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Autore: elyxyz    11/04/2012    26 recensioni
“Gaius! Aspettate! Cosa...?” esclamò il mago, squadrandolo come se fosse impazzito.
L’uomo ricambiò lo sguardo. “Perdonate l’ardire, ma... potrei sapere chi siete?”
“Sono
io!” sbottò allora, allargando le braccia “Gaius! Che scherzo è mai questo?!” domandò retorico, battendosi il petto. “Non mi ricono-” Merlin boccheggiò incredulo, accorgendosi di colpo del florido seno che stava toccando, e lanciò un gridolino terrorizzato. Fu per istinto che raccattò il lenzuolo e si coprì alla bell’e meglio.
Gaius se ne stava sull’uscio, sbigottito anche lui.
“Merlin?” bisbigliò alla fine, come se dirlo ad alta voce fosse davvero
troppo.
“Sì, sono io!” pigolò l’altro. “O almeno credo!”
“Che diamine ti ha fatto Ardof?!” l’interrogò l’archiatra.
(...) Merlin si coprì gli occhi con le mani, mugolando. “Come spiegherò questo ad Arthur?”
[Arthur x Merlin, of course!]
NB: nel cap. 80 è presente una TRASFORMAZIONE TEMPORANEA IN ANIMALE (Arthur!aquila) e può essere letto come one-shot nel caso in cui vi interessi questo genere di storie.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Prima stagione, Contesto generale/vago
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Cap 56 parole

I vostri commenti mi mettono sempre, enormemente di buonumore e, oltre a ringraziarvi di cuore, l’unica cosa che posso fare per sdebitarmi è postare il prima possibile.

Così, anziché scorrazzare fra i prati, ho immolato il mio lunedì di Pasquetta alla revisione del capitolo e ho preparato l’aggiornamento. ^^

Sono stata buona, eh? ^_=

Ma ora pretendo del cioccolato! è_é (o, in alternativa, un bel commento che mi ingrassa di meno e non fa venire i brufoli X°D).

 

SPOILER FREE: Come l’anno scorso, sento doveroso fare una precisazione. Dopo aver visto tutte le puntate della quarta stagione e dopo aver letto tutti gli spoiler generali in circolazione, ricordo a tutti che questa storia NON contiene/conterrà alcuno spoiler; e che eventuali coincidenze con la quarta serie sono appunto casuali coincidenze.

 

Il seguente capitolo è il diretto seguito del precedente e, cronologicamente, racconta la sera del 17° giorno e il 18° che è l’ultimo alla locanda: il 30 giugno.

 

Riassunto: Merlin è abituato a salvare la vita all’Asino Reale senza che questi se ne accorga, ma stavolta non tutto va per il verso giusto. Colpito dall’incantesimo del malvagio Ardof, il nostro mago farà i conti con una sconvolgente novità: egli si risveglia trasformato in una donna.
Solo Gaius conosce il suo segreto e, finché non troverà il modo di tornare normale, dovrà inventarsi delle scuse plausibili e prendere il posto di se stesso al servizio del principe. Come riuscirà a conciliare questa ‘nuova situazione’? Come si evolverà il suo rapporto con Arthur?

 

 

Capitolo dedicato a chi ha recensito il precedente:

Agrumi, crownless, zizi (Benvenuta! ^^), Lady Vivy (Benvenuta, anche a te! ^^), elfin emrys, Cassandra, chibisaru81, chibimayu, Ryta Holmes, Agito (Che bello ritrovarti!), _Jaya, DevinCarnes, masrmg_5, mindyxx, Orchidea Rosa, Luna Senese, Lily Castiel Winchester, Raven Cullen, sixchan e ginnyred.

E a quanti commenteranno (SE vi va di recensire anche dei capitoli più indietro di questo, il vostro parere non andrà perduto!).
Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

The He in the She

 

(l’Essenza dentro l’Apparenza)

 

 

 

Capitolo LVI      

 

 

Accoccolato in solitudine sul prato davanti alla locanda, Merlin inspirò a fondo l’aria fresca della sera, mentre si riempiva gli occhi delle costellazioni sopra di lui – luci lontane e inavvicinabili, persino quella del Dragone lo era, lo era forse più di tutte.

