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Autore: Metamorfosi    18/04/2012    1 recensioni
XIX secolo. Friburgo è una cittadina tranquilla a sud della Schwarzwald, la grande Foresta Nera. Camminando per questa piccola e accogliente oasi di legno e ciottoli, ci si può imbattere assai di rado in una misteriosa figura. Tutti la chiamano die Schwarzen Katz.
Beatrix è una giovane fanciulla figlia di un mercante e si è appena trasferita con lui in questa accogliente cittadina. Quale mistero si cela dietro a questo tanto temuto Fantasma? Beatrix proverà a scoprirlo... A suo rischio e pericolo.
Genere: Malinconico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: L'Ottocento
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Angolo Autrice
Heilà cari lettori, come ve la passate? è un bel po' che non scrivo e vi chiedo infinitamente scusa per il ritardo ^^" di solito ho una vita terribilmente monotona e noiosa,
ma di questi tempi non sono mai a casa D: non sono neanche più capace di scrivere (e credetemi, si vede =_=")... Va beh, vi lascio a questo nuovo capitolo... mi dipiace,
non è uscito così interessante come speravo, ma spero gradirete comunque :)
Goodbye :3
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Aleggiava una strana atmosfera in quella casa: al contrario dell’esterno, l’interno esprimeva una tale quantità di personalità e ricordi da dare un’impressione di disordine
in un primo momento. Poi però, guardandosi bene in torno, ci si poteva rendere conto che si trattava del completo opposto: un ordine impeccabile, nulla lasciato alla
casualità e un dolce profumo di rose avvolgeva tutto. Beatrix non riusciva ad individuare la fonte di quel profumo, incantata com’era ad osservare, nonostante l’oscurità,
quell’ambiente tanto piccolo ed accogliente: sembrava una piccola hall, come in quelle case di città inglesi aveva visto durante uno dei viaggi fatti col padre.
Le pareti erano rivestite di una carta da parati a fantasia bianca e azzurra; sulla destra e sulla sinistra vi erano due porte, e poco più avanti una scala sulla destra e un
corridoio con un’altra porta sulla sinistra.
D’un tratto, come ridestandosi da un sogno, Beatrix si rese conto di essere entrata senza alcun invito ne tanto meno educazione in casa di estranei, così si schiarì la
voce e chiamò:
-Chiedo scusa! C’è nessuno? Chiedo scusa per essere entrata senza invito in casa vostra, ma fuori diluvia cercando riparo sono entrata senza rendermene conto!-
ma nessuno rispose. “Strano” pensò, “sono usciti lasciando la porta aperta”. Poi, nella penombra del corridoio, vide qualcosa di scuro muoversi: “Dev’essere Émeraude!”
La ragazza avanzò titubante, ma subito la sua attenzione si spostò su uno specchio alla sua sinistra che non aveva notato prima. Si fermò a osservare la propria, bizzarra,
figura: lochignonsi era disfatto quasi completamente, lasciando cadere buona parte dei lunghi capelli ramati che a causa della pioggia si erano afflosciati in maniera ben
poco elegante sgocciolando sul pavimento e sul lungo vestito color crema e panna. E il vestito? Era talmente fradicio che la sottana aveva perso tutta la sua vaporosità,
arrivando quasi a toccare terra.
All’improvviso un fulmine penetrò attraverso la finestra in cima alle scale, proiettando una lunga figura sul pavimento. Beatrix si voltò e quasi si spaventò, nell’udire un
“Chi è là??” provenire da quella sagoma scura che teneva in mano una candela.
-Eh… Ecco io… Io sono Beatrix Weißhase, signore. Sono entrata in casa vostra cercando riparo dal maltempo…-
La figura iniziò a scendere le scale; a poco a poco che si avvicinava, la sua immagine si faceva via a via più nitida, fino a fermarsi a pochi passi da lei.
Ora poteva vederlo abbastanza chiaramente: Era un uomo… o meglio, un giovane uomo, magro e slanciato. Portava i lunghi capelli scuri, all’apparenza mossi, legati in
una coda dietro la nuca. Una cosa riuscì a distinguere perfettamente, con non poca meraviglia: i suoi occhi. Era di un verde così puro e intenso da brillare alla tiepida luce
della candela. Le ricordavano… Gli occhi di Émeraude.
-Vi…vi chiedo scusa per la malcreanza e per la tenuta con cui mi presento- continuò lei, cercando di sfuggire ai suoi occhi. –Tolgo subito il disturbo- concluse, accennando
una breve riverenza. -Ma dove volete andate con questo tempo? Prego, accomodatevi pure, almeno fin che il temporale non avrà rallentato- e così dicendo, il giovane aprì
la porta sulla sinistra, rivelando un salotto. Le fece segno di entrare e lei, inizialmente titubante, rimase incantata ad osservare il nuovo ambiante. Era completamente diverso
dalla hall bianca e azzurra: ora le pareti erano rivestite di pannelli di legno rossastro, con cornici semplici ma eleganti. Al centro della parete in fondo alla stanza, un monumentale
caminetto acceso con alcune poltroncine rosse di fronte e un candelabro acceso che pendeva del soffitto.
-Prego, sedetevi- indicò lui.
   
 
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