Alone in the night
Lei aspetta, sola.
Nel vento gelido, avvolta in un lungo mantello, più nero della notte senza stelle.
Una figura alta e sottile, sul tetto della grande cattedrale, invisibile nel buio. Sotto il cappuccio si nasconde un viso pallido come la luna, e affascinante, dai tratti regali.
La regina delle notte, così la chiamano gli abitanti della grande città, narrando leggende sul suo conto.
Storie sussurrate alla luce di un camino, storie di una donna bellissima quanto pericolosa, ferma nella sua eterna giovinezza.
Una rosa di seta bianca, che non appassirà mai.
La notte sembra deserta e immobile, ma all'improvviso un effluvio speziato, portato dal vento, le fa alzare il capo, improvvisamente allerta.
Non è l'odore di un essere umano, è troppo buono e gradevole.
Sa di mistero, di paesi lontani.
Che sia un suo simile?
Con le mani, bianche e affusolate, si abbassa lentamente l'ampio cappuccio, scoprendo una cascata di capelli rosso fuoco, che le scendono oltre i fianchi sottili in lunghe onde.
Il piccolo naso all'insù sonda l'aria fredda in cerca di quella buonissima fragranza, e i suoi occhi argentati, luminosi come stelle, scrutano la città, in cerca di un movimento, un indizio.
Dei passi, un fruscio.
Dove sei, perché non ti fai vedere? si chiede lei.
Altri rumori, leggeri; stoffa che si muove nell'aria, il respiro di qualcuno, vicino.
Molto vicino.
Fatti vedere, dannazione, fatti vedere! Non voglio rimanere ancora sola, fatti vedere, ti prego!
Ma i lievi rumori ben presto scompaiono insieme a quel profumo misterioso e stuzzicante, facendo tornare il silenzio che sa di fumo nella notte londinese.
Una lacrima cola sulla sua guancia nivea, silenziosa.
Sola, di nuovo.
Sola, nella sua bellezza irraggiungibile, congelata assieme al suo cuore, in un tempo remoto e lontano.