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Autore: Nimue_    06/04/2012    27 recensioni
Le prende la mano e la stringe più forte che può, intrecciando le dita alle sue.
- No, non lasciarmi. - la voce gli muore in gola e una scia calda e umida gli fa prudere la guancia. Non è una lacrima, lui non piange, lui è forte, come Clove.
- Clove rimani con me, ti prego. -
[Cato/Clove]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'In fondo al prato'
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Clover - Cato Clove
A mia nonna che ha sempre amato i fiori.

Clover



Cato kneels next to the Clove, clasping her hand, begging her to stay with him.
In an instant, he will realize that it is futile, she can not be saved.
THE HUNGER GAMES, page 288



Cato stringe la lancia nella mano destra, portando il braccio indietro e bilanciando il peso su una sola gamba. Prende la mira in modo tanto veloce che la sua vittima non avrà nessuna possibilità di sfuggire all'attacco, tra meno di un secondo la punta d'acciaio le si sarà già piantata nel cervello e il tuono di un cannone risuonerà nell'arena. Tende appena il corpo per dare un'ultima spinta, in modo da rendere il colpo infallibile, mortale, poi socchiude gli occhi per mirare alla testa del tributo del distretto 5.
Addio Faccia di Volpe, spero che faccia male.
- Cato! -
La lancia quasi gli scivola di mano, mancando la ragazza di parecchi metri. Faccia di Volpe per poco non ci crede, ma non rimane a chiedersi quale miracolo l'abbia salvata e se la dà a gambe nella foresta.
Cato potrebbe inseguirla, afferrarla per quel groviglio disordinato di capelli rossi e staccarle la testa in un unico colpo, ma il suo corpo è come paralizzato.
- Clove. - le labbra si muovono senza pensarci e la voce esce fuori in un debole sussurro. Il solo pronunciare quel nome gli costa uno sforzo immane.
- Cato, Cato! -
Quando sente per la seconda volta il suo grido disperato d'aiuto, la voce acuta e tremula che lo chiama dalla Cornucopia, Cato capisce che qualcosa è andato storto.
Lei non perde mai il controllo, non è mai spaventata, non versa mai una sola lacrima. Mai. Clove è determinata, forte, alcuni direbbero crudele, ma proprio questo gli piace di lei: il coraggio da vendere, lo sprezzo della paura, la furia implacabile che mette in tutte le cose. Questo ha attirato la sua attenzione fin dalla prima volta in cui l'ha incontrata nel Distretto 2.
- Cato! - un altro urlo, più straziante dei precedenti, il che può significare solo che l'intero piano è andato in fumo.
Un'immagine si fa spazio nella sua mente, annebbiata dall'agitazione che lo pervade: l'idea di una sconfitta ancor più insopportabile della sua, quella di Clove.
E lui non può permetterlo, non ora che i giochi della fame hanno ammesso due vincitori, non ora che sarebbero potuti salire entrambi sul podio, non ora che avrebbero avuto l'opportunità di tornare a casa. Insieme.
- Clove! -
Corre con tutto il fiato che ha in corpo senza guardarsi le spalle, senza pensare che Faccia di Volpe o gli altri concorrenti potrebbero farlo fuori da un momento all'altro.
Dentro la sua testa vorticano solo poche parole: Clove non ha mai paura, Clove non avrebbe mai chiesto aiuto. Clove deve essere in pericolo .

