6 CAPITOLO
Il
7 luglio 1986 si manifestò un fenomeno soprannaturale che accadeva ogni 300
anni, a partire dall’ anno 1085. I segni premonitori erano aumentati a
dismisura da quando erano comparsi gli Originari; non c’era strega o stregone
sulla faccia della terra che non cercava un qualsiasi modo per combatterli e
infine annientarli.
Ma
talvolta la semplice forza della natura aiuta inconsapevolmente.
Era
apparsa una cometa completamente estranea da migliaia di altre già viste col
passare dei secoli; la sua coda fiammeggiante trafiggeva il cielo notturno per
giorni interi. Ma con l’avvicinarsi della mezzanotte del settimo giorno del
settimo mese, la coda della cometa appariva ancora più luminosa e rossa. Del
color del sangue.
Il
cielo era sguazzato da fiamme, cenere e polvere anche di giorno, e l’aria
stessa che si respirava era un’esalazione velenosa.
La
gente ne era spaventata, forse perché quel paesaggio spettrale evocava un
cattivo auspicio nell’animo delle persone comuni, ma di tale avviso non lo
erano di certo i cacciatori di vampiri. Per loro quel fenomeno non era una
portatrice di sventura, ma rappresentava il loro orgoglio, una sottospecie di
segno divino di cui andar fieri.
Ma
non c’era niente di divino nelle creature che nascevano in quei giorni caratterizzati
da quella strana cometa dal diabolico aspetto. Niente di divino. Erano dannati… proprio come gli esseri immortali che
dovevano annientare e uccidere.
------********--------
Bill Forbes stava comminando lungo i boschi di Fell’s Church, una foresta
desolata che si trovava ai margini di Mystic Falls; il vento di inizio
aprile cominciava a farsi meno gelido buttandosi alle spalle l’inverno freddo,
ma nonostante questo Bill si strinse nel giubbotto cercando di ripararsi.
Poteva usare solamente la mano sinistra, visto che quella destra era ancora
fasciata e faticava persino a muoverla.
I medici erano stati contrari fino all’ultimo di dimettere l’uomo visto le
ferite riportate il giorno prima, ma Bill non volle aspettare un minuto di più
perché aveva altre cose urgenti da fare, piuttosto che stare convalescente in
un misero ospedale.
Quando vide la persona che avrebbe dovuto incontrare quel giorno, fermò i
suoi passi e l’espressione divenne meno dura e austera.
La donna davanti a lui gli fece un cenno con la testa e si avvicinò
lentamente, tenendo le mani in tasca per ripararsi dal freddo.
Gli rivolse un sorriso cortese, anche se tirato, e allora Bill le offrì la
mano sinistra sorridendo lievemente:
“Sono rimasto sorpreso che lei mi abbia voluto incontrare con così poco preavviso… Ne ho intuito il motivo, ma vorrei che mi parlasse
chiaramente visto che ora nessuno ci sente.”
La donna lo guardò dritto negli occhi e gli strinse la mano:
“Abbiamo tante cosa da dirci” mormorò Esther con uno strano sorriso.
-------**********-------
Perché?
Briony sentiva il cuore pesarle dentro il petto,
chiedendosi in qualunque maniera come quel sogno fosse stato possibile. Come
poteva la sua mente concepire una simile atrocità, turbinando ininterrottamente
i suoi pensieri e sconvolgendola ogni volta che le ritornava alla mente quel
fatidico istante…?
Non
l’avrebbe mai dimenticato, nemmeno se ci fosse messa d’impegno.
Elijah
nel suo sogno moriva. E senza pugnali conficcati nel cuore, no... ma per colpa
sua.
Dopo
che aveva bevuto il suo sangue, Elijah era stramazzato a terra con un tonfo
sordo che sapeva di morte, e nemmeno le sua grida disperate erano riusciate a
richiamarlo indietro.
Briony strinse forte le mani al petto, all’altezza del
cuore che interrompeva i battiti ogni qualvolta ripensava a quel momento
straziante che le aveva impedito di dormire. Quel sogno non l’avrebbe mai
abbandonata.
Ogni
ossa e muscolo del suo corpo tremò.
All’improvviso
i suoi pensieri furono riscossi dal rumore di alcuni passi che stavano per
entrare dentro la stanza, e anche se non si girò, Briony intuì subito chi fosse. Non perché i suoi sensi
si erano in qualche modo sviluppati, ma ormai aveva imparato a riconoscere
il suo odore, i suoi passi silenziosi e il
suono enigmatico della sua voce, da quello degli altri.
Ogni
cosa di lui le appariva unico e insostituibile, come un prezioso quadro di un
artista da rimirare continuamente.
Riconobbe
Elijah mentre entrava con passi eleganti dentro la stanza, e un angolo della
sua bocca si inarcò in un sorriso affascinante, rivolto proprio a lei. Briony si sentì avvampare vedendo il vampiro dirigersi
verso uno degli scaffali attaccati alla parete e togliersi la giacca nera,
mostrando al di sotto una semplice camicia bianca che risaltava perfettamente le
sue spalle scolpite.
Elijah
girò metà viso verso di lei e ad un tratto strinse gli occhi, analizzandola
attentamente.
“Ti
senti bene?”
Briony sussultò a quella strana domanda: ad Elijah non
sfuggiva mai niente, intuiva qualcosa anche semplicemente captando la tensione
nell’aria, dal battito cardiaco accelerato o dai movimenti degli occhi che
sfuggivano impauriti dai suoi.
Si
chiese mentalmente se Elijah avesse in qualche modo saputo del sogno che lei
aveva fatto… ma era impossibile. Non ne
aveva parlato con nessuno e non intendeva nemmeno farlo, perché era qualcosa di
cui neanche lei si capacitava e riusciva ad accettare.
Briony si strinse nelle spalle, rivolgendogli un debole
sorriso e dicendo che era solamente sovrappensiero.
Elijah
si allentò il nodo della cravatta, continuando a studiarla attraverso le iridi
nere, quando poi si sedette su una sedia che poteva risalire all’epoca
rinascimentale.
Infatti
si trovavano a casa Mikaelson, Briony ci era venuta non prima di essersi accertata
che Klaus non fosse in casa. Sembrava davvero incredibile ma forse era lei
l’unica a Mystic Falls che
non riusciva a tollerare la sua presenza.
Si
erano dimenticati ciò che lui aveva fatto?
Lui
aveva ucciso Jenna. Aveva causato la morte di John. Aveva ucciso Elijah sotto i
suoi occhi.
Gli
altri potevano pure fare finta di niente, bere con lui al bar o fare accordi
segreti, ma lei non avrebbe mai rimosso l’odio che provava per lui. Quel
sentimento che le scavava dentro le ossa l’avrebbe accompagnata per tutta la
vita, fino alla morte.
Briony si riscosse dai suoi pensieri accorgendosi che
Elijah non aveva distolto lo sguardo da lei neanche per un istante, anche se si
era elegantemente accomodato sulla sedia.
Involontariamente
le guance di Briony si colorarono di un
rosso acceso e si mise timidamente un ciuffo dietro l’orecchio, anche se aveva
raccolto tutti i capelli in una coda di cavallo.
Si
avvicinò lentamente verso di lui e cercò di sedersi sui braccioli della sedia
antica, e il suo sguardo vagò silenziosamente lungo la stanza, non incrociando
mai quello di Elijah. Passarono qualche minuto in totale silenzio, ma senza
alcun imbarazzo come se quella vicinanza non pesasse su nessuno di loro.
Il
vampiro cominciò poi ad accarezzarle lievemente il braccio scoperto, creando
disegni invisibili, e immediatamente Briony sussultò
emozionata sentendo le mani gelide del vampiro sfiorarle la pelle.
