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Autore: more_    04/04/2012    29 recensioni
«Louis è il padre del mio bambino» dissi sottovoce con tono piatto. Mio cugino spalancò gli occhi appena sentì quelle parole e si alzò dal letto di scatto, squadrandomi.
«Chi è quella testa di cazzo?» gridò sottovoce per non farsi sentire, né da Nathan né da Anne e gli altri. Io annuii abbassando lo sguardo. Harry si abbassò verso di me e mi mise le mani sulle spalle «Dimmi che stai scherzando! Lui non può essere il padre di Nathan!»
«Secondo te non ricordo con chi ho fatto sesso, Harry? E’ lui, Louis Tomlinson. Mi piaceva, molto temo fa, peccato che lui mi abbia solo usata! Veniva al mio stesso liceo a Doncaster, e ora non ci credo che sia qui, dall’altra parte della casa. Guarda un po’ tu che coincidenza!» chiarii mentre altre lacrime di rabbia scendevano sul mio volto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-And I can't explain 
But it's something about the way you look tonight 

Takes my breath away 


Louis.
«Sono tornato!» gridai una volta entrato in casa, scrollai le spalle non ricevendo nessuna risposta e appesi la giacca sull’appendi abiti che si trovava nell’entrata. Passai in cucina e presi una busta di patatine da sgranocchiare in attesa che arrivassero tutti gli altri, inconsciamente sorrisi alludendo al pezzettino di carta che avevo messo in tasca, lo presi frettolosamente e lessi di nuovo quello che c’era scritto, ovvero il mio futuro. Saltellando mi diressi nella stanza mia e di Harry ma prima di raggiungerla dovetti fermarmi e ritornare indietro verso la stanza di Mylène, la porta era semichiusa e si poteva benissimo intravedere il suo corpo rannicchiato di tra le coperte lilla del letto, riuscivo a sentire i suoi singhiozzi soffocati e vedere il suo corpo sussultare ad ognuno di essi. Mi rattristai di colpo e deglutii rumorosamente, erano da più di dieci giorni che si trovava in quelle condizioni, sembrava non volesse lasciare il letto, le sue giornate erano diventate monotone.
Piano bussai sulla porta e attesi che si accorgesse di me, vidi i suoi occhi voltarsi nella mia direzione e poi fissare subito il pavimento imbarazzata e coperta da tutta la sua fragilità.
«Potresti lasciarmi da sola?» mi chiese flebilmente stringendo il suo cellulare nelle mani.
«Mylène..» sussurrai entrando nella stanza, non volevo lasciarla da sola, non sicuramente in un momento come quello in cui lei aveva bisogno di tutto tranne di restare da sola.
«Ti prego» bofonchiò singhiozzando un’altra volta. Scossi con veemenza la testa e mi avvicinai al suo letto con cautela e appena le fui vicino mi sedetti accanto lei spostandole una ciocca di capelli dal viso mezzo nascosto dal cuscino.
«Hai parlato con lui?» le chiesi sorridendo dolcemente continuando a torturarle i capelli, non sembrava le desse molto fastidio così continuai a farlo.
«Ha detto che sta bene» mi rispose annuendo, più a se stessa che a me «che lì è dura e che si è fatto degli amici, infine mi ha detto che gli manco»
«E non sei felice? Aspettavi questa telefonata da giorni» esclamai cercando di mantenere un tono allegro.
«Sì tanto, ma sai.. manca anche a me» affermò facendo un ghigno sarcastico.
«Vedrai, tornerà presto» la rassicurai prendendola per i polsi per farla sedere. Nonostante odiassi con tutto me stesso quell’individuo dai capelli strani, non vedevo l’ora che ritornasse: mi faceva male vedere Mylène in quelle condizioni, non era più la stessa, in fondo lui la rendeva felice e non potevo far altro che ringraziarlo per questo «Vuoi sapere una bella notizia?»
