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Autore: Dony_chan    02/04/2012    5 recensioni
Una one-shot saltata in testa d’improvviso che si trasforma in una fan fiction a più capitoli. Mi sorprendo, alle volte! Questa storia si concentra sui protagonisti di Detective Conan, in un mondo dove l’Organizzazione non è mai esistita, dove l’APTX non ha fatto nessun danno, dove le vite dei personaggi scorrono tranquille e indisturbate, e dove... bè, sta a voi scoprirlo!
Enjoy!
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hi, nice to meet you!
8.

 
 
La luce crepitante di un lampione regalava la minima ed indispensabile luce al piccolo gruppo leggermente infreddolito, disposto a cerchio attorno al cofano della macchina del giovane Hattori, in attesa del ritorno di Shinichi, offertosi di andare a comperare dei caffè da asporto.
Sonoko, seduta a penzoloni sul cofano della macchina, si stiracchiò le gambe e si distese comodamente, chiudendo gli occhi e lasciandosi vincere da un sorriso sereno sulle labbra.
Ran si sedette sul guardrail, accavallando le gambe ed osservando l’orologio per la centesima volta. Erano quasi le sei del mattino, ed il venticello che li solleticava divertito portava con sé l’odore salmastro del mare alle loro spalle, che silenzioso e quieto, ondeggiava spingendosi fino alla riva, per poi fare ritorno nell’abisso buio.
“Spiagge più vicine a Tokyo non andavano bene, vero?” domandò la giovane karateka alla sua amica, che per tutto il viaggio notturno non aveva fatto che imporsi e sbraitare per ‘fare ancora un paio di chilometri verso Ovest’.
Quel paio di chilometri, erano diventati in realtà più di seicentocinquanta, ed erano arrivati fino a Shirahama, nella prefettura di Wakayama, in circa dieci ore di macchina, contando le soste per fare riposare e alternare il povero Heiji e Shinichi. Ran non capiva ancora come quattro persone fossero state soggiogate da Sonoko, e si fossero lasciate convincere a proseguire in quel folle viaggio, ma chiederselo ormai era inutile, dopo tutti quei chilometri macinati verso l’Ovest.
“Smettila di stressarmi, Ran, ormai siamo arrivati. Adesso ci si deve solo divertire” rimbrottò Sonoko, scrollando le spalle e rimettendosi a sedere, sorridendo beatamente a tutti i presenti. Ran notò che Heiji si trattenne dal risponderle a tono, mordendosi il labbro inferiore e dandole le spalle per non essere tentato di strangolarla. Si mosse lentamente verso la seduta improvvisata della giovane karateka e le si mise accanto, per poi scambiare con lei un sorriso di circostanza, stanco. Tremendamente stanco.
Kazuha, che si era beatamente addormentata dall’ultimo autogrill che avevano incrociato circa due ore prima, uscì dall’auto che era stato il suo letto fino a quel momento con gli occhi ancora assonnati e arrossati, i capelli scompigliati e la voglia dipinta in volto di accasciarsi di nuovo a terra e dormire, anche lì sull’asfalto.
“Per caso hai sonno?” la prese dolcemente in giro Ran, facendole segno di sedersi in braccio a lei. Kazuha le fece la linguaccia, ma obbedì e si mise mogia mogia sulle ginocchia dell’amica, facendosi abbracciare per la vita, appoggiando il capo sulla spalla di Ran.
“Siamo arrivati” constatò con la voce ancora impastata, aprendo solo un occhio verso la scogliera imponente che si stagliava di fronte a loro. Kazuha sbatté le palpebre un paio di volte, prima di scattare in piedi e puntare un dito contro la scogliera. Girò su se stessa con la bocca ridicolmente spalancata e gli occhi privi di qualsiasi traccia di sonno.
“Ma... ma... siamo a Shirahama!” esclamò estasiata, portandosi le mani alla bocca.
Sonoko scese dal cofano e vi si appoggiò, incrociando le braccia al petto, studiando la reazione dell’amica. “Sì, e allora? Ci sei già stata?”.
Kazuha annuì lentamente, partendo in quarta con i ricordi. “Da piccola ci venivo ogni estate assieme ai miei genitori! È una spiaggia talmente tranquilla che in qualsiasi ora del giorno puoi startene sotto il sole in santa pace. Non ci venivo da almeno... nove anni! Mia madre ha sempre voluto tornarci, ma mio padre è sempre stato occupato al lavoro e le sue ferie si riducevano notevolmente, che...”
“Va bene, abbiamo capito!” la interruppero dolcemente Ran e Sonoko, certe che Kazuha non si sarebbe spenta con tanta facilità. Non da sola, almeno.
Heiji era l’unico che sembrava realmente interessato al racconto di Kazuha, e quando la ragazza si interruppe, le rivolse un sorriso e ammiccò. “Questo è il Kansai, qui tutto è perfetto e bellissimo”.
Kazuha annuì, vittima a sua volta dell’orgoglio della sua regione natale, mentre Sonoko per poco non sbuffò in faccia ad Heiji, ma, fortunatamente e stranamente, si trattenne.
“Guardate. Sta sorgendo il sole” sussurrò Kazuha, tornando a guardare il panorama di fronte a lei, gli occhi spalancati e nostalgici.
Il piccolo gruppo di amici si voltò subito, rimanendo con il fiato sospeso alla vista del bellissimo gioco di luci che il sole riproduceva sull’acqua piatta ed ora rischiarata dell’oceano davanti a loro. Ran si sporse più che poté verso il piccolo promontorio, inspirando l’aria fresca e permettendo ai deboli raggi mattutini del sole di carezzarle il volto.
Si sentì immediatamente più rilassata, sentì i suoi muscoli distendersi e le preoccupazioni scemare, per essere rinchiuse – stavolta toccava a loro – in un angolo della sua mente, che si ripromise di tenere ben chiuso fino al suo ritorno.
Qualcosa di caldo le sfiorò la guancia, e la fece sussultare. La ragazza si voltò e ritrovò alla sua sinistra il volto di Shinichi, sorridente, che le stava porgendo il suo caffè.
La ragazza lo prese tra le mani, iniziando a sorseggiarlo, e si fece un po’ più in là, per fare posto al ragazzo in mezzo a lei e ad Heiji.
In quel momento il ricordo di Shun era lontano. Il loro diverbio della sera precedente non aveva alcuna importanza, si era allontanato a sua volta assieme alle sue preoccupazioni. Ora, davanti a lei, si aprivano tre giorni da passare assieme ai suoi amici.
Si sarebbe divertita, per la prima volta, dopo tanto.
 
