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Autore: Kiarachu    21/04/2012    2 recensioni
Questa fiction parte da quando Megamind sconfigge Titan e dovrebbe finire all'apertura del suo Museo.
Roxanne è felice di aver trovato finalmente l'uomo della sua vita, però succederà qualcosa di molto preoccupante per Megamind, ma insieme al fidato Minion, lei risolverà la situazione, e scoprirà qualcosa che le farà credere ancora di più che l'eroe blu era veramente destinato a lei.
Questo nei primi tre capitoli, poi continuerà come una normale fiction, con varie scene tenere, scene divertenti e qualche colpo di scena
Genere: Azione, Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era in un lungo, oscuro corridoio, i suoi occhi grandi e verdi si guardavano freneticamente attorno con sospetto, tenendo in mano la boccia di Minion, che era l’unica fonte di luce in quell’oscurità.
Ai lati del corridoio c’erano molte porte, ma non gli importavano, perché sapeva che la cosa che stava cercando era in fondo. 
 
Arrivarono alla porta, e quando tentò di aprirla, lui scoprì che era chiusa a chiave.
Sogghignò, perché era consapevole che una situazione del genere poteva succedere, e prese qualche attrezzo da scasso dalla sua tuta arancione.
Cominciò a lavorare sulla serratura, mentre Minion era sul pavimento, controllando se arrivava qualcuno.

Dopo breve tempo, aprì la porta, prese Minion, entrando nella stanza, e la chiuse dietro di se.

La sua navicella d’emergenza era al centro della stanza, circondata da un vetro.
Ridacchiò, prendendo il suo binkey, adattato a pistola, lo puntò al vetro e, mordicchiando il suo labbro inferiore, premette il grilletto, sperando che funzionasse.

Il vetro fu ridotto ad un cubo blu risplendente: sorrise, e controllò se non ci fossero altre protezioni, scoprendo delle luci laser intorno al bordo della piattaforma.

Pensò che, probabilmente, fossero connesse a qualche allarme.
Roteò gli occhi. “Davvero…questa è la protezione più stupida che io abbia mai visto”, disse con tono beffardo.

Guardò la distanza tra un laser e l’altro, e fece scivolare la sua piccola mano tra essi facilmente.

Ghignò, e puntò la pistola alla navicella, premendo il grilletto.
Anche l’astronave fu ridotta ad un cubo, e lo prese facilmente, per poi metterlo nella sua tuta.

Per completare l’opera, aprì la boccia di Minion, prendendo fuori un po’ d’acqua, e fece ritornare al suo posto il vetro.

Raccolse Minion, e ritornò al sicuro nella sua cella, senza che nessuno avesse notato che era scappato da essa.

Tenne l’astronave così per qualche anno, aspettando l’occasione per scappare dalla prigione, e sperando che nessuno notasse che la capsula fosse sparita.

Passarono parecchi anni, e un giorno seppe che il direttore era lontano dalla prigione, perciò le guardie erano meno allerta, così prese quell’occasione per scappare.
“Questa notte, Minion!” disse al suo amico acquatico con un’espressione seria, e Minion annuì. 

Per scappare, usarono lo stesso metodo che usò quando aveva sei anni ed aveva preso la navicella.

Prese la capsula cubica, e i suoi arnesi da scasso da una nicchia segreta nella cella, mettendoli nella tuta.
Disidratò le sbarre della cella, e prese Minion.
Guardò per un po’ la sua cella, con il muro delle idee, il letto, e qualche foglio di carta e matite sul pavimento.

Quindi, seguendo uno schema accurato, eluse tutte le telecamere, arrivando ad una finestra senza sbarre, che dava sul cortile della prigione.

L’aprì, ed andò nel cortile. Anche qui eluse tutte le telecamere, ed usò la pistola disidratante per aprire un passaggio nel muro.

Quando fu fuori del muro della prigione, fece un gran respiro; finalmente era libero, e corse in direzione della città, cercando un posto per nascondersi.

Arrivarono vicino da una zona di magazzini abbandonati. “Uhm…Signore? Penso che potremmo nasconderci in uno di questi depositi, e poi cercare un posto adatto dove lei può lavorare, che ne pensa?” Minion disse a Megamind, che strofinò la sua enorme testa. “Si…mi sembra un buon piano.” 

Così guardarono all’interno di diversi magazzini, ma tutti erano occupati, o da vagabondi e barboni, o da criminali, e Megamind non voleva essere legato a simile marmaglia.

Finalmente trovarono un deposito abbandonato, lo esplorarono, e trovarono delle casse di legno, piene di vecchie forniture militari. 

In alcune trovarono letti pieghevoli e coperte, in altre del cibo in scatola, che era ancora mangiabile. Ed in altre delle radio e attrezzi.

