Unione e riunione

“Che matrimonio stupendo” pensò Merry, nemmeno troppo stupito.

Dopotutto, quel matrimonio era il trionfo delle celebrità dell’intera Terra di Mezzo.

A celebrarlo era Re Elessar, accompagnato dalla sua fedele Arwen, ammirati da tutti, uomini, donne, bambini e vecchi.

Il padre della sposa era Samvise Gamgee, come si suol dire “un nome, una garanzia”, Sindaco della Contea.

Il padre dello sposo era Peregrino, “il Tuc”, il Conte.

Altri ospiti d’onore a rendere quel matrimonio un trionfo erano Faramir e Dama Èowyn, Meriadoc il Magnifico, Signore della Terra di Buck, e infine un Nano e un Elfo inseparabili, che altri non erano che Gimli e Legolas.

Appena la celebrazione finì, tutti si disposero in fila per portare i loro doni agli sposi, tutti compresi Aragorn e Arwen.

Appena Merry lasciò il suo regalo, si avviò per andar via, ma qualcuno lo trattenne.

- << Merry! >> - era Aragorn.

Merry provò ad inchinarsi, ma Aragorn lo fermò, e si chinò lui stesso per abbracciarlo.

- << Perché stavi andando via? >> - sussurrò.

- << Io… non sto bene >> - provò a sussurrare Merry, ma Aragorn lo bloccò.

- << Rimani con noi, Merry >> - lo supplicò - << questa è l’ultima volta in cui la Compagnia sarà tutta riunita >> -

Come ribattere ad una cosa del genere?

Intanto il padre dello sposo, come da tradizione, aveva preso la mano della sposa e la stava conducendo, con gli ospiti a seguire, al banchetto grandioso che li aspettava.

A uno dei tantissimi tavoli, tutti i vecchi amici si erano salutati.

Tutti tranne Merry e Pipino.

I loro amici lo avevano notato, ma nessuno aveva detto nulla.

Se non sapevano cosa dirsi loro, come potevano dire qualcosa gli altri, che non sapevano cos’era successo tra loro?

Finalmente lontano.

Finalmente solo.

Merry non aveva voluto ammetterlo, ma quel biglietto lo aveva fatto sperare.

“Non ci siamo mai salutati come si deve”.

Ma cosa sperava?

- << Ti piace la festa? >> -

Merry si girò di scatto.

Il cuore cominciò a battergli forte. Le mani gli sudarono. Le gambe gli divennero molli.

Era Pipino.

- << Degna della fama degli sposi >> - rispose Merry, fingendo una sicurezza ben lungi da lui.

- << Già… Ma che mi dici di te? >> - gli chiese Pipino avvicinandosi.

- << A me… Benissimo… A te? >> -

- << Uno schifo >> - rispose prontamente Pipino.

- << Come mai? >> -

- << Non fingere, Meriadoc il Magnifico, la vita è uno schifo da quando ci siamo lasciati >> -

- << Da quando MI HAI lasciato >> - rettificò Merry, pentendosi immediatamente.

- << Questo vuol dire che mi pensi ancora? >> - chiese Pipino gongolando.

- << Perché, tu no? >> - chiese Merry, smontandolo subito.

Pipino sospirò, proprio come quella sera a Crifosso.

Ma stavolta disse qualcosa di molto diverso.

- << E va bene. Volevo giocare e ho perso. Merry, ti penso ogni giorno, da quando quella maledetta giornata ti voltai le spalle. L’avevi previsto che sarei tornato da te. Ed eccomi qui >> -

- << E qualcosa ti dice che io ti avrei aspettato? >> - chiese Merry, felice ma indispettito.

Pipino non rispose, ma si avvicinò e afferrò Merry per i capelli.

Poi lo baciò.

Quant’è che stavano lontane le loro labbra?

Sarebbe potuto essere anche un secondo, con quanta facilità si riconobbero.

- << Decisamente più di qualcosa >> - disse Pipino, leccandosi le labbra.

- << A stanotte >> - disse poi, andando via.

Merry sorrise nell’oscurità.

Intanto, vide Pipino toccarsi le labbra, e lo sentì sussurrare:

- << Questo mi mancava >> -