 
Il pelo dell’acqua fu infranto dalla capigliatura biondo cenere di Sonoko, che sputacchiante, riaffiorava dopo essere stata brutalmente buttata sottoacqua da quelle che riputava essere le sue migliori amiche.
Le risate di Ran e Kazuha raggiunsero le sue orecchie mezze tappate, facendola voltare lentamente nella loro direzione, con gli occhi stretti a fessura e lo sguardo – fintamente – irato.
“Io non dormirei sonni tranquilli, se fossi in voi” le minacciò, la voce resa cupa.
Kazuha ridacchiò ancora più forte e si avvicinò con circospezione all’amica, nuotando in uno stile piuttosto discutibile. “Oh, ma sentitela... ora fa anche le minacce!” la prese in giro, tentando per la seconda volta di buttarle la testa di nuovo nell’acqua, ma stavolta la giovane ereditiera fu più svelta, e quella che affondò qualche istante dopo fu la testa della ragazza di Osaka.
Sonoko non si lasciò andare ad una risata soddisfatta, ma afferrò svelta l’amica da sotto le ascelle e la fece risalire, tenendola a sé come se stesse affogando. La giovane ereditiera cominciò a guardarsi attorno, fingendo angoscia, sbatacchiando l’amica da una parte all’altra.
“Aiuto, aiuto! Chiamate qualcuno, la mia amica sta affogando!” urlò Sonoko, attirando gli sguardi divertiti di un paio di ragazzi poco distanti da loro.
“Sonoko...” la chiamò Ran, avvicinandosi imbarazzata.
“Sm... ti... l!” cercò di riprenderla Kazuha, alternando frasi a inghiottimenti di acqua salata, decisamente disgustosa.
Sonoko non mollò la presa, e strinse a sé ancora più convulsamente la giovane amica, impedendole così il libero movimento delle braccia,tenendogliele prepotentemente spalancate. “Qualcuno chiami qualcuno! Ci serve la respirazione bocca a bocca! Chiamate un bel tenebroso!” continuò Sonoko, iniziando a sghignazzare. “Hattori, aiuto, aiuto! Kazuha sta affogando!”, ma finì la frase sentendo scivolare dalla sua presa il corpo della sua amica, paonazzo dalla vergogna.
“Sonoko!” la rimbrottò la giovane del Kansai. “Ma che figure mi fai fare!” disse, affondando la testa un secondo dopo fino sopra le labbra, iniziando a fare delle bollicine con la bocca.
La giovane ereditiera si sbracciò verso la riva, cercando di saltare fuori dall’acqua. “Hattori! Hattori! Corri!” continuò, prima di essere investita da una non poco delicata onda d’acqua causata dalle mani di Kazuha.
“Ma cosa urli?!” le disse, sempre più rossa.
Ran capì le intenzioni della sua migliore amica, e le si avvicinò, posandole un braccio attorno al collo. “Sonoko scherza sempre...” ridacchiò non molto convinta in direzione di Kazuha, cercando in qualche modo di riparare al danno che la giovane ereditiera aveva fatto. Heiji voleva che Kazuha non sapesse del suo interessamento, o perlomeno, non voleva che lo venisse a sapere da altri. Lei gli aveva promesso di tenere la bocca chiusa, e lo avrebbe fatto. Era anche vero che Sonoko non gli aveva giurato niente, e nemmeno aveva la conferma che la sua amica avesse intuito l’interesse del giovane per Kazuha. Solo che, conoscendola...
Sonoko scacciò dolcemente il braccio di Ran, incrociò le braccia al petto e cominciò ad ondeggiare su e giù, facendosi cullare dalla corrente, lo sguardo fisso su Kazuha. “Sotto agli scherzi c’è sempre un fondo di verità” disse soltanto, con fare solenne, e tra le tre amiche calò il silenzio.
Kazuha rimase ferma impalata a far scorrere lo sguardo da Sonoko a Ran, perplessa. Poi, come se le si fosse accesa una lampadina, i suoi occhi si spalancarono e le sue gote diventarono del colore dei pomodori maturi.
