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Autore: PattyOnTheRollercoaster    15/04/2012    2 recensioni
In fin dei conti, si diceva sempre Elizabeth, lei e Ciel si conoscevano da tanto tempo. Erano cresciuti assieme, le loro famiglie erano vicine, e lei era sempre stata destinata a diventare sua moglie. Vedeva la cosa con particolare positività: lei voleva molto bene a Ciel e l’idea di diventare un giorno la signora Phantomhive poteva solo riempirla di gioia. Non sussistevano proprio problemi di alcun tipo, almeno fino a che Elizabeth non conobbe quel ragazzo misterioso, bello e terribile come un demonio, che le fece considerare un nuovo modo di vedere le cose. [...]
La osservò e poi fece una smorfia. «Non dovrebbe privare agli uomini un tale piacere qual è baciare la sua pelle.» Così dicendo le tolse fulmineo il guanto e la ribaciò sulla pelle nuda del dorso della mano. «Piacere di conoscerla, il mio nome è Alois Trancy.»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alois Trancy, Ciel Phantomhive, Elizabeth Middleford
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Sabato 22 Marzo, nel pomeriggio
Un momento d’intimità





   Il mattino seguente, dopo una buona dormita e una colazione poderosa, Ciel vedeva la faccenda sotto tutta un’altra luce. Sì, era vero, lui non era stato molto carino con Lizzy. Ma lei aveva mai avuto modo di dubitare di Ciel? Perché non aveva potuto semplicemente dirgli “Ma certo Ciel”, o “Se lo vuoi, mio caro Ciel”, o meglio ancora “Esaudirò ogni tuo desiderio tesoro, dopotutto oggi sei così carino vestito così! Ti intoni con il mio vestito”. Sì, decisamente quello sarebbe stato proprio da Lizzy. Ciel sospirò e ascoltò distrattamente Sebastian che lo informava degli impegni della mattinata. «Padrone, mi state ascoltando?»
   Perché mentire? «No.»
   «Allora glielo ripeto da capo, e veda di fare attenzione. Alle-»
   «Sebastian, credi che dovrei andare da Lizzy a scusarmi con lei?» La domanda gli uscì spontanea, mentre si rigirava distrattamente una penna fra le dita con la guancia poggiata alla mano. Due secondi dopo il ragazzo s’irrigidì. Non poteva credere che quella domanda gli fosse sfuggita proprio con Sebastian! Poteva chiederlo a Tanaka, o a Meirin, e anche se dubitava fortemente dei consigli che questi avrebbero potuto dargli sarebbe sempre stato meglio che chiederlo a lui. Il suo viso si adombrò mentre il maggiordomo ridacchiava.
  «Considerando che Alois risiederà alla sua magione per qualche tempo credo sia il minimo, per tutelarci. Consideri il fatto che Elizabeth passerà molto più tempo con lui in questi giorni di quanti ne passerà con voi.»
   A Ciel si rizzarono i sottili peli sulla nuca. «Cosa?!»
   «Facendo un breve calcolo…», cominciò a Sebastian pensieroso senza abbandonare la sua postura ritta. «Sì, molto più tempo, per lo meno da quel che ho visto da quando io sono qui, non so in che rapporti foste da bambini ma ora non vi vedete spesso», e così dicendo sorrise beffardo.
  Il ragazzo incrociò le braccia al petto, scocciato, e accavallò una gamba ruotando la poltrona e sottraendosi così alla vista di Sebastian. Fece un verso di fastidio, poi decretò a malincuore: «Dopo i miei impegni andiamo a casa di Lizzy, dì a Finny di avvisare la zia Frances.»
   «Sì, mio signore.»
