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Autore: Meramadia94    09/04/2012    1 recensioni
In quel preciso istante suonò il telefono sulla scrivania-:''Gregory Lestrade.''- rispose prontamente il DI. Divenne pallido come un cencio quando il suo interlocutore iniziò a parlare e lasciò cadere la cornetta a peso morto sulla scrivania.
''Problemi? E' morto qualcuno?''- fece Sherlock speranzoso.
Lestrade sospirò: non sapeva come dirlo.
''Sherlock... John...''
Io metto il rating giallo, mi pare il più appropriato ma se ci sono problemi non eisterò a cambiarlo
Rating modificato da giallo a arancione
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jim Moriarty , John Watson , Lestrade , Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ORE 10.00 A.M ( - 15 ore)

Lestrade battè furiosamente un pugno sulla scrivania-:''Sei soltanto un incosciente!!!''- altrochè se era arrabbiato-:'' ti rendi conto dell'opportunità che avevamo per ritrovare John, e che tu hai buttato al vento assieme a duecentomila sterline?''

Sherlock era in piedi davanti alla scrivania del Director Inspector che ascoltava senza guardare in faccia. Più che altro fissava con odio il fratello maggiore, che il giorno prima l'aveva fatto perdinare e aveva riferito a Lestrade tutto quello che Jim e il fratello si erano detti.

Ma quando impari a farti gli affari tuoi?!?- avrebbe voluto urlare

''Pure tu, Mycroft, digli qualcosa!!!''- fece l'ispettore rivolgendosi all'amico.

Mycroft lo guardò con sufficienza-:''E cosa gli dovrei dire, Greg? Ormai non è più un bambino, sa lui cos'è meglio per se stesso o per quelli che contano per lui. E poi anche se volessi rimproverarlo, non mi ascolterebbe.''

''Ma perchè hai fatto una sciocchezza del genere?''- ricominciò a rimproverarlo Lestrade-:'' dovevi avvertire la polizia, avremmo tenuto sotto controllo il locale, messo degli uomini in borghese e avremmo anche potuto seguirlo.''

Sherlock rise nervosamente-:'' Lestrade, qui non abbiamo a che fare con un rapitore come tutti gli altri o con un essere umano normale... abbiamo a che fare con il diavolo in persona, un Napoleone Del Crimine e se si fosse accorto che qualcuno ci stava spiando o che cercavate di prenderlo in giro, sarebbe stata la condanna a morte di mezza Scotland-Yard.''

''D'accordo, d'accordo ho recepito il messaggio...''- fece Lestrade-:'' quindi sei sicuro che questo Jim Moriarty e il dinamitardo che si è divertito a imbottire di esplosivo la gente nemmeno fossero tacchini il giorno di Natale un po' di tempo fa siano la stessa persona? E che non ha preso John per spillarti dei soldi?''

Sherlock annuì-:'' Sicuro, quello vuole me, vuole vedere quanto posso essere nel pieno delle mie facoltà mentali quando c'è di mezzo una persona che conosco.''

''E quindi cosa conti di fare?''- chiese il fratello.

''Quello che devo... scoprirò dove si trova, è una faccenda mia personale, informerò i tuoi agenti solo quando avrò in mano la situazione, inutile dire che sono sicuro di potercela fare.''- detto questo uscì dall'ufficio e in seguito dalla centrale di polizia, seguito a ruota dal fratello maggiore.

''Sherlock, aspetta.''- fece Mr Governo Britannico accellerando il passo-:'' metti il freno a mano, non ce la faccio a starti dietro.''

''Primo,io l'ho sempre detto che mangi troppo, fratello''- rispose Sherlock con un tono tutt'altro che delicato-:'' secondo, cosa ti fa credere che voglia essere raggiunto da te?''

Mycroft lo raggiunse e gli afferrò un polso con forza, in modo che Sherlock non potesse ripartire.

''Lasciami subito andare, Mycroft!!!''- si ribellò Sherlock cercando di liberarsi.

''Sherlock, cerca di calmarti adesso... non capisci che è troppo pericoloso affrontare quel tipo? Non ricordi quello che ha fatto mesi fa?''- cercò di farlo ragionare.

