I personaggi presenti in questa storia non mi appartengono. Essa è stata creata esclusivamente per piacere personale e non a scopo di lucro.
My Home Rooms
Capitolo 5
“Accipicchia Merlin!
Che
suite imperiale!” Morgana fu la prima ad entrare in camera di
Merlin, dove
tutti erano diretti per un po’ di sano e meritato riposo.
Lancelot sgranò gli
occhi e
Gwen, al suo fianco, si aggrappò un po’
più stretta al suo braccio.
Merlin sorrise, deliziato
dalla reazione che aveva provocato nei suoi amici. Proprio quella che
aveva
sperato!
Aveva messo una grande cura
nei dettagli nei pochi minuti in cui si era divertito ad allestire la
camera
per i suoi ospiti: il divano-letto perfettamente predisposto ad
accogliere
comodamente tre persone, sui cuscini tre cioccolatini a forma di ape e
tre
sedie alla testata, ognuna con due asciugamani di colore diverso, due
verdi,
due rosa e due viola. E il letto singolo, leggermente in disparte,
ammantato
con una coperta rossa dai risvolti dorati. Nessun cioccolatino per
Arthur, ma
un piccolo peluche a forma di drago li osservava divertito sul cuscino.
Merlin
aveva quel peluche da quando era un pupetto dalle guance rosse e gli
occhioni
sgranati che si distraeva a guardare il mondo da un seggiolone troppo
grande
per lui.
Ma il tocco di classe era
dato dalla luce meravigliosamente calda e accogliente. Tantissime
candele e
candeline di ogni genere, accese e festose, illuminavano gli oggetti
del
sottotetto, rendendoli vivi.
“Magico…”
sussurrò Lancelot più a sé
stesso che a qualcuno in particolare, entrando nella stanza, quasi in
soggezione
dall’aura diffusa tutt’intorno.
Uno alla volta gli altri lo
seguirono.
Merlin spezzò il
silenzio “Il
divano è per voi tre, mentre a te, Arthur, affido il mio
letto”.
“E tu dove dormi, se
io ti
rubo il letto?” domandò Arthur.
“Starò
nella camera degli
ospiti, non preoccuparti” rispose Merlin con una scrollatina
di spalle,
voltandosi con un sorriso verso l’amico biondo.
“Peccato…
avremmo potuto
condividerlo…” gli soffiò lui
nell’orecchio, stando ben attento a non farsi
sentire dagli altri e ridendo sotto i baffi per la reazione imbarazzata
del
povero Merlin.
Morgana fu la prima a
riprendersi dall’effetto incantato che l’ambiente
aveva suscitato in ciascuno
di loro e iniziò a sistemare le sue cose sulla sedia a lei
dedicata.
“Ovviamente io prendo gli asciugamani viola!”
“Preferisci i verdi o
i rosa
Gwen?” domandò Lancelot alla ragazza che teneva
teneramente per mano.
“Prendo i rosa, se per
te va
bene” rispose lei.
“Benissimo!”
e sospirò
internamente di sollievo… Dai, asciugamani rosa…
Inoltre era l’unico maschio
etero in quella casa, in quel momento!
“La sfida è
sempre valida,
Merlin?” domandò Morgana, lanciando uno sguardo
complice a Lancelot, che
rispose con un sorrisino malefico.
“Sfida? Che
sfida?” sussultò
il moretto, guardandosi intorno confuso.
“Non ricordi
l’ultima volta
che siamo stati qui tutti insieme? Analisi 1…”
“… i
grafici… ricordi?”
continuò Lancelot.
“Oh no… non
quella sfida…”
Merlin sembrava
allucinato, ma sorrise divertito.
“Oh sì!
Quella!” esclamarono
insieme gli altri due.
Arthur guardò
stranito quei
tre che sembravano ammattiti… Ma oramai ci aveva fatto
l’abitudine e si rivolse
all’unica persona che sembrava aver mantenuto un briciolo di
lucidità e
raziocinio “Guinevere, di grazia, potresti spiegarmi cosa
stanno farfugliando
questi folli?”
“Qualche anno fa
eravamo
tutti insieme qui da Merlin a studiare per preparare l’esame
di Analisi
matematica
“Perché no?
A me il sonno è
passato tutto d’un tratto!” esclamò
Lancelot.
“E poi ho studiato
tanto in
vista di questo giorno che non me lo voglio far
sfuggire…” aggiunse Morgana.
