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Autore: Sette Lupe    04/04/2012    3 recensioni
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E' una bella giornata di sole. L'ideale per raccontarsi qualche bella storia, allora perchè non narrare di come Modo, Vinnie e Throttle si sono conosciuti? E chi sono gli Erranti?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non possiedo i Biker Mice from Mars, sono proprietà di Rick Ungar. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 

Finalmente sono tornata! :D tra impegni di lavoro e la primavera incombente non ho un attimo libero!

Buon divertimento!

ERRANTI


CAPITOLO 3: IL CAMPO LENTO

L’arrivo dei bambini che si erano salvati dalla tempesta fu accolto con grida di giubilo e qualche lacrima liberatoria.

Uscirono dal tunnel scuro in un fiume vociante e caotico, ciascuno con in mente una sola cosa, rivedere i propri parenti il prima possibile, dopo le disavventure passate. Ogni orgoglio fu dimenticato, ogni contegno abbandonato, nel corrersi incontro. Persino la riunione in corso fu interrotta. Stoker e gli Erranti rimasero a guardare, restando in disparte.

Rose strinse forte un imbarazzato Camaro, che cominciava a sentirsi un po’ grandicello per esternazioni del genere, mentre Vinnie si godette a lungo e con piacere l’abbraccio stritolante dei suoi genitori.

Modo aveva raggiunto il piccolo gruppo e aveva atteso il suo turno di abbracciare il fratello, seguito da un titubante Throttle che era curioso di vedere questi bambini che non sapevano combattere, quasi si aspettava che le loro antenne fossero verdi o qualcosa del genere.

Sembravano come lui, alcuni più grandi di età, ma avevano qualcosa di diverso in effetti, qualcosa che travalicava le differenze somatiche…. Era forse il loro modo di muoversi? Sembravano così indifesi, così…piccoli….

Throttle si leccò il naso. Niente armi, piedi che inciampavano di frequente, ma come facevano ad imparare a difendersi se partivano da basi simili? E come potevano sperare di sopravvivere se uno o entrambi i genitori fossero morti? Però sembravano ugualmente così felici…

Modo si era lanciato sul fratello appena Rose l’aveva lasciato andare, e i due ora si stavano stropicciando allegramente, rotolandosi nella polvere.

“Modo! Mi hanno raccontato che ti hanno preso gli Erranti! Non pensavo seriamente di rivederti tutto d’un pezzo!” gridò gioiosamente il topino grigio chiaro nell’atterrare il fratello.

Mentre i suoi figli si lanciavano in una amichevole rissa, Rose si avvicinò ai topi rimasti da un lato, avviando una conversazione con loro. Camaro si raddrizzò, sempre restando a cavalcioni sulla schiena di Modo e osservò la scena incupito.
“Sono loro?” chiese semplicemente.

Modo annuì e si scrollò di dosso il fratello: “Si, quello con cui parla ora la mamma è Lancer, il topo che mi ha salvato. Quello nero è Engine, lui si è occupato di Brema, e credo che quello rossiccio con le orecchie brune si chiami Crankshaft, la mamma voleva tanto ringraziarli”

“Strano” borbottò Camaro: “Me li immaginavo…. Diversi….non sembrano poi tanto pericolosi”

Modo sogghignò, poi si ricordò di qualcun altro: “Ah, e lui è Throttle! E’ il figlio di Lancer, sai che è già un combattente?”

Camaro si alzò in piedi e salutò il nuovo arrivato con maggiore freddezza del fratello, restio a lasciar perdere i miti che aveva sentito su quella gente e i moniti di Defender riguardo all’ intrattenere  relazioni amichevoli con loro.

“Credo dovremo andare dalla mamma” disse con voce piatta senza staccare gli occhi di dosso a Throttle: “Sarà meglio controllare che non le venga fatto del male”

“Nessuno vuole farle del male. Siamo gente d’onore noi” si intromise Throttle con un ringhio che ribolliva in fondo alla sua voce.
“Certo, come no” sbuffò derisorio Camaro: “Tra un morso e l’altro!”

Modo si interpose tra i due, non sapendo esattamente cosa dire, sapeva solo che non voleva assistere ad un combattimento tra suo fratello e il suo nuovo amico. Specialmente sapendo che il ragazzino fulvo mordeva….

“E che c’è di male?! Noi non siamo ottuse teste di tufo che sanno solo obbedire ai loro padroni!” ringhiò di rimando Throttle.
Modo usò il suo peso per bloccare la carica del fratello: “Camaro! Finiscila! Devo loro la mia vita! Almeno questa volta lascia perdere!”

 La situazione era giunta ad una pericolosa situazione di stallo, finché una palla di pelo bianco schizzò come un proiettile direttamente tra le braccia del topino plumbeo, senza minimamente preoccuparsi del fatto che, colto alla sprovvista, Modo avrebbe anche potuto mancare la presa.

“MOOOOODOOOO!!!!!! SEI VIVO! COME SONO FELICE!” Strepitò Vinnie.

Una volta di queste finirò per farmelo sfuggire. Gemette mentalmente Modo nell’aggiustare la presa sul giovane compagno di giochi.

“SEI STATO CON GLI ERRANTI?! E’ VERO!? COME SONO?! TI HANNO MANGIATO?! no, mi pare di no, È VERO CHE TAGLIANO LA CODA AI NEMICI? TI HANNO TAGLIATO LA CODA? MI FAI VEDERE LA CODA? TI HANNO MORSO?”

Eccolo che parte….

Vinnie stava pronunciando le parole così in fretta che si faceva fatica a comprenderle… Modo si meravigliò, come sempre, di quanto svelto potesse parlare quel bambino senza tranciarsi la lingua….“Wo, Wo, Vinnie. Sto bene e dopo ti racconterò tutto, perché intanto non saluti Throttle? Così potrai dire anche tu di aver conosciuto un Errante”

Gli occhi del topino bianco parvero espandersi a dismisura mentre veniva calato a terra di fronte al ragazzino fulvo.

“ Salute Favorito” cominciò Throttle.

“Non mi chiamo Favorito, sono Vincent”

Throttle rise, evidentemente loro non conoscevano le storie antiche che nonna Zele raccontava attorno al fuoco.