 

Malgrado la sofferenza fisica e spirituale che aveva provato in quei giorni, durante quella missione così particolare, egli era davvero addolorato nel dover lasciare la taverna, che rappresentava una parentesi della sua vita che mai più avrebbe potuto aspirare a rivivere.

Se fosse stato un filo più egoista, coi suoi poteri, avrebbe fermato il tempo in quel momento, in quel pezzetto di mondo lontano da tutto e da tutti. E avrebbe continuato ad avere Arthur per sé. Anche se in realtà non era mai stato suo.

 

Ma un buon principe, un erede al trono, non apparteneva neppure a se stesso. Apparteneva alla sua gente, al suo popolo, al regno che avrebbe dovuto governare. Tutto questo doveva venire prima dei suoi sentimenti, anche prima della sua felicità.

 

Merlin ingoiò questa consapevolezza amara e osservò, avido, ogni cosa che avrebbe impresso nella mente, ogni profumo, ogni istante. L’ultima sera lì.

L’avrebbe conservata fra i suoi ricordi grati, assieme alla signora Rosy. Si ripromise, avvertendo sulla pelle lo sguardo di Arthur.

Anche se il nobile era ancora lontano, il mago sapeva che lo avrebbe raggiunto a breve e cercò di ricomporsi.

 

“Ho avvisato l’oste che domani, dopo pranzo, salderemo il conto e partiremo.” Gli rese noto, infatti, il cavaliere, fermandosi davanti a lui.

 

“Mh.” Sbuffò l’ancella, per fargli capire che l’aveva ascoltato.

 

“E’ dalla Festa di Litha che sei pensierosa.” Esordì nuovamente il principe, lasciandosi cadere al suo fianco fra l’erba soffice, come se il silenzio tutt’attorno incoraggiasse confidenze. “E stranamente taciturna, per giunta.” Riprovò, visto che non riceveva risposta. “E allora? Cosa c’è? Cosa ti turba…?”

 

“Vi state sbagliando, Arthur. Non ho niente…” lo dissuase il mago, mentendo.

In realtà, si sentiva sorpreso di quelle parole. Aveva cercato di dissimulare, per quanto poteva, il proprio stato, fingendo la consuetudine dei comportamenti e attendendo che la magia evocata facesse il resto, ed avrebbe scommesso con chiunque che l’Asino non s’era accorto di nulla. E invece

 

D’altra parte, considerò lo stregone, l’Incanto d’Oblio non era ancora compiuto. Avrebbe dovuto recitarlo ancora l’indomani e per ogni giorno di viaggio verso Camelot. Solo allora, l’erede al trono avrebbe dimenticato del tutto ciò che era necessario e anch’egli avrebbe concesso requie al proprio animo.

 

“Lin-Lin?” ritentò ancora il principe, nient’affatto scoraggiato.

 

“Mh?”

 

“Non è che… che stai pensando anche tu di piantarmi in asso e di tornartene a vivere la tua nostalgica e noiosissima vita agreste!” sbottò, fingendosi più scandalizzato che spaventato da quella  possibilità, che tuttavia gli stringeva le viscere in una morsa d’ansia.

 

“No, state tranquillo.” Lo rassicurò. “Non vi libererete di me, almeno fino a che Merlin non tornerà da voi.”

 

“E... poi? Dopo, che farai?” volle sapere, come se quel pensiero l’avesse di colpo destabilizzato. In fondo era vero, non ci aveva mai pensato, ma ‘il poi’ sarebbe diventato, presto o tardi, un ‘adesso’ e quando le cose sarebbero tornate alla normalità, che ne sarebbe stato di lei?

 

“Me ne andrò.” Disse ella, pacata ma decisa.

 

Arthur sgranò gli occhi, colpito da quella determinazione nel tono della voce. “Ma... ma perché? Che fretta c’è?!” si infervorò.