“D’altra
parte… una promessa
è una promessa!” concluse Merlin.
“Merlin, non anche tu!
Ma
davvero vuoi dare corda a questi matti?” Gwen era allucinata
e non poteva
credere che i suoi tre amici volessero veramente mettersi a gareggiare
a chi
conosceva più sigle dei cartoni animati alle 3 di notte del
primo dell’anno.
“Dai Gwen! La notte
è giovane!
Non fare lo scorfano brontolone!” rise Merlin, citando un
noto passaggio del
loro film preferito.
Nonostante la consapevolezza
di ciò che l’attendeva, la ragazza sorrise allo
sguardo limpido dell’amico
adorato… e si preparò ad arbitrare un duello
all’ultimo sangue.
Passarono venti minuti, nei
quali tutti si prepararono per la notte. Furono messi da parte i
vestiti
eleganti e tirate fuori tute e pigiami.
La coda per il bagno si era
piano piano smaltita ed erano finalmente tutti pronti in
tenuta da notte.
“Mmh… Non
avrei dovuto
addormentarmi tutto storto sul divano, prima…”
Merlin si lasciò sfuggire un
gemito di dolore, massaggiandosi il collo e la spalla sinistra.
“Ti fa
male?” chiese
pigramente Arthur.
“Un po’.
Spero che passi
presto o stanotte prevedo sonni agitati” già,
come se dopo quello che è successo tu riuscissi a dormire,
eh Merlin?
“Se vuoi ti faccio un
massaggio. È normale essere un po’ incriccati,
dopo essere stati a lungo in una
posizione stupida, ma conosco un paio di tecniche che potrebbero
aiutare i
muscoli a distendersi e rilassarsi. In fondo è il mio
lavoro…”
Merlin stava per declinare
gentilmente l’offerta. Non voleva sfruttare le competenze del
suo
ospite e farlo lavorare anche la mattina di capodanno.
“… e
comunque sarebbe un
piacere.”
Bastò uno sguardo a
quegli
occhi sinceri e Merlin, contro ogni sua razionale logica, si
sentì rispondere
“Ma sì. In fondo perché
no…”
Gwen e Lancelot si
spaparanzarono sul grandissimo divano-letto, ridendo e scherzando come
bambini,
felici della compagnia reciproca ed emozionati dalla scoperta del loro
nuovo
sentimento.
Morgana si
acciambellò in un
angolo, stiracchiandosi e aspettando che gli altri concorrenti fossero
pronti a
cominciare la sfida.
Arthur sollevò il
cuscino
del letto, lo addossò al muro in verticale, e ci si
appoggiò con la schiena,
sedendosi sul materasso sopra le coperte. Poi aprì le gambe,
piegando
leggermente le ginocchia, e fece cenno a Merlin di sedere in quello
spazio.
Il ragazzo non se lo fece
ripetere due volte e si accoccolò come un gattino fra le
gambe di Arthur, così
forti e sicure, voltandogli la schiena.
Si sentì avvolgere da
una
sensazione di calore fisico e mentale, non appena le sue spalle
entrarono a
contatto con l’ampio petto di Arthur.
“Ora cerca di
rilassarti”
gli sussurrò piano nell’orecchio sporgente e color
ciliegia.
“Non pensare a
niente” appoggiò
tutto il torace su di lui, passando le braccia ai lati della sua testa,
poggiati i gomiti sulle spalle.
“Senti
qui, quanto sei rigido…” le mani decise
e leggere gli carezzavano le spalle, il collo, la nuca.
In un paio di minuti,
però, sentì
la tensione scivolare via.
Piano piano accordò
libero
accesso a quelle mani, che accortamente stavano sciogliendo i nodi
delle sue
articolazioni doloranti.
Chiuse gli occhi e si
lasciò
trasportare dalle sue sensazioni.
“Merlin…?”
sentì da lontano
la voce di Arthur farsi strada nei suoi pensieri.
“Mh…”
“Merlin, se continui a
mugolare in questo modo chissà cosa penseranno gli
altri…”
“Mi stai facendo un
massaggio, lascia che pensino che sei bravo nel tuo lavoro”
disse avvicinandosi
senza rendersene conto al biondino.
“…
Merlin?” ora la voce era
poco più che un sussurro.
“Dimmi…”
“… se
continui a gemere in
questo modo non so se sarò in grado di non saltarti addosso
e farti mio seduta
stante.”