Chiuse
gli occhi disorientata mentre la mano dell’Originario salì fino alla base del
suo collo, accarezzandone lievemente la delicata linea. E allora Briony si accorse di tremare. Ma non per la paura.
Infilò
le unghie nel bracciolo della sedia per tentare di riprendere il controllo di
se stessa e del cuore che aveva cominciato a scalpitare impazzito. Ma non
riusciva a farlo; ormai lei non aveva più padronanza del suo corpo perché
apparteneva a lui.
Aprì
gli occhi e si girò verso Elijah, deglutendo silenziosamente. I suoi occhi neri
invasero tutto il suo universo. Non ebbe più alcuna forza di volontà e si
lasciò semplicemente guidare.
Una
mano di Elijah era appoggiata sulla guancia di Briony come
per osservare meglio i delicati lineamenti del suo viso, e sempre guardandola
col suo sguardo penetrante, Elijah si chinò verso di lei come per sentire il
tepore della sua pelle.
Sussurrò
profondamente il suo nome, prima di premere le labbra gelide sulle sue in un
bacio mozzafiato. E subito Briony si
dimenticò di respirare.
Ma
questa volta non fu lei a perdere il controllo.
Elijah
con un braccio la tirò a sé, facendola sdraiare sulle sue gambe, e Briony subito gli allacciò le braccia al collo per
avvicinarsi ancora di più a lui.
Quelle
emozioni la stavano scuotendo dentro, sentiva le farfalle nello stomaco ormai
completamente sottosopra, e il cuore come al solito aveva cominciato a
scalciare a ritmi irregolari e sempre più veloci.
Elijah
la imprigionò col suo braccio per approfondire il contatto e per impedirle di
sfuggirgli via. Quando la mano di Briony cominciò
ad accarezzargli il viso, questa si stupì di quanto il vampiro riuscisse sempre
a mantenere il controllo, a non cadere in tentazione di bere il suo sangue
essendogli così vicina.
Ma
dal modo in cui Elijah la stringeva, sembrava come se per lui baciarla fosse la
cosa più naturale e piacevole al mondo.
Sentendosi
mancare l’aria Briony si lasciò
andare, ancora stordita, sul petto marmoreo del vampiro e si rilassò sentendosi
avvolgere da un’improvvisa tranquillità. Mentre lui le stampò un bacio sui
capelli, sentendo che la passione di poco prima stava mutando in
qualcos’altro.. in una dolcezza così potente, che Briony si
sentì stringere il cuore in una morsa.
Sfortunatamente
però Briony si lasciò sfuggire qualcosa che
non avrebbe voluto dire:
“Ho
fatto un sogno” mormorò a bassa voce contro il suo petto.
E
il cuore subito galoppò rendendosi conto di ciò che aveva detto.
“Brutto?”
domandò Elijah dubbioso.
Briony sentì il respiro fresco del vampiro soffiarle sui
capelli e la fronte, così chiuse gli occhi cercando la determinazione adatta
per continuare.
“Raccontamelo”
la incalzò Elijah sfiorandole delicatamente i capelli. Ovviamente parlava così
serenamente perché non sapeva il contenuto di quel sogno... Briony rabbrividì
al ricordo e il respiro si fece più veloce.
“Tu
bevevi il mio sangue” sussurrò infine dopo mille pause.
All’improvviso Briony sentì la mano di Elijah sui suoi capelli
arrestarsi di colpo; tutti i muscoli del vampiro si irrigidirono e lei intuì
che l’espressione di Elijah fosse alquanto dura e raggelante.
Oh oh.
Si
morse nervosa il labbro, alzandosi dalla sedia anche se le gambe non la reggevano
in piedi. E anche Elijah fece lo stesso ma si alzò molto più lentamente di lei,
come se stesse soppesando ogni movimento per incuterle maggior paura… di proposito...
Briony trasalì sebbene non riuscisse a guardarlo in
faccia.. si sentiva incatenata proprio come nel sogno, e percepì che Elijah si
irrigidiva ad ogni secondo che passavano in silenzio.
“Ti
ho trasformata?” La sua voce suonò come un sibilo duro, per niente carezzevole
come quando le aveva chiesto di raccontargli del sogno.
Il
suo umore si era completamente ribaltato, e allora Briony tremò
vedendo le iridi nere del vampiro trasformarsi in due fessure impenetrabili e
glaciali.
“No..”
rispose così a bassa voce che temette di non essersi fatta sentire, ma Elijah
aprì lievemente la bocca respirando più normalmente, e così facendo girò il
viso verso la finestra.
Sembrava
sollevato.. ma allo stesso tempo frustato. Se quello per Briony era un sogno, per lui era il suo peggior
incubo.
Era
lacerato in due, come se stesse combattendo con un’altra metà di se stesso. La
parte morale di lui considerava un simile gesto come un'atrocità mostruosa, da
impedire ad ogni costo.
Mentre
l'altra parte di lui... quella demoniaca, non più umana, lo incalzava con
prepotenza e con voce maligna incitandolo a bere il suo sangue e a
trasformarla... dannandola così per l'eternità.
Briony a sua volta voleva davvero avvicinarsi a lui e
cancellare quella sua frustrazione, ma le gambe e la voce sembravano essersi
paralizzate contro il suo volere. Infatti non gli disse il resto del
sogno, anche perché temeva solamente di complicare le cose visto come Elijah
aveva reagito sentendone solo una minima parte.
“Tu
vuoi davvero che lo faccia?” chiese lui improvvisamente girandosi verso di lei.
Briony non si aspettava per niente quella domanda, e
infatti il respiro si arrestò per un istante, mentre Elijah puntò
contro di lei uno sguardo più che intenso.
La
ragazza scosse la testa fissandolo bonariamente: “Sai che non potremmo
continuare così in eterno... io sono umana, Elijah. Non resterò per sempre così
e prima o poi..” Lasciò la frase in sospeso perché sentiva la voce strozzata e
perché l’espressione dura del vampiro la impietrì di colpo, e non sarebbe
riuscita a reggerla ancora a lungo.
“Non
hai idea di quello che rischi. Te ne pentiresti Briony...
e io mi porterò il peso di quello che ti ho fatto per il resto della mia vita”
Ora era lui a non sopportare le sue stesse parole. Mentre le diceva appariva
lacerato e una tristezza invase i suoi occhi neri, rendendoli umani.
Elijah
non avrebbe mai acconsentito al proprio egoismo di rubarle l’anima e la vita.
Era convinto di proteggerla con il suo amore, ma sarebbe stato proprio questo
la causa di ciò che era già terribilmente troppo chiaro: lei sarebbe caduta con
lui nell’oscurità, in quell’abisso di sangue.
L’avrebbe
privata di un cuore che batte, della propria anima… rendendola
un mostro, privo di coscienza, solo per tenerla accanto a sé nell’eternità.
Il
vampiro pensò in quel momento che le parole della madre forse non erano poi
così sbagliate... avrebbe sicuramente gettato nella tenebra la persona che
amava se non si fosse fermato in tempo.
Elijah
racchiuse tutto quelle sensazioni laceranti e distruttive nel suo viso, che si
contorse in un espressione che Briony non
aveva mai visto in lui.. neanche la sera in cui avevano combatto contro Esther, Elijah sembrava così lacerato.
E
quel suo inferno interiore provocò in lei una crepa nel cuore.
“Sarebbe
comunque una mia scelta.. io voglio vivere con te, ti conosco più di ogni altro
e so che non mi feriresti mai” sussurrò dolcemente avvicinandosi, ma lui la
fermò di colpo con le sue parole:
“Devi
stare attenta Briony. Ti ostini a vedere il
buono nelle persone anche dove non ce n’é.” mormorò gelido, scacciando via
qualsiasi tristezza.
