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Autore: Yuko majo    05/04/2012    12 recensioni
Jaime era bello, la pelle era color del cioccolato, poco più chiara di quella dei suoi antenati; i capelli lisci e lunghi gli ricadevano sulle spalle in una folta chioma scura; ma la cosa che aveva attratto Alexandre da subito, erano state le sue iridi, grigio tempesta. Grigie come il cielo carico di pioggia.
Incurante della musica che riecheggiava nel locale e delle parole che venivano scambiate, si era perso nel veder spiccare quegli occhi su quel volto brunito dai lineamenti regolari.
Ne era rimasto incantato e aveva deciso che voleva quel ragazzo solo per lui, nessuno mai più avrebbe dovuto mettergli le mani addosso.
Quella notte lo aveva posseduto, si era perso scoprendo quel corpo poco a poco. Aveva assaporato la sua pelle vellutata, inebriandosi del profumo di spezie e sole che Jaime emanava.
Aveva catturato le sue labbra, baciandole, mordendole, prendendosi ogni cosa di lui.
E Jaime si era abbandonato a lui, ad ogni suo volere, esaudendo ogni suo desiderio, perché lui era l’amore, l’amore fisico, ma anche l’amore spirituale.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Alla deriva, ecco come si sentiva, osservando il paesaggio fuori dalla finestra della sua camera. Completamente perso nei suoi pensieri, in balia di emozioni e nostalgia, la paura per il futuro e dell’ignoto che aveva davanti a sé. Erano le stesse sensazioni che aveva provato poco più di un anno prima, quando si era imbarcato per il Nuovo Mondo, per le Americhe. Da solo, su quella nave, si era sentito alla deriva, diretto verso l’ignoto per portare avanti gli affari di famiglia. Mai avrebbe pensato che quella città, in quelle strade dove si parlava la sua stessa lingua, così simile ma allo stesso tempo differente, un misto fra Parigi e i paesi caraibici, lo incantasse tanto. Esercitava su di lui una strana malia, un incantesimo che lo avrebbe legato a quelle vie rumorose e piene di vita, dove la musica dei locali riecheggiava ad ogni ora, per sempre; persino in quel momento, in cui, a separarlo da New Orleans e da lui vi era un intero oceano.
Alexandre fissò il paesaggio fuori dalla finestra; il vento sferzava la campagna circostante, trascinando con sé i residui della nebbia mattutina.
Ai suoi occhi erano ancora nascoste le colline morbide, i campi e le distese di lavanda, che in primavera avrebbe tinto ogni cosa di azzurro.
Amava la Provenza, la sua terra. Per lunghi anni aveva creduto fosse il Paradiso, un angolo di mondo dove rifugiarsi, dove nascondersi da occhi indiscreti, mai avrebbe pensato di voler fuggire.
Ma ora era differente, voleva scappare Alexandre, lasciare quella magione per solcare nuovamente l’oceano. Strinse fra le mani la tazza di caffè che una delle cameriere gli aveva portato; era ancora calda, il suo profumo lo avvolgeva, l’aroma lo circondava riportandogli alla mente ricordi e sensazioni.
Spaziò con lo sguardo la sua camera. Nel letto, addormentata, c’era la sua fidanzata. Una donna sconosciuta che, la sua famiglia gli aveva presentato subito dopo averlo richiamato in Francia. Si era presentata nella sua stanza quella notte stessa, dopo il ballo di bentornato organizzato per lui; con aria civettuola, sbattendo le lunghe ciglia bionde ad ornare le iridi chiare, desiderava qualcosa che lui non avrebbe mai potuto darle, non più. Non dopo aver conosciuto lui.
Non dopo aver assaporato le labbra, la pelle di quel ragazzo.
Non dopo essersi perso nelle sensazioni che Jaime gli aveva fatto provare.
L’aveva osservata dormire per tutta la notte, cercando di trovare una somiglianza con il suo Jaime, la curva dei fianchi o i lineamenti morbidi, ma era impossibile. Non vi era nessuna donna che potesse essere paragonata a lui.
Alle prime luci dell’alba, quando faticosamente i raggi di un pallido sole invernale avevano iniziato a filtrare attraverso la fitta coltre di nubi, si era abbandonato ai ricordi.
Quando l’aroma del caffè lo aveva inebriato, era tornato con la mente al loro primo incontro, a quando ne era rimasto incantato, al giorno in cui erano divenuti un unico essere.

