbottò, quasi urlando la karateka. “Non riusciva a dimenticarmi?!?”
“Esattamente” le rispose Shiho, con un po’ di amarezza.
“Aspetta... e questo quando è successo?” domandò, ancora con gli occhi sbarrati.
“Più o meno un anno fa.”
“Beh, forse quindi... è cambiato qualcosa. Non so, alla fine ce l’ha fatta a dimenticarmi.”
La scienziata dissentì, scuotendo la testa. Ma, ma allora...
“Inizialmente ci sono stata malissimo, poi ho dovuto rassegnarmi. Ho deciso di rimanergli amica, perché nonostante tutto, lui per me resterà sempre un eroe. Colui che mi ha salvato dalle grinfie dell’organizzazione, colui che mi ha donato una vita nuova, più bella. Inoltre in quel periodo mi ha aiutata Heiji. Mi è stato accanto, dove Shinichi non poteva, ovviamente, essendo la causa del mio male. Gliene sono veramente grata, mi sono affezionata molto a lui.”
“Ne-ne sei ancora innamorata?” domandò un po’ titubante Ran, riportando l’attenzione a Shinichi, sperando in una risposta negativa. Dopotutto le dispiaceva che anche Shiho avesse patito la separazione tra loro, e ne fosse rimasta coinvolta involontariamente. Avrebbe meritato più amore e gioia nella sua vita, ma di sicuro non poteva essere il detective a donargliene.
“Innamorata no. Però ti confesso che un briciolo di speranza mi è sempre rimasto... Sapevo che lui, nonostante lo nascondesse, ardesse dalla voglia di rivederti, però... in cuor mio speravo che un giorno o l’altro potesse cambiare idea.”
Ran si bloccò improvvisamente, deglutendo più volte. La situazione stava diventando strana ed irrisolvibile, cosa sarebbe successo ancora?
“No, non preoccuparti. Non voglio mettermi fra di voi” le spiegò, cercando di rassicurarla. “Se ti ho detto queste cose è proprio per farti capire quanto lui ami solo te... dopo che oggi l’ho capito anche io.”
“Oggi?” chiese incuriosita la karateka.
“Sì. Devo confidarti che ero restia ad organizzare questa messa in scena per farvi incontrare. Improvvisamente ero diventata gelosa e quel frammento di speranza si era riacceso nel mio cuore. Poi... poche ore fa sono andata ad avvisarlo di partire, e l’ho trovato in camera sua, con una tua foto in mano. La stringeva forte come a non volerla mai far scappare via. Lì ho compreso che sarebbe stato inutile sperare ancora, e tanto valeva aiutarvi a non soffrire più.”
“U-una mia foto?” domandò ancora Ran. La luce di speranza che si era spenta in Shiho, si era riaccesa nella karateka, donandole una grande sensazione di gioia. Forse non era tutto perso...
“Ma lui mi ha detto quelle cose...”
“Non badargli, lo ha fatto per orgoglio” le disse, per poi avvicinarsi a lei, e poggiarle le mani sulle spalle.
“Stammi a sentire Ran: Shinichi ama solo te, quindi ora alzati, vai a cercarlo e ricordagli cosa vi lega! Vedrai che andrà bene, fidati.”
La ragazza si fermò sul letto in attesa del coraggio per compiere quell’azione. Tentare il tutto per tutto per salvare quella storia, così bella ed emozionante al tempo stesso. La storia della sua vita, l’amore della sua esistenza. Shinichi. Un solo nome, otto semplici lettere, una sola persona. Eppure il suono di quella parola le donava un’emozione incredibile, un miscuglio di sensazioni che prendevano vita nella sua anima ogniqualvolta lo vedeva. Un fiume di ricordi che si abbatteva nella sua mente alla vista dei suoi occhi e delle sue labbra. Quello però non era il momento di vivere di passato, ma di presente. E nel presente, loro due erano i protagonisti.
Ran si alzò da letto, aggiustandosi i capelli. Guardò fuori dalle finestre di quell’immenso hotel e capì che era calata la notte. Incredibile, nel parlare con Shiho, non si era neanche accorta della luce del Sole che scemava e quella pallida della luna che subentrava. Il buio non la intimorì, anzi la convinse sempre più a portare avanti quella determinazione. Se non ci avesse provato d’altronde, se ne sarebbe pentita per tutta la vita.
“Shiho... grazie” le disse, prima di lasciare la stanza. “Sei una ragazza speciale. Spero che riuscirai a trovare l’amore, quello vero.”
La scienziata sorrise alle parole sincere della ragazza.
Non farti scappare quello che non ho potuto avere io... le parò mentalmente, sprofondando nella tristezza.
Dopodiché, della karateka non rimase nulla più in quella stanza, se non le macchie delle sue lacrime intrise in ogni angolo dell’ambiente.
 
