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Autore: orphan_account    17/04/2012    44 recensioni
Ero a pezzi, fisicamente e mentalmente. Stavo cercando disperatamente di dire quello che pensavo, ma la mia gola era chiusa e non riuscivo a respirare dal dolore: "A-Avete la minima idea di quello che ho dovuto sopportare? Di quello che ancora sopporto, tutti i giorni?"
Li guardai con sfida. Due di loro era chiaramente confusi, come se non avessero la minima idea di cosa stessi parlando. Liam e Niall, invece, abbassarono lo sguardo.
[...]
"Per favore, Taylor! Lasciati aiutare." Liam mi stava supplicando, ma i suoi occhi non riuscivano a scollarsi dalle mie braccia. Niall era così disperato che per poco non si metteva a piangere. Dieci minuti dopo questo teatrino mi abbandonai alle lacrime, lasciandomi scivolare lungo il muro del bagno.
Basta, ora basta.
Srotolai le bende bianche e voltai le braccia verso di loro.
E proprio in quel preciso istante, la porta si aprì, e Zayn entrò nella stanza. No, lui no. Lui non doveva vedere i tagli, non potevo permetterlo.
I suoi occhi saettarono verso le mie braccia scoperte, e la sua espressione cambiò di colpo.
[Gli aggiornamenti sono molto lenti. Siete avvertite.]
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Ricordate: se mi uccidete, non saprete mai come andrà a finire XD E ho anche dovuto togliere la parte di Louis, viene già troppo lungo così... Comunque nel prossimo aspettatevi Louis.

Buona lettura :)

 

11 settembre 7:11

Afferrai il pasticcino che stava svolacchiando in mezzo alla stanza con le mura azzurre. Le sue ali lucenti brillavano tutte le volte che la luce del sole che entrava dalla finestra le colpiva.

Era davvero un pasticcino invitante: morbido, con uno strato di glassa rosa sopra e piccole scaglie di zucchero colorato in cima.

Ne staccai un piccolo pezzo e me lo infilai in bocca. Dovevo dirlo, era il dolce più buono che avessi mai assaggiato in tutta la mia vita; ogni ingrediente si sentiva perfettamente, ma allo stesso tempo nessuno aveva una prevalenza sugli altri.

Sorrisi mentre masticavo. Dietro di me spuntò magicamente una sedia, su cui mi lasciai cadere pesantemente.

Continuai a mangiare il mio pasticcino in santa pace. L'avevo mangiato per metà, quando all'improvviso scomparve dalle mie mani. Mi alzai in piedi di scatto, cercando il mio dolcetto. Ma la stanza azzurra era completamente vuota, tranne che per me e la sedia.

E poi, qualcosa di morbido e tiepido mi toccò la fronte. Aprii lentamente gli occhi, che sembravano chiusi ermeticamente.

Taylor.” sussurrò piano una voce maschile.

Dov'è il mio pasticcino?” mormorai, confusa.

Eh? Ma cosa dici?” chiese di nuovo la voce, divertita.

Diventai più rossa di un pomodoro quando mi accorsi di aver fatto la figura della scema. Strizzai gli occhi, cercando di capire chi fosse la persona davanti a me, ma la mia mente annebbiata dai pasticcini non me lo permise.

Comunque, avevo capito che la stanza con il dolce volante era solo frutto della mia immaginazione.

Che c'è?” chiesi con la voce ancora impastata dal sonno.

Sono le sette e un quarto.”

Era già così tardi?! Mi alzai di scatto dal letto, traballando quando mi accorsi di essermi alzata troppo in fretta.

Dopo essermi ripresa, attraversai la stanza e uscii nel corridoio senza salutare il ragazzo. Ma dovevo andarmi a vestire, e visto che avevo tutto nell'altra camera...

Era tutto silenzioso, anche se riuscivo a sentire delle voci ovattate dalla stanza dove credevo ci fossero Harry e Louis.

Mi fermai davanti alla camera degli ospiti, tentennando davanti alla soglia.