“Che... aspetta... cosa intendi?” biascicò, la voce leggermente acuta.
Sonoko scrollò il capo, optando per lo stesso silenzio in cui era piombata Ran, che teneva lo sguardo distante dalle due, puntato verso gli ombrelloni della spiaggia semideserta. Lei non avrebbe parlato. Lo aveva promesso ad Heiji.
“Sonoko?” la spronò a parlare la ragazza di Osaka, ora leggermente irritata dal comportamento della giovane ereditiera, che fino a poco prima sembrava intenta a non smettere di schiamazzare a casaccio. Che faceva, buttava il sasso e poi nascondeva la mano?
“Che volevi dire con quella frase?” stava per domandare Kazuha, prima di essere interrotta dallo sbuffo sonoro di Sonoko. Evidentemente, la lingua lunga della ragazza non era in grado di rimanere in silenzio per più di qualche minuto. “Oh, ma davvero non ci sei mai arrivata?! Ma non ci credo!” disse, facendo intuire un abbozzo di risatina.
Kazuha la fissò perplessa, mentre il rossore sulle sue guancie diminuiva. Si mosse inquieta e si avvicinò ancora di più alle due amiche, per evitare di parlare troppo forte. “Di che parli?”.
Sonoko si grattò il capo, sorridendo, le gote arrossate. “Di Hattori, di Hattori” disse sventolando una mano con fare noncurante. “Non ti sei accorta di che faccia fa quando ti guarda? Non ti sei accorta che diventa impacciatissimo se gli sei attorno? Non ti sei accorta che ti guarda anche quando tu non lo stai guardando? Non ti sei accorta...”, ma la voce della giovane ereditiera venne interrotta dall’urletto isterico di Kazuha. “Ma non è assolutamente vero!” si affrettò a gridare la ragazza, diventando ancora più rossa, sentendo attorno a sé gli sguardi di tutti e di nessuno. “Non inventarti storie fantasiose!”.
Sonoko scoppiò a ridere ed afferrò Ran per il collo, avvicinandola a sé contro la sua voglia. “Non mi invento un bel niente... dai, Kazuha, smettila di fare l’innocentina!”.
La ragazza gonfiò le guancie, indispettita, ed incrociò le braccia al petto, furiosa. “Non sto facendo l’innocente! Queste sono solo... tue supposizioni! Io ed Heiji non ci conosciamo nemmeno così bene, e non ho mai notato atteggiamenti...”. La ragazza si fermò, pensosa, e non completò mai la frase che aveva cominciato. Stava riflettendo su chissà cosa, ma Sonoko non vi badò. Le iniziò a tormentare un braccio, riportandola piano piano alla realtà.
“Suvvia, non c’è da prendersela troppo, allora! Mi sarò sbagliata...” disse, per nulla convincente. Kazuha si limitò ad annuire, spostando un secondo dopo lo sguardo su Ran, che teneva accuratamente ancora lo sguardo in tutt’altra direzione.
“Tu!” esclamò la giovane di Osaka. “Tu... sai qualcosa, di questa faccenda, Ran?!”.
La karateka prese a scuotere il capo energicamente, in segno di negazione, iniziando a sudare freddo. Ma perché ultimamente si ritrovava coinvolta in situazioni un po’ scomode? Che aveva fatto di male?
“Io non so un bel niente! E sicuramente Sonoko... ha detto una sua opinione...” disse tentando di far risultare la sua voce atona. Ma non era convinta di esserci riuscita.
Kazuha si morse un labbro, di nuovo pensosa, ed ignorò il fatto che Sonoko si stesse avvicinando di nuovo a lei.
“Se hai dei dubbi... verificali. E poi Ran non è affidabile. Ultimamente... ha la testa da tutt’altra parte!” esclamò la giovane ereditiera, facendo sprofondare per la seconda volta la testa di Kazuha sottoacqua.
 