«Spara» disse asciugandosi con le mani le ultime lacrime che aveva versato, per poi sorridermi sforzatamente per farmi un piacere. Sfilai dalla tasca il pezzettino di carta che tanto mi aveva fatto sorridere prima e glielo mostrai impaziente della sua reazione.
«L’ho trovato sul giornale di oggi e ho pensato che fosse una bella idea, non ho niente da perderci se ci provo, no?» le chiesi elettrizzato allargando tendendo le labbra in un sorriso eccitato.
«E’ perfetto, insomma, il DJ radiofonico è il lavoro adatto a te!» esclamò sorridente, questa volta sul serio.
«Domani vado a chiedere più informazioni, sono un tipo dalla parlantina facile, non sarà complicato»
«Spero che riuscirai ad ottenere quel posto» sospirò guardandomi per poi far cadere il suo sguardo sulle lenzuola «Lou.. posso abbracciarti?» disse infine timidamente stringendosi nelle spalle. Mi meravigliai un po’ della sua richiesta, ma poi, senza farglielo ripetere due volte, mi avvicinai a lei e l’avvolsi nelle mie braccia «Grazie» sussurrò attorcigliando le sue braccia attorno al mio collo per far aderire meglio il suo corpo al mio.
Evidentemente aveva davvero bisogno di qualcuno che le stesse vicino in quel momento. Di solito, quando Mylène era giù di morale, da quanto avevo capito, era Niall che la confortava e le faceva ritornare il sorriso, purtroppo proprio in quella settimana era partito anche lui, come se non bastasse già Zayn, per l’Irlanda con la sua ragazza.
 Averla tra le mie braccia era tremendamente bello, poche volte avevo avuto quel lusso di riuscire a sentire i suoi respiri sul mio collo ed avere il mio volto nascosto nei suoi capelli scuri, e a stento riuscii a trattenere quella tremenda voglia di appoggiare le mie labbra sulla sua pelle candida per iniziarla a baciare.
«Dovremmo darci più abbracci del genere, sei bello da abbracciare» soffiò nel mio orecchio interrompendo ogni mio pensiero smielato su di lei.
«Sono in bello in tutto, dovresti saperlo» mi vantai mascherando tutta la mia emozione iniziando a ridere e facendo scoppiare anche l’ilarità di Mylène.
«Sei uno stupido» constatò allontanandosi da me. Era appena finito un momento perfetto, peccato.
«Si lo penso anch’io» dissi sorridendo lasciandola andare con malavoglia «stasera.. stasera ti va di uscire?» balbettai velocemente grattandomi una guancia imbarazzato, alzai gli occhi su di lei dopo un paio di secondi non ricevendo una risposta sa parte sua e vidi la sua espressione sorpresa e un po’ confusa «da amici ovviamente, per farti svagare un po’» mi affrettai a dire per non far precipitare tutto in un buco vuoto.
«Okay, da amici» rispose semplicemente sorridendomi. Ma era quello che noi eravamo? Semplicemente amici genitori dello stesso bambino?
«Mamma!» gridò Nathan entrando in camera un po’ rosso in faccia per via della corsa che stava facendo per raggiungere il letto e un po’ anche per lo zainetto che portava sulle spalle.
«Guarda chi è arrivato!» esclamai prendendolo in braccio per farlo salire sul letto mentre lui rideva divertito. Salutò prima Mylène e poi me con un bacio affettuoso sulla guancia e poi iniziò a raccontarci tutte le cose entusiasmanti che aveva fatto quella mattina con i suoi amichetti della scuola.
«Mi dovete comprare un videogame, me lo sono subito tutto il tragitto!» esclamò esausto Harry fermandosi davanti alla porta «mi chiedo cosa avete fatto per farlo uscire così parlantino» si lamentò dopo facendo un ghigno che alludeva a tutt’altro.
«Ha preso da lui!» si difese subito Mylène puntandomi un dito contro, alzai le spalle ed annuii divertito.
 