Dovevo entrare direttamente, per non svegliare Zayn in caso stesse dormendo; o bussare, per essere certa che non si stesse vestendo o qualcosa del genere?

Alzai una mano per bussare. Solo per riabbassarla subito dopo. Scossi la testa, esasperata con me stessa.

Ero così indecisa che sfioravo il ridicolo.

Prima che potessi perdere l'impeto di coraggio, bussai con fare flebile alla porta.

Se era sveglio mi avrebbe sentito, ma se stava dormendo avevo fatto poco rumore apposta per non svegliarlo.

Sentivo un po' di nausea nella bocca dello stomaco. Zayn si sarebbe arrabbiato tanto se lo avessi svegliato, già che non gli stavo tanto simpatica così com'era.

Avanti.” sentii la sua voce dire da dentro la stanza.

Mentre allungavo la mano per abbassare la maniglia, riuscivo a sentire il battito erratico del mio cuore.

Ero vagamente infastidita. Con me stessa, perché ero così tremendamente timida che avevo paura perfino di entrare in camera mia, se era presente chiunque altro. E con lui, perché mi trattava così freddamente, come se fossi uno straccio. Senza alcun motivo, tra l'altro.

Aprii la porta ed entrai. Il respiro mi si bloccò in gola ed emisi un verso strozzato di cui fortunatamente lui non si accorse.

Ma che persona fuori di testa farebbe entrare qualcun altro in camera mentre si sta vestendo?

Era, per mancanza di un termine meno grezzo per dirlo, mezzo nudo. Nel senso che aveva addosso solo un paio di jeans, senza niente sopra. Per lo meno mi stava dando di schiena.

Arrossi per la seconda volta da quando ero sveglia quando si girò verso di me, mettendo in bella mostra tutti i suoi muscoli.

Io, in una stanza con un ragazzo a petto nudo. E che ragazzo!

S-scusa, esco s-subito.” balbettai, imbarazzata dalla situazione, girandomi per uscire dalla camera.

No no, stai pure.” disse tranquillamente, scoccandomi un sorriso rilassato.
E tutta questo buon umore? Perché non mi aveva parlato con quella sua voce arrogante?

Con un gesto fluido ed elegante, si infilò una maglietta bianca. Tra l'altro, il bianco gli donava tantissimo, metteva in risalto la sua carnagione scura.

Il mio volto si fece ancora più rosso quando mi accorsi che stavo facendo altri pensieri assurdi.

A dopo.” ecco, ora era di nuovo brusco. Così, gli erano partiti i cinque minuti per caso? Era peggio di mia madre con la sindrome premestruale.

Era quasi sulla soglia, quando mi decisi a fare una domanda che mi ronzava in testa da quando la avevo incontrato: “Posso farti una domanda?” chiesi, pentendomene subito dopo. Ero ancora troppo rintronata per pensare lucidamente alle mie parole.

Lui si girò a guardarmi, con un piccolo sorriso che presi come incoraggiante.

Sei bipolare?” non stavo cercando di prenderlo per i fondelli, la mia era una preoccupazione seria.

I suoi occhi si scurirono ancora una volta: “No.” sibilò, facendo una smorfia disgustata nella mia direzione.
Uscì sbattendo la porta alle sue spalle. Ecco, perfetto, avevo combinato l'ennesimo casino. Afferrai dei vestiti. Neri per oggi, vista come era cominciata bene la giornata. Mi chiusi a chiave in bagno e mi preparai il più in fretta possibile.

Guardai il mio riflesso allo specchio e mi punzecchiai una guancia. Avevo cominciato a mettere su peso, stavo diventando una balena. Mi facevo schifo solo a guardarmi.

Uscii dalla stanza, mettendo in cartella, che qualcuno aveva pensato bene di portare in camera mia, tutti i libri che mi servivano.

In cucina c'era un odore che, se possibile, era anche migliore del giorno precedente. Scossi la testa.

