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Autore: Eli87    18/04/2012    4 recensioni
Dimenticatevi la solita timida Isabella Swan. Isa è una ragazza irriverente e sfacciata che se ne frega del giudizio degli altri ma incontrerà un misterioso ragazzo che le darà molto filo da torcere…seguire per credere.
< avete presente Brad Pitt? Ecco uniteci un pizzico di Johnny Depp e di Chad Michael Murray e mischiate il tutto > pendevano dalle mie labbra < poi aggiungete ancora un pizzico dell’ingrediente “bellezza” e il gioco è fatto! > dissi ripensando al suo viso.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Bad Girl

Ciao ragazze,

scusate il ritardo!

Vi lascio subito alla lettura.

 

 

______

 

Bad Girl

[Rosalie Hale]

 

Cap. 55 – Meet Matt*

 

 

 

« La zuppa è di tuo gradimento, cara? », mi domandò la signora King alzando solo per un attimo lo sguardo verso di me.

« Sì, davvero ottima », risposi con gentilezza.

Magda King sorrise frivola, sventolando una mano nell’aria. « Ho chiesto a Fred di utilizzare il nostro migliore tartufo, vero Joseph?  ».

Sorrisi falsa mentre il signor King, uomo di poche parole, si limitò ad annuire.

Era poco meno di un mese che i signori King, zii di Royce, mi avevano presa sotto la loro ala protettiva a Londra e già i miei nervi ne erano messi a dura prova. Non che fossero cattive persone o che mi facessero mancare qualcosa, ma non riuscivano proprio a non ostentare la loro ricchezza in tutto ciò che facevano e dicevano. Nonostante non provenissi affatto da una famiglia di umili origini, non potevo fare a meno di sentirmi provocata dai loro miseri tentativi di sminuirmi.

La prima settimana lì era stata terribile. Le continue nausee, i repentini sbalzi d’umore, combinati con il fuso orario erano stati un incubo. Inutile dire come la signora King non fosse stata minimamente d’aiuto in tutto ciò, troppo preoccupata che non le rovinassi le pareti rivestite di stoffa pregiata o i tappeti persiani col vomito.

Per fortuna avevo avuto accanto Agnese la governante e, a modo suo, Britney, l’unica figlia dei signori King.

Britney King aveva, almeno anagraficamente, diciassette anni ma ne dimostrava molti meno e non solo per il suo aspetto fisico. In comune avevamo unicamente il colore dei capelli e degli occhi solo che lei, piccola e diafana com’era, sembrava possedere le esatte inquietanti sembianze di una bambola di porcellana parlante. Il suo carattere così ingenuo e irruento, oltre a farle guadagnare i rimproveri di sua madre, mi avevano fatto considerare che mai io e lei saremmo potute andare d’accordo. Ma forse, il mio nuovo istinto materno a protezione dei più deboli mi aveva tradita e così, nel giro di poco tempo, eravamo diventate amiche.

« Ci pensi che il grande giorno è alle porte? », chiese Magda a nessuno dei commensali in particolare. L’esuberanza che trasudava da ogni poro si sarebbe potuta raccogliere a cucchiaiate. Era ormai arcinoto: il “ballo delle debuttanti” era finalmente previsto per quel sabato stesso.

Storsi la bocca inconsciamente sperando poi di non essere stata notata da nessuno. Alzai lo sguardo e incontrai in un angolo quello di Ana, la cameriera, che mi sorrise complice.

Era dalla prima sera che l’avevo conosciuta che la signora King parlava di questo maledetto evento e, a quanto pareva, l’aveva fatto anche prima, quanto mancava più di un mese.

« Coming-out** », affermò Britney sprezzante, beccandosi un’occhiataccia dalla madre che, temetti si sarebbe apprestata a raccontarci, per l’ennesima volta, come era stato splendido e indimenticabile il suo, nel quale aveva conosciuto Joseph, suo marito.

Anche Britney riponeva molte speranze in quello che per me non era altro che un semplice ballo in cui ragazzine, più o meno stupide, si mettevano in mostra al miglior offerente.