   Quel giorno in particolare parve lunghissimo, tanto che Ciel stava per pentirsi di aver inviato la lettera a zia Frances, ma non c’era più nulla da fare, ormai aveva preso l’ennesimo impegno per quel giorno, e tirarsi indietro sarebbe stato scortese. Anche se ormai aveva quasi diciotto anni, la zia non gli avrebbe risparmiato una tirata d’orecchi per non aver adempiuto ai suoi doveri. Prima che potesse liberarsi di tutti i suoi impegni si fecero due del pomeriggio, e per cena lo aspettava un aristocratico che desiderava comprare molti dei prodotti per la Funtom Company per il suo primogenito in arrivo. Era un nobile, così Ciel si era ritrovato costretto a invitarlo a cena per onorare quella grande spesa a beneficio della sua compagnia. Erano già le tre del pomeriggio quando Ciel fu sulla sua carrozza, accompagnato da Sebastian, che andava a tutta velocità verso la magione Middleford.
   Dlin dlon.
   La porta si aprì senza gracchiare. «Buongiorno signor Phantomhive. Gradisce darmi il soprabito?» Un cameriere prese le vesti del conte e fece entrare lui e Sebastian nell’ormai conosciuta villa. «Abbiamo ricevuto la sua missiva, ma purtroppo il signore e la signora Middleford sono partiti questa mattina per impegni improrogabili. Hanno comunque pensato che la signorina Elizabeth sarebbe stata felice di incontrarvi.»
   Ciel non si premurò di dire che probabilmente Elizabeth sarebbe stata felice solo se avesse potuto infilzarlo con il fioretto, cosa nemmeno troppo improbabile considerando la sua bravura in quello sport. Il servitore li scortò fino ad un’ampia sala sul retro della casa dove era stato allestito da zia Frances un campo d’allenamento per poter tirare di scherma ogni volta che voleva. «Elizabeth sa che sono qui?», domandò Ciel riconoscendo la porta verso la quale il cameriere li stava conducendo. Gli sembrava strano che Lizzy, che non amava farsi vedere da lui in atteggiamenti tanto “maschili”, stesse tirando di scherma al suo arrivo.
   «L’abbiamo avvisata, ma probabilmente ha perso la nozione del tempo. E’ da dopo pranzo che si allena senza interruzioni.» Con un sorrisetto enigmatico l’uomo aprì la porta e si scostò per farli passare.
   Ciel non amava la scherma. In realtà non amava nulla che implicasse troppo l’utilizzo di braccia e gambe, e anche se spesso gli dicevano che la scherma era un’ottima tecnica di difesa, pensava sempre che fosse stroppo faticosa, e che era per quel motivo che avevano inventato le pistole e i fucili e che le persone come Lau importavano polvere da sparo dalla Cina. Tuttavia vedere Elizabeth mentre tirava di scherma (senza nessun mostro mezzo morto a minacciarla) fu una piacevole sorpresa. Il suo corpo si muoveva con scatti improvvisi ma non perdeva la sua eleganza, le movenze accuratamente studiate parvero a Ciel una danza sensuale se praticate dal corpo della sua Lizzy. La tuta le fasciava le gambe di modo che Ciel potesse vedere come fossero le belle cosce della sua fidanzata, e doveva ammettere che erano ancor più belle che nei suoi sogni più sfrenati. Nel complesso, si pentì amaramente di non aver mai assistito a nessuno degli incontri a cui aveva partecipato.
  Lizzy non portava nessuna protezione al capo, e questo fece un po’ innervosire Ciel nel momento in cui il suo avversario, chiaramente un uomo anche se aveva il volto coperto del tutto, la mise all’angolo con abili mosse mirate alla testa. Dopo qualche attimo di esitazione, tuttavia, Elizabeth, lo sguardo deciso e la mano abile, si lanciò in avanti e cominciò ad avanzare con veloci movimenti controllati e secchi della gambe, brandendo il fioretto con la stessa furia con cui Bard brandiva un candelotto di dinamite. In pochi minuti la situazione fu ribaltata, e la vincitrice risultò Lizzy.
  Ciel batté le mani forte, appoggiato allo stipite della porta in una maniera che sperava fosse per lo meno intrigante, e sorrideva leggermente guardando Elizabeth voltarsi stupefatta verso di lui. Il suo sorriso si sciolse quando l’avversario della ragazza tolse il casco e si rivelò essere Alois Trancy. Le sue mani si bloccarono a mezz’aria e gli occhi indugiarono sulla figura di Alois, che lo guadava con ironia.
