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Autore: KiddoKun    15/04/2012    1 recensioni
Il gabbiano viaggiò in lungo e in largo. Passarono circa due settimane, prima che il prezioso contenuto all'interno della sua borda arriva nelle mani del ragazzo di gomma, il quale, una volta venuto a conoscenza del proprietario, toccava quell'oggetto come fosse un papiro di inestimabile valore. Pagò il gabbiano, ringraziandolo e, guardandolo volare via. Poi si voltò molto violentemente verso Jinbei e, afferrando con entrambe le mani l'oggetto, glielo mostrò con il moccio al naso, curioso di sapere ciò che vi era scritto all'interno.
-"LEGGILO, JIMBEI!"- urlò con la sua solita voce squillante
-La FF contiene SPOILER solo per chi non ha ancora visto la saga di Marineford-
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, ragazzi. 
Mi presento: sono Kiddo, un malato di One Piece ed ho 15 anni.
Ad ogni modo, questa è la mia prima fan fiction seria. L'idea è nata assieme a Rena, una mia carissima amica, assieme alla quale, ovviamente, avrò scritto queste tre righe che seguono. Diciamo che a tutti noi ha colpito la storia di Ace, il quale si è sacrificato per il suo fratellino, mettendo a repentaglio la sua stessa vita, che ha perso. Ebbene. Di che parla questa sacrosanta FF?! Parla della vita di Ace, prima di incontrare Rufy ad Alabasta. Le vicende verranno narrate all'interno di un diario, il quale darà appunto il nome alla Fan Fiction: "Diario di un pirata."
Buona lettura. 
Vogliamo vedere se l'idea piace e, per favore, chiedo a tutti voi di lasciare tanti commenti e di correggerci. Ovviamente, desideriamo sempre migliorare! Grazie!


 
 