 

“Non avete certo bisogno di due valletti personali, Maestà.” Gli spiegò l’ancella, dimentica che non avrebbe dovuto usare quelle formalità nei pressi della locanda. “Il mio compito di sostituzione terminerà allorché mio cugino riprenderà il suo, che gli spetta di diritto.”

 

“Ma Camelot è così grande! Potresti trovare qualcos’altro da fare!” le suggerì, senza capire il perché dell’ansia che sentiva crescere dentro. “Ti cercherò io un nuovo incarico!” le promise, offrendosi di trovarle una soluzione.

 

“Vi ringrazio, ma non servirà.” Rifiutò. “I miei accordi con Merlin sono stati chiari.”

 

“E’ stato Merlin ad importi di andartene?!” si scaldò il principe, innervosendosi e indignandosi.

 

“Oh, no. Certo che no!” s’affrettò a chiarire lo stregone, ritrovandosi assurdamente costretto a difendere se stesso da se stesso. “E’ una decisione mia. Solo mia.”

 

“Ma non puoi abbandonarmi nelle mani di quell’idiota!” sbottò allora il nobile, cercando di persuaderla. “Lui non sopporta di venire a caccia con me, e invece tu-”

 

“Si adeguerà, non temete.” Lo tacitò.

 

Tuttavia, il giovane Pendragon non desistette: “Tu sei più brava a pulire, a cucinare, a riordinare… sei più affidabile! Merlin, invece, è un impiastro!”

 

Il mago assorbì la ramanzina, stringendo un filo d’erba per nascondere il proprio sconforto. Quando però non ce la fece più, anch’egli sbottò.

“Non dovrei essere io a dirlo, Sire, ma Merlin è un ottimo servo, è leale e generoso. Darebbe la sua vita per voi.” Gli ricordò, rischiando di far incrinare la propria voce. “Perciò dovreste dimostrare un minimo di gratitudine nei suoi confronti.”

 

Lo so.” Ammise Arthur, inaspettatamente. “Ma non riesco mai a dirglielo.” Concesse, con sincerità. “E ora mi sembra quasi troppo tardi.” Si rammaricò. “Davo per scontato che fosse sempre al mio fianco – che lo sarebbe sempre rimasto – e poi un bel giorno lui è semplicemente sparito, senza una parola, senza un saluto.”

 

Lo scudiero sbirciò verso il suo signore, ma percepiva la sua tensione anche da lì.

Arthur aveva vuotato finalmente il sacco, riversando tutta la delusione e l’amarezza che, in quei mesi, aveva trattenuto per sé.

 

“Posso immaginare come vi sentite...” sussurrò Lin, a quel punto. “Ma vi assicuro che non era nelle intenzioni di Merlin farvi soffrire... o mancarvi di rispetto.”

 

“Vedi, Linette... non si tratta solo del rispetto che egli mi deve in quanto suo padrone...” parlò francamente. “Sto parlando di... beh, di... amicizia. Quella che credevo esistesse fra noi.”

 

“Quella è un legame che rimarrà anche se siete lontani; se è vera, niente potrà distruggerla. Neppure il tempo.”

 

Il principe le sorrise di rimando, un sorriso dal gusto dolceamaro.

‘E cosa rimarrà, fra noi, quando tu te ne andrai?’

 

“Si sta alzando il vento, rientriamo.” Suggerì, incapace di formulare ad alta voce quell’ultimo pensiero, per la paura di sapere quale sarebbe stata la risposta.

E, una volta che si fu risollevato, egli aiutò la propria consorte a fare altrettanto. Prendendola sottobraccio, si incamminarono verso la locanda, mentre la sera cedeva il posto alla notte.

 

“Verrò a trovarvi, ogni tanto,” mentì Linette, un attimo prima di varcare la soglia, come se in realtà non avessero mai interrotto il discorso. “Per vedere se siete ancora il solito Asino Reale.” Scherzò.

 

“Impudente.” Sorrise Arthur, rimproverandola blandamente, eppure col cuore più leggero.

