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Autore: mamie    18/04/2012    9 recensioni
Naruto è appena arrivato sul monte Myoboku e no, non c'è stato "teletrasportato", ha dovuto scarpinare. Quindi la prima cosa che fa è mettere i piedi a mollo nell'acqua fresca di un ruscello. Certi ricordi, però, arrivano a tradimento.
Partecipa alla challenge "Haiku, la bellezza della semplicità" di Marchesa Vanzetta.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jiraya, Naruto Uzumaki
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
- Questa storia fa parte della serie 'Fiori di ciliegio'
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Nota: questa storia partecipa alla challenge

Haiku, la bellezza della semplicità

di Marchesa Vanzetta col prompt:
 
ruscello:/scala la mia gamba/un piccolo granchio (Basho)
 
NON POSSIAMO RESTARE BAMBINI
 
- Ah, finalmente, sono giorni che camminiamo, non ne potevo più!
Naruto sguazza con i piedi nel ruscello fresco alzando schizzi luccicanti sui due rospi che lo osservano severi da sopra un sasso. E’ arrivato fino lì per cominciare il suo addestramento, ma adesso tutto quello che vuole è levarsi il caldo e la sete.  Le montagne intorno sono ombrose e scure, ma il viaggio è stato lungo e duro, anche per un ninja addestrato.
Deve essere quasi mezzogiorno e il piccolo corso d’acqua riflette i raggi del sole. Sotto gli alberi è fresco e le rocce sulla riva sono fredde e bagnate. A pelo d’acqua volano ronzando delle piccole libellule e dei granchiolini d’acqua dolce se ne stanno annidati tra le rocce in una pozza poco profonda. Uno, più audace o forse più miope degli altri gli si arrampica su una gamba facendogli il solletico.
 
- Finalmente! Fa così caldo!
Naruto sguazza con i piedi nell’acqua piacevole del ruscello. Accanto a lui il vecchio Jiraiya si è sdraiato con gli occhi chiusi, godendosi il sole. D’improvviso il ragazzo salta su come una molla.
- Ah! Aiuto! Che cos’è?!
Jiraiya ride vedendolo alle prese con un granchiolino che ha deciso di pizzicargli l’alluce, forse per capire se quello strano animale fosse commestibile. Naruto è schizzato in piedi per lo spavento col solo risultato di finire del tutto a mollo, poi è diventato color porpora per la vergogna di essersi fatto spaventare da un granchio. Se ne sta lì gocciolante e rosso, simile ad un gambero al vapore, e il sommo ninja ride dello spettacolo, quella sua risata calda e travolgente, e poi lo chiama ad asciugarsi.
Catturano i granchi e li cuociono sulla brace. Naruto li trova deliziosi. C’è silenzio intorno e solo il ronzare di qualche calabrone e le loro risate rompono la pace dell’acqua.
 
Naruto guarda il granchio che risale faticosamente sul suo polpaccio. Poi lo prende delicatamente con la mano e lo rimette a mollo nella sua pozza. Sente pizzicare pericolosamente gli occhi, ma non vuole mettersi a piangere proprio davanti ai suoi nuovi maestri.
“Non possiamo restare bambini per sempre”.
L’eco delle parole di Shikamaru gli risuona ancora in testa. Naruto non vuole restare un bambino, vuole diventare un grande ninja, vuole imparare le arti eremitiche, vuole sconfiggere Pain, vuole salvare il villaggio, vuole riportare a casa Sasuke…
I suoi occhi però non sono d’accordo e due lacrime riescono a farsi strada fra le ciglia. Scivolano giù e si perdono nell’acqua limpida, mentre la luce del sole se le porta via.
  
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