Capitolo
3.
Certi uomini vedono le cose come sono e dicono:
perchè? Io sogno cose mai esistite e dico: perchè no?
George Bernard Shaw.
Kagome spolverò con una vecchia pezza
l’unico mobile della casa, ovvero quello contente il quadro elettrico.
Aveva espressamente chiesto di liberare
l’abitazione da ogni tipo di mobilia poiché, essendo
particolarmente gelosa delle sue cose, voleva arredarla secondo il suo gusto e
con i vecchi mobili provenienti dal Giappone.
Le era sembrata la scelta più giusta da
fare, voleva dimenticare quella vita fatta solo di sofferenze, ma i
mobili… oh, non gli avrebbe dato quella soddisfazione! Non gli avrebbe
lasciato nulla se non quattro mura spoglie di ogni avere che avevano condiviso
assieme!
Iniziando a canticchiare una canzoncina sentita
quella mattina alla radio, tramite il suo cellulare di ultima generazione,
sorrise quando Aki le si strusciò fra le gambe, emettendo dei dolci
miagolii.
«Che c’è, piccolo mio? Hai
fame?» gli domandò, accucciandosi a terra, mentre il gatto si
alzava sulle zampine posando quelle anteriori sulle ginocchia della ragazza.
«O forse vuoi le coccole?» azzardò Kagome, lasciandogli una
piccola carezza sul capo candido.
A quel gesto Aki miagolò ancora,
avvicinando il musino alla mano che la ragazza gli aveva posato poco prima
sulla testolina pelosa: quella mattina si era decisamente svegliato voglioso di
affetto da parte della sua padroncina.
«Ma allora ho indovinato. È questo
che vuoi: che ti coccoli fino allo sfinimento!» esclamò la giovane,
con una risata, alzandosi e prendendo intenerita il gatto in braccio. «Il
mio cucciolo, sei decisamente come tutti gli altri uomini, Aki! Mangi, bevi e
vuoi anche le coccole. Ma dopo? Dopo mi lascerai anche tu?» gli
domandò Kagome, carezzandogli con gesti lenti e gentili la schiena. «No!
Cosa mai vado a pensare. Tu non potresti mai andare via da me, siamo uniti da
un filo invisibile, caro gattaccio. È stato il destino a farci
incontrare!» tornò a sorridere e spostandosi in quello che sarebbe
stato il salotto di casa sua, si sedette a terra cominciando ad immaginare come
sarebbe stata la sua nuova abitazione una volta arredata.
Quando aveva deciso di andare via dal Giappone
non aveva la benché minima idea di dove traslocare e benché meno
del luogo in cui avrebbe alloggiato. Ma quando vide quella piccola casetta su
un sito online statunitense, capitatole per caso sotto agli occhi tramite una
di quelle pubblicità poste ai lati dei siti internet, fu amore a prima
vista e il pensiero di trasferirsi nel Paese natale di sua madre le
occupò la testa.
Comunicarlo ai suoi genitori non era stato
facile, soprattutto perché suo padre era un uomo molto geloso della sua
famiglia e sapere che uno dei suoi due “cuccioli” era praticamente
dall’altra parte del mondo non poteva di certo fargli piacere. Anzi,
tentò più e più volte di ostacolare la figlia, decidendo
di non prestarle uno yen per l’acquisto della nuova casa. Sua madre,
invece, era sembrata entusiasta della cosa e Kagome poté giurarci, vide
un velo di malinconia attraversale gli occhi. Chissà quanto doveva
mancarle la sua vecchia casa. Tuttavia neanche la donna riuscì a far smuovere il signor
Higurashi nonostante la minaccia di “dormire sul divano e rimanere in
astinenza per un mese intero”, e una possibile consapevolezza di dover
abbandonare il suo desiderio di trasferirsi negli Stati Uniti si fece largo
dentro di lei.
Suo fratello più piccolo, le aveva
consigliato di vendere la casa che occupava tutt’ora, ma Kagome fu
costretta a dirgli che in realtà quella non era un’abitazione di sua
proprietà, a differenza di quanto tutti credevano, ma che apparteneva
alla famiglia del suo ex ragazzo. E lui era stato così magnanimo da permetterle di
viverci ugualmente fino a quando, ovviamente, non avrebbe trovato un’altra
sistemazione.