Una brezza silenziosa e gelida soffiava sul volto dei presenti. Dopo una perdita di quel calibro, le vite dei pirati noti come figli di Barbabianca non sarebbero mai tornate alla normalità. Persero un'enorme quantità di cari in quella battaglia, compreso il loro amato "padre" e il loro "fratello", Ace. Una figura camminava sul campo in cui gli uomini caddero, privi di vita. Quella figura si chinò a raccogliere uno degli oggetti appartenenti ad Ace, "Pugno di Fuoco". Un solo braccio, i capelli di un rosso scarlatto... Shanks, uno dei quattro imperatori, recuperò la borsa del ragazzo. Era uno degli oggetti che tornava, di diritto ai suoi amici.
Il vento continuava a soffiare leggero, muovendo i capelli  del pirata che aveva salvato la vita al capitano dei Mugiwara, Luffy. Mise la borsa in spalla e fissò i presenti con espressione grave e severa. C'erano polvere, sangue e corpi di pirati e marines ovunque: un vero e proprio campo da battaglia, che non lasciò scampo neanche ai più forti. Si chinò una seconda volta, piegando un ginocchio a terra per raccogliere un altro oggetto, di vitale importanza per colui che, in fin di vita, aveva ora abbandonato la zona insanguinata. Era il cappello di paglia di Rufy che, nonostante la sporcizia, pareva essersela cavata in mezzo a quella situazione, a differenza del proprietario. 
Si alzò, tenendo in mano quel cappello e con voce solenne disse:
- "Sono qui per mettere fine... A questa guerra!"-
Le sue parole furono indiscusse. Sotto agli ordini di Sengoku, la battaglia fu immediatamente fermata. Il rosso pretese di poter organizzare il funerale dei due grandi pirati, guadagnando la gratitudine di ogni figlio di Barbabianca. Ricordò i ringraziamenti della famosa "Fenice", Marco. Poco prima, qualcosa cadde dalla borsa del giovane Ace, apparentemente, un libro. E, dopo averlo raccolto ed aperto, il rosso capì che si trattava di un diario. Rimise quindi la borsa al "fratello" biondo, per poi decidere della sorte di quel diario. Lo avrebbe mandato a Luffy, gli avrebbe sicuramente fatto piacere e, a parere del rosso, era l'unico che aveva il diritto di leggerne il contenuto.
Così deciso, mandò il diario del leggendario pirata a Luffy, tramite un gabbiano messaggero. I funerali si svolsero molto tranquillamente. Le due lapidi erano maestose, così come le enormi imprese che avevano compiuto le persone che vi erano sotto di esse. Si ergevano in alto, più in alto di quanto non lo fossero mai state in altri luoghi, dove riposavano i pirati. 
Il gabbiano viaggiò in lungo e in largo. Passarono circa due settimane, prima che il prezioso contenuto all'interno della sua borsa arrivò nelle mani del ragazzo di gomma, il quale, una volta venuto a conoscenza del proprietario, toccava quell'oggetto come fosse un papiro di inestimabile valore. Pagò il gabbiano, ringraziandolo e, guardandolo volare via, si voltò molto violentemente verso Jinbei e, afferrando con due mani l'oggetto, glielo mostrò con il moccio al naso, curioso di sapere ciò che vi era scritto all'interno. 
-"LEGGILO, JIMBEI!"- urlò con la sua solita voce squillante.
L'uomo pesce non ebbe molta scelta e fu quindi costretto a mettersi comodo, assieme al giovane e ad aprire con cura il diario di Ace, per leggerne le righe al giovane Luffy. Sembrava molto entusiasta, la curiosità lo consumava. 
-"D'accordo, Luffy-san. Calmati."-  Pronunciò con voce tranquilla, invitando il pirata a sedersi e a restare in silenzio.
 -"Questo diario è stato scritto da tuo fratello. A quanto pare, racconta ognuno dei suoi giorni, a partire dalla sua partenza."- Continuò, per poi cominciar a leggere con tono tranquillo:
 ≪Finalmente, il giorno della mia partenza. È la giornata che aspettavo da un bel pò di tempo, la giornata che farà di me un uomo libero, un pirata. Devo quindi lasciare i miei cari a malincuore, senza voltarmi e percorrere la mia strada. È davvero difficile viaggiare da solo, dato che non ha alcun senso dell'orientamento. Sento che i giorni che passerò in mare saranno molti, ho già paura di naufragare o di finite dove non dovrei...
Tuttavia, non devo demoralizzarmi! Cominciai il mio viaggio, senza conoscere neanche la mia meta. La situazione fu tranquilla, finché non vidi qualcosa di strano all'orizzonte. Era enorme, aveva un collo lungo e riuscivo a vedere lunghi denti aguzzi che sporgevano dal muso lungo e piatto. Non c'erano dubbi: era un mostro marino. La bestia sembrava disorientata più di me, era chiaro, cercava qualcosa. Ma cosa? Stava forse cercando una preda? Appena mi vide, cambiò il suo comportamento da capo a piedi. Fece ondeggiare l'enorme coda da destra a sinistra, per guizzare verso di me, le fauci spalancate e la lingua violacea in mostra, mi fissava con i suoi occhi giallastri. Era deciso, quel mostro voleva divorarmi crudo e in un sol boccone! Allargò le fauci verso di me e con un gesto fulmineo tentò di inghiottirmi intero, come un pezzo di pane. Io, però, non mi feci trovare impreparato! 
Con un colpo al muso, gli tirai un bel destro e lo feci indietreggiare. Il suo collo si piegò all'indietro come una molla. Sorrisi, deridendolo. 
-"A cuccia."- Dissi, alzandomi in piedi sulla barca, poggiai un piede sul bordo, per poi incrociare le braccia. 
Ero lento, troppo... Ma un' idea folle mi salì in mente dal profondo, come una boa sottomarina che raffiora in superficie.
E se lo avessi usato per trainare la nave? Non sembrava molto potente, come animale. Forse era un cucciolo, ma, vedendone le dimensioni, avevo paura di scoprire come fosse la madre. O il padre. Un brivido mi attraversò la schiena, ma cercai di cacciar via quei pensieri e mi preparai a subire il nuovo attacco della bestia, che, radrizzata, zompò in mia direzione, per attaccarmi ancora.
Le afferrai quindi il muso con il palmo della mano, immobilizzandola per alcuni secondi, per poter pronunciar qualcosa...
-"Tu adesso mi fai da cavallo. Hop hop."- Esclamai, divertito, lasciandogli il muso.
 -"Portami fino alla prossima isola! E fallo senza proteste, se non vuoi finire all'interno del mio stomaco." Detto, fatto. 
Legai la bestia all'imbarcazione grazie alle corde che avevo nella mia preziosa borsa e, finalmente ci avviammo verso l'isola più vicina. Non sapevo se quella bestia mi stesse portato a destinazione, ma di certo, avrebbe avuto un senso dell'orientamento più sviluppato del mio. Più il tempo passava e più continuavo a pensare di male in peggio. Forse, l'idea non era così geniale: Era calata la notte, ma alcuna traccia di un'eventuale isola. E se mi stesse portando dalla madre? Magari aveva intenzione di divorarmi durante il sonno, l'idea non mi garbava. Cominciai ad avere l'immensa voglia di lasciarla fuggire...
 L'unica luce a dispozione era quella prodotta dai raggi della luna, neanche il mostro vedeva quello che gli si parava davanti. Speravo di non vederlo fuggire sott'acqua, altrimenti, avrebbe portato la nave con se e sarei rimasto in mare.
Un enorme tonfo, seguito dal lamento del mostro marino fermò i nostri movimenti e cacciò via i miei pensieri...
Era una nave.≫
  
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