 

 

***

 

 

Allorché il nobile Somaro ebbe fatto ritorno, di mattina presto, dalla sua spedizione informativa ai cavalieri ed ebbe preso accordi con loro, Linette dovette esporgli una situazione un po’ spinosa, poiché, prima di andarsene, lo stregone voleva ripagare la locandiera, rifondendole almeno parte delle spese della sua indisposizione e delle cure per Arthur, che esulavano dal conto pattuito al loro arrivo.

 

“Avrei bisogno di un anticipo sullo stipendio.” Esordì Merlin, d’un tratto, dopo che l’Asino ebbe terminato il proprio ragguaglio.

 

“Per farne che?” s’incuriosì il principe, sollevando uno sguardo dubbioso.

 

“Oh, fidatevi. Non credo che vogliate saperlo davvero!” rispose il mago, tergiversando.

 

“Hai intenzione di ubriacarti al piano di sotto, per festeggiare la partenza?” insinuò, temporeggiando, mentre faceva tintinnare il borsello legato alla cintura.

 

“E’ una cosa da donne.” Lo accontentò, pregustando la faccia sconvolta del suo signore.

 

Quello che Merlin non sapeva era che ‘cosa da donne’ fosse una formula magica. Sì, lo era. Altrimenti non si spiegava come mai il principe – a quella frase – fosse scattato di colpo sull’attenti, armeggiando convulso sul sacchetto per sganciarselo di dosso e lanciarglielo contro, tutto intero, dandole libero e incondizionato accesso ai suoi averi, prima di scomparire Diosolosapevadove con Diosolosapevaqualescusainventare manco avesse avuto un’orda di Barbari alle calcagna.

 

 

***

 

 

Dopo aver assolto quanto si era prefissata e aver consumato con l’imbarazzato marito l’ultimo pasto di mezzodì (compresa la torta di addio agli sposini, che aveva ridato il buonumore all’Idiota Reale), i due si erano ritirati per preparare i bagagli e Linette aveva cincischiato, fingendosi concentrata, piegando con cura le ultime cose da riporre, quasi a voler inconsciamente procrastinare la partenza il più possibile.

 

Arthur, che sovrintendeva i lavori di riordino impazientemente, le domandò euforico: “Non stai morendo anche tu dalla voglia di tornare alla tua vecchia vita?!”

 

“Riprendere a lavare le vostre regali braghe? A lustrare i vostri stivali, pulire i vostri appartamenti, arrotare la vostra spada, lucidare la vostra armatura, stare dietro ai vostri regali capricci?” chiese retorico lo scudiero, con un ghigno. “Oh, sì. Muoio dalla voglia di tornare a Camelot!” dichiarò con finto entusiasmo.

 

Ma il giovane Pendragon, anziché sgridarlo per l’impudenza, scoppiò a ridere.

“Mettila così, Lin-Lin.” Premise, sollevando un dito a mezz’aria. “E’ come se ti avessi concesso un congedo, una specie di vacanza…” filosofò. “Ma non si può vivere in vacanza per sempre, no?”

 

Merlin avrebbe voluto rispondergli che sì, si poteva. Se si era in due a volerlo. Ma quello non era il loro caso.

 

“Quella dovresti davvero bruciarla!” le consigliò il nobile, strappandolo ai propri pensieri. “L’hai indossata per non so quanti giorni…”

 

E solo allora il mago si accorse di avere in mano la casacca rossa che Sua Maestà aveva prestato alla sua valletta indecorosa. Arrossendo al ricordo di quella sera, egli cercò di difendersi: “Sappiate che l’ho lavata, nel frattempo!”

 

“Lo vorrei ben sperare!” esclamò, arricciando l’aristocratico naso.

 

“Beh, se voi non la rivolete indietro, credo che me la terrò io.” Considerò Lin. “Non si sa mai…”

 

“Bene. E’ tutta tua.” Le concesse il Babbeo, ostentando magnanimità. “Ma ora sbrigati! Tra poco gli altri saranno qui a chiedere provviste per il loro viaggio e noi dovremmo esser già andati!”

