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Autore: Daisy Pearl    04/04/2012    4 recensioni
Questo è un amore tra due persone diverse ...
… vissute a lungo lontane per poi trovarsi ...
… questo è un amore sincero ed eterno ...
… questo è un amore che sfida tutte le leggi del mondo …
… Un Amore che va oltre il tempo e oltre lo spazio …
… un amore di cui solo le stelle sono testimoni silenziosi …
… un amore così non esiste sulla terra …
… ma solo TRA LE STELLE.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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THE PRESENT -- 9
 

Due anni …
… possono sembrare tanti …
… possono sembrare pochi …
… ma è il tempo sufficiente affinchè la vita possa sconvolgersi totalmente …
… e affinchè tutto possa ritornare com’era …

 

 
 
Due profumate e ben conosciute mani mi vennero poste sugli occhi.
“Chi sono?” chiese il proprietario di quei dolci arti, con finta voce acuta.
“Questa dovrebbe essere una voce femmile?” chiesi divertita “Non è molto credibile!”.
“Ti ho fatto una domanda!” rispose lui con quella vocetta assurda. Ridacchiai.
“Sei Eric!” risposi rassegnata.
“Risposta sbagliata!” disse lui. Sorrisi e mi voltai di scatto. Incontrai i suoi occhi.
“Ciao Eric!”.
“Uff …!” disse fingendosi imbronciato. “Potevi fingere che non sapessi chi ero!”.
“Hai ragione!” gli sussurrai all’orecchio “Potevo …”.
Lo abbracciai felice.
“Sai che giorno è oggi?” chiese dandomi un leggero bacio sulle labbra.
“Lunedì?” chiesi cercando di ricordare se in quel giorno cadeva qualche ricorrenza. Lui scosse la testa.
“Mmm S.Valentino?”.
“Nono!” rispose sempre più divertito.
“Aiutino?” chiesi facendo gli occhi dolci e accoccolandomi a lui. Sorrise. Conosceva la tecnica.
“Due anni fa una dolce stellina è caduta giù dal cielo, e pensa un po’ dov’è caduta? Addosso al sottoscritto!”.
“A dir la verità è il suddetto sottoscritto ad essere caduto addosso alla stellina!” precisai. Lui sorrise.
“Dettagli! Comunque stellina, ho una sorpresa per te!”.
“Davvero? Dimmi dimmi!” esclamai euforica come una bambina.
“No no, se no che razza di sorpresa sarebbe?” chiese. Prese una benda e mi coprii gli occhi. Andammo in giro per la città così, io bendata e lui che, divertito, mi guidava tenendomi per mano. Mi sentivo una perfetta idiota, ma allo stesso tempo ero la donna più felice del mondo. Giunti a destinazione i miei occhi furono di nuovo liberi di vedere.
“Dove ci troviamo?”. Eravamo davanti ad un cancelletto, oltre il quale non si vedeva niente.
“Ricordi tutte le domande che avevi sull’universo?” annuii senza capire dove volesse arrivare “Bè io non ho più potuto risponderti e quindi ho pensato che avrebbe potuto farlo qualcun altro al posto mio!”.
Infatti dopo il mio arrivo Eric, rimasto affascinato dal modo in cui avevo viaggiato nel tempo, aveva abbandonato la facoltà di astronomia e si era iscritto a fisica quantistica, mosso dal desiderio di capire come fosse stato possibile ciò. Quindi buona parte delle mie domande erano rimaste irrisolte.
“Hai un appuntamento col professor Lerkep, di Ginevra. Lui ti farà fare un giro per l’osservatorio e potrai fargli tutte le domande che desideri!”. Non potevo credere alle mie orecchie! Iniziai a saltare per la felicità, ad abbracciarlo e a baciarlo sul viso. Lui, dal canto suo, aveva un sorriso entusiasta e anche un po’ compiaciuto: sapeva che il regalo mi sarebbe piaciuto!
“Adesso calmati!” mi intimò, poi mi prese per mano.
“Pronta?” citofonò e ci furono aperte le porte del paradiso …
 
