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Autore: CaTCheshirE    15/04/2012    5 recensioni
Un giovanissimo, affascinantissimo, bellissimo, coraggiosissimo, audacissimo, fighissimo Capitano.
Una bellissima, innocente ed inesperta fanciulla.
Una ciurma di manigoldi con seri problemi mentali.
Tutto questo sullo sfondo di una barriera corallina intatta, su una nave meravigliosa, e come antipasto una zuppa marcia di patate.
ALL' ARREMBAGGIO, MIEI PRODI!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è probabilmente l' unica storia decente che ho scritto fino ad ora. Per cui, se avete tempo da perdere per la povera sottoscritta, datemi qualche consiglio per migliorarmi, non mi offendo anche se mi dite che devo darmi all' ippica :) Grazie in anticipo per la lettura!


Venti anni prima - Ai confini delle mappe

«Questi mari sono infestati! Si dice che vi vivano delle…creature.»
«Andiamo, vecchio John! Non starai ancora parlando di quelle dannatissime sirene! Tranquillo, tu sei talmente brutto che nessuna sirena potrebbe mai guardarti!»
«Piuttosto potrebbero trovare interessante il piccolo Seth. La carne dei bambini è più tenera.» ci furono delle risate sguaiate, mentre Seth, un bambino di quattro anni, si restringeva ancora di più, per nascondersi sotto il pastrano del padre.
«Vedetela così, ciurma.» disse il Capitano Nero, stringendo il braccio intorno al figlio. «Le sirene cercano una cosa sola. E sono la carne da mangiare, e gli uomini per divertirsi. Non penso che un bambino possa fare al caso loro. Inoltre loro lo sentono.» tirò su con il naso «Sentono a fiuto quali sono gli uomini più stupidi che cadono più semplicemente nella loro trappola.»
«Quindi il vecchio John è perfetto.» Risero tutti.
Ma quella notte c’era davvero qualcosa di strano nel mare. Tutti lo sentivano. Si erano allontanati troppo dalle terre abitate, quelli erano mari solcati da mostri e navi di morti, non era un posto per loro. In cielo non brillava nemmeno una stella, e l’ unica luce erano le torce tremanti sul ponte della nave. Un brivido attraversò Seth, e non era l’ aria fredda.
«Capitano» mormorò un uomo.
«E adesso che vuoi?!»
«Ci sono…pesci strani in queste acque.»
Il capitano si alzò, facendo crollare per terra Seth. Questo si stropicciò gli occhi, e andò a guardare oltre il parapetto, opposto rispetto al padre.
«Papà…» mormorò.
«Ma che cavolo dici, marinaio, qui non ci sono pesci! Quella è acqua!»
«Papà…»
«Vedi di non farmi fare queste fatiche per nulla! Ho dovuto staccarmi dalla panca per venire fino a qui! Il prossimo che dice di vedere le sirene, lo butto in mare, così può pure incontrarle, conoscerle, e prendere il tè con loro.»
«Papà, sono da questa parte!!»
Sotto la nave, che nuotavano a pelo d’ acqua, c’erano quattro lunghe e affusolate forme. Sembravano squali, se non avessero avuto un viso tanto bello. Nuotavano a pelo d’ acqua, scivolando lungo la fiancata della nave come se la stessero accarezzando con le pinne.
Ci fu un buco nel tempo. Tutto si fermò, immobile e silenzioso, tranne il sottile a acquoso suono delle onde in movimento. Nessuno osava respirare, come se anche il più piccolo suono potesse spezzare l’ incantesimo che li teneva in vita.
«Buttate giù la scialuppa!» urlò all’ improvviso il Capitano Nero, facendo sussultare e urlare tutti. Il moto delle sirene intorno alla nave si fece più veloce e nervoso, come se avessero sentito anche loro. Adesso alcune mettevano le teste fuori, e osservavano i pirati appollaiati sul parapetto, e diventavano sempre più audaci nei loro avvicinamenti, e nei loro sguardi.
«Capitano, non possiamo fare una cosa del genere!» urlò il vecchio John, andando in panico. «Ci divoreranno se lasciamo la nostra nave!»
«Siamo arrivati sin qui, e stiamo assistendo ad uno spettacolo incredibile! Non ho intenzione di perdermelo perché voi signorine credete a qualche vecchia storiella!» detto questo slegò la scialuppa, che cadde in acqua con un tonfo sordo. Le sirene si allontanarono dalla piccola imbarcazione, spaventate.
«Non sembrano cattive.» disse Seth. «Papà, posso venire con te?»
Il Capitano Nero parve esitare. Nonostante tutto, era un rischio, perché nessuno conosceva il comportamento di un branco di sirene. Poi decise «Vieni anche tu, Seth. Se osano toccarti gli pianto un proiettile tra le scaglie.»
A quella risposta si fecero avanti anche altri tre uomini. Il vecchio John rimase  a bordo.
Scesero nella scialuppa, e con due potenti remate il Capitano si allontanò dalla barca. Le sirene, pian piano, si avvicinarono. Le loro code erano così reali, così palpabili, così aliene, che Seth cominciò ad avere paura.
Una esile mano uscì dall’ acqua, aggrappandosi al bordo della barchetta. Seth notò che era molto pallida, e le unghie erano belle e curate. Una sirena si tirò su, agganciandosi con le braccia sopra il bordo. Tutto questo con un silenzio ed un eleganza disumani. I suoi lunghi capelli erano fradici e neri come la pece, ma la sua pelle non era raggrinzita, come quando un essere umano sta per troppo tempo in acqua. Era perfetta, liscia e bianca come la madreperla di una conchiglia. I suoi occhi, orlati da lunghissime ciglia, osservarono gli esseri sopra la scialuppa con curiosità. Sembrava rilassata, e anche loro cominciarono a rilassarsi, vedendo che non succedeva nulla. Ma nessuno parlò.