Nello sforzo di muoversi con velocità, ci mette un po' ad accorgersi che nessuno chiama più il suo nome, ma proprio la furia gli dà la forza di lanciarsi contro la Cornucopia appena in tempo per vedere la ragazza di fuoco che scompare nel bosco e il tributo del distretto 11 che scappa nella parte opposta.
Quando Cato arriva ai piedi del cono dorato e la vede per terra, non pensa nemmeno per un secondo che stia dormendo. Si dice sempre così delle persone in punto di morte o già trapassate, ma per Clove tutto questo è impensabile. Non è tipo da riposarsi lei, da chiudere gli occhi e lasciare che il mondo continui a girare senza la sua presenza. La sua Clove vuole essere una protagonista, vuole farsi valere, agire.
Invece è stesa sul prato umido, il petto che si alza piano, troppo lentamente, quasi a fatica.
- Clove! -
Lascia cadere l'equipaggiamento e si butta su di lei, in ginocchio accanto al suo corpo.
- Che ti hanno fatto? -
I mugolii della ragazza sono strascicati e la sua bocca non è tesa nel consueto sorriso strafottente. Gli occhi di Cato si puntano sulla pietra grezza vicino alle sua testa, poi sulla grande rientranza nel cranio, e per un momento l'aria non riesce più ad entrargli nei polmoni. Nessuno può vivere con la testa sfondata. Nemmeno lei.
Le prende la mano e la stringe più forte che può, intrecciando le dita alle sue.
- No.. no, non lasciarmi. - la voce gli muore in gola e una scia calda e umida gli fa prudere la guancia. Non è una lacrima, lui non piange, lui è forte come Clove.
- Clove, rimani con me ti prego. -
Sposta l'altra mano sulla sua faccia, accarezzandole la fronte. E' gelida e il colore diafano della sua pelle fa risaltare le lentiggini.
- Starai bene, tu sei più forte di chiunque altro qui dentro. Devi solo combattere per restare con me. -
Chissà quante telecamere sono puntate su di loro in questo momento, gli abitanti di Capitol si staranno godendo lo spettacolo. Loro sono i veri tributi innamorati, penseranno.
Dalla bocca di Clove esce un rantolio. Le labbra incolori si muovono appena ed è difficile capire quali sono le sue ultime parole, ma Cato si avvicina il più possibile perché non vuole perderne nemmeno una. Non vuole perdere Clove.
Cato.
E' il suo nome che chiama.
- Sono qui. -
Vinci.
- Te lo prometto. -
Clove sembra tranquillizzarsi, come se solo adesso fosse disposta ad accettare la propria morte. Cato riesce a capire il preciso istante in cui il suo cuore smette di battere, l'attimo in cui la luce vola via dai suoi occhi scuri, e ci riesce perché quando Clove si spegne una parte di lui se ne va con lei. Aspetta per qualche secondo, quasi sperando che si risvegli, ma il miracolo non accade e lei rimane immobile, le labbra ancora aperte per esprimere il suo ultimo desiderio. Cato, vinci.
Lo farà, a costo di setacciare ogni cespuglio, ogni grotta, ogni albero cavo; troverà la ragazza di fuoco e la distruggerà. Devono fare una fine orribile, tutti loro, e Cato giura a se stesso che non avrà alcuna pietà.
Chiude gli occhi della ragazza e si china su di lei, facendo finta che le telecamere, che tutti gli Hunger Games non siano mai esistiti. Poggia le labbra sulle sue - fredde ma ancora morbide - nel gesto più delicato di cui è capace, e il pensiero di loro due fuori dall'arena, felici, innamorati perfino, rischia di farlo impazzire.
Cerca di concentrarsi sulla vendetta e sulla sua promessa da mantenere. Vinci, vinci, vinci.
- Te lo prometto. - ripete.
I capelli di Clove sono sfuggiti all'acconciatura complicata dell'inizio dei giochi e sono appiccicosi nel punto in cui la ferita ha cominciato a sanguinare. Nelle ciocche brune Cato intravede qualcosa, un piccolo sprazzo di verde dalla forma strana, e con due dita sposta il ciuffo che lo tiene prigioniero. Deve stropicciarsi gli occhi più volte per schiarirsi la vista e capire di cosa si tratta, ma quando ci riesce dentro di lui si fa strada una strana sensazione: è un trifoglio, l'unico che abbia visto crescere nell'arena. Una specie di portafortuna, verde come il colore della speranza.
Un trifoglio, come quello da cui Clove ha preso il nome.
Un trifoglio, tutto quello che gli resta di lei.
Lo mette dentro la tasca della giacca nera, vicino al cuore, sentendosi invincibile tutto d'un tratto. Sarà lui il campione, adesso ne è sicuro.
Aspetta che l'hovercraft venga a portarsi via Clove, senza staccare lo sguardo dal suo corpo, raccogliendo il pugnale della ragazza dal terreno.
- Vincerò per te e per me. Vincerò per noi, Clove, puoi starne certa. -
Quando il velivolo scompare oltre il bosco, Cato si tocca il petto un'ultima volta per controllare che il trifoglio sia al suo posto, poi volge lo sguardo agli alberi nel punto in cui Tresh si è dileguato.
- Tu sarai il primo a morire. - dice ad alta voce.
Sul suo volto si dipinge un sorriso diabolico come quelli di Clove.



Note: in molti detestano Clove e Cato, ma io non riesco a non provare affetto nei loro confronti. Dopotutto sono ragazzi mandati a morire in un'arena e cercano di sopravvivere a tutti i costi.
La coppia non è esattamente canon, ma nel libro - più precisamente a pagina 288 - tra di loro sembra esserci qualcosa. Quella parte mi ha spezzato il cuore, per questo ho deciso di scriverci una storia, sperando di aver reso onore ai tributi del ditretto 2. Volevo spiegare due cose importanti:

- Il titolo, Clover, è la traduzione in inglese di "trifoglio". Sapete che la Collins ha dato ad alcuni personaggi nomi di piante o fiori, non a caso Clove è il garofano. E' un fiore che a me piace, ma mi sembrava un idea migliore basare la shot sul trifoglio per dargli un significato più profondo. Quando Cato lo definisce un portafortuna, infatti, si sbaglia, perché il è quadrifoglio, secondo la leggenda, ad avere questa virtù.
In sintesi è come se quella di Cato fosse una falsa speranza, perché tutti sappiamo che alla fine verrà ucciso. Spero che il messaggio che volevo dare sia chiaro.

- La citazione con cui si apre la storia è una frase che troverete a pagina 288 di "The hunger games", e vuol dire: "Con la lancia in mano, Cato si inginocchia vicino a Clove, supplicandola di restare con lui. Tra un istante capirà che è inutile, che non è possibile salvarla."

Mi scuso se i personaggi risultano OOC, cerco sempre di fare del mio meglio ma non sempre ci riesco. Ringrazio le 15 persone che mi hanno inserito tra gli autori preferiti e le 5 persone che hanno recensito la mia prima storia nel fandom di The hunger games, Bacio della vittoria ( e quelle che hanno ricordato, inserito tra le preferite ecc.). Resistete, il 1° Maggio è vicino, may the odds be ever in your favor!







   
 
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