Briony allora lo guardò sbigottita sentendo quella
risposta. Ma la ragione era perché Elijah si stava riferendo a se stesso… lei si intestardiva a vedere in lui un lato
che non esisteva più perché aveva smesso di essere umano, e la luce della sua
anima si era spenta migliaia di anni fa.
Eppure
lei vedeva del buono in lui… anche in quel
momento che la stava incatenando con un sguardo spietato, privo di alcuna
sensibilità.
Era
proprio quella durezza a convincerla che dietro quella maschera di mostro
crudele si nascondeva qualcos’altro: una persona, un uomo.
Briony allora si rese conto che provava un amore
totalmente smisurato per lui, che andava ben oltre l’essere un vampiro o
un’umana. Sarebbe andata incontro ad ogni pericolo, ad ogni tortura pur di non
perderlo.
Dopo
essersi lasciata alle spalle così tanta sofferenza.. finalmente aveva trovato
una casa. Aveva trovato una persona per cui era disposta a morire.
“Quello
che dici non ha senso… essere un vampiro
non vuol dire essere a tutti i costi un mostro. La vita è fatta di eccezioni,
non sempre di regole fisse. E io ormai ho scelto perché voglio stare con te.”
disse cercando di apparire convincente.
Elijah
ascoltò attentamente la sua risposta senza proferir parola, ma qualcosa dentro
di lui stava crescendo.. come un fuoco gelido nascosto.
La
inchiodava con lo sguardo: micidiale e ipnotico. L’intensità dei suoi occhi
neri era tale da sconvolgerla, come nel sogno. Erano incredibilmente magnetici,
come se volesse impadronirsi di lei.
L’istinto
diceva a Briony
di indietreggiare ma lei rimaneva ferma e immobile, rimanendo incatenata dentro
i suoi occhi neri come la notte.
Nel
frattempo lo sguardo di Elijah si era fatto concentrato mentre avanzava
lentamente verso di lei, ma l’espressione era cambiata rispetto a prima. Non
c’era traccia di incertezza o frustrazione.
La
stava fissando con un’intensa bramosia, e per Briony questa
era una lenta e dolce tortura a cui voleva porre fine perché si sentiva la
testa pesante e il cuore martellava dolorosamente nel petto.
“Adesso
che cosa ti aspetti che accada?” sussurrò Elijah profondamente abbassando lo
sguardo sul suo collo. Alzò lentamente la mano, sfiorandole l’incavo del collo
con le dita fredde.
Un
panico improvviso, quasi un presagio, bloccò le sue parole così Briony decise di stare zitta, rimanendo succube di
quell’eccitante tortura.
Non
riusciva a distaccare gli occhi dal suo sguardo ipnotico, non riusciva a
muoversi né ad articolare un pensiero ragionevole.
“Dimmi,
che cosa ti aspetti?” tornò a richiederle, seguendo con le dita la delicata
linea del suo collo, che si stava colorando di fuoco.
Ma
non c’era accusa nel tono della sua voce.. sembrava come se la stesse… provocando.
In
qualche modo forse lui voleva incuterle paura o terrore; ma le sue parole, come
la toccava e il tono della sua voce, ebbero tutt’altro effetto su di lei.
Briony trattenne il respiro, sentendo l’acquolina in
bocca e fu incapace di rispondere, perché sicuramente non sarebbe uscita una
risposta sensata.
Era
in suo completo potere: avrebbe potuto prenderla quando voleva, trovare la vena
pulsante sul suo collo e bere il suo sangue.
Briony ad un tratto si accorse di desiderare che lo
facesse.
Voleva
riprovare quella intensa e piacevole sensazione di quando il suo sangue fluiva
dentro la bocca del vampiro, e infine sentirsi pervadere da un’impetuosa e
travolgente sensazione come se stesse galleggiando beata nelle acque di un
oceano.
Voleva dimenticare il sogno che aveva fatto e provare a se stessa che fosse
soltanto frutto della sua immaginazione.
Ad un tratto il vampiro si avvicinò di più a lei, come se stesse odorando
la sua pelle, e si chinò sul suo orecchio tenendo sempre le mani ferme sul suo
collo.
“Non
riesci a immaginare cosa potrei farti?” sussurrò profondamente sul suo
orecchio, respirandovi sopra, e questo suscitò in lei una fitta di desiderio.
Briony chiuse gli occhi estasiata, sentendo che le
ginocchia stavano per cedere.
Il
cuore premeva contro il petto così forte da spezzare il ritmo dei polmoni e
impedirle di respirare.
Finalmente
Elijah spostò il viso dal suo orecchio e ritornò a scrutarla profondamente in
viso, senza però guardarla dritto negli occhi.
Briony allora non riuscì più a resistergli: gli prese
il volto fra le mani e appoggiò la fronte calda sulla sua, respirando a fatica:
”Non
ho paura di te” sussurrò poi contro la sua guancia gelida.
Elijah
l’afferrò allora per le braccia, facendola sbattere contro il suo petto. Il
viso del vampiro si abbassò fino al collo di Briony,
inspirando il suo profumo inebriante per alcuni secondi, che a Briony parvero un'eternità.
“Io
non berrò mai il tuo sangue. Non è quello che voglio, non da te.” sussurrò poi
con voce calda sul suo collo.
Briony non poté fare a meno di tremare per quelle
parole e il suo cuore si riempì di una felicità assoluta: Elijah l’amava al di
sopra del desiderio ardente per il sangue che per lui costituiva vita.
Quell’amore
la invase come un fiume che sfonda una diga.
Briony sussurrò il suo nome con voce tremante e
soffocata, ma le sue parole si persero sulle labbra di Elijah. I
suoi baci le facevano venire le vertigini, la stordivano ma non ne poteva fare
a meno.
Briony si mise in punta di piedi per allacciare le
braccia dietro la nuca del vampiro, approfondendo quel contatto divampante a
cui lui aveva dato inizio.
Elijah
le lasciò poi una scia di baci sul collo che le fecero ribollire il sangue, e
come sempre Briony dovette allungare la
testa all’indietro per cercare di respirare e di non svenirgli fra le braccia.
Gli strinse le mani sempre di più nelle spalle man mano che i baci si fecero
più ardenti.
La
ragazza trasalì quando le mani del vampiro strinsero i suoi fianchi per far
aderire di più i loro corpi. Non c’era uno solo dei suoi pensieri che non fosse
invaso da un’ondata di desiderio.
Le
mani di Briony scesero sulla camicia bianca
del vampiro per sbottonargliela quasi con urgenza: aveva bisogno di sentire la
sua pelle sotto le proprie dita bollenti. Nessuno l’aveva mai fatta
sentire così.
Elijah
le era penetrato nelle ossa, le era entrato sotto la pelle, le aveva catturato
il cuore.
Il
vampiro tornò a baciarla sulle labbra e lei corrispose con passione, parlando
con respiro accelerato: “E che cosa vuoi allora da me?” domandò mordendogli
maliziosa il labbro inferiore.
Improvvisamente Briony non sentì più la terra sotto i piedi. Elijah
l'aveva alzata con la forza delle braccia e spinta con forza sul letto,
sdraiandosi sopra di lei.
I
loro sguardi si incrociarono in una linea di desiderio, impossibile da frenare,
e non persero tempo. Si baciarono con passione ardente, Elijah si sistemò tra
le sue gambe e lei gli strinse forte il bacino con le ginocchia, fremendo nel
sentire la sua eccitazione.
Briony immerse le mani nei capelli setosi del vampiro mentre
il bacio diveniva sempre più forte da ambedue le parti, quasi famelico.