“Favorito vuol dire che gli Spiriti ti prediligono: il bianco è il loro colore, e più macchie bianche ci sono sul manto di una persona, più gli Spiriti la guardano da vicino. Tu sei tutto bianco da quel che vedo, quindi devi essere davvero molto fortunato, è un onore conoscere qualcuno così vicino agli Spiriti” concluse con un inchino leggero.

L’orgoglio che il piccolo provò in quel momento toccò le stelle. Era il favorito da questi Spiriti! … chiunque essi fossero. E a lui piaceva essere il preferito!

Mentre Vinnie era impegnato a sommergere il nuovo venuto con un fiume scomposto di domande tra le più strampalate che si fossero mai sentite, Modo si rivolse nuovamente al fratello.

“Non so se lo zio aveva ragione quando ci ha descritto gli Erranti, Camaro. E non so se tutte le storie che si sentono in giro siano vere. Ma una cosa la so: potevano lasciarci in balia dei Plutarkiani, nella tempesta non li avrebbero nemmeno notati, invece si sono fermati e ci hanno salvati. Forse potremmo dare loro una chance”

Camaro trasse un respiro per calmarsi: “Ti odio quando hai ragione” disse solo.

Modo sorrise e tornò a dedicare la sua attenzione agli altri due, Throttle era caduto vittima delle manine di Vinnie –più tardi avrebbe imparato a tenere le orecchie fuori dalla portata dell’amichetto, specialmente quando aveva un orecchino nuovo-, il topino stava esaminando con la sua solita esuberanza e “delicatezza” l’incredibile quantità di ninnoli che pendevano dai padiglioni del giovane Errante.

“Ahi! Hey Vincent! Fai piano!” stava gemendo mentre tentava di districare le manine da una treccina di capelli, ma i suoi tentativi erano inutili, perché, ogni volta che riusciva a scollare le piccole dita da un pendente, quelle ne trovavano subito un altro ancora più interessante e lo ghermivano all’istante.

Vinnie era ancora troppo piccolo per essere considerato anche solo un novizio, quindi Throttle dimostrava con lui l’indulgenza tipica della sua gente nei confronti dei bambini piccoli. Non gli passò nemmeno per l’anticamera del cervello di arrabbiarsi, e anzi, temeva che il piccolo potesse farsi male, quindi il suo compito di sgarbugliarsi dalla sua presa era ancora più arduo; sembrava che quel bambino avesse dieci braccia!

Modo giunse in suo soccorso dopo quella che gli parve un’eternità. Lo staccò abilmente dalla sua “preda” e se lo caricò in spalla come un sacco di patate.

“Modo! Che fai!?” protestò il piccolo topo bianco, ma lui non gli diede retta.

“Tutto intero?”

“Si, credo… è un forsennato!” ridacchiò Throttle rialzandosi e spolverandosi i pantaloni.

“Yeah… lo dici con me che lo sopporto quasi tutti i giorni? Senti, lui è mio fratello” cominciò indeciso su cosa dire, indicando Camaro, che si era diretto verso Stoker e gli Erranti: “Non voleva veramente…”

“Invece lo voleva” lo interruppe Throttle con un sorriso: “Ha paura, ci siamo abituati. Succederà molte volte se restiamo a lungo in città. E’ tutto normale, non preoccuparti. Non gli porto rancore”

Modo era spiazzato dal ragionamento del ragazzino che proseguì: “Piuttosto non mi spiego perché tu abbia spontaneamente attaccato discorso con me”

“Beh, un grazie era d’obbligo, visto che ora sarei un cadavere insabbiato se non ci foste stati voi….”

Throttle sorrise di nuovo: “Mi sei simpatico, Big Fella”

“Modo”

“Come ti pare, ora però sarà meglio che mi allontani. Se arrivano i genitori del demonio bianco penso che potremmo passare entrambi seri guai. Ci vediamo in giro!”

Così dicendo corse via, riprendendo il suo posto al centro del cerchio della mandria di moto.

“Penso di stargli molto simpatico, sai?” cinguettò Vinnie ancora a penzoloni sulla sua spalla.

“Sempre modesto tu, eh?”

“Ricordi? Sono il prediletto!”

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Lancer fu grato di poter uscire all’aria aperta, e si sorprese notando che era già notte inoltrata.

La sala in cui erano stati costretti a riunirsi era troppo piccola per i suoi gusti, l’aria si era fatta ben presto stantia, troppe persone parlavano assieme, il caldo era opprimente. Era felice che fosse finita…un po’ meno contento invece del modo in cui era finita, ma come aveva detto Wristpin, - il topo dalla pelliccia argento e marrone- un buon accordo è quello che lascia ugualmente scontente entrambe le parti.

E nessuna delle due etnie presenti alla riunione era pienamente soddisfatta.

Si accese una sigaretta, aspirando il fumo delle erbe forti che ne riempivano l’incarto per calmare il vorticare dei suoi pensieri e rilassare i nervi. Nell’aria l’inverno si faceva sentire, ma il suo folto mantello lo proteggeva egregiamente dai rigori della notte.
Uno sguardo rapido al punto dove stavano le moto gli fece individuare subito il figlio: aveva acceso quatto delle moto esterne del gruppo, una per ogni punto cardinale; dopo aver dato loro l’ordine di stare in guardia, si era accovacciato sulla sella della moto al centro della formazione e si era addormentato con il fucile in mano.

Bravo bambino pensò con orgoglio.

Tutti i partecipanti avevano come minimo un gran mal di testa, e ne avevano abbastanza di discutere. Gli Erranti si diressero alle motociclette in silenzio, e altrettanto tacitamente, i Freedom Fighter si avviarono ai rispettivi alloggi.

“Vamonos” grugnì Engine: “Ne ho abbastanza di tutti questi muri!”

Lancer annuì; il topo nero era normalmente abbastanza pacato, ma la prova di quel giorno aveva logorato fin troppo la sua pazienza. Verso la fine della riunione era stato sul punto di mordere uno degli Stanziali, nonostante le raccomandazioni che Lancer aveva fatto loro riguardo al modo di interpretare certe usanze da parte di quella strana gente. Avevano rischiato di perdere tutto solo per un morsetto, è quando ormai era stata decisa praticamente ogni cosa! Fortunatamente Wrispin era un bravo mediatore, e aveva palcato, per quanto possibile, gli animi. Ridacchiando si spostò cautamente tra le moto fino a raggiungere Throttle che si alzò dalla sella assonnato e si scrollò come un cane bagnato per svegliarsi del tutto.