''E a te cosa importa?''- fece Sherlock riuscendo a liberarsi.

''M'importa...''- ribattè Mycroft-:'' perchè siamo fratelli, ed essendo il più grande sono responsabile per te. E tu puoi arrabbiarti con me e odiarmi finchè ti pare, ma nulla potrà cambiare il dato di fatto che siamo fratelli e che ti voglio bene.''

Sherlock rise freddamente-:'' Mycroft... ti ricordi quando avevo nove anni, e mamma e papà erano in giro per il paese per un viaggio d'affari importante?

Era una giornata di aprile, il sole splendeva ed erano le 14,30... dovevi badare a me e mi avevi portato al Luna Park vicino casa, eravamo sulle macchine dell'autoscontro quando è arrivata...''

Mycroft abbassò gli occhi-:''Sherlock... io...''

''Fammi finire: mi hai piantato in asso per stare con Jennifer, la tua fidanzata dell'epoca. Nessun problema, quello potevo capirlo, sai bene che sono fermamente convinto che l'amore sia una cosa molto pericolosa... quindi salì da solo su quella macchinina azzurra a righe bianche.

Mentre tu e la tua colombella eravate occupati a chiaccherare, ricordi cos'è accaduto o devo rammentartelo io?''

''Sherlock per favore...''- implorò Mycroft. Non si era mai perdonato per quello che era accaduto quel giorno, in quel dannatissimo parco giochi.

''In quel momento ero da solo... finchè non arrivarono due bambini, due ragazzini che ce l'avevano con me perchè a scuola prendevo sempre voti più alti dei loro e che deridevo proprio per quel motivo. Presero una macchina a testa e si divertirono a darmi un po' addosso... un ultimo colpo, e poi sono sbalzato dalla macchinina dov'ero salito battendo una bella testata sul pavimento magnetico.. e tu eri talmente occupato a civettare che non te ne sei nemmeno accorto. Salvo quando mi ha visto steso con una tempia insanguinata. Quando ho riaperto gli occhi ero su un lettino d'ospedale, con qualche tubo sparso qua e la, con l'aggiunta di un fastidioso e continuo bip, e quando guardai l'orologio digitale vidi che erano passati due mesi...''

''Che hai passato in coma, a lottare tra la vita e la morte. Hai lottato, hai combattuto... e alla fine ce l'hai fatta.''- disse il fratello come per elogiare la volontà gratinica del detective.

Il tono di quest'ultimo si fece sprezzante-:'' Quindi come non t'importò di me all'epoca, perchè dovrebbe importartene ora che sono adulto e perfettamente in grado di badare a me stesso?''

Detto questo fermò un taxi e vi salì sopra lasciando il fratello immobile appoggiato al suo inseparabile ombrello.

 

ORE 14.00 P.M ( - 11 ore)

''Tutto bene?''- domandò Jim tornando al magazzino.

''A dire il vero, signore...''- fece uno degli scagnozzi con aria mista a paura e imbarazzo. Jim iniziò ad assomigliare a un drago sputafuoco.

''Cosa...?''- fece il CC con aria minacciosa che avrebbe messo paura anche a un campione di lotta libera-:'' mi sembrava di avervi detto che non dovevate torcergli un capello, fino a quando io non l'avrei deciso!!!''- poi parve calmarsi un poco-:'' forza, vediamo che avete combinato.''

Quando entrò nella stanza di John, comprese che i suoi uomini non avevano trasgredito gli ordini: John era sdraiato sulla panca con la testa appoggiata sul ''cuscino'', respirava affannosamente e dalle tempie scendevano goccie di sudore, che gli imperlavano i capelli biondi sulla fronte.

Jim gli appoggiò una mano sulla fronte-:'' Ha solo un po' di febbre. 37-38 gradi come minimo.''- detto questo prese il proprio fazzoletto, lo piegò su se stesso e lo bagnò nella bacinella d'acqua sul tavolo.

Finita l'operazione lo poggiò sulla fronte del medico.

