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Autore: coccinellanna    18/04/2012    6 recensioni
FF ambientata nel fututo... Damon ed Elena si incontrano 10 anni dopo.
"Ho cercato di dimenticarla, ho incontrato gente nuova, ho tentato di innamorarmi di nuovo. Ma non ci sono riuscito. Ho fallito miseramente. Non sono riuscito a togliere i suoi occhi nocciola dal posto privilegiato che occupavano nel mio cuore."
"Poi, con voce seria e ferma, mi ordinò di chiudere gli occhi.
Ubbidii.
Dopo qualche secondo lo sentii stringermi la mano e appoggiare le sue labbra sulle mie. Lo sentii sorridere. Avrei potuto rimanere lì, immobile, stretta a lui, con le dita delle mani intrecciate nelle sue per tutta l’eternità."
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katherine Pierce, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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----------------------------------------------------------------Pov Caroline------------------------------------------------------------------------------------

Damon mi fissava, ammutolito dalla reazione di Elena. E io mi sentivo doppiamente in colpa perché sapevo di aver messo a rischio la loro relazione. Katherine rimase lì impassibile. Ci godeva, ci avrei giurato.
All’improvviso sentimmo un rombo di motore. Feci appena in tempo a sporgermi dalla finestra per vedere Elena sfrecciare via nella macchina di Damon.

Lui, istintivamente, uscì di casa e raggiunse il vialetto. Lo seguii.

Mi guardò… Aveva un’espressione implorante, come se mi stesse disperatamente pregando di risolvere quel casino.
–Ci penso io- gli dissi, sorridendo.
Lui annuì, serio.

-Grazie, Damon- lo dissi con il cuore.

-figurati, è questo che fanno gli amici, giusto? – sapevo che c’era del sarcasmo. Lo avevo costretto a mantenere un segreto del genere per dieci anni. Elena era ovviamente arrabbiata con lui ed era colpa mia.
Damon si guardava intorno un po’ pensieroso. Era notte e la sua Elena era da qualche parte, stravolta, sola e potenzialmente in pericolo.
–Speriamo almeno che non mi sfasci la macchina…- scherzò.

-Te le riporto tutte e due intere, promesso!- così dicendo, sparii dalla sua vista nella direzione che Elena aveva preso.

Non avevo idea di dove potesse essere finita. Tentai al Grill, forse aveva bisogno di ubriacarsi. Non potei fare a meno di notare l’orrenda insegna luminosa che il nuovo gestore aveva posizionato sulla facciata del nostro bar preferito. A Matt sarebbe venuto un colpo se avesse visto come avevano conciato quel posto!

Nessuna traccia di Elena ma almeno il biliardo era ancora lì.

Quel posto, per la sottoscritta, era stracarico di ricordi… Anche di quella notte.
Era passato un mesetto da quando Stefan aveva annunciato di aver ucciso Klaus. Katherine era appena tornata in città, trascinandosi dietro un Damon depresso più che mai. Lei lo aveva rintracciato e costretto a diventare compagno di viaggi, ma si era ben presto resa conto che il vampiro non faceva nient’altro che struggersi per Elena. Niente battutine, niente sarcasmo, non cedeva alle sue avances. Negli anni aveva sviluppato una resistenza talmente forte all’alcool che era quasi impossibile persino farlo ubriacare.

Avevamo deciso di festeggiare, tra vampiri si intende. In fondo avevamo tutti parzialmente contribuito ad ammazzare Klaus.
Era una cosa sciocca, una specie di rimpatriata tra vampiri. Il periodo oscuro che aveva portato con sé la morte di Klaus mi aveva trasformato in quella che non avrei mai voluto essere.

Quella sera ero fuori di me, bevevo come una spugna. I dettagli di ciò che era successe esattamente erano sfuocati, l’unica cosa chiara era il forte senso di nausea e il turbinio di emozioni che era entrato in possesso del mio corpo.
Mi ero trasformata in una specie di Katherine, disinibita, manipolatrice e senza alcuna vergogna.
Solo che io non ero brava quanto lei a mostrarmi insensibile… perché non lo ero. Alternavo momenti di euforia estrema a pianti isterici per le cose più sciocche, avevo allontanato tutte le persone a cui tenevo. Mi ero isolata, ma lo avevo fatto apposta, non perché non volessi aiuto, ma perché non volevo far soffrire nessun altro.

Il solo pensiero di vedere Elena o Bonnie preoccuparsi per me, mi faceva sentire piccola, fragile e costretta ad affrontare qualcosa che non volevo affrontare.

Quella sera avevo ceduto ai sorrisetti di Stefan, probabilmente ancora meno in  sé di quanto non lo fossi io, e lo avevo baciato. Non ricordo cosa successe dopo, buio completo.

