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Autore: Neko    04/04/2012    3 recensioni
Sequel di "Da allievo a maestro" Sono passati anni da quando Kabuto ha combattuto nel suo covo contro i ninja della foglia e compiendo un gesto infimo ha rapito la figlia di Naruto appena venuta al mondo, ma esso non si arrende e continua la sua disperata ricerca con l'aiuto dei suoi amici.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Cap 13: Luce e buio

 

Il giorno dopo mi alzai molto presto. Avevo appuntamento con i miei allievi alle 8.00 al nostro campo, ma ero già in piedi dalle prime luci dell’alba.

Dato che non riuscivo a prendere sonno, mi misi a preparare la colazione. Essendo cresciuto da solo, me la sapevo cavare bene in cucina, tanto che a volte sostituivo Sakura, quando essa era stanca o era al lavoro.

Preparai uova per tutti con bacon e fu l’odore di quest’ultimo a svegliare un abitante della casa, che facendo rumore con le sue unghiette, mi annunciò il suo arrivo.

“Pancetta!” urlò Akai entrando in cucina tutto contento, scodinzolando allegramente.

Facendo un balzo, saltò sulla sua speciale sedia, che gli permetteva di arrivare al tavolo comodamente e ripetendo la parola pappa, richiedeva la sua colazione a base di bacon.

Non era un amante dell’uovo, nonostante Sakura gli dicesse che faceva venire un manto più lucido, ma mescolandolo con la pancetta, se lo mangiava con gusto.

Lo osservai e feci ancora fatica a credere che quel cucciolo, fosse quella parte di “me” che con la nascita di mio figlio aveva preso delle sue sembianze personali.

“Papà? Sei triste?” mi chiese il piccolo guardarmi con aria preoccupata.

Scossi la testa e gli accarezzai dietro le orecchie, sapendo bene quanto gli piacesse.

Mi sedetti accanto a lui a mangiare la mia colazione e di tanto in tanto gli lanciavo delle occhiate “Akai, sei ancora piccolo e non sei in grado di capire a pieno le tue potenzialità, ma fammi il favore che quando sarai in grado di sfruttare i tuoi poteri, di non usarli mai in modo sconsiderato e soprattutto cerca di non danneggiare nessuno solo per un tuo beneficio personale, a meno che non sia per legittima difesa, d’accordo?!”

Il piccolo inclino la testa verso destra e mi guardò incerto e confuso.

Gli sorrisi teneramente e dissi “Lascia stare, ne riparleremo quando sarai più grande!”. Sapevo che quel discorso, per lui uscito dal nulla, poteva non essere chiaro, in quanto, data la sua età, era ancora troppo occupato a giocare e a non preoccuparsi di quanto gli capitava intorno  e delle cose belle e brutte che succedevano in quel mondo in cui era nato.

D’un tratto vidi anche Kurama entrare in cucina. Vi entrò piuttosto cautamente. Mi alzai e dopo aver dato anche a lui la sua colazione, mi recai verso l’uscita della cucina.

Naruto!” mi chiamò.

Non mi girai e seccato dissi “è ancora presto perché tu possa rivolgermi la parola. Non sei ancora rientrato nelle mie grazie Kurama!” dissi sparendo poi dalla sua vista.

Salutai Sakura donandole un bacio sulla fronte, per non svegliarla e successivamente mi recai al campo di allenamento.

Speravo di starmene un po’ tranquillo e di fare un po’ pratica con quelle abilità che mi erano improvvisamente comparse, ma una presenza, decisamente con un pessimo umore, mandò a monte i miei piani.

Non ero L’unico ad avere mille pensieri per la testa e a non aver chiuso occhio quella notte.

Vidi il mio allievo appoggiato con la schiena ad un albero, che con aria assente fissava le nuvole che spinte dal vento, andavano a spasso spedito per i cieli di Konoha. Era talmente assorto, che non si accorse nemmeno della mia presenza. Gli appoggiai una mano sulla spalla e donandogli un leggero sorriso, quando esso alzò lo sguardo, mi sedetti accanto a lui a osservare quel bell’azzurro  a cui tutti paragonavano il colore dei miei occhi.

Il silenzio regnò a lungo, finchè Fugaku non decise di interrompere quella tranquillità.

“Come fai?” mi chiese guardandomi con aria triste.

“Come faccio cosa?” gli chiesi, anche se sapevo che centrasse in qualche modo suo padre.