Lei
riuscì finalmente a liberarlo dalla camicia, scoprendo i pettorali
perfettamente scolpiti, mentre Elijah scese nuovamente a baciarle il collo.
Ma
all’improvviso qualcosa spezzò quella magia euforica: la mente di Briony fu invasa da mille flashback quando Elijah
premette i suoi polsi contro il materasso mentre continuava stuzzicarle il
collo con baci divoranti.
Inconsapevolmente
il sogno di una notte prima ritornò a galla con più prepotenza, e così Briony spalancò gli occhi dal terrore.
Era
come se si trovassero nella stessa situazione di quando lui aveva bevuto il suo
sangue: dopo averlo fatto, lui moriva.
Il
respiro di Briony si fece incontrollato, ma
non per l’eccitazione, e le mani si liberarono dalla presa del vampiro,
premendole contro il suo petto per scansarlo via da lei.
Elijah
capì le sue reali intenzioni fino a quando non la sentì irrigidirsi sotto di
lui e non appena vide le mani della ragazza cercare di spostarlo via da lei.
Il
vampiro alzò il viso sulla ragazza non riuscendo a capire, ma quell’attimo di
tentennamento bastò a Briony per spostarsi
via di lui, anche se di poco, e si sdraiò su un fianco tenendo premute le mani
sulla testa che stava davvero per scoppiare.
Si
diede della stupida un'infinità di volte ma questo non bastò a calmarla.
Ancora
non ci credeva di aver mandato via Elijah in quel modo, manco la stesse
violentando. Maledì quel dannato sogno che la tormentava di continuo,
impedendole di vivere.
Elijah
nel frattempo si scurì in volto, diventando terribilmente serio e serrò stretti
gli occhi: “Briony?” la chiamò non riuscendo a
vederla in volto.
Vedendola
agitata e tremante come un foglia, il vampiro si fece ancora più serio e si
avvicinò lentamente a lei, come se avesse paura di sfiorarla.
“Briony? Che è successo?” domandò confuso e incapace di
capire, sebbene una parte di lui temeva che lei si fosse comportata così a
causa sua. Elijah divenne ancora più scuro in volto e
decise di non sfiorarle la spalla, rimanendo immobile.
La
ragazza scosse la testa convulsamente, ripentendosi di essere una stupida e
cercò di non far salire le lacrime agli occhi per non rendere la situazione
ancora più pesante.
“No
niente.. è solo che…” la risposta le morì in
gola, incapace di continuare. Cosa doveva dire? La verità? Non ce la faceva,
sembrava che quella verità fosse una bestemmia che lei non riusciva ad
accettare.
“Solo?”
insistette lui alle sue spalle. Lei rimase muta, cercando di frenare il
tremolio della pelle.
“Briony?” la incalzò lui confuso, non sopportando il suo
silenzio.
Si
avvicinò a lei, assicurandosi di non spaventarla ulteriormente e le mise una
mano sulla guancia per farla voltare verso di lui.
"Parlami.
Per favore” mormorò Elijah con un tono di voce all'apparenza freddo e ordinario
ma per lei le sue parole erano, in tutto per tutto, un sostegno umano.
Briony deglutì rumorosamente, incrociando il suo
sguardo. Era ancora a petto nudo, i capelli gli ricadevano sulla fronte
rendendo la sua bellezza ancora più abbagliante.
Finalmente
riuscì a parlare:
“Scusami..
non so cosa mi sia preso..” sussurrò
debolmente, e abbassò lo sguardo non riuscendo ad
affrontare quello indagatore di Elijah. “La conversazione di prima mi ha un po’
scombussolata.. inoltre sono troppo sotto stress per via di mia sorella, di
mio padre… è soltanto stanchezza, niente di
più” rispose infine rivolgendogli un debole sorriso per rassicurarlo.
Elijah
strinse gli occhi per nulla convinto: “Sei sicura che sia solo questo..? Non
c’è nient’altro che devi dirmi?” insistesse lui facendosi serio.
Briony cercò di rispondere “no” in tono deciso, ma dal
modo in cui Elijah la stava studiando, come se volesse entrarle nella mente,
lei sussultò credendo che il vampiro non se la fosse affatto bevuta.
Nella
sua mente voleva tornare a stringersi a lui, sentire il contatto della sua
pelle contro la sua e dimenticare cosa fosse successo un attimo prima... Quando
però all’improvviso sentirono dei colpi alla porta, e Briony riconobbe
la voce infantile di Kol:
“Piccioncini,
smettetela di sfondare il letto! Elijah devi venire giù, Nik vuole parlarci subito per quella questione”
Briony arrossì violentemente per l’affermazione
iniziale, mentre Elijah si lasciò scappare un mormorio infastidito e infilò
subito la camicia. Prima di alzarsi, incrociò lo sguardo intimidito di Briony: “Ne riparleremo più tardi. Resta qui”
Lei
assentì con la testa seguendo Elijah con lo sguardo mentre usciva.
Per
un po’ Briony restò sul letto con la testa
che girava fino a farle male, ma dopo aver preso un bel respiro si diede una
sistemata ai vestiti un po’ sgualciti e uscì per andare a sentire sebbene
Elijah le avesse detto di restare lì.
Ovviamente
moriva dalla curiosità di sapere cos’era quella questione tanto urgente e in
fondo lei aveva diritto di saperlo. Scese lentamente le scale badando a non far
rumore e rimase a metà degli scalini perché da lì c’era un ampia visuale su ciò
che stava accadendo nel salone, sebbene riuscisse a vedere soltanto Gwendolyn seduta su un divano e Rebekah in piedi in un angolino.
La
ragazza restò immobile reggendosi sulla ringhiera e badando a non farsi vedere.
Le
voci erano ben distinte e la conversazione riguardava ovviamente l’incantesimo
di Esther e del fatto che li avesse irrimediabilmente
legati. Se moriva uno, morivano tutti.
“Dov’è
quel dannato di Finn?” ringhiò Klaus in tono
spregevole e rabbioso.
“Ho
provato a cercarlo ma è letteralmente scomparso insieme a nostra madre”
rispose Gwendolyn rammaricata.
“Oh,
quindi sei dalla nostra parte ora? Sei uscita da “Follilandia”?”
mormorò Kol in tono ironico, rivolgendole
un sorriso da furfante.
Gwendolyn gli tirò addosso un cuscino anche se rideva
sotto i baffi. In seguito Klaus spiegò ai suoi fratelli di un piano per
spezzare l’incantesimo di Esther ma prima
aveva bisogno del sangue di ognuno di loro.
“E
perché dovrei farti questo favore?” domandò Gwendolyn incalzante.
Klaus
le rivolse un’occhiata di fuoco: “Non ci arrivi? E’ per il contro incantesimo,
stupida!”
Gwendolyn rise divertita: “Stai morendo dalla paura vero?
Non deve essere facile avere una spada di Damocle sulla testa.. nostra madre ti
ha fatto proprio un bello scherzetto”
“L’ha
fatto a tutti noi” la corresse Rebekah.
“Smettetela
di litigare come dei ragazzini, non è proprio il momento” rispose Elijah
duramente facendo zittire tutti.
In
breve lui, Rebakh e Kol diedero il sangue che serviva per l’incantesimo
mentre Gwendolyn rimaneva seduta sul
divano, non accennando minimamente ad alzarsi.
“Allora?
Devo rimetterti dentro una bara come ho fatto 300 anni fa?” disse Klaus con
arroganza, avvicinandosi fulmineamente a lei.
Gwendolyn alzò il mento in segno di sfida:
“Non
ce ne sarà bisogno. Oggi sono in vena di buone azioni… Voglio
permettere a quella tua abominevole vita di continuare ancora per un po’.”