Signore, se mi stai ascoltando, fa' che io non abbia più fame.

Mi sedetti su una delle sedie, guardando divertita Niall che si stava mangiando metà della riserva di merendine di sua zia. Liam invece si stava comportando più educatamente, bevendo un bicchiere di spremuta di arancia.

E c'era anche Harry, con cui avevo scambiato appena una o due battute da quando lo conoscevo. Si girò verso di me per lanciarmi un sorriso raggiante che ricambiai timidamente.

Intravidi Hannah che veniva verso di me, la sua faccia atteggiata in un cipiglio preoccupato.

Mi preparai ad ascoltare la sua predica. Non che fossi così ingrata da non essere riconoscente per tutto quello che aveva fatto per me, semplicemente era difficile per me accettare che altri sapessero il mio piccolo segreto, e di certo non ero comoda a parlarne.

E invece, contrariamente a tutte le mie aspettative, mi mise davanti al naso un piatto pieno di ogni tipo di cibo.

Storsi il naso, cercando di allontanare l'odore. Lei mi tirò uno scappellotto leggero dietro alla testa.

Harry, voglio che finisca almeno metà piatto, mi raccomando.” disse.

Alzai gli occhi al cielo. Non avevo davvero voglia di ingerire calorie, men che meno avere qualcuno che mi guardava mentre mangiavo.

Harry si grattò una guancia: “Uhm, ok. Ma perché?”

Il mio cuore ebbe l'ennesimo scatto di ansia a quelle parole. Ripetei mentalmente, e senza pensarci, quello che ormai era diventato il mio unico pensiero: nessuno deve sapere.

Lanciai un'occhiata disperata a Hannah, pregandole di inventarsi qualcosa per coprirmi.

Perché non ha mangiato per tutto ieri.” disse con tono rilassato, riuscendo perfino a sorridere a Harry, che sembrò tranquillizzato.

Hannah tornò in cucina e Harry si avvicinò a me, prendendo una fetta di pane imburrato e porgendomela.

Feci una smorfia al cibo, e Harry ridacchiò: “Eddai, solo questa. Poi il resto lo diamo a Niall.”

Sospirai, allungando una mano verso il pane. Ma Harry non ne voleva sapere di mollare la presa.

Aggrottai la fronte: “Ma come faccio a mangiare se non me lo dai?”

Lui mi scoccò un altro sorriso abbagliante, sbattendo le lunghe ciglia che contornavano quegli occhi verde smeraldo: “Posso fare l'aeroplanino?”

Niall si soffocò con il cibo da quanto stava ridendo, e Liam fu costretto a tossire quando il succo gli andò di traverso dallo stupore.

Io mi limitai a fissarlo. Lui fissava me, ed io fissavo lui, senza che nessuno dicesse una parola.

Alla fine mi decisi a rompere il silenzio: “È uno scherzo?” no, perché se così era, di certo non mi stavo divertendo.

Lui fece una faccia fintamente offesa: “No! Perché dovrei scherzare?”

Mi schiarii la voce, a disagio: “Beh, perché non ho due anni, prima di tutto, E anche tu sei un po' grandicello per queste cose.”

Lui mi fece gli occhi da cucciolo: “Per favore!”

Io lo guardai ancora, per poi girarmi verso gli altri due ragazzi: “Io-non...” come facevo a dirgli di no?

Mi aveva perfino chiesto per favore! Non avrei dovuto continuare a tirare la corda, mi sarei semplicemente dovuta accontentare.

Va bene.” sussurrai, sentendomi sconfitta ancora una volta. Ma mi sentii risollevata dalla faccia assurdamente felice di Harry, che sembrava gli avessero appena detto che aveva vinto alla lotteria.

Però, come mi accorsi subito dopo, la cosa era comunque imbarazzante.

Harry si avvicinò a me, aprendo la bocca come se dovesse mangiare lui. Morsicai un pezzetto minuscolo di pane, masticandolo lentamente.

