Cap 13: Luce e buio
Il giorno dopo mi
alzai molto presto. Avevo appuntamento con i miei allievi alle 8.00 al nostro
campo, ma ero già in piedi dalle prime luci dell’alba.
Dato che non
riuscivo a prendere sonno, mi misi a preparare la colazione. Essendo cresciuto
da solo, me la sapevo cavare bene in cucina, tanto che a volte sostituivo
Sakura, quando essa era stanca o era al lavoro.
Preparai uova per
tutti con bacon e fu l’odore di quest’ultimo a svegliare un abitante della
casa, che facendo rumore con le sue unghiette, mi annunciò il suo arrivo.
“Pancetta!” urlò Akai entrando in cucina tutto contento, scodinzolando
allegramente.
Facendo un balzo,
saltò sulla sua speciale sedia, che gli permetteva di arrivare al tavolo
comodamente e ripetendo la parola pappa, richiedeva la sua colazione a base di
bacon.
Non era un amante
dell’uovo, nonostante Sakura gli dicesse che faceva venire un manto più lucido,
ma mescolandolo con la pancetta, se lo mangiava con gusto.
Lo osservai e feci
ancora fatica a credere che quel cucciolo, fosse quella parte di “me” che con
la nascita di mio figlio aveva preso delle sue sembianze personali.
“Papà? Sei triste?”
mi chiese il piccolo guardarmi con aria preoccupata.
Scossi la testa e
gli accarezzai dietro le orecchie, sapendo bene quanto gli piacesse.
Mi sedetti accanto
a lui a mangiare la mia colazione e di tanto in tanto gli lanciavo delle
occhiate “Akai, sei ancora piccolo e non sei in grado
di capire a pieno le tue potenzialità, ma fammi il favore che quando sarai in
grado di sfruttare i tuoi poteri, di non usarli mai in modo sconsiderato e
soprattutto cerca di non danneggiare nessuno solo per un tuo beneficio
personale, a meno che non sia per legittima difesa, d’accordo?!”
Il piccolo inclino
la testa verso destra e mi guardò incerto e confuso.
Gli sorrisi
teneramente e dissi “Lascia stare, ne riparleremo quando sarai più grande!”.
Sapevo che quel discorso, per lui uscito dal nulla, poteva non essere chiaro,
in quanto, data la sua età, era ancora troppo occupato a giocare e a non
preoccuparsi di quanto gli capitava intorno
e delle cose belle e brutte che succedevano in quel mondo in cui era
nato.
D’un tratto vidi
anche Kurama entrare in cucina. Vi entrò piuttosto
cautamente. Mi alzai e dopo aver dato anche a lui la sua colazione, mi recai
verso l’uscita della cucina.
“Naruto!” mi chiamò.
Non mi girai e
seccato dissi “è ancora presto perché tu possa rivolgermi la parola. Non sei
ancora rientrato nelle mie grazie Kurama!” dissi
sparendo poi dalla sua vista.
Salutai Sakura
donandole un bacio sulla fronte, per non svegliarla e successivamente mi recai
al campo di allenamento.
Speravo di starmene
un po’ tranquillo e di fare un po’ pratica con quelle abilità che mi erano
improvvisamente comparse, ma una presenza, decisamente con un pessimo umore,
mandò a monte i miei piani.
Non ero L’unico ad
avere mille pensieri per la testa e a non aver chiuso occhio quella notte.
Vidi il mio allievo
appoggiato con la schiena ad un albero, che con aria assente fissava le nuvole
che spinte dal vento, andavano a spasso spedito per i cieli di Konoha. Era talmente assorto, che non si accorse nemmeno
della mia presenza. Gli appoggiai una mano sulla spalla e donandogli un leggero
sorriso, quando esso alzò lo sguardo, mi sedetti accanto a lui a osservare quel
bell’azzurro a cui tutti paragonavano il
colore dei miei occhi.
Il silenzio regnò a
lungo, finchè Fugaku non
decise di interrompere quella tranquillità.
“Come fai?” mi
chiese guardandomi con aria triste.
“Come faccio cosa?”
gli chiesi, anche se sapevo che centrasse in qualche modo suo padre.
“Mio padre mi ha detto
tutto. Quello che ha fatto a suo fratello, al villaggio e a te. Come fai a
comportarti con lui come se niente fosse successo. Al tuo posto io…io lo odierei, invece lo hai perdonato e addirittura
aiutato. Perché?” mi chiese il ragazzino.