A quella vista, Megamind fece un’espressione molto lieta. “Minion! Ti costruirò un corpo robotico con quelle radio, così mi potrai aiutare, va bene?”.
Minion annuì, felice di poter aiutare il suo protetto. 

Per prima cosa mise uno dei letti pieghevoli – in uno degli uffici del secondo piano – mettendo sopra delle coperte, poi mangiarono del cibo in scatola, e Megamind cominciò a costruire il corpo di Minion, usando le scatole esterne delle radio per fare il corpo, e i circuiti per sintonizzarli sull’impianto cibernetico sulla testa di Minion, così poteva muovere il corpo da sé.

Per l’“acquario” usò una gran bottiglia di plastica dei distributori che c’erano nell’ufficio, e la riempì d’acqua usando un altro distributore.   

Megamind guardò criticamente il suo lavoro. “Quando troverò una cupola di vetro, metterò quella su questo corpo, per il momento dovrai stare qui. Spero che non sia un problema per te”, chiese a Minion, che sorrise.

 
“Oh…nessunissimo problema, Signore! Per me è perfetto anche così. E son felice di poterla aiutare, finalmente!”
Megamind sorrise, e cominciò a costruire qualche allarme con le radio rimanenti, piazzandole tutte intorno al magazzino. Quindi mangiarono di nuovo, ed andarono a dormire.   

 Si svegliarono quando il sole stava calando sull’orizzonte, aspettando per la scesa della notte, per cercare qualche vestito casual per Megamind.

Per un lungo periodo cercarono un altro posto dove stare, ed era anche stato un periodo non gioioso per Megamind, perché era costretto a fare reati minori per sopravvivere, e non gli piaceva. 

La sua visione di essere un criminale era combattere contro Metro Cretino con stile. Ma prima doveva cercare un buon posto dove stabilire il suo Covo Malvagio.

Quando era in quel magazzino, reidratò la capsula, e la controllò.
Scoprì una cavità che combaciava perfettamente col suo binkey, così smantellò la pistola, e pose il ciuccio in quel posto.

All’improvviso, la navicella s’illuminò, scansionando l’area con una luce blu, ed emettendo dei rumori strani.

Quindi si sentì una voce di donna, “Linguaggio settato: inglese. Iniziare messaggio.”
Una proiezione blu venne fuori dalla parte superiore della capsula, e tutti e due ansimarono, perché di fronte a loro c’erano i genitori di Megamind, abbracciati insieme.  

 Quindi sua madre parlò per prima, “Se tu stai guardando questo messaggio, vuol dire che non ci siamo più, e abbiamo spedito te e Meen-yawn sulla Terra. Abbiamo deciso di salvare te, Eiyuu, invece che noi, perché ti vogliamo bene”, lei finì con un dolce e triste sorriso. 

Poi parlò il padre, “Questa navicella è come un’enciclopedia di te e della nostra razza, ed anche di quella di Meen-yawn. Il tuo binkey è una fonte quasi infinita d’energia, e per rinnovare quel potere devi leccarlo ogni tanto. Pure le informazioni della navicella cambiano, perché sono scatenate dal DNA e dall’età. Per sentire le varie informazioni, premi i differenti bottoni dell’astronave. Spero che la Gran Conoscenza sia con te”, finì con un’espressione fiera.  

La proiezione svanì, e Megamind si lasciò cadere sul letto, shockato. Adesso sapeva il suo vero nome, e anche quello di Minion, anche se lui lo diceva nel modo giusto.
 
Lui stette in uno stato di stupore, fino a che Minion parlò, “Ehm…Eiyuu…Signore?”, scuotendolo con la sua mano robotica.
 
“Eh…ah…wow…questo è stato…inaspettato. Così il mio nome è Eiyuu…è così strano…”, Megamind disse con voce flebile, scuotendo il capo.

Minion parlò di nuovo, “Signore…magari può controllare altre informazioni…”

 
Ma lui scosse la sua testa blu con più vigore. “No. Per il momento terrò la capsula disidratata, e quando troveremo un posto adatto per il mio Covo Malvagio, controllerò le altre informazioni”, affermò, togliendo il binkey dalla navicella, riassemblando la pistola, e per poi disidratare di nuovo l’astronave.
Minion annuì, capendo le sue ragioni.  

Nei giorni successivi, cercarono nella zona industriale abbandonata, per un buon posto dove piazzarsi col Covo principale, e finalmente trovarono il luogo giusto.

Era un’enorme centrale elettrica. Scassinarono le porte, e videro che era pieno di pezzi di metallo, turbine, ed altro materiale relativo all’elettricità.

Il cervello fenomenale di Megamind era già al lavoro, vedendo la potenzialità del posto.
Con un’espressione luminosa, e un ghigno enorme, disse, “Questo è PERFETTO! È pieno di materiale grezzo, ed ho già qualche idea!”, prendendo Minion per le mani, e roteando con gioia.
Anche Minion era felice, ed aveva un enorme ghigno dentuto.