 

Lo stregone aveva trovato abbastanza stupido che Leon e Duncan passassero di lì per acquistare delle scorte, quando il buonsenso comune diceva che avrebbero potuto procurarsele con più facilità al villaggio. Ma, per corroborare la loro farsa, il principe aveva stabilito che i due sarebbero andati verso il ponte e, nel frattempo, loro sarebbero partiti; successivamente, i cavalieri sarebbero tornati indietro alla chetichella e presto si sarebbero riuniti a loro, per il ritorno.

Quel piano geniale era ovviamente opera dell’Asino Reale, e nessuno dei due virili nobili aveva osato contraddirlo. Peccato che Linette non fosse stata presente nel bosco, per esprimere le sue umili perplessità.

 

“Sai?” rifletté Arthur, quando finalmente chiusero i bauli in procinto di andarsene ed egli verificò di non aver dimenticato nulla nella stanza.

 

“Mh?”

 

“In fondo, poteva andarci anche peggio.” Valutò. “Quest’avventura, intendo.”

 

“Oh, sì.” Concordò Merlin, facendo scattare la serratura.

 

“Però... quando ti ho suggerito la possibilità di fingerti malata per motivare una permanenza maggiore, non pensavo mi avresti obbedito così prontamente! Di solito non mi ascolti mai!” ridacchiò.

 

Anche il mago rise con lui. “Ma non siete mai contento! Se ubbidisco non va bene, se non ubbidisco, non va bene…” lo canzonò. “Marito incontentabile!”

 

“Oh!, ancora un ultimo sforzo, e poi non dovrai più fingere questo scomodo legame con me.”

 

Merlin distolse lo sguardo, fingendosi impegnato in altro. “Già.”

 

“E dovrò lasciare una lauta mancia a quei poveretti che ci hanno sopportato così a lungo!”

 

“Credo se la siano meritata.” Apprezzò l’ancella, sondando la camera spoglia, uguale a come l’avevano trovata al loro arrivo.

Peccato ci fossero invece mille cose ancora sparse sulla coperta, tra le federe, sulla sedia a dondolo, sul canterano e persino nella tinozza. Cose che sarebbero rimaste lì. A testimoniare il loro passaggio.

 

“Qui abbiamo finito.” Dichiarò, facendosi violenza. “Andiamo.”

 

 

***

 

 

Riuscire a partire fu meno semplice del previsto, poiché la signora Rosy, dopo mille raccomandazioni e abbracci a non finire, ancora non si decideva a lasciarli liberi.

C’era da dire però, in tutta onestà, che l’affetto materno della locandiera aveva scaldato il cuore di entrambi e né Arthur né Merlin riuscivano a darle l’addio definitivo.

 

“I miei sposini preferiti!” piagnucolò ancora una volta l’ostessa, asciugandosi una lacrima sull’orlo del grembiule. “Non sapete quanto mi mancherete!”

 

“Anche noi sentiremo la vostra mancanza.” Le assicurò Linette, stringendole una mano fra le proprie.

 

“E tu, giovanotto, cerca di rigare dritto!” intimò il padrone ad Arthur, visto che per l’occasione era uscito anche lui dalla locanda.

 

“E se fra nove mesi vi nasce un pupo, dovete farmelo sapere!” si raccomandò ancora Rosy, ad entrambi. “I figli di Litha sono benedetti dalla Dea!” ripeté, cercando di non scoppiare a piangere.

 

Merlin le passò le braccia attorno al collo un’ultima volta, mentre il principe controllava nuovamente che i bagagli fosse legati ben saldi al calesse.

 

“Grazie di tutto.” Le bisbigliò il mago, commosso.

 

“E di che? Grazie a voi, figlioli. E buona fortuna!”

 

“Lin?” s’intromise il principe, chiamandola, trattenendo per le briglie il cavallo ormai nervoso per la protratta attesa. “E’ davvero tempo di lasciarli, altrimen-”

 

Fu lo scalpiccio di zoccoli sul terreno ad interromperlo e tutti i presenti si voltarono nella direzione da cui proveniva il suono: due dei tre cacciatori, che avevano aiutato a ricostruire il ponte, si stavano avvicinando.