Rispose tagliente pungendosi il polso e dalla ferita fuoriuscì qualche goccia
di sangue.
Klaus
non diede peso alla sua risposta altrimenti si sarebbe scatenato un putiferio,
ma Rebekah dall’altro angolo della stanza
replicò:
“Potresti
collaborare senza farci sentire sempre le tue recriminazioni? Sappiamo
benissimo che odi ciò che siamo e non c’è bisogno che tu lo ripeta di continuo”
Gwendolyn allora alzò gli occhi al cielo e alzò le mani in
segno di resa: ”Ok. Mi sto zitta. D’altronde.… nel mondo esistono
creature più malvagie e spietate dei vampiri.…”
Dopo
aver detto l’ultima affermazione Gwendolyn si
voltò in direzione della scala, come se fosse sicura che Briony fosse lì nascosta ad origliare. Non appena
l’umana si accorse dello sguardo glaciale e inquietante dell’Originaria,
sussultò imbarazzata per essere stata scoperta, ma restò comunque immobile,
anche perché Gwendolyn distolse subito lo
sguardo da lei.
Sembrava
che quella frase fosse proprio rivolta a lei, ma Briony scacciò
subito quel pensiero perché era davvero folle e inverosimile.
Briony poi si accorse di come la vampira si portò una
mano sul collo come per accarezzare qualcosa, ma non riuscì a riconoscere cosa
fosse perché la voce di Elijah interruppe ogni sua azione.
“Ci
servirà comunque il sangue di Finn. Dobbiamo
trovarlo al più presto prima che qualcuno approfitti di questa
situazione.” Mormorò duramente.
Briony sapeva a cosa si riferiva… sicuramente
i Salvatore avrebbero inventato qualunque piano pur di farli fuori in un
colpo solo… e tra di loro ci sarebbe stata
anche Caroline pronta ad aiutarli.
Sorrise
amaramente dentro di sé, pensando che quella era la prima volta che si sarebbe
messa contro la sorella, e che avrebbero combattuto dai lati opposti.
“Finn sicuramente non accetterà mai di aiutarci. Non
sarà pericoloso?” Domandò Rebekah indecisa.
“Pericoloso?
Io sarò pericoloso, quando lo troverò” replicò Elijah con calma gelida che fece
raggelare Briony. Quella minaccia avrebbe fatto
scappare chiunque, persino Finn se avesse
sentito.
Gli
Originari finirono di discutere i dettagli e stavano per uscire dal salone,
così Briony scese in frutta e furia le
scale, e prese dall’attaccapanni il giubbotto pronta per uscire via di lì.
“Ciao Briony!” esclamò Rebekah con
voce squillante, facendo voltare gli altri fratelli che si girarono in
direzione dell’umana.
Elijah
fu sorpreso di vederla lì, visto che le aveva detto di rimanere in camera ma
comunque non disse niente.
“C-Ciao..”
rispose Briony avvampando dall’agitazione.
Non
riuscì a intravedere Gwendolyn, Klaus la fissò
indifferente, mentre Kol le lanciò uno
sguardo malizioso e le fece persino l’occhiolino, ovviamente senza farsi notare
da Elijah.
Briony distolse subito lo sguardo imbarazzata e non si
accorse nemmeno che Klaus le si era fatto vicino, intento a prendere il
giubbotto dall’attaccapanni.
“Salutami
la tua adorabile sorellina” le sussurrò lui all’orecchio, facendola sussultare
dalla sorpresa.
Lei
girò il viso e lo trafisse con uno sguardo pieno d’odio, e così fece anche
Elijah ma con un espressione più glaciale, che valeva più di qualsiasi parola o
minaccia.
Klaus
se ne andò con un sorrisetto, noncurante degli sguardi di gelo che il fratello
gli lanciava continuamente. Dopo Elijah fece per avvicinarsi a Briony, ma fu anticipato da Rebekah che
si affiancò alla ragazza:
“Non
ti dispiace se andiamo a bere un aperitivo al Grill vero? Qui in casa mi annoio
a morte e gli altri abitanti di Mystic Falls sono deprimenti e terribilmente fastidiosi”
mormorò con una punta di ironia nella voce e guardò Elijah con degli occhi
dolci da gatta per farlo smuovere.
Il
vampiro infatti rise lievemente: “Ti annoi? Sul serio? Pensavo che in questi
casi chiamassi Damon Salvatore, anche se sono sempre stato contrariato su
questo” rispose lui nelle vesti del fratello maggiore che ammonisce severamente
la sorellina minore.
Briony guardò sbigottita la vampira. Rebekah… con Damon?! Stentava a crederci. Anche perché
credeva che avesse più buon gusto.
“Quella
è acqua passata. Non devi farne un dramma, fratello” rispose Rebekah bonariamente. Elijah scosse la testa,
anche se un sorriso smorzava il suo viso severo.
Quando
però i suoi occhi guardarono Briony, il volto si
fece teso e stranamente serio. Come era successo prima… quando
studiava ogni suo movimento mentre lei tentava di giustificarsi per ciò che era
successo..
Briony trasalì rendendosi conto che forse Elijah aveva
intuito qualcosa, visto che non gli sfuggiva mai nulla.
Nonostante
questo il viso del vampiro tornò normale, non più duro o severo, e sviò lo
sguardo su quello della sorella:
“Tieni
gli occhi aperti però”
“Sì
sì.” rispose lei spazientita.
Elijah
poi si soffermò ancora sul viso di Briony, come
se fosse sul punto di dirle qualcosa ma se ne andò all’improvviso nell’oscurità
della casa.
La
ragazza si morse nervosa il labbro perché sentiva che quella situazione stava
per sfuggirle di mano, e non sapeva come fare per impedirlo.
Si
girò a guardare Rebekah e le chiese subito
esterrefatta: “Cos’è questa storia di te e… Damon?”
Ancora stentavi a crederci.
“E’
stata semplicemente una storia di una notte!” si giustificò la biondina,
incrociando le braccia al petto.
“Lasciamelo
dire ma i tuoi gusti in fatto di uomini sono alquanto discutibili” rispose lei
sarcastica. Damon poteva anche essere bello come un vip di Hollywood e avere
gli occhi color del mare, ma Briony non era
mai riuscita a farselo andare a genio. L’antipatia poi era
reciproca, soprattutto da quando lei gli aveva fatto saltare tutti i denti.
“Purtroppo
non posso replicare in questo caso visto che tu stai con Elijah. Anche se è mio
fratello, ho gli occhi per vedere” rispose la vampira maliziosa, facendosi una
risatina.
Briony arrossì di colpo e le diede una leggera spinta
sulla spalla per scherzare.
Rebekah rise divertita ma si fece ad un tratto seria:
“A proposito… la tua amica… Ylenia, giusto?”
“Sì,
si chiama Ylenia. Perché?” domandò Briony sorpresa per quella domanda.
“Kol mi ha detto che l’ha vista insieme a Klaus qualche
sera fa al bar. Sembravano in parecchia confidenza, come se si conoscessero
da secoli… erano piuttosto intimi, almeno a
giudicare dalle facce di Kol.”
Briony sgranò gli occhi completamente sconcertata e
allibita, ma cercò di trovare subito una spiegazione: “Sicuramente lui la stava
minacciando, è la cosa che sa fare meglio. E lei gli avrà risposto per le rime”
“Sarà… Kol mi ha detto
che all’inizio si comportavano come se stessero flirtando poi però la
discussione è diventata accesa.. sai com’è Klaus no? Comunque io pensavo di
avvertirti.. non si sa mai… a Mystic Falls succede di
tutto”
“Già…” rispose poi Briony con
voce flebile, mentre la testa girovagava su ciò che Rebekah le
aveva appena confidato. Le sembravano così inverosimili le sue affermazioni che
doveva pur esserci una spiegazione logica… Ovviamente Ylenia non aveva niente da spartire con Klaus.