''Tipico dei medici...''- commentò Jim sogghignando-:'' si adoperano, curano tutti, anche i peggiori assassini... ma per salvarsi da soli non sanno da dove cominciare.''

Con gli occhi socchiusi, John iniziò a mormorare-:'' Sherlock... sei tu? No, non entrare... è troppo buio, dobbiamo andare via...''

''Vuole che vada in città a cercare un medico?''- chiese lo scagnozzo di poco fa. Jim lo guardò con un falso sorriso.

''Ma ceeertooo, caro...''- il suo tono era dannatamente sarcastico-:'' e gia che ci sei, perchè non vai da Lestrade a dirgli l'identità di Jack Lo Squartatore, quando E SE LA SCOPRI?!?''- tono arrabbiato, con una faccia a dir poco spaventosa. Detto questo frugò nelle giacche del Westwood e ne tirò fuori una boccetta rettangolare, molto piccola.

''So ben io, cosa bisogna fare in certi casi''- disse inclinando leggermente la testa di John e tenendogli aperta la bocca. Gli avvicinò la boccetta e rovesciò il liquido marrone in bocca-:'' dagli tempo tre ore e ti sentirai molto meglio.''- poi gli sussurrò in un orecchio-:'' ma io non mi preoccuperei di una banale febbre... tra qualche ora potrebbe iniziare a fare davvero caldo.''

John aprì minimamente gli occhi... Sherlock!!!, avrebbe voluto urlare ma si sentiva troppo debole.

Lo guardava dall'alto.

Molto in alto.

Gli sorrideva, mettendo in mostra due file di denti bianchissimi, paragonabili a perle di fiume.

Sorrideva mentre gli carezzava la fronte rovente con le sue mani lunghe, affusolate come quelle di una donna, e incredibilmente fresche.

''Cerca di farti coraggio... presto verrò a prenderti.''- leggendo il labbiale.

John sorrise-:'' Ti aspetto qui.''

Intanto sentiva le risate dei suoi aguzzini-:'' Ma tu guarda questo, tra meno di due giorni sarà morto e sorride... è impazzito.''

Da una parte sapeva che avevano ragione.

Sherlock non era seduto li con lui...

Tutto quello che vedeva e credeva di sentire era solo fantasia, solo immaginazione... un tentativo del suo inconscio di combattere la quasi certezza che Sherlock non sarebbe riuscito a decifrare il messaggio in codice che gli aveva spedito e che non sarebbero riusciti a salvarsi.

Ma era l'unica cosa che in quel momento gli dava la forza di andare avanti, di non disperare e impazzire per la paura...

Non doveva arrendersi o mollare, in nessun modo...

Le promesse ai morti sono sacre.

FLASH-BACK

''PAPA'!!!PAPA'!!!''- urlava un giovane John Hamish Watson. Erano su un campo di battaglia in Afghanistan, aveva seguito suo padre che faceva il medico militare, e del quale aveva deciso di seguire le orme.

Mentre erano in una specie di ospedale da campo, un gruppo di terroristi fece irruzione sparando a destra e a sinistra. Quel giorno erano entrambi di turno, e il padre di John si parò davanti a un soldato steso su una brandina con una gamba quasi del tutto amputata.

Il colpo lo prese in pieno petto.

''Solo i vigliacchi... sparano a qualcuno che non può difendersi o che è prossimo a morire...''- ansimò l'uomo tenendosi il petto con una mano-:'' ricordatelo sempre, John.''

John, con le mani tremanti inziava a slacciargli la camicia-:''Devo arrestare subito l'emorragia.''- il genitore lo fermò.

''E' inutile figliolo... qualsiasi cosa tu farai, non cambierà le cose, mi rimangono pochi minuti da vivere.''

John tratteneva a stento le lacrime-:''No... non è vero, smettila di scherzare... non puoi andartene... ho bisogno di te, mamma ha bisogno di te... e Harrieth più di tutti.''

''John, non sto scherzando...''- ansimò il genitore-:'' sono un medico, ricordi? Il proiettile mi ha preso l'aorta... è finita. Ma non importa... me ne vado tranquillo. Perchè ho avuto la fortuna di conosciere, amare e sposare la donna più meravigliosa dell'universo che mi ha dato due figli splendidi.''