 
Heiji si morse la lingua, per impedire alla sua sfrontatezza di far capolino dalle sue labbra e giocarsi il posto di lavoro. Chiuse gli occhi e raccolse a sé tutta la calma che si era assopita in lui, proprio come faceva prima di un incontro di Kendo al campionato studentesco, e lasciò sbollire il suo nervosismo – troppe volte ne era rimasto vittima in quei giorni! – in un sospiro appena accennato.
“Non è così, detective Mouri. Non sono andato in vacanza senza chiederle i giorni di ferie!” disse a denti stretti, spostando il cellulare dal suo orecchio giusto in tempo per non assordarsi dal grido scocciato del suo capo.
“E allora che ci fai laggiù?! Con mia figlia?!” sbottò la voce di Kogoro. “Guarda che me l’ha detto, sai, che andavate al mare! E non sono riuscito a fermarvi in tempo!”.
Heiji ricordò mentalmente l’immagine del detective Mouri che correva giù in strada, cercando di raggiungere la sua macchina, in camicia e mutandoni, una birra stretta nella mano. Non sapeva bene cosa gli avesse urlato contro, ma sperò con tutte le sue forze che il vecchio non avesse mai pronunciato la parola ‘licenziamento’. Invece che fermarlo, quella vista gli aveva fatto premere più a fondo il pedale dell’acceleratore, e in men che non si dica aveva perso di vista la figura minacciosa del detective.
“Ma gliel’ho detto: sono qui per conto di un cliente privato. Il mio amico – Shinichi Kudo, se lo ricorda? Glielo avevo già nominato prima – ha tra le mani un grosso caso, privato. Molto privato. E mi ha chiesto giustamente aiuto, essendo di gran lunga inferiore al mio ingegno-” una bottiglietta vuota di acqua lo colpì in testa, bloccando i suoi farfugliamenti. Heiji si voltò verso Shinichi, che lo stava fissando torvo dalla sua sdraio, e gli rivolse un sorriso di scuse.
“Sei ancora lì?!” lo richiamò alla realtà la voce metallica di Kogoro.
Heiji sbuffò mentalmente e si avvicinò nuovamente il cellulare all’orecchio. “Sì... comunque, non si preoccupi, sarò di ritorno per lunedì, la pista che sto seguendo mi porterà presto dal colpevole. Ora mi scusi, ma devo andare” disse alla svelta il giovane detective, chiudendo la comunicazione nonostante la voce di Kogoro lo stesse ancora rimproverando. Lasciò cadere il suo cellulare all’interno della borsa di Ran, premurandosi però di spegnerlo per evitare altre scocciature da parte del detective Mouri.
“Wow” disse la voce di Shinichi, a metà tra l’indifferenza e la sonnolenza. “Sei stato docile come un agnellino. Sicuro di stare bene?”.
Heiji gli rispedì indietro la bottiglietta vuota, colpendogli un ginocchio. Si sdraiò a sua volta, chiudendo gli occhi per non accecarsi con la prepotente luce del sole e si lasciò andare ad un sospiro in risposta alla constatazione del suo migliore amico.
“Dovresti licenziarti” continuò Shinichi. “Da quando lavori lì, sei sempre più stressato. E insopportabile” disse con un ghigno che Heiji non poté vedere.
La sua era una battuta, ma l’amico di Osaka non la prese come tale. “E con cosa mi pago l’affitto? Sfortunatamente, non ho una villa lasciata in custodia dai miei genitori”.
Shinichi non rispose subito, assottigliando gli occhi. Heiji inspirò profondamente ed avvertì le sue gote scaldarsi un pochino. Non gli piaceva la cosa che stava per fare.
“Scusami”.
Shinichi ridacchiò, mollando un pugno sull’addome dell’amico, facendolo scattare in posizione seduta per la troppa durezza del colpo.
“Ma sei scemo?!” gli urlò contro il ragazzo dalla pelle olivastra, mentre prendeva a massaggiarsi la pancia, fissando torvo il volto ghignante di quello che reputava il suo migliore amico. Forse, doveva rivedere l’intera faccenda.