« Rosy », la biondina mi ridestò dai miei pensieri, « perché non vieni anche tu? Ti prego, ti prego », mi domandò per la centesima volta, nonostante ritenessi l’argomento chiuso e sepolto, ma Magda mi precedette prima che potessi declinare l’invito, « Britney, tesoro, lo sai che non può », la riprese, « Vedrai, Agnese, si prenderà cura di te », aggiunse poi, rivolgendosi a me.

Non avrei potuto chiedere di meglio di una giornata totalmente libera dal vedere le loro facce. Sebbene io fossi libera quanto poteva esserlo una farfalla con le ali recise.

I King, Royce compreso, non avevano fatto altro che imprigionarmi in una gabbia, una gabbia fatta d’oro ed ipocrisia, tenendosi ben lontani dal mostrarmi e nascondendomi come se io e il mio bambino fossimo un disonore.

Mi ero illusa che a Londra avrei potuto frequentare un college, stare a contatto con altre persone, continuare a vivere la mia vita normalmente, ma tutto quello che mi era stato concesso, con la scusa di non farmi affaticare troppo e per il bene del bebè, era stato un istitutore privato e delle noiosissime lezioni di pianoforte.

Non mi ero illusa solo di quello, però. C’era un altro pensiero che, come una tarma, scavava nel mio cuore: non sapevo quanto mi fossi sbagliata a considerare che dall’altra parte dell’Oceano, così lontana e impegnata a ridisegnare la mia esistenza, non avrei più pensato ad Emmett…

Certo, potevo continuare a fingere che lui non esistesse, come se non fosse mai entrato nella mia vita, ma dentro sentivo farsi sempre più grande quella voragine che prima o poi, lo sapevo, mi avrebbe annientata.

Intanto, non mi restava che contare segretamente i giorni che mancavano per tornare, insieme al mio bambino, alla mia vita.

 

 

« Roooosy! », urlò Britney entrando di corsa nella mia stanza, svegliandomi di soprassalto.

« Che c’è? », le risposi guardandola in malo modo.

Una piccola “o” le si disegnò sulla bocca e il suo sguardo si fece scontento.

Non era mia intenzione trattarla male ma avevo passato l’intero pomeriggio abbracciata alla tavoletta del water ed a piangere, tutto ciò che mi ci voleva era un po’ di riposo e tranquillità ma a quanto pareva Britney non era dello stesso avviso.

« Ma io volevo solo… », provò a scusarsi, « Non hai una bella cera, sai? », mi disse guardandomi meglio, piegando la testa di lato il che, anziché irritarmi, mi fece sorridere. Non ero abituata a tutta quella schiettezza a Forks. Certo, a volte era del tutto inappropriata ma per lo meno era vera. Era appurato che a Forks, anche se avessi avuto le sembianze di un alieno, le mie compagne di squadra mi avrebbero comunque assicurato di essere bellissima.     

« Volevo raccontarti del ballo… », il suo viso s’illuminò pensando a ciò che fremeva dal dirmi. Si inginocchiò al bordo del letto, accanto a me, infischiandosene dell’abito bianco che si sarebbe potuto sciupare. Sembrava una piccola sposa.

« Non puoi raccontarmi un’altra volta? Domani, per esempio ? », proposi con una voce più calma.

Britney parve pensarci un po’ ma poi scosse i suoi capelli boccolosi. « No, Rosy! È importante. Troppo. Troppissimo. Davvero ».

« D’accordo », asserii. Dopotutto era difficile che riprendessi sonno subito.

Con l’aiuto dei gomiti mi misi a sedere e Brit mi aiutò a posizionare meglio il cuscino dietro la schiena, dopodiché le feci spazio perché anche lei potesse sdraiarsi accanto a me sul letto.

« Pronti? », mi domandò appoggiando la mano sulla mia pancia tonda.

Sorrisi e l’anticipai: « Scommetto che hai conosciuto un ragazzo… ».

Sbarrò gli occhi sorpresa arrossendo, il che mi fece capire che ci avevo proprio preso.

« No », lisciò la fascia rossa del vestito sotto il seno imbarazzata, « non è un ragazzo… è un uomo », mi corresse.

« Matt McCarty », scandì il suo nome con orgoglio come fosse il suo eroe, il suo eroe personale.

« Uhhh », la presi in giro, solleticandole un fianco.