La faccia di Harry era soddisfatta, ma sembrava che stesse pensando a qualcosa di molto importante.

Improvvisamente, i suoi occhi si illuminarono, e fu come se avessi visto la lampadina accendersi sopra la sua testa.

Ero preoccupata, sinceramente, non sapevo quanto altro avrei potuto sopportare.

Ti prego, ti scongiuro, poi non ti chiedo più niente, ti siedi in braccio a me?” scatenò tutta la forza distruttrice dei suoi occhi contro di me. Ma l'effetto fu rovinato da Niall che rideva fino alle lacrime dall'altro lato del tavolo.

Io non credo che-” Harry mi tappò la bocca e mi sollevò di peso. Istintivamente mi irrigidii nelle sue mani, temendo il peggio.

Ma Harry si accontentò di appoggiarmi sulle sue gambe e abbracciarmi da dietro.

Mi sentivo le guance in fiamme, e non ero comoda in quella posizione. Per niente.

Harry mi avvicinò ancora il pane alle labbra, e fui costretta a darci un altro morso. Una volta mandato giù il boccone, sospirai. Stavo per chiedergli di farmi scendere, quando Louis fece irruzione nella cucina, con addosso un paio di pantaloni della tuta e una maglietta di Superman.

Haaaaarry! Zayn non esce dal bagno, fai qual...cosa” la sua voce acuta si spense di intensità quando vide me e Harry.

No, mi ero sbagliata, ora avevo le guance in fiamme.

Oh, non volevo disturbare.” disse, la sua voce passando subito al malizioso. Sbarrai gli occhi. Ma che idee si erano fatti questi cinque su di me? Se qualcuno mi avesse giudicata attraverso le descrizioni di loro cinque, ne sarebbe venuto fuori che ero una specie di escort complessata con le guance perennemente rosse.

Mi stavo dibattendo nelle braccia di Harry, che però non accennava a lasciarmi andare.

E, giusto per completare la combriccola, Zayn scelse proprio quel momento per scendere in cucina, con la sua cresta alta un metro e mezzo e i suoi vestiti da figlio di papà. Lanciò un'occhiata di disgusto nella mia direzione. Dio, ma gli facevo così schifo?

No, ma era solo una mia impressione, o Zayn riusciva veramente a tirare fuori il peggio di me? Sembravo veramente un'altra persona. A dire il vero, oggi ero molto diversa dal solito. Più... sicura di me?

Sì, ma io tutta questa confidenza attorno a loro da dove l'avevo presa?

Ecco, aggiungete facilmente illusa alla lista delle mie qualità principali. Quando sarei arrivata a scuola, la caduta in terra sarebbe stata solo più dolorosa. Stupida, Taylor, stupida...

 

11 settembre 7:59

Non avevo aperto bocca se non per rispondere alle loro domande dirette. Per tutto il viaggio in macchina, con Louis alla guida, ero stata muta come un pesce. Ero tornata ad essere la vecchia e spaventata Taylor.

Perché? Era più facile così.

Louis fece la centesima frenata brusca, parcheggiando nel parcheggio della scuola.

Mentre Liam scivolava fuori dalla macchina, e teneva la portiera aperta per farmi uscire, sentivo le farfalle nello stomaco. E non in senso positivo. Non ero innamorata, dopo la prima volta mi ero ripromessa di non fare più quell'errore, ma ero spaventata. Non volevo essere picchiata, umiliata, degradata o insultata da nessuno oggi. Ma venire a scuola in macchina con loro cinque era come chiedere di essere uccisi.

E infatti, la capitana delle cheerleader, Stacy, mi stava trucidando con lo sguardo mentre era attaccata alla bocca di Mark come una sanguisuga. La vista di Mark mi provocò un brivido lungo la schiena.

Era forse l'ultima persona che volevo vedere dopo quello che era successo ieri. O meglio, era l'ultima persona che volevo vedere in generale.

Liam mi appoggiò una mano attorno ai fianchi: “Vedi, tutto a posto.”