Ovviamente.
Ma
inaspettatamente quella decisione non arrivò del tutto al suo cuore, come se
qualcosa la stesse avvertendo.
La
voce di Rebekah la riportò alla realtà:
“Vado sù a cambiarmi! Ci metto un minuto!”
esclamò salendo le scale.
Briony restò in totale silenzio nel salone,
stringendosi nelle spalle quando all’improvviso sentì una presenza inquietante
dietro le sue spalle.
Si
girò velocemente e incrociò con sua somma sorpresa il viso aggraziato di Gwendolyn, che le rivolse uno strano sorriso:
“Ciao”
disse solamente, sbattendo le ciglia.
“Ciao Gwendolyn.” Rispose Briony timorosamente,
cercando di apparire normale. La verità è che quella ragazza la inquietava
quanto Klaus e non riusciva a trovarsi a proprio agio stando da sola con lei
nella stessa stanza.
Ad
un tratto notò che portava al collo una collana con appeso un anello molto
bello.
“Tutto
bene?” domandò Gwendolyn gentilmente, come
se fossero amiche di vecchia data.
Briony alzò la testa e tornò a guardarla in viso.
“Si grazie… Sto per uscire con Rebekah.”
“Ahn”
Quella
conversazione più andava avanti più appariva strana, e sebbene Gwendolyn apparisse gentile le sembrava più
inquietante del solito.
All’improvviso
la vampira si avvicinò, sfiorandole quasi il giubbotto e così Briony temette che le stesse per fare un altro
commento sul suo odore strano, come aveva fatto alla festa, ma la domanda
di Gwendolyn risuonò alquanto improvvisa:
“Posso
sapere quando sei nata?”
Briony sgranò gli occhi sorpresa: “Come scusa?”
“Sì,
la data” rispose Gwendolyn come se fosse la
cosa più normale del mondo.
“Il
7 luglio…” disse Briony alzando
le spalle.
“Di
che anno?”
Briony le lanciò un’occhiataccia perché non capiva
questo suo improvviso interessamento per delle cose alquanto superflue.
“1986”
Rispose sbrigativa per levarsela di torno.
Gwendolyn sorrise soddisfatta e le rivolse l’ennesimo
inquietante sguardo: “Grazie Briony, ero
soltanto curiosa” rispose sorpassandola, ma all'improvviso si girò verso di lei
e disse:
"Sai
dovresti stare attenta... Col passare del tempo gli uomini della mia famiglia
cominciano a diventare cinici e senza scrupoli."
Voltò
il viso per interrompere la conversazione ma si girò un'altra volta:
"Nessuno
escluso."
A Briony non piacque la sua espressione fin troppo convinta
su ciò che aveva appena detto, e stava appunto per risponderle a tono ma Gwendolyn se ne andò senza dire più una parola.
Che
cosa voleva insinuare quell'arpia? Che Elijah non aveva cuore, che era crudele
e spietato quanto Klaus?
Doveva
conoscere così poco il fratello per pensare che dietro la facciata di vampiro
freddo e cinico non ci fosse nient'altro, e che avesse spento qualsiasi
briciolo di umanità.
Eppure
il peso e il rimpianto per essere ciò che era, rendevano Elijah più umano di
chiunque altro. Lui non era affatto come gli altri lo descrivevano.
Briony poi vagò per la casa con la testa in confusione,
quando vide Rebekah scendere velocemente le
scale, pronta per uscire. Le sorrise affabile e si incamminò verso la porta, ma
prima di uscire si girò per cercare l’altra Originaria. Ma era sparita.
-------*********-------
Ylenia stava camminando
lungo la piazza di Mystic Falls, noncurante degli
sguardi che le persone, soprattutto gli uomini, le lanciavano visto che
sembrava una modella appena fuoriuscita da un giornale: indossava un mini dress nero lungo sopra
le ginocchia con sopra un cappotto scuro.
Ma non faceva caso agli altri, era completamente assorta nei suoi pensieri
nel tentativo di rintracciare Finn con la magia,
sebbene senza alcun risultato visto che era svanito nel nulla senza lasciare
traccia. Sembrava che andasse
a sbattere contro un muro mentre cercava inutilmente di trovarlo, e allora Ylenia sospirò frustata
per non essere riuscita nel suo intento.
Anche se la dignità era stata strappata in mille pezzi a causa di Finn, Ylenia voleva a tutti i costi ritrovarlo per assicurarsi che
non facesse altre sciocchezze, tipo tentare il suicidio.
Era così assorta nei suoi pensieri che non si accorse di una presenza alle
sue spalle:
“Stai ancora cercando quel patetico di mio fratello? Non ti facevo così
masochista.”
Ylenia digrignò fra i
denti alzando gli occhi al cielo, perché intuì subito chi fosse.
Non appena si girò vide quella faccia da schiaffi di Klaus e lo trafisse
subito con lo sguardo.
Non gli diede nemmeno la soddisfazione di rispondere, che si mise infatti a
camminare velocemente per levarselo di torno, ma lui le fu subito dietro:
“La strada del martirio è lunga mia cara, ti conviene andare più veloce!”
la schernì col suo solito tono ironico. “E’ terribile
provare così tante emozioni ma non sapere come esprimerle! Per questo sei così
disperata da andare dietro a Finn!” Il suo tono di voce era un piagnucolio continuo,
usato apposta per prenderla in giro e per farle saltare i nervi soprattutto.
Ylenia si girò di scatto
con uno sguardo omicida: “Che vuoi ancora? Quello che ti dovevo dire te l’ho
già detto, quindi stammi alla larga”
Anche Klaus si fermò e questa volta non c’era traccia di alcuna ironia nei
suoi occhi:
“Non sono rimasto molto soddisfatto dalla nostra ultima chiacchierata
dunque ne dovrai sopportare un’altra... cos’è che non ti è chiaro quando ti
dico che dovresti mostrarmi un po’ più di gentilezza e che non devi metterti
contro di me?” mormorò gelido, alzando una mano in direzione del suo viso, ma
lei si scansò subito.
“Io non ti devo niente Klaus. Hai soltanto portato danni nella mia vita”
“Ah! E’ qui che ti sbagli! Se non ci fossi stato io, tu a quest’ora avresti
l’aspetto di un cadavere rinsecchito. Davvero uno spreco però...” mormorò
affascinante abbassando lo sguardo sul suo corpo.
Ylenia avvampò e si
strinse nel giubbotto:
“Dunque che vuoi? Parla chiaro e tondo per piacere”
Klaus alzò lo sguardo e tutta la sua malizia scomparve improvvisamente di
colpo. Dio, era davvero lunatico.
“Non l’hai capito l’altra sera? Il nostro accordo, Ylenia” sibilò lentamente con una nota di minaccia.
“Quale accordo?” chiese lei innocentemente sbattendo le palpebre.
Klaus allora ringhiò infastidito e l'afferrò violentemente per un braccio,
facendola sussultare:
“Sono stato anche fin troppo gentile con te, ti ho permesso di vivere e non
ti ho procurato rogne sebbene hai aiutato Stefan Salvatore e compagni. Ma ora sto perdendo la
pazienza.”
Ylenia ricambiò lo
sguardo con odio, ma non cercò comunque di scansarlo via perché sapeva che
quando Klaus si agitava più del dovuto diventava intrattabile.
La gente però aveva cominciato a guardare nella loro direzione, e così Ylenia cercò di levarselo di torno prima che qualcuno che
conosceva li vedesse.