Continuai la mia missione facendo un paio di volte il giro dell’isolato. L’aria era fredda e pungente. La luna, in cielo, non era sufficiente a permettere che qualcuno mi vedesse mentre scandagliavo la strada a tutta velocità.

Mi fermai davanti a casa di Elena. O meglio, a quella che una volta era casa di Elena. Adesso appariva come una semplice villetta che si distingueva da quella precedente solo per il numero civico o dal colore delle persiane. L’aveva venduta dopo essersi trasferita, come a chiudere con il suo passato.

Non era nemmeno lì.

Finalmente trovai la decappottabile azzurra parcheggiata di fronte al nostro liceo. Mi resi conto delle luci accese e della musica piuttosto alta che proveniva dalla palestra.
–Il ballo di fine anno…- la voce della mia amica mi colse di sorpresa. Era seduta sulla panchina di fronte alla biblioteca, quella dove ci trovavamo tutte le mattine prima di entrare in classe. Mi sedetti di fianco a lei. Aveva gli occhi lucidi. Rimanemmo per un po’ in silenzio, nessuna delle due sapeva cosa dire.

-Che ne dici, diamo un’occhiata?- le chiesi poi, indicando la palestra. Lei mi guardò un po’ sorpresa. –Senti, sono o non sono la regina delle feste?! Dovrò pur vedere se in questa città c’è qualcuno in grado di battermi, o no?-
Lei sorrise appena. –Nessuno ti batterebbe mai, Caroline. Le tue feste erano impeccabili-

Mi alzai e lei mi seguì.
Anche se sembrava non voler cedere, non riuscì a trattenere una risata quando mi vide salire sugli spalti del campo di football.
Solo chi aveva frequentato il nostro liceo sapeva che dall’ultima gradinata, con un salto di circa mezzo metro, si poteva atterrare sul tetto della palestra. Lì poi c’era un lucernario piuttosto grande, perfetto per spiare. La festa non era un granché e Elena sottolineò come avrebbero fatto meglio ad ingaggiare me. Non potevo che essere d’accordo, un organizzazione davvero scadente.

-Mi dispiace, Elena. Davvero tanto.- abbassai gli occhi.
Eravamo ancora sedute sul tetto della nostra vecchia palestra.
Rimase in silenzio.
–Hai tenuto un segreto del genere per dieci anni?- fece lei.
Annuii.
–non ti sembra sufficiente come punizione?-.

Elena sapeva quanto tenere i segreti non fosse esattamente il mio forte. E probabilmente immaginava anche quanto mi sentissi in colpa.
-Quindi non sei arrabbiata?-
In tutta risposta lei scoppiò a piangere.
L’abbracciai.

-Scusa! Io… io avrei dovuto dirtelo. Non so perché… non volevo farti soffrire…-
 –Io e Stefan non eravamo destinati a stare insieme. Che importa se l’ho beccato con la mia amica ubriaca?- scherzò, guardandomi storto.

–Che poi, da quel che ricordo, Damon bacia molto meglio!- la presi in giro.

Rimanemmo lì per un’altra oretta, commentando i vestiti osceni di certe ragazze e ridendo fino alle lacrime ricordando i “vecchi” tempi.

----------------------------------------------------------------Pov Damon------------------------------------------------------------------------------------

Nel momento esatto in cui vidi Caroline sparire all’orizzonte, mi resi conto del errore gigantesco che avevamo commesso.
Come avevamo potuto essere così ingenui?!

Corsi verso il portone, sperando che non fosse troppo tardi.

–Non così in fretta, Mr Salvatore.- Le sue mani mi avevano già scaraventato dalla parte opposta della strada.
Rebekah era lì, di fronte a me. –Invecchi proprio bene- continuò, mentre mi massaggiavo la spalla.

Katherine aveva previsto tutto, era tutto parte del suo machiavellico piano: la confessione di Stefan, Elena che fuggiva…

-Stai iniziando a collegare i puntini, dolcezza?- Rebekah stava cercando di decifrare l’espressione sul mio viso.

–Oh, avanti. Non essere così sorpreso. A Klaus serve il sangue di una doppelganger e … come si chiama?- mi guardò alla ricerca di un suggerimento.

–Lizzie?- chiesi.

-No, non la bambina… l’altra…-
-Elena?!- sbuffai

-Sì proprio lei. –mi guardò maliziosamente. Aveva finto di dimenticarsi il suo nome per prendermi in giro... mi stavo lasciando prendere in giro da Barbie Klaus.
Ero stato proprio ingenuo, come avevo potuto lasciare Lizzie in casa anche solo per qualche istante.

Se le fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato.

Rebekah continuò con la sua scenetta – Elena è roba vecchia ormai, la bimba è la preda più semplice.- Dovevo assolutamente trovare un modo per liberarmi dalle sue grinfie.
 