Le guance le si imporporarono di un rosso acceso, in contrapposizione col suo solito colorito latteo.

« Sei rossa come la tua fascia », la schernii.

« Smettila o non ti dirò più nulla », minacciò alzando l’indice. A volte sembrava tale e quale a sua madre.

« Già non dovrei essere qui a raccontarti nulla », precisò, « E’ tutto un segreto. Un segreto d’amore ».

« Questo l’ha detto lui? », alzai un sopracciglio.

Iniziavo a preoccuparmi. Infondo Brit era una ragazza ingenua, facilmente condizionabile.

« Bèh », giocherellò con i suoi capelli, « in realtà ha detto solo che era un “segreto”, “d’amore” l’ho aggiunto io », dichiarò arrossendo nuovamente.

« Cosa si prova, Rosy? Cosa si prova ad essere innamorati? », mi domandò agitata, cogliendomi alla sprovvista.

« Non credo esista una legge universale, uguale per tutti », replicai osservando il suo viso un po’ deluso dalla risposta.

« Cosa si prova? », domandai più a me stessa,  « È qualcosa di magico e bello. Unico, ecco. Il tuo stomaco è un completo tumulto di farfalle colorate e ti senti come se potessi volare. Senti che potresti urlare il suo amore al mondo intero e avverti un’incredibile solitudine quando lui non c’è. Pensi che non possa mai esserci nessuno come lui, nessuno che ti farà sentire come ti fa sentire lui tra le sue braccia. Completa. E quando lo baci per la prima volta, ecco, quello è il preciso istante in cui vi donate parte della vostra anima… ». Raccolsi una lacrima nell’angolo dell’occhio prima che Brit si accorgesse che stavo piangendo.

« E’ stupendo, Rosy, davvero stupendo », confermò lei, completamente rapita dalle mie parole e con gli occhi carichi di speranza, « Beh, tu sei fortunata ad avere il mio bellissimo cugino Roy », annunciò improvvisamente euforica, « anche se, senza offesa, Matt lo batte. Oh, sì, lo batte », ribadì con convinzione.

« Sentiamo… », la sfidai.

Britney si schiarì la gola come stesse per iniziare il discorso per la notte degli oscar. « Quanto è entrato in sala è stato impossibile non notarlo. Ho sentito domandare a qualcuna chi fosse ma, sinceramente, ero troppo impegnata a contemplarlo per prestarci attenzione ».

Sorrisi immaginandola con la bocca semi-aperta e gli occhi sgranati in direzione di quello sconosciuto che l’aveva rapita al primo sguardo ma Brit non mi prestò attenzione, continuando il suo racconto.

« Ha ballato con Mel e Nicole ma poi… », gli occhi le si illuminarono e sbatté più volte le ciglia prima di continuare, « ma poi ha voluto ballare solo con me. Per tutta la sera », disse con sguardo trasognato, « Non puoi immaginare, Rosy, temevo che il cuore mi uscisse dal petto, lì, proprio davanti a tutti  ».

Provai una piccola gioia a vederla così e anche un po’ di commozione, ad essere sincera, verso quella che, nel giro di un mese, era diventata una sorellina per me. Nemmeno un briciolo di gelosia o invidia.

La gravidanza mi stava cambiando. Emmett mi aveva cambiata, facendomi sentire cose che non pensavo nemmeno di riuscire a provare prima. Della Rosalie stronza non era rimasta che la facciata, la testardaggine e l’orgoglio. Il mio aspetto fisico, anche quello, stava mutando.

« Ti ha proprio stecchita  », ironizzai per non farmi troppo prendere dai sentimentalismi.

« Già », confermò sorridendo.

« Mi ha fatto tantissime domande », rivelò, « dove abitavo e se avessi sorelle o se, oltre alla mia famiglia, abitassi con qualcun’altro…»

« Ma io so così poco di lui…  », il suo sguardo s’intristì.

« Quando vi rivedrete?  ». Avrebbe avuto altro tempo a disposizione per sapere tutto di lui. Era bello scoprirsi piano piano.

La vidi agitarsi, toccandosi la gonna di tulle. « Non lo so ». Si morse le labbra nervosa, « Ha detto che sarebbe dovuto partire ma che tornava… ha la mia mail. Oddio, Rosy, sento che non potrò resistere un giorno senza vederlo  », piagnucolò.