Shinichi smise di ridacchiare, puntellandosi sui gomiti, affondando lo sguardo verso qualcosa che stava dritto davanti a sé. Heiji lo imitò, e capì cosa avesse attratto l’attenzione del suo amico.
“Era ora. Volevate diventare delle spugne?” domandò Heiji in direzione di Ran e di Sonoko, che proprio in quel momento erano uscite dall’acqua e si stavano dirigendo verso la prima fila di ombrelloni, dove ne avevano noleggiati un paio.
Sonoko scosse la testa per liberarsi delle goccioline di acqua proprio come fanno i cani finito il loro bagnetto, spruzzando il tutto volontariamente addosso ad Heiji, che si scansò troppo lentamente.
“Sì, hai problemi, detective?” le rispose la ragazza, sedendosi sulla sua sdraio, riparandosi dal sole.
Heiji si trattenne dal risponderle e si voltò verso Ran. Alle sue spalle non  c’era Kazuha, evidentemente non aveva seguito le due amiche verso la spiaggia. Forse era rimasta a nuotare, come da piccola era solita fare in quel mare, oppure era andata a farsi una passeggiata pomeridiana. Oppure era stanca ed era tornata all’ostello dove avrebbero alloggiato in quei giorni.
Heiji capì che avrebbe voluto tremendamente saperlo, e si voltò verso Ran per sussurrargli quella domanda tanto agognata, quando si accorse dello sguardo vispo che Sonoko aveva puntato su di lui. Le parole di Heiji gli morirono in gola, sentendosi stranamente in trappola, mentre le labbra di lei si incurvavano in un sorriso pacato, e non più canzonatorio.
“È rimasta ancora in acqua. Vicino agli scogli” lo informò a mezza voce, inforcando un istante dopo gli occhiali da sole, per poi girarsi a pancia in giù e voltare la testa dall’altra parte, ignorandolo.
Heiji la ringraziò mentalmente, stupendosi nel pensare che forse, in fondo in fondo, quella ragazza non fosse così antipatica come sembrava.
Il ragazzo si alzò, fingendo di stiracchiarsi, e diede una pacca sulla spalla di Shinichi, distraendolo dalla sua contemplazione di Ran. Il giovane voltò lentamente il capo, seccato, sull’amico e annuì quando questo lo informò che sarebbe andato a farsi una nuotata ristoratrice.
Prima di voltarsi del tutto, Heiji notò che Ran prese il suo sdraio e che lo sistemò accanto a quello del suo rivale dell’Est, il quale, mettendosi seduto a gambe incrociate, incominciò ad ascoltare ciò che la ragazza stava dicendogli.
Heiji riprese la sua strada verso gli scogli, sorridendo dentro di sé, nonostante pensasse che l’amico, così facendo, si stesse facendo del male da solo. Ma, dopotutto, lui era il suo migliore amico. E, in quei giorni, aveva elaborato il fatto che tentare di dissuaderlo dallo stare vicino a Ran fosse pressoché inutile.
Gli sembrava di vederlo ringiovanito, regredito all’età adolescenziale, e i suoi occhi brillavano inconsapevolmente appena lui pronunciava il nome della ragazza. Gli faceva bene.
Non l’aveva mai visto così, prima di allora, e forse Ran, per Shinichi, era davvero diversa dalle altre volte. Forse aveva quel qualcosa in più che aveva stregato l’amico, ma per davvero, stavolta.
Ed ora, quel qualcosa che invece aveva stregato lui, gli si presentava davanti, in tutta la sua naturale bellezza.
Kazuha se ne stava seduta sul bagnasciuga, vicino agli scogli, come gli aveva suggerito Sonoko. Aveva gli occhi chiusi, la fronte leggermente aggrottata, come se fosse pensosa, e il volto rivolto verso il cielo caldo di quel pomeriggio.
Sentì il suo cuore aumentare il trotto, mentre la sua parte razionale gli suggeriva di fare dietrofront e tornare al suo ombrellone. Lo voleva bloccare di nuovo.
Ma, per fortuna, la sua irrazionalità ebbe il sopravvento.
 