 

“Buongiorno!” salutarono entrambi, allorché ebbero fermato le loro cavalcature. “Anche voi in partenza? Ma che combinazione!” esclamò il più giovane, mentre quello con la barba rimaneva compostamente zitto.

 

“Sempre che io riesca a convincere la mia dolce consorte a salire sul carretto!” ironizzò Arthur. “Altrimenti metteremo radici qui fuori!” e tutti gli uomini scoppiarono a ridere, sciogliendo la tensione dell’addio, mentre Merlin arrossiva suo malgrado e Rosy lo guardava come a dire ‘Porta pazienza, sono maschi!’.   

 

“D’accordo, d’accordo!” sbottò egli, ad alta voce, allontanandosi dalla locandiera per non far spazientire oltre il nobile Somaro e, nel farlo, udì il cupo ‘strap’ tipico del tessuto lacerato. “Le sottane delle nobildonne sono anche peggio di quelle delle serve!” si lamentò sottovoce, raccogliendo l’orlo per non calpestarlo ulteriormente, intanto che saliva sul predellino del calesse. “Senza contare i tacchi delle scarpe: una tortura ancor più grande!” biascicò, tra sé.

 

Sfortuna volle che, in quel momento, un grosso cane randagio stesse rincorrendo un gatto smilzo, e la povera bestia pensò bene di rasentare Merlin nella sua fuga disperata e il cagnone, alle calcagna, spintonò il mago che cadde all’indietro, sbilanciato.

Fu questione di un istante. Prima di riuscire a parare la caduta, o che Arthur potesse sostenerlo, egli batté la testa esattamente su un sasso consumato che faceva capolino dalla terra battuta e il mondo attorno a lui si fece tutto nero.

 

 

Continua...

 

 

 

Disclaimer: I personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio a Tao, che sopporta i miei scleri. X3

 

Note: Prima che me lo diciate, sì. Il capitolo è un po’ più corto degli ultimi postati, ma era per necessità.

Il prossimo sarà nuovamente lungo.^^

Cosa succederà al nostro povero mago? Quale nuova (dis)avventura lo colpirà? (Buawahaha!)

 

Il Dragone (in latino Draco) è una costellazione settentrionale. http://it.wikipedia.org/wiki/Dragone_(costellazione)

 

Per curiosità, James Bradley (noto astronomo inglese, omonimo al contrario del nostro principino), misurando la parallasse di alcune stelle che lo compongono, scoprì nel 1725 il fenomeno dell’aberrazione della luce, che costituisce una delle prime prove della rotazione della Terra attorno al Sole.

 

Cosa ne pensate della riflessione di Arthur sul suo legame con Merlin e Linette? Sono davvero curiosa di saperlo!

 

 

Precisazioni al capitolo precedente e domande varie: (a random)

 

- E’ stato bello ritrovare vecchi nomi fra i commenti, grazie. ^^

- Ovvio che l’Asino Reale si lamenti anche della pappa pronta, altrimenti non sarebbe da lui! XD

- Sono contenta che il fraintendimento fosse credibile. ^^

Mi fa sorridere che tutte riteniate il QI del principe non particolarmente rilevante. XD

- Sì, in un certo senso, il corriere faceva davvero pena. Sono felice che abbiate apprezzato il gesto di pietà di Merlin.

- All’inizio della storia, Arthur proteggeva Linette perché era convinto di doverlo fare per Merlin che gliel’aveva implicitamente affidata; ora lo fa perché lei è lei, e le è affezionato. Non più solo perché è la cugina del suo servo.

- Purtroppo, dobbiamo dire addio a Rosy, tornerà solo nei ricordi dei nostri eroi e nella raccolta seguito. Voi non sapete quanto mi sono divertita a muoverla, perché c’è molto della mia malizia nelle sue insinuazioni. XD

- Sì, a Merlin resterà la consapevolezza di ciò che prova per il principe.