Così cominciarono a lavorare, e dopo un po’ di tempo, il posto parve meno incasinato, ma era in ogni modo pieno di cianfrusaglie, che Megamind usava per le sue invenzioni.

Dopo un po’ cominciarono a costruire il suo appartamento, al secondo piano dell’edificio, e mise la capsula e il binkey in una stanza, nell’attico.
Di quando in quando, controllava l’enciclopedia, ed era molto curioso a proposito del “LEGAME”, che avevano scoperto molti anni prima, quando erano in prigione.

 Così premette il bottone giusto, e quando la voce femminile disse, “quale argomento?”, lui disse, “LEGAME” (aveva scoperto che la voce femminile era quella di sua madre, e l’enciclopedia era attivata dalla voce).

 
Sua madre disse, “Il “LEGAME” è una cosa molto importante per la nostra razza. Significa che, se tu sei legato a qualcuno, puoi fidarti ciecamente di quella persona, o creatura. Non è un dono intrusivo, e tu puoi controllare i sentimenti di quel qualcuno legato a te, concentrandoti e pensando a quel qualcuno. Puoi creare un LEGAME stando vicino a qualcuno per lungo tempo, ma solo se i vostri spiriti sono sulla stessa lunghezza d’onda, come amici di lunga data, o anime gemelle. Se è la seconda, tu puoi fidarti molto in profondità di questa persona, perché lei è la tua metà perfetta”, e così l’informazione finì.
A quella dichiarazione, Megamind si accigliò, sapendo che nessuna ragazza sul pianeta sarebbe voluta stare con lui. 


Aprì gli occhi, guardando il soffitto, con un’espressione perplessa. Perché diamine ho avuto questo “sogno” adesso? Mmmh…magari l’ho fatto perché Roxanne mi ha chiesto quelle cose a proposito del mio nome?pensò.
Stette così per un po’, e poi controllò l’orologio a muro. Incredibilmente erano le nove di mattina, così inarcò un sopracciglio, e poi si sedette sul letto, a gambe incrociate.

”Controlliamo Roxanne”, affermò, chiudendo gli occhi, e concentrandosi su lei.
Controllò velocemente i suoi sentimenti, e scoprì che era sveglia.
Un pochino sorpreso, saltò giù dal letto, indossò le pantofole a pipistrello, ed andò verso la sua camera.

Era di fronte alla porta, pronto ad aprirla, quando si aprì prima che potesse toccare la maniglia, e guardò una Roxanne insonnolita, che stava sbattendo gli occhi, cercando di mettere a fuoco.
 
“Giorno, Megs”, lei disse, sbadigliando.


Lui sorrise dolcemente, guardandola nella sua camicia da notte, e pantofole nere e pelosette, non così dissimili dalle sue.
Aveva pure i capelli scarmigliati, e lui sorrise a quella visione, pensando che era molto carina, e che lui era un uomo fortunato ad averla.
 
“Giorno, tesoro, dormito bene?”

Lei fece un sorriso insonnolito. “Sì…ma ho fatto un sogno davvero strano. Magari te lo racconterò, quando sarò del tutto sveglia”, lei disse, baciandolo sulla guancia, ed andarono verso la cucina, dove c’era già Minion.
 
“Oh…buon giorno! Dormito bene?”, lui chiese con entusiasmo, preparando la colazione: caffè forte, per il suo principale, con molto zucchero, succo d’arancia e pancake.
Mise tutto sul tavolo, con qualche vasetto di marmellata ed una bottiglia di sciroppo d’acero.
 
Mangiarono lentamente, godendosi la colazione, e Megamind stava pensando al suo “sogno”, e a quello di Roxanne.
Era curioso a proposito, e voleva sapere se avevano fatto lo stesso sogno.

Dopo colazione, si lavarono e vestirono. Roxanne mise una polo bianca, un paio di calzoni beige, e le sue scarpe da ginnastica.
Megamind prese dei jeans, scarpe da ginnastica blu, e una polo bianca con la sua “M” stampata davanti.  

Roxanne andò nella stanza da letto dell’alieno, e Megamind le chiese del sogno.
Lei disse che non se lo ricordava bene, ma era sicura che fosse il sogno più vivido che avesse mai fatto.
Quando cominciò a narrarlo, lui fu sicuro che era lo stesso “sogno” che aveva avuto, ma per buona misura, la lasciò continuare.
Lei non ricordava bene alcune parti, come quando lui usò il binkey sulla capsula la prima volta, o quando scappò dalla prigione.