 
Kazuha sentì una mano fresca posarsi sulla sua fronte, facendola sobbalzare e voltare verso il suo disturbatore. Quando i suoi occhi smeraldo si incrociarono con quelli chiari del conterraneo, sentì il cuore mancare un battito.
Stava proprio pensando a lui. O meglio, alla supposizione di Sonoko.
Non si era mai accorta del comportamento di Heiji in sua presenza, non vi aveva mai realmente badato. Non aveva mai osservato se lui la fissava più del dovuto, e faceva ricondurre i suoi balbettii alla timidezza del giovane. Ma, ci aveva appena riflettuto, con gli altri lui non balbettava mai. La sua voce scorreva sempre fluida e sicura, mai con un segno di esitazione.
Solo una volta – e questo lo aveva ricordato mentre stava discutendo con le sue amiche poco prima  - gli era sembrato sul punto di stare per rivelarle qualcosa. Anzi, sul punto di fare qualcosa.
A casa di Ran, durante la cena improvvisata qualche giorno addietro. Mentre erano in cucina, lui si era avvicinato di colpo a lei, e l’aveva guardata... con occhi diversi.
Come mai non era scattato qualcosa in lei? Perché non le era sorto il dubbio? Ora che ripensava a quello sguardo... le venivano i brividi, nonostante la temperatura attorno a lei fosse fin troppo alta.
“Che ci fai qui da sola?” le chiese il giovane, lasciandosi cadere di fianco a lei, sedendosi così vicino che le spalle di entrambi erano poggiate l’una contro l’altra, rilasciando una specie di scarica elettrica, che forse percepiva solo Kazuha.
La ragazza chiuse la bocca, rendendosi conto di averla tenuta aperta dal momento che l’aveva notato fino ad allora, e rimase in silenzio a fissare il suo profilo, mentre questo allungava le gambe nella sabbia, puntellandosi con le mani per tenere il busto dritto.
Lo sguardo di Kazuha scivolò sui pettorali scolpiti del ragazzo e sui suoi addominali muscolosi, scendendo ancora un po’ più giù fino a... imbarazzata, distolse lo sguardo, strizzando forte gli occhi e sentendo la saliva azzerarsi.
Il cuore di lei martellava talmente forte che ebbe paura che Heiji lo potesse sentire. Ma che cosa le stava succedendo?! Perché, tutto d’un tratto, vedendolo aveva provato quella strana sensazione di piacere? Aveva per caso gli ormoni a mille? Non sapeva sostenere il suo corpo in costume da bagno?
Ma certo che no! Lo aveva visto anche quella mattina, in costume, eppure... eppure non era successo nulla di quello che aveva provato in quel momento, osservandolo.
Era tutta colpa di Sonoko! Era tutta suggestione! Era ovvio, che fosse così... che altro poteva essere, sennò?
“Qualcosa non va?” domandò Heiji, allungando il collo per cercare di guardarla in faccia.
Kazuha si allontanò dalla sua seduta e si alzò in piedi di scatto, tremante. Sentiva il suo volto bollente e non aveva il coraggio di abbassare gli occhi su di lui. Non per cadere di nuovo... in tentazione.
 