Scossi silenziosamente la testa: “Cheerleader a ore tre.” dissi melodrammaticamente.

Lui girò la testa a destra per vedere cosa intendevo: “In effetti... Non ti preoccupare, ci siamo qui io e Niall.” disse con un sorriso triste.
“Cos'hai?” chiesi, confusa riguardo al perché sembrasse così intristito.

Lui scosse la testa: “Niente di che, solo che mi ricorda molto quello che dovevo passare io nella mia vecchia scuola.”

Mi morsi il labbro. Potevo capirlo, e potevo capire anche come mai fosse così pronto ad aiutarmi, anche io avrei fatto lo stesso al suo posto.

Allora, cos'hai alla prima ora?” mi chiese, cercando di scacciare la malinconia.

Alzai gli occhi al cielo, ricordandomi che avrei dovuto passare la prima ora di fianco a Zayn: “Scrittura creativa.” mormorai.

Allora ti da fastidio se ti accompagna Zayn?” mi chiese. Dio, ma quant'era premuroso? Nessuno si era mai spinto così oltre per farmi sentire a mio agio.

Esitai nella mia risposta: “Se lui ci sta... Se no posso anche andare da sola, sai?”

Lui scosse di nuovo la testa, girandosi per scambiare due parole con il suo amico, che sembrava alquanto annoiato. Louis, Niall e Harry nel frattempo si erano dileguati. E la prima campana stava per suonare.

Non potevo fare tardi anche oggi, altrimenti il professore mi avrebbe uccisa.

Una mano fredda si appoggiò su una delle mie spalle, spaventandomi a morte. Mi girai, solo per vedere il ghigno soddisfatto di Zayn. E Liam che era sparito dalla vista. Impallidii al pensiero di dover fare anche quel piccolo pezzo di strada con lui.

Un giorno di questi mi sarebbe partito qualche commento sconveniente, e a quel punto si sarebbe arrabbiato sul serio. Guardai attentamente il suo braccio destro, vedendo i suoi muscoli ben sviluppati. Un pugno da lui, e altro che infermeria, sarei finita dritta all'ospedale.

Senza darmi il tempo di pensare ad altre cose turpi che avrebbero rovinato ulteriormente il mio umore pessimo, cominciai a camminare verso il portone della scuola, sentendo Zayn che camminava silenziosamente di fianco a me.

Tutto sommato non fu poi così male, d'altra parte Zayn non parlava. L'unico momento spiacevole fu quando dovemmo passare di fianco a Mark e Stacy. Ma con Zayn al mio fianco nessuno dei due osò alzare un dito.

La campana suonò proprio nell'attimo che entravamo nell'aula. Sentii i familiari insulti sussurrati rivolti verso la sottoscritta. E le risate crudeli.

Ma che diavolo mi era saltato per la testa quando avevo pensato che magari Liam e Niall avrebbero potuto aiutare con questa storia? Non c'era verso di farli smettere.

Appoggiai con cautela i libri sul banco, sedendomi sul bordo della sedia. Di fianco a me, riuscivo a sentire Zayn che si sedeva di fianco a me, ma lo ignorai. E feci anche finta di non aver visto il sorriso radioso di Niall.

Aprii un libro a casaccio, facendo finta di essere occupata a fare altro, mentre in realtà tutti i miei sensi erano tesi nello sforzo di ignorare le voci che mi stavano dicendo che ero brutta e inutile.

La porta sbatté rumorosamente quando il professore entrò, facendo scattare la mia testa all'insù.

Ragazzi, mi raccomando, ricordatevi i compiti di domani, non voglio vedere nessuno senza. Ora, oggi parliamo della suspense. La suspense è un termine usato molto spesso quando si tratta di narrativa, in particolare in generi come il thriller...” la voce del professore continuò la sua lezione.

Ma per una volta io, Taylor Austen, non stavo ascoltando.