Mylène.
«Mi dispiace di aver lasciato Nathan a casa» dissi stringendo le labbra mentre io e Louis ci dirigevamo verso il locale che aveva scelto per passare la serata: un piccolo ristorante italiano non molto lontano dal centro di Londra.
«Si sarebbe solo annoiato» mi rassicurò Louis aprendo la porta del ristorante per farmi passare per prima, gli sorrisi ed entrai dentro con lui al mio seguito.
Un cameriere dall’aria simpatica ci portò ad un tavolo per due e ci fece sedere lasciandoci i menù. Mentre Louis fissava quel pezzo di foglio dove elencava tutte le varie pietanze lo osservai per bene, portava come al solito una maglietta a righe coperta da una giacca blu, aveva la mascella contratta e gli occhi chiari fissi sulle lettere del menù. Era strano stare lì con lui, non eravamo mai usciti da soli a cena e avevo un po’ d’ansia addosso, eppure come aveva detto lui quella mattina, dovevamo comportarci come due amici.
«Tu cosa prendi?» mi chiese all’improvviso alzando gli occhi su di me, si era sicuramente accorto che lo stavo fissando, cacchio.
«Ancora non lo so» risposi imbarazzata abbassando subito gli occhi sul mio menù. Ero tesa come le corde di una chitarra e il suo sguardo su di me aumentava quel fastidioso senso di ansia.
«Potremmo iniziare con un antipasto e poi finire con una pizza» consigliò, non sapendo che rispondere mi limitai ad annuire. Il cameriere non tardò ad arrivare e facemmo le nostre ordinazioni, appena se ne andò sprofondai in un mutismo imbarazzante, la verità era che non avevo niente da dirgli.
«Stavo..» - «allora..» dicemmo all’unisono io e Louis, ci guardammo per alcuni secondi in silenzio e poi scoppiammo a ridere, ameno un po’ la tensione era diminuita.
«Inizia tu, non è niente di importante quello che devo dire» lo spronai iniziando a giocare con il tovagliolo color panna.
«Stavo pensando che so molto poco del tuo passato.. insomma, vorrei sapere di più su di te» disse schiarendosi la voce buttandomi ogni tre secondi uno sguardo incuriosito addosso. Presi un respiro e boccheggiai più volte presa alla sprovvista dalla sua richiesta.
«Cosa vuoi sapere?» dissi infine versandomi dell’acqua nel bicchiere.
«Uhm.. vediamo.. primo bacio?» fece dopo esaltato appoggiando i gomiti sul tavolo. Ecco, incominciavamo bene.
«A quattordici anni con Steven Mitchell» risposi con voce ferma e piatta sperando che l’interrogatorio finisse presto.
«Steven Mitchell? Sul serio? Era uno stronzo, forse lo è ancora» mi chiese sorpreso alzando le sopracciglia come offeso.
«Louis..» lo richiamai guardandolo scettica, evidentemente si era scordato che pochi anni prima anche lui rientrava nella categoria dei ragazzi “stronzi e amati da tutta la scuola”.
«Okay, forse non sono nella posizione giusta per giudicare.. Comunque il mio è stato a tredici con la babysitter delle mie sorelle, era più grande di me di tre anni» disse anche se io non gli avevo chiesto niente e sinceramente poco mi interessava a chi per primo aveva ceduto le sue labbra «Ultimo?» mi chiese dopo. Scossi la testa disperata emettendo un ghigno, si era instupidito per caso?
«Secondo te? E’ ovvio, Zayn dieci giorni fa» proferii ridendo sotto i baffi, anche se praticamente dentro morivo. Il ricordo di Zayn e dei suoi baci mi mandarono in tilt per qualche secondo e maledissi mentalmente Louis per aver aperto quel discorso tanto difficile.
«In effetti è stata una domanda stupida» ammise stringendo le labbra in una smorfia.
«Il tuo?» chiesi d’un tratto per non cadere di nuovo nel silenzio imbarazzante di prima. Louis parve scosso e diventò leggermente paonazzo in viso.