Gli sorrisi
dolcemente “Perché tuo padre oltre a essere il mio migliore amico, è anche mio
fratello! Abbiamo avuto alti e bassi, ma io ho continuato a considerarlo come
tale!”
“Anche se ha
provato a ucciderti più volte?”
Annuii “Più ci
provava, più io cercavo di rafforzare quel legame che lui cercava a tutti i
costi di spezzare!”
Fugaku mi guardò sorpreso
“Al tuo posto nessuno avrebbe fatto quello che tu hai fatto per lui. Nemmeno
io!”
Sospirai “Lo so.
All’odio, spesso si risponde con l’odio, per questo è difficile arrivare
alla pace su questa terra!”
“Quindi se fossimo
tutti come mio padre, il mondo sarebbe in una guerra continua, invece se
assomigliassimo a te, ci sarebbe una pace duratura?” mi chiese, identificando
il padre come il cattivo.
Cercai di
accomodarmi meglio e tornando a fissare le nuvole con aria malinconica, dissi
“Sai Fugaku, io non sono una persona così eccezionale
come tutti mi definite. Anche io ho provato l’odio e ho desiderato per diversi
anni di farla pagare alla gente del villaggio. Un’altra volta c’è mancato poco
che uccidessi la persona che aveva ucciso il mio sensei!”
Lo vidi sussultare,
in quanto non si aspettava una cosa del genere.
“Io se fossi stato
al posto di tuo padre, non so se avrei agito diversamente da come ha fatto lui,
ma quando si cresce con la solitudine e la rabbia nel cuore è difficile
riuscire a perdonare e a trovare del positivo nel mondo che ci circonda. Si
vede tutto nero e hai come l’impressione che tutto diventi più scuro ogni
giorno che passa. Ci si salva solo quando si riesce a trovare una luce, anche
piccola, in quelle tenebre e se questa luce non appare, allora non si riesce a
uscire da quel baratro di odio!” gli spiegai, sapendo bene cosa significasse
ritrovarsi abbandonato in quelle tenebre.
“Chi è stata la tua
luce?”mi chiese Fukagu “Se non sei arrivato a fare
del male a nessuno, qualcuno deve pur avere acceso una torcia nell’oscurità!”
“è stato Iruka-sensei. Non subito riconobbi in lui la mia salvezza,
ma col tempo quel buio intorno a me cominciò a rompersi, con l’aiuto di altre
persone che hanno illuminato il mio cammino!”
Fugaku si rattristò
“Posso capire che a papà sia successa una cosa orribile, ma non riesco a
comprendere come non abbia trovato una luce in qualcuno a lui vicino. Mi ha
detto che sei stato tu a salvarlo. Perché così tardi, perché la tua luce non è
arrivata prima a lui?” mi chiese stringendo i pugni.
“Si vede che la
luce che emanavo io, non era abbastanza forte, come anche quelle delle persone
che gli volevano bene, come Sakura e Kakashi!”
Vidi Fugaku stringersi le ginocchia al petto “Naruto-sensei, credi che anche io possa percorrere le orme
di mio padre? Lo sempre ammirato e volevo essere come lui, ma ora…non voglio più!”
Lo guardai con aria
seria “Fugaku, posso comprendere che quanto sei
venuto a sapere possa essere stato shoccante per te, ma non per questo devi
vedere tuo padre come una persona diversa. Non devi giudicarlo secondo le
azioni che ha commesso in passato, ma devi giudicarlo per quello che è adesso.
È facile lasciarsi abbindolare dall’odio, ma è terribilmente difficile metterlo
da parte, per seguire la retta via e tuo padre ha avuto questa forza e lotta
ogni giorno per essere un uomo migliore e un buon esempio per te e tuo
fratello. Essendoci passato, può consigliarvi anche come non fare a commettere
i suoi stessi errori e secondo il mio punto di vista, questo è un bel
vantaggio!” Fugaku chinò la testa “Fugaku, guardati, come ti descriveresti?” mi fissò stranito
e non seppe rispondermi.
“Sei un ragazzino
eccezionale dal cuore d’oro, che si vergogna delle azioni del padre, perché le
giudica tremende e pensa che al mondo non dovrebbe esistere l’odio tra le
persone. Questi valori non te li ha forse insegnati tuo padre?”