   «Ciel…»
  Il ragazzo si riscosse. «Lizzy, hai perso la nozione del tempo? Ho mandato una lettera per avvisare del mio arrivo oggi pomeriggio.» La ragazza, presa alla sprovvista, stava per rispondere con un sorriso, ma la rabbia del giorno prima non era ancora scemata del tutto e invece di stirare le labbra le strinse e rivolse un’occhiata di scuse ad Alois, per poi incamminarsi verso Ciel. Infastidito da quella nuova intimità, il ragazzo corrugò le sopracciglia.
   «Ciel, sai bene che non mi piace quando mi guardi combattere», disse subito Lizzy senza perdere tempo.
   «Ma… ma sei tu… io ho avvisato!», protestò il ragazzo.
   «Se sapevi che ero qui, potevi mandare qualcuno a chiamarmi, mi sarei vestita in maniera più consona in un minuto.»
   «Ma a me non dispiace vedere quando ti batti.»
   «Ma dispiace a me», sibilò rabbiosa Lizzy.
  Ciel si rabbuiò. «Però lui può guardarti benissimo, a quanto pare. Non sono passate nemmeno ventiquattr’ore e siete già grandi amici, non è così?», domandò amaramente.
   Elizabeth lo osservava con occhi allucinati, ma poi, contro ogni sua volontà di tenere il broncio ancora per qualche tempo, le sfuggì un flebile sorriso. «Ciel! Per caso sei geloso?»
   Il ragazzo spalancò gli occhi. «Che cosa? Be’…», parve in difficoltà, «be’ sì, se proprio ci tieni a saperlo. Ma è solo perché tu me ne dai motivo!» Se Elizabeth aveva pensato che forse quello era l’inizio di un divertente discorso che avrebbe portato alla pace, si ricredette in quell’istante. «Il fatto che ancora non siamo sposati non conta nulla, tu sei la mia fidanzata», cominciò Ciel rabbioso, nella mente la figura di Alois Trancy che aleggiava attorno alla sua fidanzata con la sua figura alta e parole ammaliatrici sulle labbra. «Parlare con altri uomini ti rende solo una… solo…»
   Lizzy era stanca di piangere, di piangere per colpa di Ciel. Così l’unica cosa che fece fu arrabbiarsi di nuovo. «Solo? Solo che cosa?» Ciel capì di aver parlato ancora una volta senza pensare. «Dillo, Ciel. Finisci la tua frase.»
  Prima che nessuno dei due potesse parlare ancora una mano bianca si frappose tra di loro per porgere un asciugamano a Lizzy. «Succede qualcosa qui?» Alois Trancy, in tutto l’eroico splendore che poteva avere un uomo che aveva appena combattuto, aveva l’espressione più beata del mondo. Lizzy gli sorrise e prese l’asciugamano mormorando un grazie. «Vi confesso, conte Phantomhive, che non mi spettavo che la mia piccola Lizzy fosse tanto abile a maneggiare una spada. Invece questa damigella ha più carattere di quanto possa sembrare ad un’occhiata sfuggente.»
   Eh già, pensò Ciel. Poi si riscosse. “La mia piccola Lizzy?” Come osava quel fastidiosissimo microbo chiamare la sua Lizzy in quel modo tanto intimo? Lui la conosceva fin da bambini, lui era stato il suo compagno di giochi, e lui era stato anche il suo primo amore. O no? Ciel irrigidì la mascella, ma non disse nulla.
   «Comunque, siete sparito ieri sera conte. Non sono nemmeno riuscito a chiedervi come mai tu e Lizzy vi conoscete.»
  Fu la ragazza a rispondere, con la voce più fredda che Ciel le avesse mai sentito sulle labbra. «Il conte Phantomhive è un mio conoscente.»
   Un conoscente?
   Un conoscente.
   Ciel Phantomhive era stato declassato a un conoscente!