«Con te il giorno del mio compleanno» confessò mordendosi il labbro inferiore. Fissai i suoi occhi per qualche instante e poi scoppiai letteralmente a ridere buttando la testa all’indietro, alcune persone si girarono anche per guardarmi.
«Te lo giuro!» esclamò Louis offeso e imbarazzato, e questo mi fece ridere ancora di più.
«Non credo che tu sia rimasto in astinenza per più di un mese Louis, è impossibile» constatai dopo essermi ripresa dalla lunga ridarella che mi era venuta.
«E se ti dico che non ci riesco più? E’ diventata una cosa difficile ora che..» lasciò la frase a vuoto e prese un lungo respiro massaggiandosi gli occhi con una mano. Ora che?
Restai ad osservarlo sperando che finisse quella frase e non mi accorsi neanche che era arrivato il cameriere per portarci le nostre ordinazioni, Louis ringraziò l’uomo e poi mi sorrise abbassando lo sguardo sui manicaretti fumante.
«Questo deve essere buono» disse scrutando il piatto che era proprio davanti a lui. Sospirai e mi lasciai andare contro lo schienale della sedia, avevo perso la speranza di sapere cosa voleva dire con quel ‘ora che’.
Iniziammo a mangiare in silenzio ma dopo qualche minuto Louis iniziò ad attaccare bottone con l’argomento Nathan, nonostante fossero passati mesi da quando aveva saputo la verità, molti particolari aneddoti  su nostro figlio mi erano sfuggiti, così speranzosa che il suo interrogatorio fosse finito, iniziai col raccontare tutto ciò che ricordavo.
«Ti va di ballare?» mi chiese d’un tratto appena vide che avevo finito finalmente anche l’ultimo pezzo di pizza, quella sera avevo mangiato fin troppo. Corrucciai le sopracciglia sentendo quella proposta e mi voltai di scatto notando che alcune coppie stavano ballando sotto le note di una canzone italiana cantata e suonata da qualcuno con la chitarra.
«Io non lo so» dissi sentendomi a disagio, ma neanche il tempo di dirlo che Louis già si era alzato e mi stava trascinando verso la piccola pista.
«Me la pagherai» soffiai guardandolo divertita mentre mi facevo guidare dalla sua mano che teneva stretta la mia.
 Arrivati al centro mi avvicinò a sé con un movimento veloce del braccio, le sue mani si posizionarono sulla mia schiena e io ebbi una piccola scossa di brividi che sentì fino alla nuca. Mi stava sorridendo strafottente e, non sapendo cosa fare, appoggiai delicatamente le mie mani vicino al suo collo sorridendogli con incertezza.
«Posso farti un complimento?» mi chiese sussurrando cercando il contatto con i miei occhi verdi, che purtroppo non riuscivano proprio ad alzarsi dalle mie mani sul suo collo. Annuii nervosa stando attenta a non pestargli i piedi mentre ci dondolavamo lentamente.
«Sei bellissima stasera» soffiò contro il mio orecchio stringendomi più forte, spalancai impercettibilmente gli occhi e mi sentii inondata dal profumo amaro ma allo stesso tempo dolce di Louis, lo stesso di quella sera. Sinceramente non avevo indossato niente che mi facesse apparire bellissima, un semplice jeans a sigaretta e una camicia verde smeraldo, niente di particolarmente bello o suggestivo.
«Louis» lo richiamai appena sentii qualcosa di morbido e caldo sfiorarmi la pelle dietro l’orecchio, sussultai un po’ sentendomi avvampare e lo spinsi di qualche centimetro lontano da me.
«Scusami, mi sono lasciato prendere» si giustificò togliendo dal suo viso il sorriso da imbecille che si portava dietro da ormai ventuno anni convertendolo in uno sguardo dispiaciuto «Posso farti un’altra domanda?» continuò dopo inclinando la testa verso destra.