 

11 settembre 13:30

La giornata era passata lentissimamente, sembrava che le lancette dell'orologio si fossero bloccate.

Ma finalmente anche la sesta e ultima ora era finita, e sarei potuta tornare a casa di Hannah, e chiudermi a chiave in camera. E trovare il modo di sfogare tutta le frustrazione che avevo accumulato in quella giornata.

Era stata un giornata davvero strana. Mi sentivo in qualche modo... normale, ecco. Avevo passato metà dalle mie lezioni ad ascoltare le lezioni, mentre l'altra metà l'avevo spesa a fantasticare.

Ed era un avvenimento più unico che raro trovarmi distratta in classe. Rimisi in cartella tutti i miei libri e mi incamminai fuori, nei corridoi affollati. All'inizio nessuno si accorse di me, e mi sembrava di star sognando.

Ma poi una delle cheerleader, di cui non mi ricordavo nemmeno il nome, mi spintonò, facendomi fare due passi all'indietro. Si avvicinò minacciosamente alla mia faccia, facendomi abbassare lo sguardo verso i miei piedi.

Con un finto sorriso smielato, mi gettò addosso due pezzi di carta: “Tema di quattro facciate sulla Prima Guerra Mondiale. E lo voglio per dopodomani.” si girò sul tacchi per andarsene, ma si rigirò verso di me, “Ah, un'ultima cosa: voglio prendere come minimo una B.”

La guardai allontanarsi e perdersi in mezzo alla folla di studenti.

Strizzai gli occhi, facendo sparire due lacrimoni che minacciavano di uscire. Perché me la prendevo così tanto? Oramai avrei dovuto essere abituata a quel genere di trattamento. E invece no, faceva sempre più male, volta dopo volta. Feci due profondi respiri, cercando di restare calma.

E ci ero anche quasi riuscita, quando qualcuno mi strattonò il polso bruscamente, trascinandomi lontano dal punto in cui mi ero fermata. I miei occhi si spalancarono.

Il mio sguardo confuso si concentro sul ragazzo che mi stava facendo camminare dietro a lui.

Non riuscivo a vederlo in faccia, ma anche da dietro non avrei mai potuto confonderlo con nessuno. I capelli neri accuratamente spettinati, le spalle larghe e i muscoli prominenti. Mark.

Il fiato mi si bloccò in gola dalla paura. Cosa voleva ancora da me, non ne aveva avuto abbastanza dopo ieri?

Ma non avevo il coraggio di chiedergli niente, mi avrebbe uccisa.

Mi lasciai trasportare in direzione contraria rispetto al resto degli studenti. Stavamo andando verso l'ala destra dell'edificio, che non era più usata da anni. Non capivo cosa stesse cercando di fare, visto che non c'era niente da quella parte.

Il polso che stava strattonando cominciava a farmi parecchio male, ma niente di nuovo.
Quello che invece era molto nuovo era l'assembramento di adolescenti che c'era dove Mark mi stava portando.

Ragazzi riuniti in un semicerchio attorno a qualcosa che da quella distanza non riuscivo a riconoscere.

Mark cominciò a ridacchiare selvaggiamente, facendo rispuntare il terrore dentro di me.

Se Mark mi cercava, non poteva essere niente di buono, ma se mi cercava per portarmi da altri, allora ero davvero nei guai.

Ormai eravamo a soli pochi passi da loro, ed avevo capito cos'era che stava tanto interessando i ragazzi.

O meglio, chi era. Gary Jackson, un ragazzo dichiaratamente gay del secondo anno. Era uno dei ragazzi più dolci e sensibili dell'intero pianeta, era chiaro anche se ci avevo parlato solo una o due volte. Era disteso per terra, con il labbro spaccato e diversi lividi in faccia. Non osavo immaginare come fosse ridotto il resto del corpo.

Ma la cosa che mi spaventava di più era che ero certa che ora lo avrebbero lasciato andare, e solo per cominciare a picchiare me.