 
Un uomo sulla cinquantina mi porse la mano. “Giovanni Lerkep! Piacere.”
Il professore mi  scrutò un attimo con aria interessata poi disse “Lei somiglia in un modo impressionante ad una donna che conobbi molto anni fa. Entrambe bellissime!”. Sorrisi al complimento, che adulatore!
“Prego seguitemi!” disse facendoci entrare in una stanza circolare. Al centro di essa si trovava un’enorme macchinario, sul quale troneggiava una grossa cupola. Quello era il telescopio.
“Mancano ancora un paio d’ore perché possiate ammirare il cielo in tutta la sua maestosità. Quindi nel frattempo accomodatevi …” disse indicandoci delle poltroncine “… e ponetemi tutte le domande che volete”.
Emozionata, trassi un profondo respiro e iniziai da ciò che i stava più a cuore.
“Lei conosce vero un certo Tycho Brahe, vero?” egli annuii, visibilmente sorpreso dalla domanda. Non se l’aspettava. Guardai Eric alla ricerca di sostegno. Lui mi sorrise.
“Ecco, di recente sono venuta a conoscenza di un suo interessante studio, riguardante stelle che appaiono e scompaiono nel giro di pochi anni” continuai. L’uomo annuii.
“Sì ricordo bene! Le Cassidy …” spiegò “In realtà si tratta di stelle molto lontane da noi, stelle che non sono visibili ad occhi nudo, ma che improvvisamente esplodono. Così diventano più grandi e ci appaiono, si chiamo supenove. Ma quando la loro fase esplosiva  termina diventano infinitamente piccole e di conseguenza a noi sembra che scompaiano.
Signorina, Tycho Brahe rimase incantato da tale stella. Divenne la sua ossessione, pensi che persino sua nipote prese tale nome. A proposito lei le somiglia in un modo impressionante!”.
Lo fissai sbarrando gli occhi. Non sapevo che ci fossero in giro delle mie immagini, e la conoscenza del mio aspetto mi intimorì. Cercai di correre ai ripari.
“A dir la verità, ho scoperto di essere una sua lontana discendente, magari è dovuta a questo fatto la somiglianza” azzarda.
“Oh interessante!” disse.
Cercai di cambiare argomento ponendo un’ulteriore domanda.
“Copernico aveva ragione riguardo al moto dei pianeti, o aveva ragione mio z… volevo dire il mio antenato?”. Il professore mi guardò con sospetto. Era lampante che le mie parole non lo convincessero affatto.
“In realtà nessuno dei due!” affermò “Copernico si era avvicinato alla soluzione, ma credeva che le orbite dei pianeti fossero circolari e che la velocità di rivoluzione dei pianeti fosse costante! KEPLERO aveva ragione!”. Strinsi i pugni al solo sentirlo nominare. L’uomo lo notò.
“Non le va a genio il personaggio?” chiese quasi ostile.
“Assolutamente no!” mi guardò incredulo della mia risposta  “Credo sia stato un uomo meschino, ha usato il signor Brahe, si è servito dei suoi studi per dimostrare che aveva torto! Lo ha reso ridicolo!”. Mi scaldai.
Il professore si levò in piedi sotto lo sguardo sbalordito mio e di Eric “Johannes Kepler era un GENIO! Tycho un IDIOTA!”. La collera non lasciava spazio ai pensieri.
Sembrava che a al professore stesse molto a cuore quella questione.
“Ah si? Come si permette?”.Gli sbraitai contro.
“Johannes amava le stelle, le amava più di qualsiasi altra cosa … di qualsiasi altro essere umano!” ribattè con fierezza mentre gli occhi gli brillavano.
Fu in quel momento che dei lontani ricordi riaffiorarono nella mia mente.
Ricordai lo sguardo che aveva assunto Johannes quando, rapito, mi aveva detto che ero bella, ma mai quanto le stelle.
Fu quello il momento in cui avevo capito che non mi avrebbe MAI amata davvero.
Rividi quello sguardo in quell’uomo che rosso di rabbia stava difendendo Johannes.
“Amava l’etere …”osai.  L’uomo ammutolii alle mie parole sbarrando gli occhi. Sembrava terrorizzato.
Così continuai con maggiore sicurezza“La quinta essenza … quella che riempie il vuoto …”. Avevo fatto ricerche sull’argomento.
“L’etere non esiste!” tentò lui sempre più stravolto.
“Ha ragione professore, perché l’etere che amava il nostro Johannes non era l’etere mitologico che riempiva il vuoto, bensì altro vero? E mi dica … l’etere permette i viaggi temporali?”. Ormai il terrore nei suoi occhi era stato sostituito dalla rabbia. Grazie alle sue evidenti reazioni alle mie domande ebbi la conferma di ciò che poco prima avevo intuito. E lui, dal canto suo, aveva capito chi ero.
“Ma cosa sta succedendo?” chiese il mio dolce Eric preoccupato.
Sorrisi.
“Eric, ti presento il mio ex promesso sposo, Giovanni Keplero!”. Gli occhi del ragazzo si spalancarono increduli. L’uomo rise. Una risata amara.
“Cassidy … sono secoli che mi chiedo dove tu sia finita!” disse malefico, con un ghigno sulle labbra.
“Sono secoli che aspetto vendetta!” sibilai con tutto l’odio che avevo in corpo.
“Bene!” e detto questo tirò fuori dalla tasca una provetta piena di una sostanza viscosa e argentea. Una sostanza che conoscevo bene. Etere.
Ghignò.
“Arrivederci mia dolce Cassidy …” disse lanciandomi addosso il contenuto.
Capii immediatamente cosa stava per succedere. Non appena l’Etere mi avrebbe sfiorata sarei stata catapultata in un altro tempo.
E non volevo.
 Io volevo Eric. Sopra ogni cosa.
Fu lui l’ultima cosa che vidi, spaventato e con tante domande sul volto. I suoi occhi verdi mi imploravano silenziosamente di non andare via, di stare con lui.
Non fu il buio che mi avvolgeva a farmi male, ma fu il suo urlo agonizzante a distruggermi il cuore in tanti piccoli frammenti, l’urlo di un uomo innamorato che perde il suo amore.
Ci saremmo più ritrovati?
In quel momento ricordai il desiderio che avevo espresso mentre toccavo l’Etere per la prima volta, ovvero quello di essere lontana nel tempo e nello spazio da quella che consideravo casa mia.
 Ricordai che quel desiderio si era realizzato nel migliore dei modi.
Così, non potendo fare altro, desiderai.
Desiderai di finire dove avrei potuto vendicarmi, e non solo del passato, ma anche del presente. Quell’uomo, dopo  tutto aver agito solo secondo i suoi principi e non quelli della morale umana, e in più era riuscito a separarmi da parte integrante del mio mondo, Eric. Ma il mio amore sarebbe sopravvissuto.
Fa che arrivi dove possa cambiare il destino.
Questa fu la mia tacita preghiera mentre mi sentivo risucchiare, come due anni prima, verso l’alto,solo che sta volta non sarei finita tra le stelle, perché senza di Lui le stelle erano nulla.