Merlin sbatté le
palpebre un
paio di volte per rischiararsi le idee.
Oh!
Era così preso a
rilassarsi
e ad esplorare le sensazioni che il suo corpo gli donava, che non si
era subito
accorto della reazione del corpo contro cui si era soavemente
abbandonato.
Ora che gli era stato fatto
notare, sentiva Arthur che, a tempo con le sue mani, gli spingeva
impercettibilmente la sua eccitazione contro la schiena.
“Ehm…
ups?” la situazione
gli stava leggermente sfuggendo di mano.
“Già,
ups… Ma ti rendi solo
minimamente conto di quanto tu sia eccitante?” Arthur
certamente non aveva peli
sulla lingua.
L’intensità
del massaggio
era cresciuta adagio, ma proprio questa lentezza aveva fatto
sì che Merlin si
rilassasse completamente e che tutti i nodi e le tensioni del suo
giovane corpo
si fossero sciolti come neve al sole.
Ma adesso c’era Arthur.
E con lui la consapevolezza
di una situazione nuova ed eccitante.
L’intuizione di un
sentimento ancora in erba.
La percezione di una storia
più grande di quanto potesse solo sperare.
“Non so quanto tu
possa
essertene accorto” continuò il biondino aumentando
inconsapevolmente il ritmo
del massaggio “ma mi piaci, Merlin. È tutta la
sera che ti guardo, ti osservo,
ti desidero sempre di più. Mi piaci davvero
tanto…”
Queste parole raggiunsero i
pensieri di Merlin e vi si adagiarono luminosi, caldi e violenti come
una
colata di lava sul pendio di un vulcano attivo.
Quasi inconsapevolmente, il
moretto si mosse, avvicinandosi un po’ di più al
suo fisioterapista. Spinse
indietro il sedere, per sentire meglio l’effetto che aveva su
Arthur e si
accorse che gli piaceva. Gli piaceva davvero strusciarsi
impercettibilmente
contro quella durezza provocante e sensuale. Aveva un effetto
rassicurante e
terrorizzante al tempo stesso.
Il problema era non farsi
scorgere dagli altri.
“… Niente paura c’è Alfred!
Dai, questa era semplice Lance.”
“Ok allora provate ad
indovinare questa… Io credo in me,
nel
cuore mio. Che non ha radici…”
“Naruto!”
Esclamò Merlin, come risvegliato da una sorta di trance.
“Oh, chi non muore si
rivede. Ormai ti davamo per disperso.”
“Ehehe, scusate. Mi
ero
lasciato prendere dal massaggio. Ma sapete che Arthur è
bravissimo? Dovreste
tutti farvene fare uno, è incredibile come ci si senta bene
dopo!” e così
dicendo, cercando di vincere l’imbarazzo con il biondino, si
scostò da lui. Non
era molto certo delle proprio azioni in quel momento e doveva
assolutamente
ritornare lucido, se non voleva che tutti si accorgessero di quel che
stava
accadendo fra di loro.
“Bè,
caro… a giudicare dai
tuoi versetti è incredibile come ci si senta anche durante!
Altro che
massaggio… Sembrava che Arthur ti stesse-”
“MORGANA!”
quattro voci
all’unisono coprirono quel che la moretta impertinente stava
dicendo.
“Ma cosa ti passa per
la
testa?” disse Merlin arrossato e ansante dalla paura
“Ti sembrano cose da
dire?”.
“Ma è vero!
Uffa, nessuno si
prende mai la briga di dire le cose come stanno realmente! Non mi
sembra di
aver detto niente di male… E poi era solo una
battuta.” Il broncio che spuntò
sulle sue labbra la rese talmente adorabile agli occhi del padrone di
casa,
che, con una risata, si slanciò dal letto e si
buttò a capofitto fra i tre
amici, abbracciandola amorevolmente e poi scatenando una guerra di
cuscini da
lasciarli tutti senza fiato dopo 5 minuti.
L’unico che non aveva
preso
parte alla lotta era Arthur.
Con le gambe incrociate sul
letto, era rimasto ad osservare divertito la scena.
Lancillotto combatteva senza
quartiere per difendere il suo presunto onore di cavaliere.
Morgana era subdola e
riusciva sempre ad assestare un colpo letale a chi lasciava un fianco
scoperto.