“Mio padre mi ha detto tutto. Quello che ha fatto a suo fratello, al villaggio e a te. Come fai a comportarti con lui come se niente fosse successo. Al tuo posto io…io lo odierei, invece lo hai perdonato e addirittura aiutato. Perché?” mi chiese il ragazzino.

Gli sorrisi dolcemente “Perché tuo padre oltre a essere il mio migliore amico, è anche mio fratello! Abbiamo avuto alti e bassi, ma io ho continuato a considerarlo come tale!”

“Anche se ha provato a ucciderti più volte?”

Annuii “Più ci provava, più io cercavo di rafforzare quel legame che lui cercava a tutti i costi di spezzare!”

Fugaku mi guardò sorpreso “Al tuo posto nessuno avrebbe fatto quello che tu hai fatto per lui. Nemmeno io!”

Sospirai “Lo so. All’odio, spesso si risponde con l’odio, per questo è difficile arrivare alla  pace su questa terra!”

“Quindi se fossimo tutti come mio padre, il mondo sarebbe in una guerra continua, invece se assomigliassimo a te, ci sarebbe una pace duratura?” mi chiese, identificando il padre come il cattivo.

Cercai di accomodarmi meglio e tornando a fissare le nuvole con aria malinconica, dissi “Sai Fugaku, io non sono una persona così eccezionale come tutti mi definite. Anche io ho provato l’odio e ho desiderato per diversi anni di farla pagare alla gente del villaggio. Un’altra volta c’è mancato poco che uccidessi la persona che aveva ucciso il mio sensei!”

Lo vidi sussultare, in quanto non si aspettava una cosa del genere.

“Io se fossi stato al posto di tuo padre, non so se avrei agito diversamente da come ha fatto lui, ma quando si cresce con la solitudine e la rabbia nel cuore è difficile riuscire a perdonare e a trovare del positivo nel mondo che ci circonda. Si vede tutto nero e hai come l’impressione che tutto diventi più scuro ogni giorno che passa. Ci si salva solo quando si riesce a trovare una luce, anche piccola, in quelle tenebre e se questa luce non appare, allora non si riesce a uscire da quel baratro di odio!” gli spiegai, sapendo bene cosa significasse ritrovarsi abbandonato in quelle tenebre.

“Chi è stata la tua luce?”mi chiese Fukagu “Se non sei arrivato a fare del male a nessuno, qualcuno deve pur avere acceso una torcia nell’oscurità!”

“è stato Iruka-sensei. Non subito riconobbi in lui la mia salvezza, ma col tempo quel buio intorno a me cominciò a rompersi, con l’aiuto di altre persone che hanno illuminato il mio cammino!”

Fugaku si rattristò “Posso capire che a papà sia successa una cosa orribile, ma non riesco a comprendere come non abbia trovato una luce in qualcuno a lui vicino. Mi ha detto che sei stato tu a salvarlo. Perché così tardi, perché la tua luce non è arrivata prima a lui?” mi chiese stringendo i pugni.

“Si vede che la luce che emanavo io, non era abbastanza forte, come anche quelle delle persone che gli volevano bene, come Sakura e Kakashi!”

Vidi Fugaku stringersi le ginocchia al petto “Naruto-sensei, credi che anche io possa percorrere le orme di mio padre? Lo sempre ammirato e volevo essere come lui, ma ora…non voglio più!”

Lo guardai con aria seria “Fugaku, posso comprendere che quanto sei venuto a sapere possa essere stato shoccante per te, ma non per questo devi vedere tuo padre come una persona diversa. Non devi giudicarlo secondo le azioni che ha commesso in passato, ma devi giudicarlo per quello che è adesso. È facile lasciarsi abbindolare dall’odio, ma è terribilmente difficile metterlo da parte, per seguire la retta via e tuo padre ha avuto questa forza e lotta ogni giorno per essere un uomo migliore e un buon esempio per te e tuo fratello. Essendoci passato, può consigliarvi anche come non fare a commettere i suoi stessi errori e secondo il mio punto di vista, questo è un bel vantaggio!” Fugaku chinò la testa “Fugaku, guardati, come ti descriveresti?” mi fissò stranito e non seppe rispondermi.

“Sei un ragazzino eccezionale dal cuore d’oro, che si vergogna delle azioni del padre, perché le giudica tremende e pensa che al mondo non dovrebbe esistere l’odio tra le persone. Questi valori non te li ha forse insegnati tuo padre?”