“Allora Lancer, che cosa avete deciso?”

“Sembra che solleveremo un discreto polverone al consiglio. Abbiamo un’alleanza con questa città”

Throttle annuì, indeciso se esserne contento o preoccupato. Si spostò all’indietro sulla sella per permettere al padre di guidare fino al punto dove avrebbero fatto campo, e accese l’auricolare per continuare la discussione con Lancer.

“Sai quanto scarsi siano i commerci con gli Stanziali, e sai quanto questo ci penalizzi, vero?” cominciò il nobile, volendo che suo figlio imparasse a ragionare fin da piccolo su ogni strategia, in ogni campo dell’esistenza.

“Definirli scarsi è riduttivo:  solo pochi si azzardano ad avvicinarsi tanto alla città….”

“Esatto. E questo ci obbliga a fare a meno di tante cose, cose che potrebbero farci molto comodo.”

“Tipo le innovazioni tecnologiche?”

“Tipo. Pensando a questo ho offerto loro uno scambio: La nostra collaborazione per difendere Serra in cambio dell’apertura ai commerci, ma solo per la nostra tribù”

“Vuoi dire per sempre? E quando ci allontaneremo?”

“Resteremo in contatto radio. Se ci saranno guai in vista, i nostri guerrieri lasceranno il Campo Lento e verranno qui a combattere, ma solo in caso di reale pericolo. Abbiamo fatto capire loro che sarebbero guai grossi se ci chiamassero, solo per qualche scaramuccia di second’ordine, obbligandoci a lasciare indifese le nostre famiglie.”

“Così è molto probabile che arriveremo sempre a battaglia iniziata, e le forze Plutarkiane avranno già speso il grosso delle loro risorse”

“Nessuno degli Stanziali ci ha pensato, e io non sono stato a ricordaglielo” rise Lancer, orgoglioso delle deduzioni del figlio.
“ Quindi combatterà solo la nostra tribù? C’erano un bel po’ di pesci sulla strada per Serra”

“Nah, ho accettato di portare al raduno con noi una piccola delegazione di topi di Serra. Convocheremo un consiglio con tutte le tribù presenti, loro si sono offerti di pagare i combattenti che parteciperanno alla battaglia, -ovviamente non quelli che verranno dal nostro clan-  ma, da bravi Stanziali, hanno deciso che pagheranno solo coloro che verranno a riscuotere a battaglia finita”
“Quindi i feriti gravi e i morti non avranno nulla da lasciare ai parenti. Ma non è giusto!”

“No, non lo è, Throttle. Però è così che funziona, e poi saranno problemi su cui rifletteranno gli altri: a noi non interessa. Noi avremo il commercio. Pensaci, Sgorbio, potremmo divenire molto ricchi, e sfruttare tutte le nuove tecnologie che vorremo. Inoltre potremo vendere le nostre eccedenze agli altri clan. In pochi anni saremo tra le tribù più ricche delle Lande.”

“Ma se portiamo degli Stanziali al raduno, perderemo gran parte del nostro prestigio.” Brontolò Throttle. Non gli andava di perdere il rispetto degli appartenenti alle tribù di rango inferiore.

“E’ vero, ma possiamo permettercelo: siamo di ceto molto elevato e non saranno molti coloro che oseranno osteggiarci apertamente. Inoltre, proprio grazie al commercio con Serra, recupereremo presto il credito perso: Serra si è impegnata a commerciare solo con noi, ricordalo.”

“E tu come fai a sapere che gli Stanziali manterranno la parola data?”

“Semplice: è assai probabile che il grosso del contingente di Freedom Fighters non resterà per sempre a Serra. Molte altre città sono in difficoltà, alcune anche molto grandi. Se Serra vuole sopravvivere avrà bisogno di noi… anzi, avrà bisogno che noi si stia dalla parte giusta, non credi?”

La logica di Lancer era spietata, ma semplice. L’accordo stipulato costringeva entrambe le etnie a qualche sacrificio, ma avrebbe portato anche grandi benefici ad entrambe. Per Serra, ad esempio, l’impegno economico era ingente, e in futuro non avrebbe avuto mai la matematica certezza che i guerrieri Erranti sarebbero potuti arrivare in tempo in caso di bisogno… e nessuno degli Stanziali aveva il minimo dubbio sul fatto che non avrebbero chiamato se non in caso di disperata necessità: Lancer aveva fatto capire molto chiaramente che le conseguenze di un falso allarme sarebbero state orribili. Nessuno Stanziale voleva che un contingente di Erranti arrabbiati entrasse in città….

Raggiunta la periferia dell’abitato, bivaccarono all’aperto, godendosi il silenzio della notte e il vento che accarezzava i loro mantelli. Ma Lancer faticava a prendere sonno.

Non era per la riunione. Quella era strada passata. Erano cose già fatte, accordi già presi.

Era per qualcosa che aveva detto Stoker, senza nemmeno dargli troppo peso, ma che ora aveva cominciato a scavare nel suo animo come un tarlo in un ceppo di legno… Certo che i vostri bambini non rimangono tali molto a lungo….

No, è vero. Non restano bambini a lungo. Rispose mentalmente ora il topo fulvo.

Del resto come potevano farlo? Anche prima dell’invasione degli uomini pesce, la vita nomade richiedeva un alto prezzo. Era instabile come una duna di sabbia nel vento del deserto. Ogni momento passato con i propri cari, ogni passo, ogni gesto, ogni sguardo…poteva benissimo mutasi nell’ultimo ricordo prima dell’oblio.

Poteva essere diverso? Avrebbe potuto permettersi di allevare suo figlio in modo differente, sapendo che lui poteva morire in qualunque momento? E con lui morto, Throttle avrebbe dovuto cavarsela da solo.