Fugaku annuì leggermente,
“Se tuo padre fosse
ancora la persona di cui ti vergogni in questo momento, non credi che i tuoi
pensieri sarebbero opposti? E non credi anche che davanti allo scenario che ci
siamo ritrovati davanti al villaggio di Onpu, saresti
rimasto impassibile, anche se è questo che vuoi far credere a tuo padre?”
Fugaku cominciò a
piangere “Hai ragione, ma…ma papà…io…io
l’ho sempre visto come l’uomo perfetto, era il mio idolo e invece ora scopro
che era tutto falso e che…” un singhizzo
gli impedì di continuare.
“Nessuno è perfetto
in questo mondo e tutti, compreso tu, possiamo perdere la ragione. Ma esiste un
modo per evitare che ciò avvenga…basta amare. L’amore
e la chiave per far si che quelle tenebre non ti avvolgano. Dimmi un po’ Fugaku, tu a chi vuoi bene?”
Fugaku sembrò pensarci un
po’ “Ai miei amici e alla mia famiglia…papà compreso!”
Gli scompigliai i
capelli “Rimani aggrappato a quel sentimento e vedrai che la tua famiglia e i
tuoi amici saranno la tua luce, come tu sei quella di tuo padre!”
Fugaku sgranò gli occhi
“D’avvero?”
Annuii.
“E pensi che possa
risplendere in modo tale che papà sia sempre di più una persona migliore!”
“Certo Fugaku!” gli dissi sorridendo a trentadue denti e
tendendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi. Shiori
stava per raggiungerci e presto gli allenamenti sarebbero iniziati.
Shiori di fatto arrivò
qualche minuto dopo, ma di Merodi nemmeno l’ombra.
Pensai si trattasse
di un semplice ritardo e decisi comunque di cominciare, ma i minuti
trascorrevano diventando ore e quando il sole giunse allo zenit compresi che la
mia allieva non sarebbe più giunta. Pensai si sentisse male e che fosse rimasta a casa, ma un presentimento mi
martellava la testa.
“Per oggi basta
così ragazzi!” dissi prendendo alla sprovvista gli altri due miei allievi.
Solitamente se un
allievo si assentava per malattia, si usava mandare qualcuno ad avvertire il
proprio insegnante e fu proprio quella mancanza a mettermi un campanello di
allarme in testa.
Mi diressi da Kakashi, il quale mi ricevette subito. Non aveva l’aria
molto allegra e guardandomi con aria fra lo scocciato e preoccupato, mi disse
“Avrei scommesso che saresti venuto, Naruto!”
Misi le mani in
tasca e mi avvicinai alla scrivania.
“Oggi Merodi non è venuta, vero?” mi disse e il fatto che me lo dicesse
solo in quel modo, non mi annunciò nulla di nuovo.
“Non a causa di una
malattia vero?” gli chiesi serio.
Kakashi annuì.
“La ragazza ha
raccontato ai suoi genitori quanto è successo al villaggio Onpu
e il fatto che la tecnica da lei usata, abbia colpito anche te, non è piaciuto
molto ai suoi!”
“Merodi mi ha detto di aver sbagliato qualcosa nell’attuare
quella tecnica!” dissi.
“Non c’è margine di
errore in quella tecnica o sei un nemico o non lo sei!” mi disse Kakashi squadrandomi.
“Cosa vorresti insinuare
guardandomi in quel modo?” gli chiesi irritato.
“Non voglio
insinuare niente Naruto. So che di te ci si può
fidare, ma vorrei che tu fossi sincero
con me. Se quella tecnica funziona anche su di te, un motivo ci sarà. Qual è?”
chiese Kakashi serio.
Mi vidi costretto a
raccontargli la verità.
“Quindi saresti un
mezzo demone!” disse quasi impassibile.
“Non mi sembri
sorpreso!” dissi stranito.
“Naruto, le cose che ti riguardano hanno smesso di
sorprendermi anni fa! Comunque ora dovremo risolvere questo problema. I
genitori mi hanno chiesto di far cambiare team a loro figlia e soprattutto, che
ti mettessi sotto osservazione, in quanto non eri una persona degno di
fiducia!” mi disse sorridendo, mentre io lo guardai preoccupato.
“Non temere, per la
seconda richiesta li ho mandati a stendere, ma in quanto genitori di Merodi, non posso rifiutargli la richiesta di farle
cambiare tutore. Mi dispiace Naruto!”
“Non mi interessa
se sono i suoi genitori o meno. Merodi è una mia
allieva. Andrò a parlare con i genitori se è necessario, ma Merodi
ritornerà a far parte del mio team!”