Il ragazzo dai capelli biondi ramati scrutò l’orologio da polso, sbuffando lievemente. Erano le dieci passate di notte e si ritrovava in una città sconosciuta, quella Niigata, da solo. Aveva pensato di fare una sorpresa alla fidanzata nel ritornare prima da quel convegno, e andarla a trovare nell’hotel dove risiedeva, il giorno del loro mesiversario. Tre mesi insieme. Tre mesi con Ran. Per lui era la donna più bella, dolce, gentile e determinata che avesse mai incontrato. Se ne era innamorato fin da subito, colpito dai suoi modi di fare, dai suoi modi di essere. Le aveva comprato anche un mazzo di rose rosse, per festeggiare a pieno quell’avvenimento, che per altri avrebbe potuto essere insignificante, ma non per lui. Inoltre, avrebbe voluto riconciliare e riprendere quel rapporto idilliaco che avevano qualche tempo prima. Ultimamente Ran sembrava distante, fredda, pensierosa, se ne stava sempre sulle sue. Però sapeva che tutto sarebbe passato, perché tutto in amore si supera. Perché l’amore vince.
Con grande gioia riconobbe da lontano l’albergo nel quale alloggiava la sua Ran, e fermando l’auto nei parcheggi appositi, scese dall’abitacolo, recuperando i fiori. Li guardò per un attimo, compiaciuto della sua stessa scelta. Ran ne sarebbe rimasta contenta, lei amava il romanticismo.
Entrò di fretta nell’hotel, superando le porte automatiche, e raggiungendo la reception.
“Salve” incominciò con gentilezza, rivolgendosi all’operatore. “Dovrebbe alloggiare in quest’albergo la mia fidanzata, Mouri Ran, a nome dell’amica Suzuki... potrebbe chiamarla e farla scendere?”
L’uomo rimase un po’ interdetto nel sentire di nuovo i nomi di quelle ragazze. Ricordava bene che qualche ora prima era stato un altro ragazzo a chiedere informazioni a riguardo.
“Ehm sì, vedo subito.”
L’uomo non impiegò molto a ricercare il numero della stanza dove alloggiavano le ragazze, la 621.
Compose il codice e passò la chiamata al telefono, facendolo squillare. Uno squillo, due squilli, tre squilli, quattro, cinque... nulla. Non rispondeva nessuno.
“Mi spiace signore, sembra non ci sia nessuno in camera.”
“Diamine” si lasciò sfuggire, allontanandosi dall’uomo. Ma perché non mi avvisa di niente?
Stava per uscire dalla struttura quando, da lontano, intravide due persone che, a prima vista, gli sembravano molto familiari. Assottigliò un po’ gli occhi, per meglio mettere a fuoco le figure. Erano Heiji e Kazuha. Che diavolo ci fa quel detective qui? pensò poi, nell’avvicinarsi ai ragazzi. Sperò vivamente con tutte le sue forze che, appresso a quell’investigatore, non ci fosse anche l’altro...
Non sapeva perché, ma da quando quello Shinichi Kudo era ricomparso, tutto sembrava andare male.
“R-Richard!” sbottò Kazuha nel vederlo arrivare, riconducendo subito il pensiero a Ran che non aveva più visto dal primo pomeriggio. “Come mai qui?”
“Sapete dov’è Ran?” domandò secco lui, intento a non perdere tempo. “L’ho cercata in albergo, non c’è.”
I due ragazzi si guardarono, strabuzzando gli occhi.
“E-ehm” tentò di rimediare Heiji, improvvisamente sormontato da Kazuha “Ran è con Shiho e Sonoko! Sì! Non so dove però...”
“Puoi chiamare la tua amica? Ran non risponde al cellulare” le disse, un po’ preoccupato. Ovvio che non rispondeva, il telefono avrebbe continuato a squillare a vuoto nella stanza 621. Ran non l’aveva con sé, non l’aveva portato appositamente. Quel cellulare le aveva fatto perdere la ragione pochi giorni prima, ed in quel momento così importante, non sarebbero stati i sensi di colpa a fermarla.
“Ehm sì... subito” gli rispose Kazuha, prendendo il telefonino e componendo il numero di Sonoko. Attese per due squilli, quando a rispondere fu la voce di Shiho. Si trovavano in qualche locale, dove probabilmente c’era tanta musica, essendo quello che diceva la scienziata era praticamente incomprensibile. Kazuha riuscì a captare un “Sonoko è ubriaca”, “Siamo sul lungomare”, ma niente più.
“Ah va bene” staccò la chiamata la ragazza del Kansai, riponendo il cellulare in borsa.
“Sono a due km da qui... in un locale di karaoke se non sbaglio” lo avvisò, giocando con i suoi capelli. Ma da quando aveva imparato a dire bugie?
“Bene, allora ciao.”
Richard si allontanò velocemente, dirigendosi verso l’auto. Nel giro di pochi secondi scomparve dalla vista dei due ragazzi, lasciandoli stupiti per la sua visita.
“Almeno l’abbiamo trovata” sospirò rassicurato Heiji. Avrebbe volentieri evitato nuovi problemi dopo il pomeriggio burrascoso con Shinichi.
“C’è un problema” ammise Kazuha, sospirando a sua volta, e spalancando le palpebre. “Ran non era con loro.”
 