----------------------------------------------------------------Pov Elena--------------------------------------------------------------------------------------

Essere lì, sul tetto della palestra con Caroline, mi aveva fatto tranquillizzare un po’.

Non l’avevo completamente perdonata, ma non era necessario che lei lo sapesse.
Eravamo amiche. Sapevo quanto l’avrei fatta soffrire tenendole il muso.
Tanto prima o poi l’avrei perdonata comunque, era una battaglia persa.

Avrei dovuto fare lo stesso con Damon, ma non ci riuscivo.

Ero furiosa con lui.

-Aspetta- Caroline mi fissò per un istante.
Probabilmente si stava chiedendo quali fossero i miei pensieri. –Tu… tu ce l’hai con Damon, non è così?!-

Aveva colto nel segno. Esaminai accuratamente le mie unghie, come una bambina che vuole distogliere da sé l’attenzione.
Ma Caroline non si dava per vinta. –Non ti importa che io abbia baciato Stefan.. tu sei furibonda con Damon…- sembrava avesse appena scoperto chissà quale segreto.
Era completamente scioccata.

Sbuffai, accorgendomi, ancora una volta, di quanto non fosse facile indovinare cosa stessi pensando. –Sì, sì, hai vinto sono arrabbiata con lui- la mia voce si alzò di un’ottava –non è per il segreto, non mi importa. Stefan è acqua passata e…-

-Elena, sai che stava proteggendo me, non è vero? E’ stato un amico, non poteva fare altro- Caroline prese subito le sue difese.
-Lo so. Ma era lì, era tornato a Mystic Falls, capisci?- Caroline iniziava a capire- non è tornato per me, è tornato per una sciocca rimpatriata fra vampiri!-
Caroline mi interruppe di nuovo –Elena, Damon quella sera non si è divertito, te lo assicuro. Era distrutto, stava soffrendo…-

-Ma era lì, Caroline. Se solo lui fosse… -non riuscivo a trovare le parole.

Ricordavo chiaramente quel giorno. E quelli precedenti.
Ricordavo il senso di inadeguatezza che provavo quando stavo con Stefan, il nodo allo stomaco ogni volta che sentivo pronunciare il nome di Damon o rivedevo i suoi occhi blu nella mia mente e il rimpianto di non avere mai ammesso i miei sentimenti.
Poi, quando avevo visto Stefan tradirmi spudoratamente, il mondo mi era semplicemente crollato addosso.

E tutto quello di cui avrei avuto bisogno era Damon. Lui avrebbe dovuto essere lì, al mio fianco, a sorreggermi.

----------------------------------------------------------------Pov Stefan------------------------------------------------------------------------------------

Katherine aveva accolto Klaus con il sorriso più falso della storia.
Poi avevano cominciato a confabulare in una lingua slava, impossibile da comprendere sia per me sia per il mio fratellino, che probabilmente stava origliando sotto la custodia di Rebekah.

Klaus pronunciò qualche parola con un tono di voce più forte, accentuato. Scandiva le sillabe. Sembrava un comando, un ordine da eseguire.

Katherine annuì.

La vampira tornò qualche istante dopo con Lizzie, addormentata, fra le sue braccia.
Le tolse la collana alla verbene che portava al collo.

La soggiogò, così che continuasse a dormire. Alla vista di Klaus e Lizzie nella stanza Katherine aveva cominciato a vacillare. Lo si vedeva dagli occhi, impauriti e velati dalle lacrime.

O forse era tutta scena. Non avrei saputo dirlo con certezza.

Klaus lasciò cadere nelle mani di Katherine una piccola fialetta e una siringa, ordinando di consegnarli il sangue della bambina.

Notai l’eleganza spietata tipica degli originali, che non avrebbero mai sottoposto la bambina a qualcosa di troppo crudele, almeno che non fossero costretti, ma che sceglievano di non sporcarsi mai le mani. Lasciavano fare ad altri, consapevoli che il povero malcapitato, in questo caso Kath, avrebbe portato il senso di colpa con sé per il resto della vita.

Ciao a tutti. Prima di tutto, un grazie infinito a chi recensisce e a chi mi segue.

Questo capitolo è stato abbastanza difficile da scrivere... Ho tentato di miscelare l'azione con i momenti nostalgici di Caroline ed Elena, ma non so se mi è riuscito bene. Non insultatemi per Klaus e Katherine che parlano in bulgaro per non far capire niente agli altri (che banalità!), ma era l'unico stratagemma possibile!! Spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto! Fatemi sapere cosa ne pensate nelle recensioni!

E state tranquille che Damon e Elena faranno pace presto, promesso. Piuttosto incrociamo le dita per il prossimo episodio (-1 giono!!!), mie care Delena!! :-)

  
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