Gwen aveva inspiegabilmente
fatto emergere il suo lato battagliero e quasi non si riusciva a
riconoscere la
timida ragazza di qualche minuto prima, fra quelle risate allegre e i
cuscini
che volavano da tutte le parti.
E poi c’era il suo
Merlin (... anche se non sapeva da quando si poteva essere arrogato
quel diritto di
possessione). Sentiva giusto una punta di gelosia nel vederlo
così a proprio
agio fra i suoi amici. Ma non poteva non restare affascinato dalla
purezza di
quello sguardo che, a tratti, continuava a tornare nel suo. Come per
richiedere
un tacito consenso. Come per assicurarsi che lui ci fosse ancora. Come
per
fargli capire che, in fondo, anche lui sentiva di appartenergli.
Ed erano proprio quegli
occhi malandrini che non permettevano ad Arthur di muoversi dal suo
posto e
raggiungere quei quattro matti scatenati. Se si fosse alzato in quel
momento,
tutti avrebbero visto la stoffa dei suoi pantaloncini neri
semi-attillati
decisamente troppo gonfia. Che figura avrebbe fatto? No,
meglio restare in
disparte e continuare ad osservare con malcelata indifferenza quello
splendore
di ragazzo dagli occhi blu.
Dopo la parentesi a
cuscinate, Merlin, Morgana, Gwen e Lancelot si accasciarono stremati
sul grande
letto degli ospiti, ormai disfatto. Avevano tutti dei sorrisi luminosi
sul
volto, un po’ di fiatone e una calda leggerezza nel cuore.
“A chi tocca
adesso?” chiese
Lancelot con determinazione.
“Lance, sono quasi le
4:00
del mattino… io mi arrendo.”
“No Merlin! Non puoi
abbandonare così!” Morgana sgranò i
grandi occhi azzurri e lo guardò con una
punta di rimprovero e un pizzico di delusione.
“Mi dispiace
ragazzi… ma non
ce la faccio proprio più. Vi ascolto volentieri, ma
davvero... non ce la faccio più.”
Merlin si alzò con incedere stanco dal letto e si
appoggiò allo stipite della
porta, vicino al letto dove ancora Arthur stava seduto a gambe
incorciate.
“Tu vuoi continuare
Gana?”
“Ovvio! Non sono mica
una
pappamolla come Merlin! Indovina questa se sei
capace…” e così il duello
ripartì con i due concorrenti rimasti in gara.
Dopo qualche minuto, Merlin
si accorse che Gwen aveva appoggiato il capo sul cuscino e che via via
il suo
respiro si era fatto più regolare e pesante. Si era
addormentata e anche lui
non vedeva l’ora di potersi coricare. Solo che gli sembrava
veramente poco
carino lasciare i suoi ospiti ancora svegli.
Con
questo pensiero rivolse nuovamente, dopo
qualche minuto passato ad osservare divertito Lance e Morgana, la sua
attenzione su Arthur.
Lo osservò di sottecchi e si accorse che anche lui non
dormiva…
Si avvicinò al letto
e vi si
sedette sopra, abbastanza lontano da lui per evitare di sfiorarlo e
comunque
sufficientemente vicino per poter parlare con lui senza essere sentito
dagli
altri.
Si girò verso di lui
e lo
guardò “Mi è tanto piaciuto il
massaggio che mi hai fatto poco fa. Se ti va,
ogni tanto posso provare ad addormentarmi ancora in posizioni assurde,
così poi
mi puoi curare…” sospirò abbassando la
voce e lo sguardo a questa affermazione.
Era rossissimo in volto e le parole erano uscite un po’
tremanti e incerte. Non
sapeva minimamente dove aveva trovato il coraggio di dire una cosa del
genere!
Dopo qualche secondo di
imbarazzante silenzio, si azzardò ad alzare gli occhi su
Arthur, non certo
ch’egli l’avesse sentito. E si trovò a
specchiarsi in due pozze azzurre,
accompagnate da un sorriso sghembo totalmente disarmante.
Riabbassò
immediatamente gli
occhi. Come poteva affrontare tutta quella baruffa di sentimenti che
andavano a
squassargli l’animo, se solo guardando Arthur si sentiva
spezzare il fiato e
aumentare le pulsazioni a dismisura?
L’altro ragazzo
sorrise al
suo imbarazzo.
Lui non si sentiva certo
più
sicuro.
Non voleva dare a vedere di
essere emozionato esattamente come il moretto che guardava con tanto
ardore.