   Il ragazzo ascoltò quelle parole con la sensazione che un freddo gelido gli salisse lungo le gambe per appropriarsi delle sue viscere, che congelate in quel modo dolevano in maniera irrazionale. Non ebbe tempo di capacitarsi delle parole di Elizabeth, perché Alois decise di rigirare il coltello nella piaga: «Oh, un semplice conoscente. Da come vi parlate ieri ero certo che foste grandi amici, ma devo ammettere di essere sollevato conte».
   «E come mai?», chiese rigidamente Ciel.
   «In questo modo, potrei rivendicare Lizzy tutta per me un giorno, senza nessun’altro rivale, non trova?»
  Elizabeth alzò gli occhi su Alois, poi li spostò terrorizzata su Ciel, il quale però, incredibilmente rideva. «Se fossi in voi non sarei tanto soddisfatto, conte Trancy. Senza rivali non c’è gusto, e inoltre alle fanciulle piace essere contese, non è così Lizzy?» Uscì dalla sala e scambiò due parole con Paula, che era comparsa in quel momento sull’uscio, dopodiché scomparve dalla vista.

  «Complimenti padrone, non credevo che avreste mostrato tanto sangue freddo di fronte ad Elizabeth, e soprattutto di fronte ad Alois.»
   Ciel fece un verso di stizza. «Non prendermi in giro! E’ la prima cosa che mi è venuta in mente da dire.» Il ragazzo sbuffò e si portò una mano alla fronte. «Dio, che situazione ridicola.» Ciel e Sebastian si trovavano seduti ad un tavolo in attesa che Elizabeth e Alois scendessero per prendere il tè con il ragazzo.
  «Infatti», soffiò il maggiordomo. «Credevo che fosse venuto qui per porgere a Lizzy le sue scuse. Devo dire che ha fallito miseramente.»
   Il ragazzo lo guardò annoiato. «Sebastian, è un ordine: sta’ zitto.»
   Per prenderlo in giro, il maggiordomo s’inchinò e mimò con le labbra “Sì, mio padrone”, senza tuttavia emettere un suono.
  In quel momento una figura aprì la porta ed entrò. Ciel si sporse dalla sedia in un gesto automatico, per far sedere Lizzy al suo fianco, ma quando fu in piedi si ritrovò a pochi centimetri da Claude Faustus. L’uomo alto e longilineo lo fissava dall’alto e il suo sguardo gelava le ossa. Almeno Sebastian si sforzava di sorridere, e anche se molte volte lo faceva a sproposito e solo per irritare Ciel, in quel modo sembrava un po’ più… umano.
   «Claude», salutò con la stessa tagliente freddezza Ciel tornando a sedersi.
   Il maggiordomo gettò un’occhiata ilare a Sebastian, poi disse: «Che piacere rivederla, mio padrone». Sebastian fremette di rabbia – come poteva, Claude, insinuare che Ciel fosse suo? – ma non potendo dire una parola si limitò a lanciargli una terribile occhiata di disgusto.
   «Come mai il tuo padrone è qui, Claude?»
   L’attenzione del demone si rivolse di nuovo a Ciel. «Motivi alquanto sciocchi, a mio parere. E’ sua ferrea convinzione che venendo qui riuscirà ad attirare l’attenzione mia, e forse anche di Sebastian.»
   Ciel ghignò. «E come crede di fare?»
   «Mi è severamente proibito dirvelo conte, ma potreste sempre scoprirlo con i vostri mezzi.»
   Il ragazzo non riusciva a capire, e stava per chiedere altro quando un delicato tocco sulla spalla lo fece voltare. Sebastian, serio, si trovava dietro di lui. «Ah! Puoi parlare, maledizione», sbottò Ciel.
   «Grazie padrone.» Sebastian guardò Claude, malevolo, poi si rivolse al ragazzo. «Desidera che indaghi?»
   «No… Ci devo pensare un attimo. Tu piuttosto, non dovresti essere con Alois in questo momento?»
   Claude piegò la testa di lato. «Credo che il padrone volesse un poco di intimità, data la situazione delicata con lady Elizabeth. Mi ha chiesto di lasciarli soli.»
   Gli occhi di Ciel mandarono fiamme. «Situazione delicata?»
   «Nemmeno su questo posso dirle molto signore, a meno che non lo ordinate sotto contratto… con me.»
