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Autore: xMarie    03/04/2012    2 recensioni
Isabella è una ragazza un po' diversa dalle sue coetanee, ha un altro modo di vedere le cose, tutto è cambiato dopo un evento particolare, qualcosa che lascia il segno, chssà se qualcuno o qualcosa le potrà fare cambiare idea!
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sapevo dove trovarlo, in palestra, che cosa scontata. Corsi subito li, senza chiedere scusa neanche alle persone contro le quali mi scontravo, stava per suonare la campanella e la curiosità mi stava divorando viva. Abbassai l’enorme maniglione, presi un bel respiro ed entrai in palestra. Al centro vi era un mazzo di rose rosse, le mie preferite, e un bigliettino. Mi chinai per prenderlo, aveva un buon profumo.

“Auguri principessa, oggi compi diciassette anni, questo  è un giorno importante per te. E allora mi sono detto, perché non regalare alla ragazza più bella i fiori più belli? Sono stato nel silenzio per troppo tempo.
-H”


Davanti a me vidi il ragazzo più bello dell’universo. Quella chioma riccia, quegli occhi verdi, lui il protagonista della maggior parte dei miei sogni era davanti a me.
-T….Tu?- Fu l’unica cosa che riuscii a dire balbettando.
-Proprio io-
-Grazie Harry, davvero- mi sentivo completa, e in compagnia delle farfalle nel mio stomaco.
Harry mi prese la mano e si avvicinò sempre di più a me, mi mise una mano sulla guancia, come per intrappolarmi in quel bacio che aspettavo da tanto tempo, sentivo il suo respiro caldo sul mio viso, vedevo i suoi occhi verdi guardare le mie labbra, poi fissare i miei occhi, mentre la distanza si stava pian piano azzerando. Non potevo dire di no a quel bacio, lo desideravo troppo, stava succedendo tutto lentamente, proprio come nei film. Chiusi gli occhi così per istinto, ma la magia svanì. Eccola, la campanella d’inizio lezione era suonata. Io e Harry restammo immobili in quella posizione a guardarci, nessuno osava staccare lo sguardo, nessuno pensava di muoversi. Fummo interrotti dalla voce squillante della professoressa di educazione fisica, la Pinkle, una donna in crisi di mezz’età e nel bel mezzo della menopausa.
-Styles, Jones, che ci fate qua?- Eccola, con le mani sui fianchi e quel piede destro che batteva a terra. –Non avete niente da dire?- Noi continuavamo a fissarci, non facevamo caso a lei. –In classe, adesso.- Urlò come un’ossessa e noi fummo costretti ad avviarci in classe.
Chimica con la Black. Ero nello stesso corso di Harry, per mia sfortuna, oppure sfortuna? Non parlammo durante il tragitto, e neanche una volta arrivati in classe. La prof non ci disse niente del nostro ritardo quindi noi ci andammo a sedere come se nulla fosse successo. Eravamo di nuovo intrappolati in quell’imbarazzante situazione, io fissavo i suoi smeraldi, lui fissava i miei occhi azzurrissimi. Buona parte del tempo la passammo in quel modo. Poi qualcosa mi rimase impigliato tra i capelli, fui costretta a staccare lo sguardo da quello di Harry e ad aprire il bigliettino.
“Allora? Chi era l’ammiratore segreto? Possibile che abbia capito tutto? –A.”
Annuii nella sua direzione senza staccare lo sguardo da quello di Harry che ancora mi fissava.
-Signorina Jones, signor Styles, volete degnarmi della vostra attenzione oppure volete continuare a scambiarvi sguardi innocenti?- Sapevo che sarebbe scoppiata la bomba, Harry non sapeva lasciarne nessuna.
-Beh, almeno io sono concentrato su qualcosa di più interessante della chimica.- Io arrossii.
-Ah si? Allora vai immediatamente fuori!-
-Con piacere- Harry sfoderò quel suo sorriso mozzafiato e uscì tranquillamente dalla classe, era abituato a cose del genere.
-Jones, adesso in quali occhi perderai lo sguardo visto che ho buttato fuori l’unica persona che attira la tua attenzione?-
-Beh certo non guarderò la sua faccia di cazzo prof.- Sorrisi. Eccola, era viola dalla rabbia, avevo imparato a rispondere ai professori da quando ho cominciato a frequentare i ragazzi, e certe volte stava pure bene. Loro si credevano chissà chi.
-Bene, allora domani la mia faccia di cazzo non la vedrai se non sarai accompagnata da un genitore. E ora ti accomodi fuori.- Urlava peggio della Pinkle.
-I miei sono fuori per lavoro non so quando tornano, se vuole puo’ parlare con mio fratello, è maggiorenne, stia tranquilla.- Spostai la sedia e mi avvicinai alla porta. –Con permesso.- E sbattei la porta tanto forte da far vibrare i vetri delle finestre.
 