Non voleva ammettere quasi
neppure a se stesso che il suo cuore non aveva mai battuto
così furiosamente per nessuno…
figuriamoci per uno incontrato solamente poche ore prima!
Non poteva assolutamente
permettere di farsi vedere così vulnerabile e
così, come sempre, ma con tanta
paura in più del solito, decise di prendere le redini della
situazione in pugno.
“Merlin…” Dio, quanto gli piaceva pronunciare il suo nome.
Ma non riuscì a dire
di più. Le parole gli morirono in gola.
Ci pensò
incredibilmente
l’altro a toglierlo dall’impiccio “Avrei
tanta voglia che tu mi abbracciassi
ancora un po’… che mi tenessi stretto.” Ma
da dove cavolo gli stava uscendo tutta quella sfacciataggine?? E il
coraggio
poi da dove diamine gli era uscito?
“Vieni qui
piccolo… non
chiedo altro” e Arthur allargò le braccia, per
accogliervi un imbarazzatissimo
Merlin, che si accucciolò adorabilmente in
quell’abbraccio caldo e desiderato.
Si tennero così.
Un po’ stretti
l’uno
all’altro senza bisogno di dir nulla.
Merlin chiuse gli occhi e
assaporò l’emozione di stringere a sé
quel corpo meraviglioso.
Arthur aveva la schiena
ancora appoggiata al cuscino e, con la mano che si muoveva lenta fra i
capelli
scuri di Merlin, lo coccolò e lo vezzeggiò come
se fosse la cosa più preziosa
dell’universo. Si sentiva felice come da molto tempo non gli
accadeva e gli
fece appoggiare la testa nell’incavo della spalla.
I loro visi erano vicinissimi, il fiato dell’uno si intrecciava al fiato dell’altro, la voglia di annullare il contatto fra le proprie bocche era tanta da entrambe le parti.
Ma non osarono. Non potevano con
gli altri amici ancora svegli e
attivissimi nella loro gara.
Arthur si ridestò
avvolto
nel silenzio.
Morgana e Lancelot si erano lasciati finalmente sedurre dalle lusinghe di Morfeo e tutti erano addormentati. Un peso sul suo petto riportò istantaneamente la sua attenzione sul ragazzo che giaceva fra le sue braccia. Merlin era ancora lì, abbandonato contro il suo petto, caldo e avvolgente come un tramonto, profumato di dolcezza, sulle labbra un sorriso appena accennato. E ad Arthur non occorreva altro per perdere in un istante la cognizione di sé.
Oh, al diavolo! Era Merlin ciò che voleva.
Probabilmente lo era stato da ancor prima di conoscerlo.
Forse lo era da
sempre.
Lo vide sgranare gli occhi e
guardarsi intorno leggermente smarrito. Poi il suo cuore si
spalancò e lo
inghiottì, alla vista del sorriso di gioia sul viso del
cucciolo di uomo che lo
stava guardando rapito.
“Buongiorno”
borbottò con il
poco fiato che gli era rimasto.
“Bu-buongiorno…
Arthur… Mi
hai baciato… Mi hai baciato ancora” Merlin era
talmente smarrito e felice al
tempo stesso da risultare agli occhi del ragazzo biondo come il confine
e il legame diretto fra
l’umanità e la pucciosità.
“Avevo voglia di
rifarlo da
quando ci hanno interrotti, prima. Hai una bocca talmente
bella…” gli sussurrò
quasi sulle labbra.
Poi fu nuovamente
morbidezza, umidità, calore, sensualità.
Arthur scivolò
lentamente
verso il basso, fino a trovarsi disteso sul letto, trascinandosi dietro
un
Merlin mortalmente arrendevole fra le braccia, sotto le sue
carezze e i
suoi baci.