   «Mi credi così sciocco, maggiordomo?»
   «Certo che no signore, ma credevo che per tutelare lady Elizabeth, per tenerla con sé, avreste fatto di tutto. I demoni approfittano di questa debolezza umana.»

   «Io ho stipulato il mio contratto con Sebastian, e posso chiedergli ciò che voglio.» Ciel ghignò. «Non mi serve un’altra seccatura.»
  Sebastian rivolse al padrone uno sguardo tagliente. «Seccatura?» Ciel agitò la mano come a dirgli di non dare fastidio. Il maggiordomo si avvicinò al suo orecchio. «Se permette, questa seccatura vorrebbe concentrare l’attenzione del padroncino su un particolare: perché mai Alois Trancy e lady Elizabeth avrebbero bisogno di un momento di intimità?»
   Ciel spalancò gli occhi, si alzò dalla sedia e corse via dalla stanza, diretto da Elizabeth, con gli occhi di Sebastian e il suo sorriso divertito puntati sulla schiena. Ciel correva a perdifiato per arrivare nella camera di Lizzy, a interrompere qualsiasi cosa ci fosse da interrompere fra lei e Alois. A metà corridoio incontrò Paula, che vedendolo cominciò a dire: «Signorino Ciel, miss Elizabeth è con il conte Trancy, credo che sia una faccenda privata!», non fece in tempo a terminare la frase che Ciel l’aveva già sorpassata. Si fermò di colpo nel ritrovarsi di fronte alla stanza di Lizzy, che aveva la porta socchiusa. Le voci di Alois e della ragazza si sentivano bene dal corridoio, e Ciel rimase piacevolmente stupito dal sentire la loro conversazione:
   «C’è qualcosa su cui non sono stata sincera, conte Alois.» La voce di Lizzy parve appena più incrinata nel dire: «Non è vero che Ciel Phantomhive è mio conoscente, lui è un mio amico di infanzia, ci conosciamo fin da bambini, e… ed è il mio promesso sposo. Con molte probabilità la cerimonia avrà luogo all’inizio dell’anno prossimo.» Ciel sorrise soddisfatto. Sapeva che Elizabeth gli sarebbe stata fedele fino alla fine.
   «Capisco.» La voce di Alois Trancy era bassa e vibrante, tuttavia non pareva essere turbato. «Be’, mia lady, capisco il vostro tormento, ma lasciate che vi dica una cosa. Se si trattasse di decidere chi, fra me e il conte Phantomhive, è il più facoltoso, saremmo alla pari. Se si trattasse di convincere i vostri genitori, saremmo alla pari anche in quello, perché entrambi li conosciamo. Quindi in questo caso la scelta spetta a voi miss Elizabeth.» Da dietro la porta Ciel corrugò le sopracciglia: era chiaro che si era perso una parte fondamentale di quella conversazione.
   «La scelta?»
  Ciel udì Alois ridacchiare. «Avete ragione, non vi ho neanche fatto la domanda.» Dopo qualche attimo Alois si schiarì la voce: «Lady Elizabeth Middleford, chiedo umilmente la vostra mano.»
   «Che cosa?!» Ciel non poté trattenersi nell’udire quelle parole, e si disse che era stato uno sciocco a non interromperli prima. Sembrava che andasse tutto bene, che Lizzy stesse gridando ancora una volta ai quattro venti quanto lo amasse, e invece Alois le aveva fatto quell’assurda proposta.
   «Ciel!» Lizzy fece per allontanarsi da Alois, inginocchiato a terra, ma il ragazzo fece leva su di lei per alzarsi, la trasse al suo petto e le poggiò una mano su un fianco, sorridendo malevolo.
  «Conte Phantomhive, non posso credere che lei stesse origliando, è scortese. Io e miss Middleford stavamo parlando di cose importanti, che non la riguardano.»
   «Mi spiace Alois, ma credo che tutto ciò che riguardi la mia sposa riguardi anche me», sibilò Ciel con le sopracciglia aggrottate.