Aveva corso per un’ora per tutto il lungomare che costeggiava Niigata. Aveva dato un’occhiata nei negozi, nei pub, nei locali ma niente. Era stremata, e boccheggiante, ma non si sarebbe arresa. Anche se avesse impiegato tutta la nottata, sarebbe riuscita a trovarlo. Costeggiò la ringhiera, sporgendosi verso il mare. L’ultimo posto dove poteva essere erano proprio le spiagge. A quell’ora erano praticamente deserte, immerse nel buio più totale. Decise quindi di scendere sulla sabbia, correndo lungo tutta la riva, scuotendo il capo a destra e a sinistra. Shinichi... dove sei...
Lo chiamò mentalmente, sperando di intravederlo in quell’infinita spiaggia che le si parava davanti. La sabbia fredda le accarezzò le gambe, infiltrandosi nelle scarpette, donandole un leggero fastidio. Non ci badò minimante e continuò la sua corsa, lasciandosi alle spalle le luci della città. Si stava allontanando sempre più dal centro, dai negozi, dal vociare delle persone, ma di Shinichi non c’era nemmeno l’ombra.
Arrivò fino ad un enorme scoglio che le bloccava il passaggio, imponendosi maestoso di fronte a lei. Si guardò un po’ intorno ricercando un appiglio al quale aggrapparsi per scavalcarlo, e nel farlo, notò che aldilà del masso, vi era un precipizio. Non era molto alto, poiché era possibile vedere ciò che c’era sotto. I suoi occhi si illuminarono e riuscì a malapena a smorzare un urlo nel vedere Shinichi, seduto sulla sabbia, oltre quello scoglio. Decise di raggiungerlo attraverso le scale che, appositamente, erano state poste lì per scendere lungo quel burrone. Una leggera paura le prese le gambe, sentendosi fluttuare nel vuoto, appigliata a semplici gradini messi lì, senza alcuna sicurezza. Riuscì a superare anche quel timore e finalmente raggiunse la spiaggia dove Shinichi, accortosi della sua presenza a causa dei rumori, si era girato nella sua direzione. Il buio del posto non gli permise subito di identificare chi fosse ma, successivamente, con la lieve luce lunare poté distinguere il volto di Ran. Balzò dalla sabbia, alzandosi.
La ragazza gli si avvicinò lentamente, ancora con il fiatone.
“Shinichi!” riuscì a bisbigliare, con la voce in preda all’emozione.
Continuò a fissarlo, ripetendosi quanto fosse bello in quell’atmosfera così surreale. Camminò più lentamente, fino a bloccarsi poco distante da lui. Erano completamente soli, nel silenzio più profondo di una spiaggia sconosciuta. Quello era il momento giusto.

 
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Volevate sapere cos’era successo tra Shinichi e Shiho, giusto? Eccovi accontentate :D Sembra incredibile con che velocità aggiorno i capitoli, ma è solo grazie ai vostri commenti che mi sale la voglia di mettermi dinanzi al pc a partorire parole! =D
Allora... ventiduesimo capitolo (cavolo, siamo già a 22? Mi sa che devo rallentare gli aggiornamenti XD) e Shiho spiega a Ran cosa Shinichi provi davvero, aldilà dell’orgoglio! Spero di non aver deluso nessuno con la loro storia... insomma il detective si è comportato un po’ da s****... però è Shin, possiamo perdonargliela no? =) Bene, ed ora? Ran ha trovato Shinichi ed anche il coraggio di parlargli sul serio... vedremo se il ragazzo avrà voglia di parlare... Io non ci scommetterei XD
E Richard che cerca Ran, povero, mi fa un po’ pena!! :D E’ anche il loro mesiversario... secondo voi riuscirà a trovarla? Beh, per scoprirlo, ci rivediamo al ventitreesimo capitolo, non mancate!!!
 
Grazie a chi ha recensito il 21esimo capitolo *_______* <3 :
Marty Kudo, frangilois, Il Cavaliere Nero, Martins, salieri, ciccia98 e Yume98.
 
Grazie anche a chi legge soltanto! ^^
Alla prossima,
Tonia.
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