Senza sapere come, il
moretto si ritrovò sdraiato sul suo letto, praticamente
avvinghiato al più bel
ragazzo che avesse mai incontrato. E lo stava baciando. Le
mani immerse nei suoi folti capelli di grano, il corpo aderiva
al suo come un
guanto, le gambe intrecciate si muovevano lascivamente. Per
fortuna i
bacini non si sfioravano neppure o per Merlin sarebbe stato decisamente
trop- cazzo! L’eccitazione di
Arthur era
spudoratamente premuta sulla sua attraverso i pantaloni della tuta, la
sentiva
benissimo! E Arthur non faceva niente per nasconderla,
anzi… Spingendosi
sempre più verso di lui, cercava un maggiore contatto,
voleva sentirlo gemere,
voleva sentirlo eccitato sul suo corpo, voleva fargli perdere il
controllo… e ci
riuscì. Oh, se ci
riuscì…
Continuando a baciarlo,
Merlin si alzò sulle braccia, slacciò le gambe
dall’intreccio e si mise quasi a
cavalcioni di Arthur. Ora era lui a strusciarsi sul corpo
dell’altro, era lui a
stimolarne l’erezione con la durezza della propria, era lui a
ondeggiare il
bacino nel movimento della danza più antica del mondo.
Arthur era sconvolto
dall’intraprendenza che stava dimostrando Merlin…
il suo Merlin. Non si stavano
neppure toccando veramente ed aveva completamente perso il controllo.
Erano
incredibili le sensazioni che quel corpo magro esercitava su di lui. Ne
era
affamato, assetato, drogato. Non voleva niente di più dalla
vita che stringerlo
fra le braccia e lasciarsi baciare da lui. Era perfetto. Era perfetto
per lui.
Come se lo fosse sempre stato, come se fosse da sempre destinato ad
esserlo. E lui
certamente non voleva giocare con il destino!
“Ehi, ehi,
piccolo…
rallenta… così mi fai perdere la testa”
disse improvvisamente conscio di un
movimento alla sua destra.
Gwen si era agitata nel
sonno e la consapevolezza di non essere soli in quella stanza si fece
strada
fra i pensieri di Arthur come una briciola di pane molesta imprigionata
nei vestiti,
facendogli riacquistare per un momento un barlume di
lucidità.
“Arthur sono troppo
eccitato… tu
mi hai fatto impazzire!”
gli soffiò Merlin in un orecchio, cominciando a mordergli il
lobo e ad
accarezzargli con le dita sottili e fresche il contorno della mandibola.
“Non siamo soli nella
stanza…”
La consapevolezza della
verità di quelle parole colpì Merlin in pieno
stomaco. Spaventato aprì gli
occhi di scatto e guardò verso il letto dei suoi tre amici,
terrorizzato di
aver fornito loro uno spettacolo certamente inappropriato…
Gwen si era stretta il
cuscino al petto e non accennava a muoversi più, Lancelot
era stravaccato sulla
parte centrale del letto, come se ci fosse solo lui al mondo, russando
lievemente. Morgana era regale anche nel sonno: si poteva intuire la
sua
incoscienza dalla sua più totale
immobilità… da sveglia non sarebbe mai
riuscita a restare così ferma così a lungo!
Merlin sospirò di
sollievo e
si ridistese vicino ad Arthur. Sentì le sue mani grandi e
salde farsi
nuovamente strada fra i suoi capelli di seta e tracciare articolati
ghirigori
sul cuoio capelluto. Poi si sentì stringere. Un abbraccio da
mozzare il fiato,
in tutti i sensi.
“Puoi addormentarti
storto
tutte le volte che vuoi, io ci sarò sempre per un
massaggio…” gli comunicò
Arthur con un sorrisino insolente sul viso illuminato dalla luce lunare
che
entrava dalla finestra sopra di loro.
Merlin sorrise.
E, tentando di ignorare le fitte di eccitazione che a ondate si sprigionavano ancora dal suo basso ventre, si addormentò nuovamente abbracciato al suo, suo, suo Arthur.
Il piccolo drago di peluche li guardò sorridendo per tutto quel che restava della notte.
*Angolo dell'autrice*
Ommamma, quanto ci ho messo a scrivere questo nuovo capitolo! Era la mia prima scena un po' "spinta" e ci ho messo una vita. Fra l'altro, non so che diavolo ho combinato! Spero di essere riuscita a mantenere i personaggi IC, nonostante il piccolo Merlin si lasci leggermente "sopraffare dagli eventi", e soprattutto spero di essere riuscita a descrivere i sentimenti e le sensazioni di entrambi, senza fare troppo casino nel passare dai pensieri dell'uno ai pensieri dell'altro.
Mi farebbe come al solito un enorme piacere, se a qualcuno andasse di lasciarmi un commentino... E naturalmente grazie a tutti coloro che hanno letto, commentato e seguito la mia storia fin qui!
un abbraccio a tutti e buona Pasquetta (dato che la Pasqua ormai è andata)!
snowfeather