Si voltò verso il figlio che dormiva profondamente, con una mano sul fedele fucile. Lancer aveva speso un occhio della testa per quella bellissima arma, finemente decorata con motivi a sbalzo che raffiguravano animali mitologici avvolti dalle trame di Nebbia del Mondo degli Spiriti. Se fosse stato uno Stanziale, al posto di essa si sarebbe trovato un bambolotto o il modellino di una motocicletta…sarebbe bastato anche solo che fosse restato con quella bella topolina conosciuta mentre era ospite di Stoker… Lancer ricordava ancora vividamente i suoi capelli color crema avvolti di catenelle argentate, quel pelo così chiaro che poteva quasi sembrare bianco….

Ma avrebbe avuto Throttle? Forse un altro bambino, magari persino con lo stesso nome, ma non Throttle così come lo conosceva. Aveva fatto delle scelte che erano ricadute sul figlio. Ok. Ma erano state scelte sagge? Aveva fatto il meglio per suo figlio?

Sperò che la risposta fosse un si. Del resto aveva almeno la certezza che il bambino sarebbe sopravvissuto alla sua morte. Ma a quale prezzo? Throttle era rimasto fuori a guardia delle moto; aveva conosciuto bambini Stanziali. Li aveva invidiati? Lui non aveva certo avuto quello che avevano loro… una madre amorevole tanto per dirne una.

Lancer si toccò l’orecchio sinistro, dove un orecchino era stato strappato dalla sua stessa, disperata, mano. Era stato il suo orecchino nuziale. Celica era il nome della topina che gli aveva rubato il cuore durante un raduno, apparteneva ad un clan misero, ma era una grande guerriera. Lancer aveva deciso di sposarla due ore dopo averla conosciuta…. Era riuscito a convincerla a fare altrettanto in appena una settimana…. Non aveva pensato al fatto che, forse, si sarebbe dovuto soffermare a conoscere meglio quella donna. Sapeva solo di amarla follemente con ogni fibra del suo essere. Quanto aveva pagato cara quell’unica decisione avventata che aveva preso nella sua vita.

Quello che aveva scoperto più tardi, era che Celica apparteneva a Coloro-che-camminavano-nella-Nebbia. Una ristretta schiera di sciamani, che erano in grado di ottenere contatti molto ravvicinati con il mondo degli Spiriti… e di solito, gente simile tendeva a comportarsi in modo strano…. Quando lei aveva scoperto di essere incinta, Lancer era quasi saltato fuori dalla pelliccia per la gioia, e anche lei sembrava al settimo cielo.

Poi aveva cominciato a Camminare nella Nebbia più spesso.

Divenne sempre più ombrosa, strana, inavvicinabile. Per Lancer era cominciato un incubo. Nel campo si era diffusa la voce che avesse incontrato un’Ombra Grigia: uno spirito crudele di norma evocato per uccidere qualcuno a distanza; una pratica molto rischiosa, che richiedeva un prezzo altissimo, ed era usata solo in casi estremi, e solo dagli sciamani più potenti. Celica non era ancora giunta così in alto nel suo addestramento.

Lei aveva cominciato a parlare di vendetta nei confronti dei Plutarkiani, di valutare il prezzo che avrebbe potuto avere la vita dell’intero pianeta Marte. Lancer non aveva voluto ascoltare oltre: non erano discorsi che una topina incinta avrebbe dovuto fare.
Celica aveva sempre avuto una vena sanguinaria, ma Lancer non aveva capito quanto fosse sbagliato tutto quello che stava accadendo finché lei non gli disse estasiata che il parto era imminente. Aveva intenzione di dare il suo primogenito in cambio di qualcos’altro a qualcun altro…. Se Nonna Zele non fosse intervenuta chissà cosa ne sarebbe stato di Throttle. Lancer non voleva pensarci, non voleva credere che fosse pazza, non voleva credere che si intrattenesse con un’Ombra, non voleva credere di aver sbagliato tanto a giudicare la donna con cui aveva deciso di scambiare gli orecchini…

Non sapeva cosa si fossero dette o avessero fatto le due donne, perché Nonna Zele lo aveva cacciato dalla grotta, il giorno in cui era precipitato tutto –lui non era sciamano, e a certe cose non poteva presenziare, e sebbene fosse ben radicato in lui il rispetto per gli ordini di un appartenente a quella casta, c’erano voluti tre topi e un colpo alla nuca per trascinarlo fuori- ma Celica aveva portato a termine la gravidanza senza tentare più di fare del male al nascituro, ancorché attendesse con la stessa verve di un pezzo di basalto. Pochi giorni dopo il parto lei era semplicemente svanita come rugiada al sole. Alcuni avevano addirittura cominciato a dire che lei non andava in visita nella Nebbia. Era dalla Nebbia che era venuta in visita tra i vivi.

Lancer non ci credeva: la gente si faceva prendere dall’enfasi ogni tanto, raccontando storie che affascinavano, e a forza di licenze poetiche si arrivava molto, molto lontani dalla realtà. Ciò che sapeva era che la partenza di Celica lo aveva lasciato distrutto. Aveva amato quella donna come nient’altro nella sua vita, l’aveva cercata; ma allontanandosi dal campo, aveva scoperto un nuovo cappio attorno al suo cuore: Throttle doveva restare al Campo Lento e lui era inestricabilmente preda dell’amore esploso all’improvviso per quella creaturina che gli era capitata per le mani solo da pochi giorni.

Un laccio lo tirava da una parte, uno dall’altra. Era stato sull’orlo della pazzia.

Poi era tornato indietro.

Non per se, non per la sua forza di volontà, solo per Throttle. Aveva semplicemente scoperto di non avere scelta: non era una di quelle cose tipo se-non-lo-fai-ti-capiterà-questo. No, era molto peggio: non c’era una minaccia di punizione se non fosse vissuto per veder crescere suo figlio, c’era solo quella strada, semplicemente non era prevista un’alternativa. Di nessun tipo.

E’ strano come sia difficile pensare a qualcosa per cui non ci sia via di scampo: c’è sempre una scelta da fare. A volte è semplice, come scegliere se spiattellarsi contro un muro o fare una semplice svolta; a volte difficile, altre volte quasi impossibile. Ma una seconda strada c’è sempre. In quel caso no. Lancer sarebbe tornato dal bambino e l’avrebbe allevato, punto.