«Certo» gli risposi provando di sembrare disponibile.
«Quella sera, come è stata?» mi chiese sfacciatamente e senza pudore. Abbassai subito lo sguardo su qualcosa che non fosse lui prima che si accorgesse che stavo praticamente andando a fuoco.
«E’ una domanda imbarazzante, Louis» ammisi pregando mentalmente che quella canzone lenta e seducente finisse in quel preciso istante.
«Forse è più imbarazzante per me chiedertelo, non pensi? Mylène, in quel letto c’ero anche io e mi tormenta il fatto che non so come è stato, io non ricordo veramente nulla»  provò a spiegarmi alzandomi il viso con due dita per guardarmi negli occhi.
«Ti ho già detto che io ricordo solo l’essenziale» dissi con sguardo severo e duro, mi stava mettendo in difficoltà.
«Quell’essenziale, mi serve» ambì con determinazione. Rassegnata feci un sospiro e sprofondai nei fiume dei ricordi.
«E’ stato emozionante, almeno per me, e frettoloso. E’ finito tutto in mezz’ora al massimo, poi sei andato via e non ti ho più visto» risposi balbettando leggermente. Sentii Louis deglutire rumorosamente e continuare a fissarmi per tentare di strapparmi via altre parole «mi ricordo che hai imprecato sottovoce perché non avevi i preservativi, avrei dovuto fermarti in quel momento» continuai mordendomi un labbro «ma ero troppo e eccitata e, come dire, sopraffatta da te»
«Capisco» rispose abbassando, finalmente, gli occhi. Cosa capiva? Che aveva finito i preservatici con chissà chi prima di ingravidare me?
«Forse è meglio andare» gli annunciai allontanandomi da lui per ritornare al nostro tavolo. Ce ne andammo da quel ristorante pochi minuti dopo, Louis aveva pagato per tutti e due nonostante gli avessi pregato di non farlo, e infine eravamo usciti da quel posto con un silenzio tombale a farci compagnia.
Arrivati in macchina non feci in tempo ad aprire lo sportello che sentii la mano di Louis prendere la mia, mi voltai per controllare cosa volesse, ma l’unica cosa che vidi fu il suo volto avvicinarsi al mio.
«Zayn non lo saprà, tranquilla» mi rassicurò staccando le sue labbra quasi immediatamente dalle mie, non avevo neanche trovato il tempo per riuscire a scostarmi.
Louis entrò in macchina tranquillamente come se niente fosse successo mentre io rimasi lì ferma incapace di reagire.
«Che fai? Non entri?» lo sentii urlare da dentro l’auto bussando sul finestrino. Deglutii in fretta ed aprii la portiera per entrare.
«Stai cercando di confondere i miei sentimenti?» 


 


 

______________________________
Non sono morta :D Ho semplicemente passato 565446 giorni a scrivere queto capitolo che, stranamente, mi piace.
E' tutto Lylène, contente?
Ed ecco che con questo capitolo Mylène inizia ad aprire un po' gli occhi sul povero Louis e.e FINALMENTE!
Mi domando come ho fatto, dopo ventidue capitoli, a non farli ancora baciare decentemente! Ahahah, mi sento uno schifo c:
Ho rimesso il vecchio banner, ho notato che non tutti hanno gradito quello nuovo D:
Ringrazio le 195 persone che hanno messo questa storia tra le preferite (35 in più dall'ultimo capitolo ò.ò) le 210 che a seguono e le 47 che l'hanno messa tra le ricordate. BOH, VI AMO!
Vi annuncio che questa storia sta per finire, mancano pochi capitoli. 
Ma fermi, non vi libererete così in fretta di me!
Qui ci sono le altre mie storie e vi chiedo gentilmente di passare :3
Ora vi saluto, rispondo domani alle 24 recensioni che mi avete lasciato :D
Grazie mille,
More_

 



 

   
 
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