“Lasciami andare. Non mi sembra il luogo adatto per le tue scenate” mormorò
freddamente guardandosi attorno.
Il viso di Klaus allora si ammorbidì in un sorriso sghembo, anche se non
allentò la presa:
“Preferisci allora che ti salti addosso in un luogo meno appartato?”
domandò suadente con un velo di malizia nella voce.
Ylenia lo trafisse con
lo sguardo mentre le guance diventarono più rosse del solito, ma ne approfittò
per scansarlo via da lei, facendolo indietreggiare.
“Le tue premure puoi riservarle alle ragazzine come Caroline Forbes ma io non ti vengo più dietro, Klaus. Non più.” disse
duramente dandogli le spalle e cominciando a camminare, mentre il viso del
vampiro si era raggelato quando lei aveva nominato Caroline. Forse perché la
ferita di essere stato ingannato era ancora aperta...
“Lo vedremo” sussurrò infine Klaus a bassa voce, prima di scomparire.
Ma qualcun altro stava assistendo alla scena. Briony era passata di lì per caso con la macchina, dopo aver
fatto una chiacchierata con Rebekah al Grill, e ciò che aveva visto l’aveva davvero
scossa. Forse quello che le avevano riferito non era poi così assurdo.. da come
si comportavano quei due sembravano conoscenti di vecchia data, se non peggio.
Parcheggiò in seconda fila senza pensarci due volte e scese subito dalla
macchina, dirigendosi verso Ylenia. La donna appena la
vide cercò di ricomporsi e si strinse nelle spalle, andandole incontro con un
sorriso.
All’inizio parlarono del più del meno, o meglio Ylenia parlò visto che Briony la ascoltava apatica, come se avesse la testa tra le
nuvole. Aveva sul viso un’espressione fredda ma l’amica sembrò non
accorgersene.
“Con Caroline hai risolto poi?” domandò Ylenia preoccupata.
“No.” Rispose seccamente.
“E’ tua sorella, Briony….”
“Sì, soltanto quando se lo ricorda lei.”
Ylenia rimase molto
colpita da quella freddezza, come se quella fosse una questione personale che la riguardasse da vicino. Quella risposta sembrava
essersi tramutata in un ennesimo colpo al suo cuore, che ormai era squarciato
da mille cicatrici inguaribili.
“Piuttosto… sei
riuscita a parlare con Finn?” chiese Briony, cambiando discorso.
“A parte quel giorno in cui tu mi hai mandata da lui a ricavare
informazioni.. no, non l’ho più visto e non mi ha più detto niente di
rilevante” rispose tesa.
“E’ l’unico Originario che conosci?” chiese Briony all'improvviso e Ylenia sussultò.
“In che senso?”
“Sì insomma, ho capito che tu e Finn avete condiviso un passato… ne hai conosciuti altri in precedenza oltre a lui?”
domandò Briony fingendosi solamente curiosa.
“No, Finn è l’unico con cui ho avuto a che fare” rispose la
strega velocemente.
Bugiarda.
Briony sentì il veleno
della delusione inaridirle la gola, ma fece finta di niente.
“Ora devo andare, scusa Briony” disse Ylenia accarezzandole
la spalla. La ragazza le sorrise ma quando la strega si incamminò lontano di
lì, il sorriso di Briony scomparve dal suo viso.
Fu facile seguire Ylenia, perché lei non aveva
il benché minimo sospetto che Briony avesse capito che le mentiva, inoltre la strega
sembrava così assorta nei suoi pensieri quel giorno da non accorgersi di nulla.
Mentre guidava, Briony si rese conto
che non sapeva niente dell’amica… né di dove abitasse, cosa faceva nel tempo che non
passavano insieme, se aveva una famiglia e pensò addirittura che Ylenia non fosse
realmente il suo vero nome.
Per la seconda volta quel giorno, Briony si diede della stupida per aver creduto così
ciecamente a una sconosciuta apparsa nel nulla nel buio della notte, senza
prima raccogliere informazioni.
Ma ogni volta che lei le chiedeva qualcosa sulla sua vita e sul suo passato, Ylenia innalzava un muro indistruttibile tra di loro,
impedendole di sbirciarvi, e evitava qualsiasi domanda rispondendo vagamente.
Era quasi impossibile sapere cosa pensasse realmente visto che era più
misteriosa di Elijah in un certo punto di vista, e così Briony si era arresa nello scavare più a fondo, aspettando
che lei si aprisse di sua spontanea volontà.
Ma ora non voleva più aspettare. Ormai i dubbi erano troppi e se non
avrebbe capito cosa nascondeva, la testa le sarebbe esplosa e non avrebbe più
potuto crederle come un tempo.
Ylenia parcheggiò nel
viale dell’unico motel di Mystic Falls che apparteneva
alla vecchia signora Flowers e Briony la seguì con la macchina cercando di non farsi notare.
La donna entrò nella sua camera, la numero 77 e vi entrò per poi uscirvi 15
minuti dopo.
Briony la guardò
rientrare in macchina e andarsene a tutto gas. Avrebbe potuto seguirla ancora
ma pensò che la corsa ormai era finita. Se poteva trovare qualcosa sul conto di Ylenia allora bisognava
partire innanzitutto dal suo alloggio, dalla sua casa. Tutti avevano degli
scheletri dell’armadio e magari avrebbe potuto trovare qualcosa, anche il
minimo indizio, che la aiutasse a capire chi fosse Ylenia realmente.
Fu facile entrare nella camera, visto che la vecchia signora Flowers era un po’ scema e rimbambita, infatti bastò farle
qualche moina dicendo che era un’amica di Ylenia e doveva prenderle una cosa che aveva dimenticato in
camera.
La vecchia signora, dato che la conosceva fin da bambina, si fidò e le
diede la copia delle chiavi così da entrare nella camera n. 77
Non appena aprì la porta, Briony notò subito un
ordine quasi perfetto come se non ci abitasse nessuno in quella stanza; ma le
bastò dare un’occhiata all’armadio per vedere i vestiti che Ylenia portava abitualmente
e le scarpe perennemente col tacco, sebbene i centimetri in più non le
servivano affatto.
Briony guardò
attentamente all’interno per vedere se c’erano i classici nascondigli segreti,
come nei film, ma sembrava tutto normale. Sotto il letto niente e nemmeno nel
comò.
Si diresse nell’unico scaffale della stanza aprendo tutti i comodini, ma
non trovò niente di strano, soltanto vestiti e vestiti e qualche orecchino.
Briony sospirò delusa,
picchiettando con la mano sulla superficie dello scaffale, credendo di aver
preso un granchio. In fondo cosa pensava di trovare? Un nascondiglio di qualche
setta satanica o un ripostiglio pieno zeppo di bazooka?
Si morse il labbro nervosa e riaprì di nuovo il primo cassetto dello
scaffale, questa volta con più violenza, tanto che questi si rovesciò per terra
con un tonfo. La ragazza imprecò infastidita e si abbassò per
raccogliere la biancheria intima, quando però qualcosa attirò la sua attenzione
e le fece sgranare gli occhi, temendo quasi che fuoriuscissero dalle pupille.
Per terra c’era una busta bianca molto grande, che doveva essere stata
situata nel doppio fondo del comodino, impedendo agli altri di vederlo ad
occhio nudo. Anche Briony aveva usato lo
stesso espediente per nascondere il suo diario quando era alle medie, ma in
quel momento non ci aveva proprio pensato.
Si alzò in piedi prendendo la busta tra le mani, ma da questa cadde
inavvertitamente qualcosa di piccolo e sottile per terra, visto che l’apertura
non era più chiusa bene.