 ______________________________________________________________________________

Eric aveva capito solo alla fine cosa stava accadendo. Vide Cassidy sparire non appena venne toccata da quella strana sostanza argentata.
 Aveva compreso. Era l’Etere che le aveva permesso di viaggiare nel tempo, anche se lei non gliel’aveva mai raccontato apertamente.
Vedendola sparire il cuore gli si frantumò e un dolore forte sembrò squarciargli il petto.
Dolore misto a furia.
“Noooo!” urlò ormai impotente. Gli occhi gli si fecero umidi, le nocche bianche a causa della stretta troppo forte dei suoi pugni. Si voltò verso il professore che lo guardava ghignando.
Come poteva sorridere di fronte ad una tragedia del genere?
Eric non riusciva a spiegarselo.
Sapeva solo che era colpa di quel viscido uomo se la sua Cassidy non era al suo fianco, se lei non lo abbagliava con la sua bellissima luce. Era diventata, in quegli anni, il suo sole. E si sa, senza sole la vita non esiste. La vita di Eric si stava sgretolando pian piano.
“Tu!” lo minacciò indicandolo. Il sorriso di Keplero, inspiegabilmente, si tramutò in una smorfia di paura.
Paura mista a dolore.
Poi, in una frazione di secondo scomparve nel nulla.
Eric assistette sbalordito alla scena dopo di che urlò finchè ebbe fiato.
Era furioso con quell’uomo che gli aveva portato via l’unica persona che davvero contasse nella sua vita, contro il quale non poteva neppure assaporare il dolce gusto della vendetta.
 Accecato dalla rabbia tirò un pugno contro al muro immaginando che fosse quel dannato uomo.
Inavvertitamente, con tale gesto, azionò il pulsante di apertura della cupola. Le stelle, ormai sorte, gli si mostrarono pian piano nel loro massimo splendore.
Respirò a fondo guardandole. Dovunque lei fosse, quello era il cielo che la sovrastava e Eric era consapevole che lo avrebbe guadato pensando a lui, come lui avrebbe pensato a lei.
Come la stella osservata da Brahe, lei era comparsa dal nulla nella sua vita, vi era rimasta per due anni, per poi sparire di nuovo nel nulla, ma l’avrebbe ritrovata. Non poteva perderla. Era una parte di lui. La parte migliore.
“Ti ritroverò Cassidy!” urlò al cielo. Poi, ormai distrutto, crollò a terra e si lasciò sommergere dalle lacrime.

 

 

Il dolore trova sfogo nelle lacrime …
… il dolore trova sfogo nella rabbia …
… e infine, il dolore trova sfogo nella vendetta.
Ah! Dolce vendetta!

 

 
 
E anche il penultimo capitolo è andato!!
Si avvicina la fine!!!
Non vedo l’ora di sapere cosa pensate di questo capitolo!! Sono curiosissima!
Solo… non mi uccidete, abbiate pietà… la loro separazione era necessariamente necessaria!
Spero apprezzerete ugualmente le mia scelta.
Finalmente una piccola parte dal punto di vista di Eric! E Lerkep è l'acronimo di Kepler!!
Un ringraziamento speciale a chi ha recensito.
Io vi adoro!!!  : )
Vi ringrazierò meglio nel prossimo capitolo insieme a chi ha seguito la mia storia o l’ha messa tra le preferite o ricordate!!
Commentate!
Daisy

   
 
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