Fugaku annuì  leggermente,

“Se tuo padre fosse ancora la persona di cui ti vergogni in questo momento, non credi che i tuoi pensieri sarebbero opposti? E non credi anche che davanti allo scenario che ci siamo ritrovati davanti al villaggio di Onpu, saresti rimasto impassibile, anche se è questo che vuoi far credere a tuo padre?”

Fugaku cominciò a piangere “Hai ragione, ma…ma papà…io…io l’ho sempre visto come l’uomo perfetto, era il mio idolo e invece ora scopro che era tutto falso e che…” un singhizzo gli impedì di continuare.

“Nessuno è perfetto in questo mondo e tutti, compreso tu, possiamo perdere la ragione. Ma esiste un modo per evitare che ciò avvenga…basta amare. L’amore e la chiave per far si che quelle tenebre non ti avvolgano. Dimmi un po’ Fugaku, tu a chi vuoi bene?”

Fugaku sembrò pensarci un po’ “Ai miei amici e alla mia famiglia…papà compreso!”

Gli scompigliai i capelli “Rimani aggrappato a quel sentimento e vedrai che la tua famiglia e i tuoi amici saranno la tua luce, come tu sei quella di tuo padre!”

Fugaku sgranò gli occhi “D’avvero?”

Annuii.

“E pensi che possa risplendere in modo tale che papà sia sempre di più una persona migliore!”

“Certo Fugaku!” gli dissi sorridendo a trentadue denti e tendendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi. Shiori stava per raggiungerci e presto gli allenamenti sarebbero iniziati.

Shiori di fatto arrivò qualche minuto dopo, ma di Merodi nemmeno l’ombra.

Pensai si trattasse di un semplice ritardo e decisi comunque di cominciare, ma i minuti trascorrevano diventando ore e quando il sole giunse allo zenit compresi che la mia allieva non sarebbe più giunta. Pensai si sentisse male e che  fosse rimasta a casa, ma un presentimento mi martellava la testa.

“Per oggi basta così ragazzi!” dissi prendendo alla sprovvista gli altri due miei allievi.

Solitamente se un allievo si assentava per malattia, si usava mandare qualcuno ad avvertire il proprio insegnante e fu proprio quella mancanza a mettermi un campanello di allarme in testa.

Mi diressi da Kakashi, il quale mi ricevette subito. Non aveva l’aria molto allegra e guardandomi con aria fra lo scocciato e preoccupato, mi disse “Avrei scommesso che saresti venuto, Naruto!”

Misi le mani in tasca e mi avvicinai alla scrivania.

“Oggi Merodi non è venuta, vero?” mi disse e il fatto che me lo dicesse solo in quel modo, non mi annunciò nulla di nuovo.

“Non a causa di una malattia vero?” gli chiesi serio.

Kakashi annuì.

“La ragazza ha raccontato ai suoi genitori quanto è successo al villaggio Onpu e il fatto che la tecnica da lei usata, abbia colpito anche te, non è piaciuto molto ai suoi!”

Merodi mi ha detto di aver sbagliato qualcosa nell’attuare quella tecnica!” dissi.

“Non c’è margine di errore in quella tecnica o sei un nemico o non lo sei!” mi disse Kakashi squadrandomi.

“Cosa vorresti insinuare guardandomi in quel modo?” gli chiesi irritato.

“Non voglio insinuare niente Naruto. So che di te ci si può fidare,  ma vorrei che tu fossi sincero con me. Se quella tecnica funziona anche su di te, un motivo ci sarà. Qual è?” chiese Kakashi serio.

Mi vidi costretto a raccontargli la verità.

“Quindi saresti un mezzo demone!” disse quasi impassibile.

“Non mi sembri sorpreso!” dissi stranito.

Naruto, le cose che ti riguardano hanno smesso di sorprendermi anni fa! Comunque ora dovremo risolvere questo problema. I genitori mi hanno chiesto di far cambiare team a loro figlia e soprattutto, che ti mettessi sotto osservazione, in quanto non eri una persona degno di fiducia!” mi disse sorridendo, mentre io lo guardai preoccupato.

“Non temere, per la seconda richiesta li ho mandati a stendere, ma in quanto genitori di Merodi, non posso rifiutargli la richiesta di farle cambiare tutore. Mi dispiace Naruto!”

“Non mi interessa se sono i suoi genitori o meno. Merodi è una mia allieva. Andrò a parlare con i genitori se è necessario, ma Merodi ritornerà a far parte del mio team!”

 

 

  
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