Cercare di divincolarsi dalla presa di Mark sarebbe stato assolutamente inutile, forse anche dannoso, quindi continuai a camminare nonostante il mio istinto mi stesse dicendo di scappare a gambe levate.

Mark si fermò davanti a tutti gli altri, che si girarono verso di noi. Guardando per terra, vidi gli occhi chiari di Gary alzarsi verso di me e incupirsi.

Ora ve la prendete anche con le ragazze? Vergognatevi, animali.” sputò fuori Gary.

Uno dei ragazzi gli tirò un calcio, facendolo gemere per il dolore: “Sta' zitto, frocio.”

Gli occhi di Gary si riaprirono, seppur con difficoltà: “Muori, codardo.”

Lo sguardo dell'altro scintillò di rabbia: “Come mi hai chiamato? Ripetilo se ne hai il coraggio.”

Ma vaffanc-” non riuscì a finire la parola perché fu costretto a mordersi il labbro per non urlare quando il ragazzo si abbassò per torcergli il polso.

Ti piacerebbe, eh?” rispose il bullo con un ghigno.
Avevo tanta paura. Stavo tremando come una foglia. Non sapevo come avrebbe risposto Gary, o come avrebbero reagito loro, ma più si arrabbiavano e più avrei dovuto sopportare io dopo.

E Gary fece proprio quello che non doveva fare: gli rispose a tono.

Ti stai offrendo, per caso?” disse con un sorriso sarcastico. Mi irrigidii, e con me anche tutti gli altri, anche se per motivi diversi.

La mascella del ragazzo si contrasse, e gli cominciò a girare il polso, fino a quando Gary non cominciò a urlare dal dolore.

La preoccupazione montò in me fino a quando non gli urlai di smetterla, gli occhi chiusi.

Mark sogghignò: “Oh, bene. Facciamola finita allora.” con un altro strattone mi portò al centro del cerchio.

Ero in piedi di fianco a Gary, che a fatica si era messo a sedere contro il muro. Tutto intorno a me vedevo le facce di ogni persona che mi aveva colpita e umiliata negli ultimi due anni.

Strizzai di nuovo gli occhi: se volevano colpirmi io non volevo vedere.

Mark fece un'altra risata arrochita, che mi fece pigolare dalla paura: “Oh, no. Apri gli occhi.”

Lottando contro il mio cervello, alzai le palpebre. E quello che mi ritrovai davanti mi fece fare un automatico passo all'indietro, mandandomi a sbattere dolorosamente contro il muro.

Ora che li avevo aperti non sarei mai riuscita a chiuderli. Ecco che quello che avevo predetto per due giorni continui si stava avverando. Quello che non avevo detto, però, era che la cerimonia per entrare a far parte dei 'popolari' era essenzialmente quella di dare un pugno ad uno degli altri ragazzi che non erano altrettanto 'popolari'. E in quel caso il punching ball sarei stata io.

Harry, Louis e Zayn mi stavano guardando. Forse alcuni di voi ricorderanno tutte le mie paranoie sul non affezionarmi troppo a loro perché poi avrebbero cominciato anche loro ad insultarmi. Ecco, il momento era arrivato.

Gary, con uno scatto, mi afferrò dolcemente la mano: “Invece che prendervela con lei, usate me.”

Stavolta risero tutti. Uno dei giocatori di basket gli rispose: “Ma se non riesci nemmeno a reggerti in piedi.”

Gary digrignò i denti e cercò di sollevarsi, ma io lo fermai, sussurrando in modo che solo lui mi sentisse: “Gary, stai fermo, ti hanno già fatto abbastanza male così. Sono solo tre pugni, posso sopportarlo.”

La sua faccia diventò una di sconfitta quando capì che stavo dicendo la verità. Mi lasciò andare la mano, abbandonandosi contro il muro.

Io mi rialzai, guardando in faccia i tre ragazzi di fronte a me. Quel mio gesto era un chiaro invito a darsi una mossa. La cosa più brutta del sapere che stavo per ricevere un pugno non era il dolore in sé, ma il sentire la tensione che si andava accumulando, logorando i nervi.