Nonostante tutto, però, Kagome era
intenzione a provarle tutte, anche se… Peggio che andar di notte si era ritrovata a pensare, quando
constatò che in banca i suoi risparmi non ammontavano a molto e che l’aiuto
dei suoi genitori le sarebbe stato fondamentalmente utile. Si sarebbe anche
prostrata ai loro piedi, se fosse stato necessario. Suo padre, però, era
sempre più radicato nelle sue convinzioni: il branco Higurashi doveva
restare unito.
Ma la salvezza la trovò una sera di agosto,
quando parlando con una vecchia compagna di liceo dei suoi progetti ormai
andati in fumo, venne a conoscenza di un Casinò aperto da poco.
Tentar
non nuoce, Kaggy… le
aveva detto l’amica, facendole l’occhiolino. La fortuna potrebbe essere dalla tua parte, per una volta. Se vuoi
posso accompagnarti domani sera stessa, mio fratello ha vinto 800000 yen* la scorsa settimana.
E Kagome aveva deciso di rischiare. Seguendo le
direttive di quella vecchia compagna, si era vestita di tutto punto, facendosi
i complimenti da sola quando si specchiò poco prima di scendere in
strada e salire su un’auto nera appartenente all’amica.
Quando furono al Casinò vennero accolte
da un paio di uomini che aprirono loro la porta d’ingresso dopo aver
constatato che erano entrambe maggiorenni e non appena misero piede all’interno
dell’immensa sala da gioco Kagome sentì le gambe tremarle.
Posso
dare una svolta alla mia vita. Posso vincere il jackpot e andarmene finalmente
per la mia strada o ritrovarmi con Aki sotto ai ponti per aver perso i miei
risparmi.
Tuttavia decise di non andare adito ai suoi
pensieri e dopo aver cambiato delle banconote in fiches da gioco seguì l’amica
che l’accompagnò al tavolo da blackjack.
Inizialmente Kagome decise solo di stare a
guardare, giusto per capire le regole, e quando l’adrenalina, aiutata da
un paio di cocktail che si era scolata d’un fatto, salì alle
stesse decise di buttarsi e di provare ogni gioco consentitole.
Incredibilmente la dea bendata della fortuna era
stata dalla sua parte e quella sera la giovane Higurashi poté tornare a
casa con un bel bottino: 24511691.88 yen*.
Non perse tempo, l’indomani chiamò
l’agenzia che aveva in dotazione la casa e quando qualche giorno dopo l’agente
immobiliare le disse che il proprietario aveva accettato la sua proposta, Kagome
non ci pensò su due volte e avvalendosi della doppia cittadinanza e
quindi evitando scartoffie burocratiche che le avrebbero potato via
innumerevoli mesi di tempo, decise di fare i bagagli e partire il più
presto possibile assieme al suo gatto.
I pensieri della ragazza vennero interrotti dal
suono del campanello e Kagome, sempre con Aki fra le braccia, si alzò
dal pavimento e quando andò ad aprire, aspettandosi di vedere il camion
dei traslochi e dei facchini già impegnati a scaricare la sua mobilia.
Tuttavia si accigliò quando vide sulla
soglia una bella ragazza, di circa la sua età, sorriderle con una torta
fumante e dall’aspetto squisito fra le mani.
«Ciao! Io sono Sango e sono qui per darti
il benvenuto nel nostro quartiere, Kagome Higurashi!»
Princess Judith’s space.
*800000 yen: dovrebbero essere all’incirca
9791.25 dollari o almeno il convertitore dà questo risultato! ^^
*24511691.88 yen: 300000 dollari (sempre tramite
il convertitore)! Scusate, ma non so quanto possano costare le case negli Stati
Uniti, quindi datemi tutto come accreditato ù.u hahaha
XD
Okay, ben un anno e mezzo fa dissi che per colpa
dell’università di non avrei aggiornato con costanza, ma diavolo
non credevo che avrei fatto passare così tanto tempo o.o! Comunque, ecco
a voi il terzo capitolo di My Dreams, mi dispiace aver fatto aspettare
così tanto gli appassionati di questa storia e colgo l’occasione
per ringraziare le nove persone che hanno recensito lo scoro capitolo! Spero
che voi ci siate ancora nel fandom e spero anche di conquistare nuovi lettori
approdati da poco su Inuyasha!
Cos’altro dire, questo capitolo non
è un granché, devo riprendere la mano, purtroppo, spero comunque
che la storia continui a piacervi e che continuiate a seguirmi ^-^
Just enjoy guys!^^
Saluti!
Al prossimo capitolo!
Princess Judith