Lo aveva allevato come ogni Errante, abituandolo alla crudeltà della vita e delle persone. Addestrandolo a sopravvivere in quel mondo brutale che lo aveva generato, e aveva scoperto che Throttle si adattava a meraviglia a quel modo di esistere…..Era orgoglioso di ciò che suo figlio stava diventando. Era scaltro, intelligente, vivace, un ottimo combattente, ma soprattutto, era felice.

Sarebbe stato altrettanto contento di essere allevato come uno Stanziale?  Avrebbe preferito giocare tutto il giorno? Certo che lo avrebbe preferito, ma sarebbe stato disposto a dare in cambio la sua abilità e indipendenza?

Poteva solo sperare di aver fatto il massimo per suo figlio. Del  resto lui era un Errante, cresciuto come tale e fiero di esserlo, perché avrebbe dovuto essere diverso per Throttle?

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La notizia dell’alleanza si diffuse nella città provocando reazioni caute e timorose: sapevano tutti di essere alla disperazione, ma arrivare a contattare gli Erranti…

Poteva veramente nascere qualcosa di buono?

Stoker trascorse interminabili ora a spiegare cose ovvie per lui, a gente troppo inflessibile per concepire un cambio di tradizioni. Madri preoccupate per i figli, commilitoni che non volevano mischiarsi con mercenari sanguinari, anziani polemici e commercianti conservazionisti. Se alla fine della riunione aveva mal di testa, all’alba si pentiva di essere nato in questa vita e in tutte quelle precedenti.

Tuttavia doveva ammettere che la cosa era stata accettata meglio del previsto; a quanto pareva, un’armata Plutarkiana alle porte aveva almeno il vantaggio di rendere molto più flessibili i caratteri.

Defender non era ancora persuaso della saggezza della scelta, troppo radicato nel suo razzismo per cambiare idea in poche ore, ma doveva la vita di uno dei suoi ragazzi a Lancer, un Errante, e il topo sfregiato era una persona con un forte senso dell’onore. Non poteva dimenticare questo fatto.

Modo, dal canto suo, era contento di poter passare un po’ di tempo con il suo nuovo amico: l’inverno era il periodo in cui le tempeste si facevano più lunghe e frequenti, ma la prossima di entità e direzione tali da permettere un viaggio sicuro, sarebbe arrivata dopo una settimana circa. Fino ad allora, avrebbe potuto giocare con Throttle.

Modo, Throttle e Vinnie passavano assieme la maggior parte del loro tempo, mentre Camaro strinse legami più stretti con i ragazzini di Serra. Ovviamente questo spinse Modo e Vinnie ad abituarsi ad evitare gli altri bambini, che tendevano a cercare di attaccar briga con il nuovo venuto. Throttle combatteva selvaggiamente, e con grande maestria, ma senza la pietà ed i limiti degli altri ragazzi: lui combatteva come un Errante adulto, e come tale, il suo obbiettivo era fare più danni nel minor tempo possibile. E poi mordeva.

Il fatto dei morsi era la cosa più difficile da accettare per i due ragazzini, educati fin dalla nascita a vedere il fatto di mordere qualcuno come un orrendo misfatto. La prima volta che glielo vide fare, Modo rimase sconvolto.

Stavano giocando con le biglie, costruendo elaborate piste con la sabbia insolitamente umida di rugiada di una fredda mattina, quando furono avvicinati da un gruppo di ragazzi dell’età media di sedici, diciassette anni. Su richiesta di Modo, Throttle aveva cominciato a girare disarmato, e si maledisse per quella sciocca decisione quando il più grosso del gruppo si parò di fronte a lui sbarrando la strada alla sua biglia e distruggendo con i piedi un tratto di pista.

“Cosa ci fa un lurido incrocio di ratto qui in città?” ringhiò il nuovo venuto.

Throttle non rispose, recuperò la pallina di vetro e si accinse ad allontanarsi, ma l’altro non aveva intenzione di permetterglielo. Modo tentò di interporsi, ma fu rudemente sbattuto in terra dal ragazzo, che aveva già cominciato l’addestramento militare e aveva capacità combattive superiori alle sue. Due suoi compari afferrarono Vinnie e Modo e li tennero fermi.

“Io non permetto che per la mia città girino bestie sudicie, fammi un po’ vedere che razza di animaletto abbiamo qui” ringhiò ancora il topo sedicenne afferrando Throttle per il bavero della giacca e sollevandolo da terra tra gli schiamazzi dei suoi compagni, pronti a divertirsi alle spalle del ragazzino apparentemente indifeso.

La risposta fu un gatto selvatico.

L’espressione del ragazzino fulvo mutò istantaneamente, le labbra si ritrassero in un ringhio animalesco, la bocca si aprì facendo fuoriuscire la lingua rosea, mentre le orecchie – che gli stanziali si abituavano fin da piccoli a muovere il meno possibile anche in caso di forti emozioni- si appiattirono contro la nuca, dandogli l’aspetto di un piccolo demone soffiante.

Ma il ragazzo non ebbe il tempo di rendersi conto dell’errore fatto: in mano si ritrovò all’improvviso una creatura che lo colpiva da ugni parte, graffiava, scalciava, frustava con la coda e colpiva con i pugni, in un turbinio troppo frenetico per poterlo controllare. Il braccio che sosteneva Throttle si piegò e raggiunse finalmente l’angolazione che il topino sperava. Torse la testa e morse, mirando alle grosse arterie dell’avambraccio. Morse forte, morse con l’intento di fare del male.

L’altro ragazzo ululò di dolore e lasciò la presa. Altro grosso errore: il topino fulvo aveva intenzione di riscuotere la sua seconda vita e riscattare un altro degli anni passati da infante. Appena toccato terra, si lanciò contro le gambe del suo avversario disorientato, che cadde immediatamente al suolo. Throttle si mosse rapidamente, si spostò sopra la sua testa per evitare di essere colpito dai pugni del ragazzo più grande e si accinse a colpire nuovamente; stavolta l’obbiettivo era la gola.