  «Se lei fosse la tua sposa. Tuttavia, alla luce della… come dire?, discrepanza, delle vostre opinioni, credo che Lizzy potrebbe considerare l’opportunità di scegliere un marito diverso. Qualcuno che la consideri speciale e non una qualunque, qualcuno che la consideri una donna e non una ragazzina capricciosa.» Alois ghignò. «Non ti soffermi mai a pensare alle conseguenze delle tue azioni sugli altri, vero Ciel?» Così dicendo si chinò su Lizzy, le accarezzò una guancia con il dorso della mano, poi le lasciò un piccolo bacio sulla tempia.
   Ciel arrossì di rabbia, ma c’era un modo per sistemare tutto una volta per tutte. «Lizzy, rispondigli. Digli che cosa ne pensi.»
   Elizabeth ragionava furiosamente, e la confusione che c’era nella sua testa non l’aiutava di certo. Conosceva Ciel da sempre, ed era ancora innamorata di lui, ma che senso poteva avere stare con un uomo che non la ricambiava? In quel momento Ciel stava dimostrando di volerla, ma solo in funzione del fatto di vedersela portare via. Se la voleva davvero avrebbe dovuto volerla sempre, non solamente quando qualcun altro dimostrava interesse per lei. Dall’altro lato c’era Alois Trancy, che non conosceva affatto ma che si era dimostrato subito gentile, premuroso nei suoi confronti, e anche interessato a lei tanto da chiederle di sposarlo. Non poteva essere una questione economica, lui possedeva molti soldi e c’erano ragazze che avevano una dote ancor più alta della sua, ragionò Lizzy. Quindi doveva supporre che quello del conte Trancy fosse un sentimento reale? Come poteva essere, dopo così poco tempo? Ma, in fondo, doveva già considerarsi fortunata, conosceva alcune ragazze il cui matrimonio era stato combinato solo per maritarle il più presto possibile, o per scopi economici.
   La voce di Ciel s’incrinò quando la richiamò alla realtà. «Lizzy?» Perché ci metti così tanto?
  La ragazza alzò gli occhi e si scostò da Alois, sistemandosi delle pieghe sul vestito. «Non potete certo chiedermi una cosa del genere conte Trancy», cominciò con voce sicura. Ciel fece un sorrisino, mentre Alois sembrava sbigottito; non si aspettava quella risposta. «Non posso decidere senza pensarci. Vi darò la risposta prima della vostra partenza.»
   Alois sorrise e imbastì uno sguardo adorante per Lizzy. «Dovrete affrettarvi allora, ho in programma di partire domani sera dopo cena. Mi piacerebbe molto tornare alla mia magione e annunciare di aver trovato una meravigliosa sposa.» Il ragazzo uscì dalla stanza, non senza fare un cenno di saluto a un immobile Ciel che lo ignorò.
   L’occhio del ragazzo libero dalla benda fissava Elizabeth, in viso un’espressione ferita e allarmata. Non appena si rese conto che Alois era uscito si chiuse con violenza la porta alle spalle, raggiunse Lizzy a grandi falcate e le strinse le braccia, il naso a pochi centimetri da quello della ragazza, mentre il suo viso si era trasformato da ferito ad una maschera di rabbia. «Che cosa ti prende, si può sapere?! Perché hai detto quelle cose?»
   La ragazza cercò di divincolarsi, ma la presa di Ciel era troppo forte.
  «E’ questo che sono per te? Solo uno stupido buon partito?! Che va bene prendere in considerazione fino a che non arriva qualcuno di meglio?! Credevo che io e te fossimo amici, che ci fosse qualcosa di vero fra noi. Sei una stupida!»
   Le urla del ragazzo fendevano l’aria come coltelli taglienti, coltelli che si conficcavano nella carne e nel cuore di Lizzy, fino a che la ragazza non poté più trattenere le lacrime. Con uno strattone deciso Elizabeth si liberò dalla stretta di Ciel e, altrettanto fulminea, la sua mano si mosse contro la guancia del ragazzo. Lo schiaffo risuonò forte nell’aria, e fece battere i cuori furiosamente.