“Se hai dei dubbi... verificali”
 
La frase di Sonoko le riempiva la testa. Lei non aveva dubbi! Era tutta suggestione, tutta suggestione... tutta... suggestione...
 
“Vedi... è da un po’ di tempo che volevo... dirti una cosa”
 
Aveva balbettato Heiji, quando, la sera prima, era venuto sotto casa sua. Aveva balbettato pronunciando quella frase. Si era grattato una guancia, con nervosismo.
Ma perché quegli sprazzi di conversazione le tornavano alla mente?
 
“Ascoltami, per favore... Non ce la faccio più...”
 
Gli occhi di Kazuha si spalancarono, mentre il suggerimento di Sonoko tornava a ripetersi nella sua testa.
Dubbi... verificarli...
La ragazza abbassò il capo, guardando di traverso il giovane che, ancora perplesso, stava aspettando una sua risposta.
Forse, ora, qualche dubbio ce l’aveva.
“Ecco...” mormorò appena. Strinse i pugni, facendo affondare le unghie nella carne. Alzò di scatto il capo e si voltò per guardare negli occhi il ragazzo, con sguardo determinato, nonostante l’imbarazzo crescente che sentiva dentro di sé.
Se era tutta un’illusione, avrebbe fatto la figura della scema. E, forse, ci sarebbe rimasta male.
“Heiji, mi dovevi dire qualcosa, ieri sera” gli ricordò, facendo sussultare il ragazzo. Non era una domanda, ma un’affermazione.
Heiji si alzò lentamente da terra, affondando le mani nelle tasche dei suoi bermuda scuri. La guardò timidamente negli occhi, schiarendosi la gola.
“Sì... io...” iniziò timidamente.
Ma non completò mai la frase.
Kazuha, lo anticipò.
“Ti piaccio?”.
 