Modo chiuse gli occhi, ma quello che sentì, non era il rantolo agonizzante del ragazzo, bensì lo schiocco a vuoto dei denti di Throttle. Lancer l’aveva strattonato lontano dalla sua preda e ora troneggiava sulla scena, ringhiante e con le orecchie basse. Sembrava un demone vendicativo, con la cresta che vibrava al ritmo del suo respiro.

“Lasciate stare i bambini” disse solo.

Il gruppetto di adolescenti se la diede a gambe levate, dopo aver raccattato il loro amico che sanguinava abbondantemente, per raggiungere l’infermeria. Throttle si scagliò a sorpresa contro il padre.

“MI HAI TOLTO LA MIA SECONDA UCCISIONE!” La sua voce era giovane, ma priva dell’acuta nota di isteria tipica dei bambini della sua età.

Lancer non si scompose: “NON ERA UN’UCCISIONE, MA UN ASSASSINIO! NON ERAVATE IN BATTAGLIA, E QUEL RAGAZZO NON È UN TUO NEMICO!”

“MI HA ATTACCATO!”

“NON TI AVREBBE MAI UCCISO PERÒ! SONO STANZIALI THROTTLE! E TU SARAI UN NOBILE UN GIORNO! NON SCORDARE IL TUO RANGO! NON INSOZZARE LE TUE MANI DEL SANGUE DI UN BAMBINO!”

Throttle si arrese ringhiando, e Lancer si ricompose con un sospiro.

“Sei ferito?” gli chiese.

“No”

“E i tuoi amici?” si rivolse ai due topini che tremavano e li guardarono come se li stessero vedendo per la prima volta.

Modo scosse la testa, ma non aprì bocca. Persino Vinnie si era ammutolito, e sembrava seriamente sull’orlo delle lacrime.

Throttle ringhiò ancora e scappò via furibondo. Lancer però non lo seguì se non con lo sguardo. Perdere una preda era sempre una scocciatura, e il bambino aveva veramente sperato di poter riscattare un altro anno di vita da infante… lui lo sapeva bene cosa si provava, gli era già capitato svariate volte. Si voltò verso gli altri due bambini e si avvicinò sorridendo rassicurante.

“Venite, sembrate un po’ scossi” ridacchiò prendendo teneramente in braccio Vinnie. Il topino bianco si aggrappò a lui come se avesse scordato che era lo stesso demone furioso che aveva fato scappare i bulli di poco prima: “Engine stava facendo un bell’infuso quando sono venuto via dal campo. Vi va di provarlo? Sono certo che vi piacerà”

Modo annuì e si alzò da terra a sua volta. Non gli pareva vero che il topo che lo aveva invitato a bere qualcosa di caldo ora, fosse lo stesso che aveva scacciato quegli scellerati con la sua semplice presenza. Non si era reso conto, fino a quel momento di quanto fosse tremendo un Errante arrabbiato.

Il topino si ritrovò a paragonare Lancer ad uno degli scorpioni velenosi che aveva visto nel deserto. Era qualcosa di bellissimo a vedersi, dotato di un fascino esotico che travalicava i criteri di bellezza del singolo individuo. Un’aura di mistero e grazia lo avvolgeva…. solo finché la bocca era chiusa e il suo sguardo puntato altrove. Era tutt’altra questione quando sceglieva una vittima; non perdeva la sua bellezza, ma essa mutava come il cielo in alta montagna, prima di una tempesta; assumeva un fascino terribile, quella atroce malia che spinge la preda a restare immobile quando il predatore è ormai a portata della sua gola.

“Throttle tornerà” lo consolò la voce di Lancer, che aveva male interpretato la direzione dei pensieri del topino che camminava al suo fianco.

Modo si rese conto che Throttle era scappato verso il deserto disarmato. Come aveva potuto dimenticarlo?!

“Ma è sicuro?”

“Hai visto anche tu che non è uno sprovveduto. Mio figlio è un abile guerriero…. E sa tenersi alla larga dai guai….di solito” aggiunse con un mezzo sorriso.

Modo sospirò, rendendosi conto che Lancer aveva ragione.

La tisana era dolcissima e scaldò e rassicurò i due bambini al pari delle buffonate  degli Erranti riuniti per rilassarsi in attesa della tempesta della settimana successiva. Vinnie era acclamato e vezzeggiato come un gioiello prezioso, sia per via del suo colore, sia per il fatto che era un bambino piccolo. Modo scoprì infatti che gli Erranti erano indulgenti con ogni bambino a prescindere dalla sua etnia o razza . Del resto i topi marziani non erano ne sarebbero mai stati una specie altamente prolifica, al contrario dei loro simili terrestri, e la guerra e le privazioni, avevano reso ancor più difficile la sopravvivenza di donne e bambini, nonché minato la fertilità della specie. Ogni piccolo era quindi un tesoro, che veniva gelosamente custodito e accuratamente protetto.

Con suo immenso piacere, a Modo invece, si rivolgevano come ad un adulto, ponendogli domande e ascoltando le sue parole al pari di quello che avrebbero fatto con Stoker o Defender – in effetti, per età, sarebbe potuto essere un novizio, e quindi ormai considerato adulto-. Modo era decisamente deliziato dalla compagnia degli Erranti.

“Vedi Modo, per noi è molto importante riscattare il prima possibile i nostri anni come bambini e divenire guerrieri. Il novizio non è più un bambino ma nemmeno ancora un adulto, quindi è in una situazione sgradevole, poiché molte cose gli sono proibite: non può più fare le cose concesse ai bambini, ma non può nemmeno ancora accedere ad alcuni privilegi degli adulti. Inoltre Throttle, ci tiene molto a riscattare il suo debito prima della fine del raduno per poter ricevere il titolo di guerriero alla cerimonia che si terrà alla fine. E’ un grande onore, e non sempre è possibile averlo perché si raggiunge la quota quando il raduno non si tiene, oppure quando non si può partecipare, ad esempio perché si è rimasti bloccati troppo distanti.”

“Come è successo a Crankshaft!” Gridò un topo dalla curiosa pelliccia maculata ridendo e beccandosi una scarpa in fronte dal topo ramato.

“Sempre a rivangare quella storia!” protestò il poveretto fingendosi in collera.
 