- Effettivamente, Rosy ha detto che vuol essere avvisata se arriverà la progenie.

- Tra cavalli e asini reali ci si intende da soli. XD

- No, non andranno a Ealdor perché, come detto all’inizio di questo viaggio, Ealdor si trova in posizione diametralmente opposta a dove sono loro e questa era una delle poche consolazioni di Merlin (ovvero: lo scampato pericolo di un’incursione fuori programma al suo villaggio).

- L’argomento “Ritorno Merlin” verrà ripreso tra pochissimo, e stavolta in modo drastico. XD

- Ho scelto di concludere l’avventura con la restituzione del maltolto, senza lotte e spargimenti di sangue, perché comunque accadranno presto altri fatti a complicare la vita dei nostri due eroi e mi piace farli soffrire, ma con moderazione. ^^

Quindi no, non è un imbroglio né un finto gioiello. E’ proprio quello che è stato rubato.

- Verissimo, la devozione dei cavalieri per il loro principe è commovente. Sono loro a infondergli coraggio e ad ‘adottarlo’ come capo. XD Spero di riuscire a renderlo bene nella mia fic, perché amo questa cosa, ribadita in tutte le stagioni del telefilm.

- Sì, ci sono molti segreti fra Arthur e MerLin, e ciò è senza dubbio un ostacolo per il loro amore. Pian piano, tutti i nodi verranno al pettine.

 

 

Vi metto ben TRE anticipazioni del prossimo capitolo:

 

“Come sta Linette?” pretese di sapere Arthur, approssimandosi al guaritore reale.

 

Gaius esalò un sospiro affranto.

“Non ha ancora ripreso conoscenza.” Mentì, per temporeggiare, fintanto che non avesse capito la gravità della situazione. “Tuttavia… non sono le contusioni ad impensierirmi… quanto piuttosto ciò che sta accadendo nel suo cervello! Potrebbe aver perso il senno!” ipotizzò, con orrore, sperando di sbagliarsi. “Ma vi prego, vi supplico, Maestà! Quando lei si risveglierà, non dovrete raccontarle nulla di quanto è accaduto – ciò che ha detto e fatto, mentre non era in sé –, ne va della sua sanità mentale!”

 

(…)

 

Se la cosa non fosse stata tanto tragica, avrebbero riso entrambi al ricordo di Lin-Lin che garantiva ad un Uther, sull’orlo di una crisi di nervi, un bel nipotino entro la primavera successiva.

 

Arthur e Gaius avevano avuto il loro bel daffare a rendere inoffensiva l’esuberante novella consorte, ad impedire una fuga di notizie degna del più succulento pettegolezzo di palazzo fin dalla notte dei tempi, e soprattutto a calmare le ire del sovrano, rammentandogli che ella era in quello stato per essersi sacrificata per il Regno, salvando il Tesoro della Corona. Solo questo motivo –  la gratitudine coatta – aveva tenuto a bada l’indignazione del re per quella zelante nuora fuori programma.

 

(…)

 

Allorché entrambi caddero nelle maglie del sonno, neanche mezza veglia dopo, i corpi di Arthur e Merlin si cercarono inconsciamente, liberi dalle loro volontà, incastrandosi in un intreccio perfetto di braccia e gambe – dov’era giusto che fossero, dov’era giusto che stessero.

 

E mentre il principe affondava il mento contro la pelle morbida del mago, e quest’ultimo mugolava soddisfatto per il calore ricevuto in dono, nelle viscere del castello rimbombò il suono di una risata cavernosa, ma nessuno l’avrebbe udita. Tantomeno loro.

 

 

Vi incuriosisce? ^_=

 

 

Infine, visto che è da un po’ che non lo faccio, ringrazio i 167 utenti che hanno messo Linette fra le storie preferite, i 277 fra le seguite, e tutti i ‘da ricordare’ anche se la fic non è ancora finita.

E i 367 utenti che hanno messo me fra i loro autori preferiti. Grazie della fiducia!

 

 

 

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Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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