«Sai parlare?» domandò alla fine Seth.
«Si.» rispose lei. Se il corallo e la sabbia bianca avessero avuto una voce, sarebbe stata quella.
«Non vogliamo farvi del male.» aggiunse il Capitano, toccandosi il cappello tricorno in segno di rispetto.
«Lo abbiamo capito.» disse la sirena, piagando la testa di lato. «Non avreste portato un bambino, se aveste avuto cattive intenzioni.»
«Come ti chiami?» domandò uno degli uomini, che si stava stringendo i lembi della camicia per il nervoso. Anche alla debole luce si vide che era diventato rosso.
«Il mio  nome è Kadija.» rispose lei. Poi tornò ad osservare Seth. Con un movimento lento, allungò una mano verso il suo viso.
Con uno scatto secco, un altro uomo premette il grilletto della pistola, e il proiettile sibilò a pochissima distanza dal viso di Kadija, per piantarsi in acqua con un alto schizzo.
Kadija si allontanò, sibilando come un gatto. Tutto il suo viso si indurì, diventando una maschera minacciosa. Intorno alla nave cominciarono a spuntare dall’ acqua altre teste, altri visi.
«No, aspetta, non andartene!» esclamò Seth, sporgendosi oltre il bordo. «Non volevamo spaventarvi!» Traballò, e fu quasi sul punto di cadere fuori dalla barca. Ma una sirena, questa volta bionda, spuntò dal mare nero e lo afferrò prima che cadesse.
«Dovete fare attenzione.» disse, rivolta al Capitano. «Un figlio non si sostituisce come una vela.»
Questa sirena era diversa dalle altre. Non aveva quella bellezza disumana e inquietante. Sembrava molto umana, anche se era bellissima. E a differenza delle altre, che indossavano solo brandelli di stracci intorno al seno, questa aveva una specie di fagotto legato sulla schiena, che sembrava tessuto con la schiuma di mare. Qualcosa si mise a piangere al suo interno.
«Una giovane madre?» domandò il Capitano. Attirate dalla nuova calma, anche le altre sirene si avvicinarono. Gli unici che sembravano a loro agio, però, sembravano Seth e suo padre.
«Si» disse la sirena. Sciolse il fagotto, e lo mise tra le braccia del capitano. «Questa è Perla Blu.»
Il Capitano, forse per la prima volta nella sua vita, si sentì a disagio. Sciolse leggermente il fagotto.
La bambina sembrava fatta di un materiale ancora più liscio e bianco della madreperla. Sembrava fatta di fumo, impalpabile. Aveva gli occhi aperti, verdi come il mare basso, e sulla testolina spuntavano già i capelli dorati. La coda era liscia, e le scaglie ancora non si distinguevano le une dalle altre. Si mosse, e afferrò con una manina una pinna caudale della sua coda.
«Che stano mostriciattolo.» commentò l’ uomo che prima aveva sparato.
Passò un sibilo tra le sirene.
«Questo mostriciattolo è mia figlia, la mia unica figlia, ed è una delle rarissime Sirene Pure.»
«Sirene Pure?»
«Quelle nate sirene, sirene sin dal loro primo respiro.» spiegò una terza sirena, con la pelle bronzea e gli occhi neri come pece.
«Di solito voi sirene non nascete tali?» domandò il Capitano.
«Siamo ciò che resta di donne morte annegate.» rispose la madre della bambina. La sua espressione divenne triste. «Morte annegate e con un uomo nel cuore.»
Calò un lungo silenzio, rotto dopo poco per le risatine della bambina, perché Seth aveva cominciato a farle il solletico.
Alla madre tornò il sorriso. Allungò le mani, e si riprese la sua bambina. Con movimenti esperti se la legò di nuovo alla schiena. «E questo invece è vostro figlio?»
«Mi chiamo Seth!» esclamò lui, l’ unico che riuscisse a tenere il buon umore in una situazione così sovrannaturale.
La giovane madre allungò una mano, come aveva cercato di fare la prima sirena, Kadija. Ma questa volta nessuno cercò di fermarla.
Seth si sentì davvero strano quando le sua dita lo toccarono. Era come quando mamma lo prendeva sulle ginocchia, e gli baciava la testa. Gli mancava tanto sua mamma.
La sirena chiuse gli occhi, e face un profondo respiro. «Questo figlio vi renderà onore, Capitano.»
Poi li riaprì. «Noi ora dobbiamo andare, o alcune di noi cominceranno a sentire la fame.» questa affermazione fece passare un brivido di paura fra tutti quanti. La madre riprese la bambina, e le la legò sulla schiena.
«Quindi è vero che mangiano esseri umani!» esclamò un uomo.
«Mangiamo carne, ma non credo che tu sia da meno. Tu lo mangi il pesce, no? Molte di noi sono morte nelle vostre reti. Andiamo.» si allontanò, con un colpo di coda. «E che i mari vi riportino a casa sani e salvi. E non azzardatevi a procedere ancora oltre. Questi mari sono pericolosi anche per noi.» E girandosi su se stessa si immerse, seguita in breve dalle altre sirene. In pochi istanti il mare tornò quella mossa superficie d’ acqua che tutti conoscevano. Niente sirene, né mostri, né magie. Solo il loro caro mare. 
  
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