“Crankshaft non poté partecipare alla cerimonia collettiva perché restammo bloccati da una frana poco prima di raggiungere il raduno” spiegò sghignazzando Wristpin, il topo grigio e marrone che stava tenendo in braccio Vinnie in quel momento: “Il poveretto aveva appena fatto la sua ultima vittima e passò una settimana chiuso nella sua tenda per il dispiacere!”

“Si, ma poi ho partecipato li al Rito delle Unioni! E, a parte Lancer, nessuno di voi può affermare lo stesso!” rimbeccò l’interessato incrociando le braccia muscolose e scrollando le orecchie con alterigia.

“Si! Come marito di ripiego!” rise un altro.

Crankshaft accolse volentieri l’occasione di una bella rissa, ma stavolta non ci furono morsi violenti o ringhi sanguinari, solo due grossi topi che di passavano il tempo azzuffandosi allegramente tra le grida dei loro amici.

Throttle tornò al campo di li a poco. Era più sereno, e sorrideva come se nulla fosse accaduto.

In seguito, Modo gli spiegò un paio di cose sugli Stanziali, così da rendere più facile per lui integrarsi con gli altri bambini, e, sebbene il topino seguitasse a difendersi a suon di morsi, si fece più attento, ed evitò di li in avanti di ferire seriamente i suoi aggressori, limitandosi a metterli in fuga. I ragazzi di Serra impararono presto che non era buona cosa infastidire il trio che si era fatto sempre più affiatato.

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La settimana passò in fretta, furono scelti i topi che avrebbero partecipato al raduno, e gli Erranti fecero loro dono delle conoscenze necessarie a modificare le loro moto per poter affrontare una tempesta di sabbia.

Sarebbero partiti Stoker, Clearance e Sutra –i genitori di Vinnie-, e Defender. Rose si offrì di tenere Vinnie con se durante il viaggio dei genitori, ma Clearance scosse il capo dai folti ricci bruni: “Abbiamo avuto modo di conoscere questa tribù abbastanza bene da sapere che non faranno del male a Vincent, credo gli farà bene stare per un po’ alla larga dagli altri bambini” disse, riferendosi all’ultima rissa alla quale il trio aveva partecipato e che aveva lasciato molti segni su tutti e tre i bambini: le zuffe si facevano sempre più violente, in un pericoloso crescendo che Clearance voleva a tutti costi spezzare. L’idea migliore che le era venuta, era quella di portare il bambino con se.

Modo era molto triste, non solo Throttle se ne sarebbe andato, ma anche Vinnie, e lui sarebbe stato solo con sua madre e Camaro… e con il fratello le cose non andavano molto bene ultimamente….

La mattina della partenza si recò con Rose e Camaro all’hangar dove stavano le moto. Cercò subito con lo sguardo la sua bella Lil’Hoss, che gli fece un segnale timido con il faro, quasi volesse ricordargli che non potevano ancora….

Stava per avvicinarsi alla sua futura compagna di battaglia, quando una vista inaspettata gli tolse il sorriso dalle labbra e gli fece crollare il mondo addosso.

Tu’ Tsui era accesa, e sulla parte posteriore della sella, era stato assicurato un fagotto legato stretto. Camaro era l’unica persona che aveva il diritto di cavalcare quella moto, e, negli ultimi tempi, Modo aveva effettivamente visto diverse volte il fratello uscire in sella alla moto verde scuro. Il fatto che ora lei fosse accesa poteva significare solo una cosa. Camaro sarebbe andato con gli Erranti.

Il ragazzino grigio chiaro si stropicciava nervosamente il casco in testa: “Senti Modo, mi dispiace. Mi son comportato male negli ultimi giorni” si scusò: “Ieri sera Defender mi ha detto che sarei partito con loro, che ero abbastanza bravo con Tu’Tsui… mi dispiace tanto, di tutto”

Modo lottò per tenere sotto controllo un grido di dolore. Non era giusto!

Non si accorse del mezzo sorriso che increspava le labbra del fratello sotto al casco, mentre stringeva i pugni e abbassava la testa per nascondere la delusione, il tormento e la rabbia che lo sconvolgevano. Forse, se lo avesse visto, sarebbe prontamente saltato addosso al fratello, e stavolta non sarebbe stata una rissa amichevole.

“Se fossi stato più grande ti avremmo fatto cavalcare Lil’Hoss … ” rincarò la voce triste di Rose alle sue spalle.

Modo serrò ancora di più i denti. Sto sognando? E’ solo un incubo?

“Ma visto che non puoi…”

Ancora?! Non basta tutto quello che è già successo?! TACETE TUTTI!

“Cavalcherai con Defender”

….


Cosa?

“Modo, sei collegato?”

Modo apri gli occhi intontito per vedere la faccia, stavolta apertamente sorridente, del fratello.

“Come dici?” non credeva a quello che stava sentendo.

Defender gli porse un casco avvicinandosi: “ Rose e io abbiamo discusso molto di te ultimamente. Hai messo a repentaglio la tua vita per salvare un tuo amico, sei rimasto lucido in una situazione che avrebbe sconvolto anche un guerriero ben addestrato, non ti sei fatto incantare da quello che altri ti avevano detto, e hai combattuto per quello in cui credevi. Siamo veramente orgogliosi di te, quindi abbiamo deciso che verrai anche tu con noi, e, se continuerai a dimostrarti tanto maturo, al ritorno, farai il primo Contatto con Lil’hoss… Camaro ci ha detto di come ti sei impegnato a difendere Throttle e Vinnie dalle angherie degli altri bambini…”

Modo continuò incredulo a far scorrere lo sguardo da uno all’altro dei tre volti sorridenti. Lo stomaco gli si contrasse, sentì un formicolio che saliva dalla coda, fino alla spina dorsale, ed esplose in un grido inarticolato di pura gioia.

Saltò al collo del fratello, quasi buttandolo a terra, quindi fece lo stesso con la madre –ormai era abbastanza pesante da riuscire a far perdere l’equilibrio anche a lei- poi si precipitò dallo zio, sempre gridando come un pazzo.

“Mamma, Modo sta male?” chiese Vinnie dal suo posto, accovacciato sul serbatoio della moto color sabbia della madre.

“Credo si siano finalmente decisi a dirgli che verrà con noi” rise Sutra salendo sul proprio mezzo.