 
Sonoko si era alzata dalla sua sdraio pochi minuti dopo aver visto Heiji andarsene alla ricerca di Kazuha, con la scusa di andare a comperare qualcosa da bere. Non aveva la minima voglia di stare in mezzo a Ran e Shinichi, mentre inconsapevolmente – o meglio, secondo lei – tubavano.
Per il momento le sembrava che entrambi ostentassero solamente un rapporto ed un coinvolgimento di tipo platonico, ma ai suoi occhi vispi non erano sfuggiti i mille sguardi incantati di Shinichi. E le sembrava perfino che Ran stesse cadendo nella tela che lo sguardo magnetico del ragazzo dagli occhi color oceano stava filando senza rendersene conto. Sembrava dimentica dell’esistenza di Shun. Non lo aveva ancora chiamato, e non l’aveva ancora vista smanettare con il cellulare. Che avessero litigato?
Bè, forse era meglio così. Almeno, quel tipo non avrebbe interferito con la sua vacanza, e avrebbe lasciato un po’ in pace l’animo di Ran.
Sonoko zigzagò tra i pochi ombrelloni posti sulla spiaggia, notando che quello che aveva detto loro Kazuha quella mattina era vero: quella spiaggia era molto tranquilla. Nulla in confronto a quelle nei pressi di Tokyo, piene zeppe di famiglie con bambinetti urlanti e vogliosi di sotterrarti nella sabbia.
Almeno lì, a Shirahama, poteva starsene un po’ più tranquilla. Anche se solo per quel week-end. Ma cosa le era passato nella testa? Aveva mollato tutto. Probabilmente i suoi si stavano preoccupando, non trovandola neppure nell’appartamento di Tokyo e a casa delle sue amiche. E aveva anche mollato lo studio. Sapeva solo che le era venuta una gran voglia di cambiare aria, e una gran voglia di mare. Anche se con sé aveva troppe coppie. E le aveva addirittura portate di sua spontanea volontà.
Forse si credeva un po’ il cupido della situazione, e la cosa non le dispiaceva poi così tanto. Magari tutta quell’atmosfera romantica avrebbe potuto sfiorarla un pochino!
Si portò inconsapevolmente le braccia sui fianchi, e sentì sotto la presa dei suoi polpastrelli sinistri una lieve sensazione di fastidio. Si abbassò di un poco la culotte blu notte e guardò con una smorfia l’ematoma giallastro che si era presa qualche giorno prima, e che le abbruttiva la pelle. Vi passò leggera la mano, sopra, carezzandolo, e poi lo ricoprì di nuovo, sentendo un secondo dopo una nuova fitta nello stesso punto.
“Scusami!” le disse svelta una ragazza bizzarra, apparsa di corsa davanti a lei. Indossava un cappellino a forma di cocomero e portava con se un cestino ripieno di pezzi di anguria. Anche il bikini che indossava riportava le stampe con quel frutto tipicamente estivo, e Sonoko si domandò se quella fosse la nuova moda per quella stagione.
“Ah, mi dispiace, sono davvero sbadata!” le disse la ragazza, che non doveva essere più vecchia di lei. Quella mise per terra il cestino e porse a Sonoko una fetta piuttosto generosa di anguria, mollandogli tra le mani anche un volantino pubblicitario.
“Scusami, ma sono di fretta!” le disse, ed un secondo dopo quella stramba ragazza stava già correndo tra gli ombrelloni, iniziando a porgere fette di anguria e volantini a chiunque le desse ascolto.
Sonoko rimase un istante immobile, sentendosi un pochino stupida. Poi scosse il capo, lesse il volantino che aveva tra le mani, e sentì un sorriso nascerle sul volto.
 

Vieni anche tu, questa sera,
alla festa sulla spiaggia!
Barbecue, musica, divertimento
e l’annuale tanto attesa
‘Corsa di cocomeri’, con premiazione
per il vincitore di una cassa di angurie!
 

“Questa sera, eh?” disse ad alta voce. Sghignazzò, addentando il cocomero che gocciolava fresco dalla sua mano. “Ci sarà da divertirsi!”. 

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Tadadadaaaan!
Scusate, ma l’IDONEA ALLA GUIDA qui presente ha passato il week-end interamente sul libro della patente e non ha avuto un secondo per postare questo capitolo.
Se ve lo state chiedendo, sì, me la sto tirando un po’!  XD
Ahhaha, è solo che sono troppo soddisfatta XD
Vabbè, chissene, direte voi, e vi comprendo a pieno! :)

Che mi dite or ora? Sappiate che adesso sono appena arrivati al mare, mica potevo subito piazzare lì delle bombe esplosive, anche se la nostra Kazuha non è rimasta mogia mogia, o no?? ^^
E questa festa sulla spiaggia??
Aspetto i vostri commenti! :)
Ringrazio quegli angeli delle mie recensitrici: Shine_, withoutrules, Yume98, 88roxina94, izumi_ e  _Flami_!
Grazie anche ad Anna738 per aver messo la storia tra le seguite, e a tutti coloro che hanno solamente letto! ^^
Ci vediamo al nono capitolo! *-*
Un abbraccio,


Dony 

  
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