Camminavo senza meta per i corridoi silenziosi, pensavo ad Harry, a quelle rose che avevo ancora in mano e decisi di mettere nel mio armadietto, i miei pensieri furono però interrotti dalla campanella. Seconda ora, ginnastica. Mi piaceva la ginnastica, ed ero portata, visto che facevo parte delle cheerleader, ma c’era un altro problema, Harry, non che costituisse davvero un problema, ma, mi avrebbe distratta e fatta buttare fuori di nuovo. Rassegnata mi avviai verso la palestra. Nello spogliatoio tutte mi facevano la faccia ma poi mi parlavano dietro, tutta invidia, ricevetti molti auguri, tutti falsi, tranne quelli di una persona. Nel corso di ginnastica con me c’era una ragazza di origini italiane Anastasia, si faceva chiamare Stacy, era alta quanto me, con dei lunghi capelli neri come la notte, la pelle tipica mediterranea e due occhioni verdi. Lei era più bella di me, molto più bella di me, ma non era invidiosa, anzi, mi voleva bene. Il nostro rapporto si andava rafforzandosi ed io ne ero veramente contenta. Era sincera.
Stacy mi si buttò addosso facendomi gli auguri, era di una dolcezza inimmaginabile. La ringraziai, ci infilammo le divise blu e bianche, sembravamo tante fotocopie, e andammo in palestra, dove incontrai di nuovo lo sguardo di Harry. Ero di nuovo nella situazione di prima, avevo davanti a me una calamita capace di farmi dimenticare tutto. Il nostro sguardo si spostò sulla prof solo dopo un colpo di fischietto. Questa ci richiamò e cominciammo a correre per tutta la palestra, odiavo quel momento, non riuscivo a fare più di tre giri di campo con tutto che ero allenata. Mi fermai d’un tratto e la prof prese a spiegare un esercizio, che io persa ancora negli occhi di Harry non riuscii a seguire. C’eravamo solo io e lui, ero innamorata, ne ero sicura. Stavolta neanche il fischietto ci portò al mondo dei vivi. Fu la prof scuotendoci a svegliarci dal nostro stato di estasi. –Styles, Jones, ma che avete oggi? Se volete fare i piccioncini innamorati fatelo fuori di qui. Nello spogliatoio subito.-
-Ma prof….- ribattei io, mentre mi avviavo verso lo spogliatoio insieme ad Harry.
-Styles, nello spogliatoio maschile.- Lui senza accorgersene stava seguendo me in quello femminile e la prof stava scoppiando dalla rabbia.
Entrata nello spogliatoio mi rivestì stendendomi sulla panca. La mia testa fu invasa da tanti pensieri, uno dei quali, la festa. Fortunatamente in quel momento di crisi entrò Stacy che si buttò addosso a me gridando.
-Amica mia, oggi shopping, vengo a prenderti alle 4, non osare dire no.-  Annuii, poi ritornai ai miei pensieri interrotti dalla campanella. Non sarei andata a lezione, ma a casa con Liam, i nostri genitori avevamo programmato un pranzo con tanto di torta, visto che la sera se ne sarebbero andati non so dove a fare non so che per lasciarci casa libera.
Fuori da scuola trovai Liam accanto alla moto del cugino.
-Liam, come pensi di tornare a casa con quella?-
-Certo che si.-
-Non la sai portare.-
-Invece si.- esclamò lui mettendosi le mani ai fianchi.
-Non vorrei morire il giorno del mio compleanno.-
-Ma stai tranquilla, non morirai.- Disse porgendomi un casco.
-Però vai piano eh.-
-Come no.- L’avrei voluto uccidere in quel momento. Salimmo in sella e Liam accese il motore, avevo una paura immensa, non per la moto, ma per lui, sapeva davvero portarla? L’avrei scoperto tra poco.
 
Fortunatamente dopo venti minuti attaccata alla sua schiena per non volare via dalla moto per la troppa velocità arrivammo a casa, dove mia madre e Rob ci accolsero con il pranzo già servito in tavola. Mangiammo fino a scoppiare, poi per le tre i miei genitori se ne andarono ma prima mi lasciarono una carta di credito per comprare l’occorrente per la festa, ovviamente si intende vestito scarpe e cose così. Era una parte del mio regalo a quanto dicevano.
Alle quattro arrivò Stacy puntuale, andammo al centro commerciale e dopo due ore uscimmo con le mani piene di buste pronte a dirigerci dal parrucchiere per la messa in piega. Io feci dei boccoli ai miei capelli biondi, qui e la, mentre Stacy, che odiava i suoi bellissimi capelli ricci fece semplicemente una stiratura. Dopo di che andammo a casa a provare i vestiti. Io avevo un vestito cortissimo e attillato rosa antico, con delle decolletè tacco 15 abbinate, la mia amica invece un vestito stretto in vita e che andava ad allargarsi con un paio di scarpe a punta aperta nere, proprio come il vestito.

Finalmente arrivò l’ora della festa, erano arrivati tutti, tutti tranne lui....


Sono tornata, scusate l'assenza. 
Se non arrivo a 4 recensioni non pubblico il continuo, buona lettura. xx
  
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