Le moto rombarono fuori dall’hangar, seguite dalle preghiere e dalle speranze di tutta la città. Lancer li aspettava con i suoi ai margini dell’abitato, quindi si diressero verso la zona della Rupe delle Marche Rosse, per aggirarla e raggiungere il muro ululante di sabbia rossa che si stava avvicinando.

Modo tremava nel vedere nuovamente il leviatano di sabbia e vento, che gli riportava alla mente i terribili momenti che aveva passato nei giorni precedenti. Lancer diede il segnale di attivare le protezioni per i motori, e rallentando, guidò i compagni per far si che fossero correttamente allineati con la tempesta per entrare al suo interno senza danni.

Fu un attimo. La visuale si ridusse a pochi metri, le moto rallentarono, e gli Erranti si disposero attorno al piccolo gruppo di Freedom Fighters per guidarli nel buio rosso. Modo intravvedeva Camaro, che stringeva convulsamente il manubrio della moto, ancora un po’ grande per lui, per l’agitazione.

Sembra incredibile come sia facile perdere il senso del tempo e dello spazio, una volta che i punti di riferimento scompaiono. Nessuno dei topi Stanziali sapeva con precisione dove stavano andando, ne da quanto tempo cavalcavano, e nemmeno a che velocità procedessero. I controlli di stabilità inseriti sulle moto erano al limite delle loro capacità, mentre i cavalieri lottavano per restare in sella e non farsi buttare a terra dal vento ululante.

All’improvviso, Lancer fece una chiamata collettiva con il suo auricolare. Dovevano fermarsi.

“Che succede?” gridò Stoker per contrastare il rimbombo del vento sul suo casco.

Vide l’amico sussultare, e ricordò che gli auricolari che portavano gli Erranti erano dotati di un software che eliminava le interferenze rumorose, quindi aveva strillato selvaggiamente nell’orecchio del topo.

“Scusa” mormorò quando il topo si girò sulla sella fulminandolo attraverso gli occhialoni. Poi lui scosse la testa ridacchiando, e, senza dire nulla, indicò alla sua sinistra.

Erano in mezzo al Campo Lento.

Come spiriti che uscivano dai vapori di un mondo segreto, cominciarono a delinearsi i contorni di decine di pik up e moto di ogni genere, tutti riccamente adorni di pendagli svolazzanti, ma la cosa che più impressionò i visitatori furono gli animali. A causa della guerra l’allevamento si era ridotto ai minimi termini e a nessuno sarebbe mai saltato in mente di usare animali per spostarsi…. O meglio, a nessuno che non fosse un’Errante.

Essi sembravano generati dalla sabbia stessa, con i colori che andavano e venivano, offuscati dalle trame della rena in sospensione nell’aria,  e sbucavano ovunque attorno a loro come spettri, senza fermare la loro lenta e inesorabile avanzata. Essi li inglobarono nei loro ranghi; surreali,  senza produrre alcun rumore nel rumore del ventre del tormenta. Al topino plumbeo parve di essere caduto in mezzo ad uno di quei dipinti rupestri che aveva visto alla Rupe delle Marche Rosse.

Tra i mezzi avanzavano fieri almeno quattro enormi Scorpioni Dorati: sembravano normali scorpioni, solo che il loro carapace era del colore dell’oro zecchino, lucente come uno specchio sotto al sole, e ora rossiccio e vorticante dei riflessi della sabbia della tempesta; le loro dimensioni erano imponenti, era impossibile stimarle con precisione a causa della scarsa visibilità, ma i corpi che si avvicinavano li sovrastavano di molti metri, scomparendo nelle volute di vento e pulviscolo come il soffitto di una cattedrale che si cela nell’ombra e nel fumo denso dell’incenso.

Attorno alle loro zampe in movimento sciamavano un numero imprecisato di altre bestie simili a grossi stambecchi con lunghe code piumate e becchi ad uncino, dai colori iridescenti come le ali di una farfalla, mescolati a creature che Modo non aveva mai visto, ma che ad un terrestre avrebbero ricordato vagamente un incrocio tra un cavallo ed un cervo, montati a pelo da alcuni giovani topi, oppure liberi di scorrazzare a loro piacimento; mentre altri, più simili a orici, ma massicci come bufali, portavano il loro carico docilmente imbrancati tra le zampe di uno degli scorpioni.

Modo fissava incredulo la scena. Gli Erranti non portavano con se gli animali solo per mero rispetto delle tradizioni. Un animale adatto a vivere nel deserto, come quelli che possedevano loro, si spostava meglio e più a lungo di qualunque moto, quindi, in caso di necessità, l’intero parco mezzi della tribù poteva essere caricato sugli animali, così da potersi muovere anche se non era disponibile carburante oppure nel caso che, per qualunque motivo, i mezzi non fossero stati in grado di proseguire. A questo servivano gli scorpioni.

Saperlo però non serviva a impedirgli di osservare allibito la carovana che li stava assimilando al suo interno, ne a impedirgli di chiedersi quale sciroccato avrebbe anche solo valutato l’idea di attaccare persone difese da simili animali…

Quando partirono, prendendo il passo del convoglio, gli parve di muoversi  in un sogno: dalla nebbia rossa scaturivano e subito scomparivano visioni incredibilmente colorate o irrealmente color seppia, non sempre distinguibili chiaramente. Di tanto in tanto, una zampa simile ad un pilastro colpiva la terra accanto a loro, facendo tremare il suolo più della bufera. Qualche sorriso bianco balenò da volti che passavano tra le volute rosse di polvere, un nastro svolazzava in un punto per poi ricomparire poco più in la; in un altro posto compariva la sagoma scura di un animale, sostituita subito dopo da quella di una moto o un altro mezzo, la terra vibrava come tremando di aspettativa, il rombo di decine di motori di diversa cilindrata creava un sottofondo costante di tamburi al lamento del vento.

La testa gli girava. L’aria era secca, difficile da respirare. Quasi fosse stata consumata dalla tempesta stessa, che arrancava con loro respirando pesantemente.
 

Il Campo Lento procedeva, fedele al suo nome, in direzione del Campo dei Morti.

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A presto con il prossimo capitolo! Spero di poterlo pubblicare in fretta!
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