''E allora, per queste persone, ti supplico combatti, lotta per tornare da noi...''- implorò John. Una vita senza suo padre... non c'era nulla di peggio. Suo padre, il suo migliore amico, un abbraccio sempre pronto, una spalla su cui piangere...

''John... quando studierai Bowlby capirai che alla sesta fase, un uomo nella sua vita fa una specie di bilancio... e il mio è positivo, ho adempiuto a tutti i miei doveri e la vita è stata generosa con me, quindi posso accettare con tranquillità l'idea di dover morire e anche tu devi fartene una ragione e farti forza... e farne anche a tua madre e tua sorella.''

John si lasciò sfuggire una lacrima che il padre subito raccolse.

''Senti, ti posso chiedere un ultimo favore, figlio mio?''- fece l'uomo raccogliendo le ultime enerige. John annuì.

''Vivi sempre secondo i principi che ti ho insegnato: onestà, misericordia e compassione e soprattutto, anche quando ti sembra che ci sia solo un cielo nero... non arrenderti mai. So bene quanto sei coraggioso, e so che mi renderai orgoglioso di te. E vedrai che un giorno, queste tue grandi virtù verranno apprezzate e troverai qualcuno che sarà pronto a dare la vita per te.''

John promise e giurò di rispettare le volontà del padre. Questi sorrise, accarezzo il figlio e dopo pochi secondi che lo fissava... Lionel Watson si spense tra le braccia del figlio ventenne, che ora non smetteva di urlare e piangere.

FINE FLASH-BACK

Ore 19.00 P.M ( - 6 ore)

Intanto, nel salotto di Baker Street, Sherlock era seduto scompostamente sul divano con un braccio ricoperto di cerotti alla nicotina.

Aveva passato così le ultime dieci ore. Un po' dormiva, un po' pensava... ma non riusciva a concentrarsi su nulla, aveva ragione Moriarty.

Era difficile pensare con razionalità quando di mezzo c'era l'unica persona al mondo che per te valeva più di tutto e che stava rischiando la vita per una faccenda in cui non c'entrava nulla, a meno che non fosse...

''No''- si autocomandò. John non era morto, era ancora vivo.

Jim lo avrebbe tenuto in vita fino a che non gli avrebbe fatto comodo...

John non si sarebbe arreso almeno fino a quel momento, e nemmeno lui l'avrebbe fatto.

''Cu-cu''- fece la signora Hudson affacciandosi alla porta, vedendo l'investigatore sul divano.

''Che fine aveva fatto?''- le chiese Sherlock.

''Ero a fare la spesa''- fu la giustificazione della donna. Sherlock si avvide subito che mentiva. Ma che bisogno aveva di mentire, se tanto sapeva che l'avrebbe scoperta un nanosecondo dopo.

''Lo scontrino sulla scrivania dice che ha pagato alla cassa alle 17.48 e che ha speso in tutto cento sterline...''- dedusse Sherlock-:'' sono le diciannove, ed è andata a fare un altra spesa per coprire la sua reale destinazione. Ha le ginocchia arrossate, come se fosse stata in ginocchio a lungo, e dal momento che oggigiorno si possono utilizzare altre cose per pulire il pavimento... deduco che è stata a lungo inginocchiata sulla panca di una chiesa.''

La donna annuì-:'' Si, è vero. Sono stata in chiesa a pregare la Vergine Maria, affinchè faccia in modo che il dottore ritorni a casa sano e salvo. Lo faccia anche lei... aiuta.''

Sherlock finse di non aver sentito e guardò l'orologio: erano gia passate ventisei ore dal suo incontro con Moriarty e il tempo stringeva. Tra poche ore e dieci secondi, la persona che gli stava più a cuore, l'unica, sarebbe morta e lui si sentiva impotente, senza nulla in mano...

L'una e dieci secondi di quella notte.

Doveva ritrovare John entro quel tempo... altrimenti avrebbe firmato la loro condanna a morte

Ok, questo cappy fa schifo, ma siate clementi ve ne prego. 

  
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