Le sorrisi, un sorriso di quelli che lasciano un sapore amaro sulle labbra per la veridicità di quanto affermava.

« Potevi, dovevi dirmelo che l’amore rincoglionisce! », piagnucolò battendo i piedi sul materasso.

 

 

 

Affido a questa lettera i miei sentimenti affinché arrivino alla persona giusta.

Non sono ancora convinto, una volta finita, se la invierò o se rimarrà l’ennesimo mio fallimento.

Non dovrei scriverti e neanche pensarti, se è per questo, ma non mi riesce possibile. Anche solo calpestare il tuo stesso suolo è un’ infamia. Parto proprio adesso che ti ho trovata… 

Non riesco a smettere di pensare a quanto sono stato vigliacco e a quanto lo sono anche ora a nascondermi tra le parole di questa lettera. Ma non posso farne a meno. M’illudo che così sentirò meno la tua mancanza. Mi sembrerai più vicina.

Non so come abbia fatto ma sono convinto che tu sia la persona che più sia riuscita a capirmi, anche se in così poco tempo… ma ci sono cose che dovresti sapere di me, che ancora non sai, e che non ho avuto il coraggio di dirti… è successo tutto così in fretta… e non mi era mai capitato di innamorarmi a prima vista di qualcuno, come è avvenuto con te. Non mi era mai capitato di innamorarmi punto. Mi odieresti e disprezzeresti per il resto della tua vita ma, almeno, non saremmo più due cuori che si cercano disperatamente.

Non avrei dovuto lasciarti quella sera. Avrei dovuto stringerti e non lasciarti andare via, per nessun motivo al mondo.

Hai idea di cosa significhi toccare il paradiso e poi ritrovarsi in quest’inferno?

Non so se vuoi sentirtelo dire, ora come ora, ma ti amo.

Tuo per sempre…

…matt

 

 

 

 

 

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* Il titolo è un gioco di parole e fonico, allo stesso tempo. In italiano sarebbe “ti presento Matt”. Come sapete in inglese la “a” si legge “e” quindi si legge “Mit Mett”…

**L'espressione abbreviata comunemente usata, coming out, ha un contenuto ironico, in quanto era – e in parte è ancora – l'espressione usata per indicare il "debutto in società" di una giovane adolescente, di solito al ballo delle debuttanti.

In Italia, l'espressione coming out, che indica una scelta deliberata, è molto spesso confusa con outing, che indica invece l'esposizione dell'omosessualità di qualcuno da parte di terze persone senza il consenso della persona interessata. [Fonte: Wikipedia ]

 

 

Eccomi. Se siete riuscite a reggere fino alla fine, vi ringrazio molto.

È un momento in cui l’ispirazione mi sta abbracciando un po’ in tutti gli ambiti. Non posso che esserne stracontenta.

Abbiate pazienza ma sono reduce da un addio al nubilato che ho organizzato interamente, pur non essendo la testimone e direi che è stato un successone! Mi faccio i complimenti da sola.

 

Tornando al capitolo.

per prima cosa mi scuso: so che per chi legge fan fiction avere nuovi personaggi spesso è una rottura, ma cambiando ambientazione (in questo caso addirittura città) non potevo non descrivere un minimo dell’ambiente, delle persone che circondano Rose... Degli zii non vi chiedo neanche, ma di Brit che ne pensate?

 

Non so ancora se il prossimo capitolo sarà un AlicexJasper o se sarà un Pov Isa. Preferenze?

 

Questa volta non concludo con le preghiere a recensire. Onestamente a volte penso di sprecare fiato (in questo caso i tasti del pc)… quindi fate un po’ come vi sentite di fare (davvero, ve lo dico col sorriso).

 

Ultimissima cosa, poi, giuro, vi lascio andare: insieme alla mia Beta (che non finirò mai di ringraziare) abbiamo iniziato una nuova originale: S(he). Nel caso ve la foste persa e avete voglia di leggerla ecco il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1024243&i=1

 

 

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

Invito chi non l’avesse ancora fatto ad iscriversi.

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Statistiche:

 

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