Harry e Louis si scambiarono un'occhiata quasi spaventata.

Pensavo fossimo d'accordo, Mark.” accusò Zayn, usando quel tono così sottilmente tagliente che mi faceva rabbrividire.

Mark ricambiò la sguardo con tutto il menefreghismo che aveva: “Datevi una mossa e facciamola finita.”

Io non picchio le donne.” rispose.

Strinsi i pugni, intervenendo nella conversazione. Non me ne fregava niente di risultare sgarbata o di farli arrabbiare.

In quel momento l'unica cosa che mi importava era far finire tutto questo: “Malik, una volta tanto ascolta Mark!” urlai, esasperata.

I suoi occhi impenetrabili si girarono verso di me, facendomi intravedere un guizzo di confusione.

Strinsi i muscoli della pancia, aspettando il colpo: “Non ho mica tutto il giorno.”

Vedendolo avanzare di un passo, chiusi gli occhi: “Dai, su, facciamola finita.” sussurrai per non farmi sentire da nessuno.

Il colpo mi fece piegare in due, gemendo per il dolore. Non era il colpo più forte che avessi mai ricevuto, anzi, in una scala da uno a dieci era un quattro, ma accentuai l'effetto teatrale così Mark e i suoi compari sarebbero stati convinti.

Mi rialzai, aprendo gli occhi: “Styles, tocca a te.” mormorai, guardando in quegli occhi smeraldo così spaventati. Gli feci un sorriso debole: “Dai, datti una mossa:”

Il pugno di Harry fu anche meno forte di quello di Zayn, ma nemmeno a farlo apposta finì nello stesso esatto punto, incrementando il dolore. Questa volta finii veramente per essere senza fiato per il dolore.

Tomlinson.” dissi solamente. Ma gli occhi chiari del ragazzo erano limpidi, riuscivo a leggerci dentro che non voleva farlo.

Mi passai una mano tra i capelli: “Non ti deve piacere, Louis.”

Lui aprì la bocca, ma lo interruppi: “Dannazione, fallo e basta!”

Aspettai qualche secondo, ma alla fine anche il colpo di Louis arrivò al mio stomaco. Era davvero un colpo deboluccio, ma mi piegai lo stesso, gemendo di nuovo.

Mi lasciai cadere di fianco a Gary, soffocando le lacrime di dolore e umiliazione.

Andiamo fuori, dai ragazzi.” disse Mark arrogantemente. Sentii lo scalpitio di passi allontanarsi nel corridoio, e le loro voci rumorose che ridevano.

Una lacrima silenziosa scivolò lungo la mia guancia.

Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te... E perché non è anche con me, il Signore? Cos'ho fatto di male per meritarmi questo?

Né io né Gary parlammo, non ce n'era bisogno. E nessuno dei due ne aveva voglia dopo quello che era successo.

 

*ANGOLO AUTRICE*

Ciaaaao :)
13 recensioni in tre giorni... io vi amo... Per questo ho deciso di postare subito il settimo capitolo.

Ok, però non mi uccidete dopo questo capitolo, prometto che si faranno perdonare tutti e tre! Spero di non aver annoiato nessuno, visto che il capitolo è mooolto lungo, per i miei standard.

Stavo pensando, e se il prossimo lo dedicassi anche a fare un altro POV? Non so, se l'idea vi piace lo faccio con il POV di Louis. O di Zayn. O di chi preferite. Però ditemelo se vi piace come idea. E anche di chi lo vorreste.

Cosa ve ne sembra dei personaggi? Ho anche introdotto molte cose importanti qui, per chi le avesse notate, come il riferimento al fatto che Taylor si è già innamorata una volta. E per chi se lo stesse chiedendo, nemmeno il sogno iniziale è messo lì a casaccio, anche lui ha il suo significato.

Mi lasciate un commentino? Sapete che li amo.

Ele :)

   
 
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