Briony cercò di capire
cosa fosse quell’oggetto, ma quel che vide la paralizzò e ne fu talmente
sconcertata che quasi non riusciva a credere ai suoi occhi.
Era una foto. SUA.
Briony si raggelò di
colpo e prese la foto con mani tremanti, cercando di studiarla attentamente
sebbene la testa aveva cominciato a girare per la confusione, come una giostra
impazzita.
Quella foto ritraeva Briony ben prima che
conoscesse Ylenia, molto prima… Anche se l’inquadratura era lontana e un po’ sfuocata, Briony riconobbe se
stessa mentre passeggiava per Mystic Falls in compagnia di
John.
Perché?
Cosa aveva spinto Ylenia a scattare una
foto del genere, così in gran segreto? I pensieri di Briony cominciarono a
prendere un percorso tutto loro, cercando una spiegazione plausibile, ma le sue
mani reagirono prontamente frugando dentro la busta e le dita tastarono altre
foto. Foto, foto solo
fotografie.
Le mani di Briony erano piene zeppe
di immagini che ritraevano se stessa in atteggiamenti quotidiani: lei nel
giardino di casa sua, lei al Grill in compagnia di Caroline e Elena anche se la
foto era stata scattata al di fuori del locale… lei mentre passeggiava da sola nella piazza di Mystic Falls… addirittura ce ne era che la ritraeva in compagnia di
Elijah qualche ora prima della notte di Halloween.
Si fece prendere da un attacco di rabbia improvvisa e le sue mani così
scavarono più a fondo, intrecciando questa volta fogli di carta.
Li guardò attentamente buttando il resto della busta sul letto, ma ancora
una volta quel che vide la sconvolse. E per poco non le venne un colpo.
Era il suo certificato di nascita. Tutte le perizie dei medici, le analisi,
le dimissioni di sua madre dall’ospedale, il giorno e l’ora esatta del parto.
Tutto.
Briony guardò lo
specchio di fronte a lei e vi si rispecchiò.. quel che lesse nei suoi occhi accerchiati
da profonde occhiaie era: sorpresa, dubbio, rabbia, delusione.
Aveva sul viso un espressione affranta, ai limiti del delirante, con gli
occhi e la bocca spalancati.
Cercò di trovare delle risposte o delle semplici deduzioni a ciò che aveva
appena scoperto, ma le gambe cedettero e lei cadde con un tonfo morto sul
letto. Tutti i suoi pensieri si incontrarono in un unico punto: Perché?
Perché Ylenia l’aveva spiata
per mesi interi scattandole foto di nascosto, e facendo finta di averla vista
per la prima volta la notte in cui si erano incontrate nel giardino dei Lockwood?
Perché aveva il suo certificato di nascita? A
cosa le serviva?
Che cosa voleva in realtà?
Perché l’aveva ingannata tacendole quelle cose?
Per non parlare del suo rapporto con Klaus che le sembrava a dir poco sospetto…
Qualcos'altro però catturò la sua attenzione. In
mezzo a quel trambusto non ci aveva fatto caso anche perché le sembrava che gli
occhi vedessero doppio, ma sparpagliato sul letto c'era un ritratto.
Briony allora allungò il
braccio e lo studiò attentamente: erano due ragazze, una di questa era Ylenia anche se
sembrava più giovane ma comunque il viso era cambiato di poco.
L'altra ragazza invece non aveva idea di chi fosse: aveva i capelli chiari
forse biondi, ma non poteva dirlo con certezza perché il ritratto non era a
colori. Era più giovane di Ylenia e entrambe
portavano dei vestiti che potevano andar di moda nel 700.
Nonostante tutto sembrava un ritratto grazioso, infatti la ragazza più
giovane e più bassa cingeva il fianco di Ylenia con un braccio in avanti. Aveva un sorriso gioioso e
solare stampato in faccia, sebbene non lo stesse rivolgendo al pittore, ma in
un punto indefinito davanti a sé.
Ylenia invece teneva lo
sguardo basso ma il sorriso era aperto e gioioso come quello dell'altra
ragazza. Sotto i loro piedi c’era un giardino fiorito, pieno di rose.
Gli occhi di Briony si abbassarono
fino a leggere una didascalia sul lato destro del ritratto:
"Voi siete la rappresentazione di famiglia che avrei voluto avere io.
Klaus"
Tombola.
La frustrazione mista a rabbia le causò una risatina isterica: lei poi che
si era pure sentita in colpa nei suoi confronti visto che Ylenia l'aveva aiutata molto in quei mesi senza voler
ricevere nulla in cambio. Quando in realtà il suo aiuto non era affatto
disinteressato.
L’aveva usata… parandosi dietro
a una finta maschera di amicizia, facendosi beffa di lei e ingannandola nel
peggiori dei modi.
Se li immaginava, Klaus e Ylenia, che facevano
l'allegra famigliola felice divertendosi dietro alle sue spalle, e
architettando piani folli per far fuori lei e gli altri Originari.
Forse l'aveva mandata proprio lui a tenerla d'occhio come un miserabile
avvoltoio. Altro che amica di sua madre.
"Maledetta.." sussurrò fra i denti stringendo fra le mani il
ritratto, e maledicendo il giorno in cui si era fidata di Ylenia e le aveva offerto la sua amicizia.
Così come aveva detto con Caroline, il suo errore più grande era partire
col presupposto che le persone fossero sincere. E si era fatta fregare come una
stupida.
Ma come avrebbe potuto capirlo…? Mai avrebbe
pensato che Ylenia facesse il doppio gioco.. che fosse strana lo aveva
capito da un pezzo, ma arrivare a tanto...
Si prese la testa fra le mani cominciando a singhiozzare per la rabbia,
mentre sentiva gli occhi bruciare come se stessero prendendo fuoco.
Ma non aveva lo stimolo di guardarsi allo specchio, non desiderava fare
niente soltanto spaccare qualcosa per il torto appena subìto, e pensare al modo
per far svuotare tutto il sacco ad Ylenia e farsi spiegare il motivo di un simile voltafaccia.
Briony serrò poi le unghie nel
materasso con rabbia, piangendo lacrime di delusione, quando all'improvviso la
porta della stanza si aprì.
Ylenia impiegò parecchi
secondi per accorgersi del disordine, della presenza di Briony in camera sua, e
di come teneva fra le mani le foto con uno sguardo tradito.
La strega serrò le mascelle diventando di colpo gelida, mentre Briony si alzò dal letto fissandola con durezza.
"Non saresti mai dovuta entrare qui, Briony" rispose seccamente Ylenia con
un'espressione minacciosa sul volto. E chiuse la porta con forza.
Fine capitolo!
Perdonatemi se ho finito così il capitolo, tenendovi col fiato sospeso ma
avevo in mente di farlo così :-)
Ho unito i genitori più diabolici del telefilm, chissà che cosa ne verrà
fuori Ihih ihih
Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto e che non abbia deluso le
vostre aspettative! Ovviamente alcune cose non vi saranno chiare, visto che ho
scritto metà del capitolo quando avevo un bel febbrone da cavallo XD
Ringrazio tanto le persone che mi hanno fatto gli auguri per pasqua, siete
davvero troppo gentili J
E Ringrazio enormemente anche le persone che hanno messo la mia storia tra
le preferite, le ricordate e le seguite J Mi fa
piacere che la mi storia vi piaccia! (almeno spero :P)
Ah l’immagine l’ho fatta io con le mie manine eheh sono un’artista, avete visto? XD seeeee come no ahahah
Ps: Questa è Gwendolyn! Ma immaginatela con gli occhi blu-grigi
http://oi39.tinypic.com/o5qov9.jpg
Vi auguro una buona serata e un buon weekend J
Bacioni grandi. ^