  «Non ti rendi nemmeno conto di quello che dici», sibilò Elizabeth con tono rabbioso, le parole che defluivano una dopo l’altra come se una diga in fondo alla gola le si fosse rotta, rivelando quel fiume di parole e pensieri rivolti a Ciel che tratteneva da molto. «Tu credi che io voglia un amico?» La sua voce risuonò talmente gelida che Ciel si fermò a guardarla orripilato, una mano premuta sulla guancia. Quella non era la sua Lizzy. «Quale donna vorrebbe un amico come compagno per la vita? So bene che mi dovrò sposare presto, ho già diciotto anni ed è l’età giusta. Ho sempre pensato che avrei sposato te, e mi stava bene, anche se vedevo che tu non provavi i miei stessi sentimenti.
   «Tu credi che io sia solo una ragazzina viziata, superficiale, e non proverai mai nulla per me oltre l’amicizia.» Gli occhi di Elizabeth, già umidi, cominciarono a lacrimare senza ritegno. «Anche la sola idea di avere un figlio con me ti disgusta!»
   Ciel spalancò gli occhi. «Non è vero, io…!»
 «Invece… Alois… durante le poche ore in cui l’ho conosciuto è stato capace di interessarsi alle cose che mi piacciono, di considerarmi come una donna. Persino di consolarmi! E’ vero, lo conosco troppo poco per essere legata a lui, ma è il primo, per quel che mi riguarda, ad avermi fatta sentire speciale, ad avermi fatto un favore per vedermi felice e non solo per rimediare ad un errore. E’ il primo che mi desidera. Tu non hai mai fatto nulla di tutto questo in una vita intera.» Le ultime parole furono sputate con amarezza, e in quel momento, per la prima volta, Ciel vide gli occhi di Elizabeth Middleford come quelli di una giovane donna, e non più come quelli della ragazzina che era stata.
   Ciel, ancora stupefatto, riordinò in fretta le idee e stava per rispondere per le rime, quando qualcuno bussò. Paula entrò chiedendo permesso e osservò preoccupata i due giovani. «Scusate, il tè è pronto, sarebbe meglio che scendeste.»
  Elizabeth si asciugò le lacrime con un fazzoletto e fece un respiro profondo, avviandosi. Ciel la seguì a ruota fuori dalla stanza, dove anche Sebastian li attendeva con espressione vagamente curiosa, e faceva scattare gli occhi dall’uno all’altro.
   «Il tavolo è apparecchiato per tre persone», cominciò Paula avviandosi in fretta.
  «Non ce n’è bisogno.» Lizzy camminava a lunghi passi dietro di lei, davanti a Ciel e Sebastian. «Il conte Phantomhive stava per andare via.» Paula guardò la sua padrona, incerta, ma non poté fare altro che annuire e correre giù.
   Ciel, nell’udire quella frase, si piantò di fronte a Elizabeth e le prese le mani con sguardo supplicante. «Non fare così Lizzy, tu non sai che…», la ragazza tolse bruscamente le mani dalle sue e scomparve nel corridoio, con Ciel che la guardava andare via, impotente, «… io ti desidero.»
   Una mano si posò leggera sulla spalla di Ciel. Sebastian si abbassò un poco fino a raggiungere il suo viso e disse sorridendo: «Se la può far stare meglio, io lo so bene. Le sue reazioni di fronte alla signorina Elizabeth sono davvero curiose.»
   Ciel arrossì violentemente e scacciò la mano di Sebastian dalla sua spalla. «Ti piace così tanto mettermi in imbarazzo?!»
   «In effetti sì, molto.»




















Buonsalve a tutti!
Allora, ecco il terzo capitolo! Hm, non so bene che dire, non c'è molto da dire, tranne che dovrete aspettare ancora un po' prima di scoprire che cosa ha scelto Lizzy. Il prossimo capitolo è abbastanza divertente... o almeno, spero che sia tale! xD Io ci ho provato, vedrete la prossima settima. Intanto per avere un'anticipazione del prossimo capitolo cliccate qui.
Be', non c'è altro da dire. Buona Domenica a tutti =)
Patrizia
   
 
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