 

Alexandre fissò la tazza di liquido scuro che stringeva ancora fra le mani, il fumo a circondarlo, portando con sé immagini e ricordi.
Jaime non beveva caffè, non gli piaceva. Lui preferiva la cioccolata, gli aveva detto la prima volta che si erano visti, quella sera di una calda primavera in cui era rimasto catturato da quella figura eterea.
Quando aveva posato gli occhi su di lui era rimasto senza fiato, amore a prima vista.
Jaime era bello, la pelle era color del cioccolato, poco più chiara di quella dei suoi antenati; i capelli lisci e lunghi gli ricadevano sulle spalle in una folta chioma scura; ma la cosa che aveva attratto Alexandre da subito, erano state le sue iridi, grigio tempesta. Grigie come il cielo carico di pioggia.
Incurante della musica che riecheggiava nel locale e delle parole che venivano scambiate, si era perso nel veder spiccare quegli occhi su quel volto brunito dai lineamenti regolari.
Ne era rimasto incantato e aveva deciso che voleva quel ragazzo solo per lui, nessuno mai più avrebbe dovuto mettergli le mani addosso.
Quella notte lo aveva posseduto, si era perso scoprendo quel corpo poco a poco. Aveva assaporato la sua pelle vellutata, inebriandosi del profumo di spezie e sole che Jaime emanava.
Aveva catturato le sue labbra, baciandole, mordendole, prendendosi ogni cosa di lui.
E Jaime si era abbandonato a lui, ad ogni suo volere, esaudendo ogni suo desiderio, perché lui era l’amore, l’amore fisico, ma anche l’amore spirituale.
Jaime lo aveva incatenato a sé, con quelle iridi chiare e il sorriso dolce, la lussuria e il desiderio.
Dopo quel primo incontro ve ne erano stati altri, in quel locale, nella piccola camera dove Jaime riceveva i suoi clienti, poi nella casa alle porte di New Orleans che Alexandre aveva comprato, dove lo aveva portato.
Avevano fatto l’amore, erano stati l’uno dell’altro nella camera da letto che condividevano, nel patio, nei campi di grano maturo e lungo le rive del Mississippi, cullati dal rumore del fiume che placido scorreva.
Dopo aver fatto l’amore, Alexandre lo stringeva a sé, s’inebriava dell’odore di sole proprio del suo amante, si abbandonava a quelle giornate, incurante del mondo circostante, come se il tempo si fosse fermato per loro, come se nulla avesse importanza.

 

Tornò al presente, Alexandre, quando uno spiffero gelido entrò nella stanza e lo colpì. Ora come alcuni mesi prima fu riportato alla realtà bruscamente, dopo un sogno che aveva sperato non avesse mai termine. Suo padre lo aveva richiamato a casa, in Francia.
Il viaggio di ritorno, il fidanzamento e il matrimonio imminente erano piombati su di lui come una secchiata d’acqua gelida. Per la prima volta dopo mesi si era trovato nuovamente in balia degli eventi, come una barca senza capitano che andava alla deriva, trasportata dalle onde verso l’ignoto.
Altri avevano deciso per lui, infrangendo quei mesi di idillio in cui era caduto non appena aveva incontrato Jaime.
Socchiuse gli occhi, assaporando la bevanda scura e amara, proprio come piaceva a lui.
Un brivido percorse il suo corpo, ricordando gli ultimi momenti fra di loro, le iridi tristi di Jaime lo avevano ferito, si erano insinuate in lui, come la sua voce tremante.

 

«Tornerai?» gli aveva chiesto.
«Tornerò da te.» glie lo  aveva promesso, guardandolo negli occhi.

 

Alexandre sapeva di non essere stato sincero, non sarebbe mai tornato nella casa che condividevano, non lo avrebbe più rivisto.
Non sarebbe tornato dal suo unico amore.
Gli aveva mentito e Jaime aveva accettato quella menzogna, con sguardo malinconico, sapendo perfettamente che quello era un addio.
Aveva accettato le sue parole senza incolparlo, con un sorriso triste, mentre la nave sui cui era imbarcato si allontanava, separandoli per sempre.
Non un arrivederci, ma un addio.
Un addio.
Una lacrima scivolò lungo il viso di Alexandre. La tazza con il caffè cadde in terra, mentre parole confuse giungevano dalla donna ancora addormentata nel suo letto.
Un brivido, il dolore che s’impossessava di lui. Vedeva il suo Jaime, al di là del mare, con lo sguardo perso, mentre i giorni passavano.
Sapeva che lo avrebbe aspettato, giorno dopo giorno, fino a quando i ricordi dei loro giorni insieme non si fossero fatti più sbiaditi, solo ombre nei meandri della mente.
Riusciva a vederlo: sarebbe arrivato qualcuno e si sarebbe preso il suo amore, quella divinità dal sorriso dolce e gli occhi color della pioggia.
Al contrario, Alexandre lo avrebbe ricordato in ogni momento della sua vita, ogni giorno ed ogni ora, nei momenti in cui i primi raggi del sole fossero filtrati dalla finestra per baciare il suo volto, riportandogli alla mente il profumo di Jaime.
Lo avrebbe ricordato ogni volta che l’aroma del caffè avesse raggiunto le sue narici – i loro momenti insieme, le loro notti di passione.
Alexandre lo avrebbe ricordato nel momento in cui il profumo del sole avesse sfiorato la sua pelle con i suoi caldi raggi.

 

 

 

 

Angolino dell’autrice:
 

Dunque, scritta per il contest Let’s ship again, i prompt scelti sono caffè e alla deriva entrambi di giovedì.
Sinceramente non so nemmeno io come sia uscita questa cosa, una specie di illuminazione arrivata ieri sera mentre leggevo e rimuginavo sui prompt.

   
 
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