Quando lei finì, Megamind aveva un’espressione molto strana: un misto di riconoscimento, sentirsi in pace e qualcos’altro.
Per un po’ lui guardò in un punto non precisato, quindi si riscosse da quello stato, e la guardò negli occhi, come se volesse guatarla, contemplando la sua anima.
 
Quindi disse, “Quello non è un sogno. È parte della mia vita.”
 
Lei lo guardò con occhi spalancati in un’espressione d’incredulità. “Davvero? Ma…ma…com’è possibile?”
 
Luisorrisedolcemente. “È il LEGAME. Ho avuto lo stesso “sogno”. Vieni con me, è ora che tu conosca il mio nome.”
 
Lei sbatté gli occhi, confusa, e lo seguì.
 
Andarono alla fine del corridoio, e poi nell’attico. Megamind aprì la porta ed entrarono nella “Stanza TV”: era un’enorme camera, grande come due stanze di sotto, con mensole per i DVD, tutte intorno ai muri.
A tre quarti della stanza c’era un divano blu, e di fronte un basso tavolino con una superficie di vetro.
Alla fine della camera c’era un televisore piatto di dimensioni colossali, quasi grande come uno schermo del cinema.
 
Lei si fermò, suggestionata, indicando la televisione. “O mio Dio! Dove hai trovato una TV così? Aspetta…non dirmelo: l’hai fatta tu, vero? E che diamine è QUELLO?” lei disse, indicando le mensole con i DVD.
 
“Quanti DVD hai? Wow…sono stupita…di nuovo…davvero!”, lei finì, guardando la stanza con stupore.

Megamind fece un’espressione soddisfatta, dicendo con disinvoltura, “Ah…sì…ho fatto quella TV…e aggiungo anche che ho venduto tanti di quegli schermi televisivi qui a Metrocity…ovviamente più piccoli ma era stato – e lo è ancora – uno dei miei introiti più grandi. E per quel che riguarda i DVD…li ho collezionati attraverso gli anni. Molti sono di Minion, alcuni li ho usati come fonte d’ispirazione per alcuni dei miei piani, ma per lo più sono per intrattenimento. Lo sai…i supercattivi hanno anche bisogno di rilassarsi”, finì con un sorriso furbetto.

Lei ridacchiò. “Oh, certo…Mister Supercattivo…in ogni modo…tutto ciò è fantastico! Quando avremo un po’ di tempo, mi piacerebbe vedere qualche film qui. Scommetto che è come stare al cinema! Ma penso che non è quello che volevi farmi vedere, vero?” lei finì con un sorriso pieno di fiducia, e lui annuì, aprendo una porta posta a metà del muro di sinistra. 

Entrarono in una stanza grande come la precedente; nel mezzo c’era la capsula di salvataggio, posta su una piattaforma cubica.
Lui andò verso una piccola cassaforte, aprendola digitando un codice su un pannello numerico, e prese il suo binkey.

Pose il ciuccio nella cavità, e si sedettero in due sedie, poste di fronte alla navicella.
La luce blu scansionò l’area, e la voce femminile parlò, “C’è una persona non familiare nella stanza. Posso continuare?” così Megamind disse “Sì”, e la proiezione cominciò. 

Quando la riproduzione finì, Roxanne era stordita, e se ne stette così per un po’ di tempo.
Quindi, cominciò a versare qualche lacrima, tirando su col naso, pensando ai genitori di Megamind, che si erano sacrificati per salvarlo, e anche al destino di Megamind.
La sua vita non era stata tutta rose e fiori.

Megamind la guardò con un’espressione preoccupata. “Oh…tesoro…perché stai piangendo?” volle sapere; asciugò le lacrime sulle sue guance, con una mano, e la baciò dolcemente e con leggerezza.

Lei prese un gran respiro, sospirò, e riguadagnò compostezza.
 
“Grazie. Stavo piangendo perché i tuoi genitori si son sacrificati per salvarti, e stavo piangendo anche per te, perché hai avuto una vita così difficile! Che è successo al tuo pianeta, Eiyuu?” lei chiese con espressione dolente. 


Megamind sorrise dolcemente, sentendola dire il suo nome, e l’abbracciò, rilasciandola dopo un po’, per rispondere.
 
“Perché mi ringrazi? E…non serve che piangi. Ammetto che è triste, e piango pure io, pensando che i miei genitori se ne sono andati. E che io e Minion siamo i soli sopravvissuti d’Aosei.”

”Ho visto, dalla mia capsula di salvataggio, che cos’è successo; Aosei, il mio pianeta, e Kinsei, il pianeta di Wayne, son stati risucchiati da un enorme buco nero. La mia navicella è stata spedita per prima, e poi, prima che l’ipervelocità si attivasse, ho visto la sua capsula dorata seguire la mia. Penso che la nostra rivalità cominciò da allora…la sua navicella atterrò sotto l’albero di Natare alla villa degli Scott, e il mio nel cortile della prigione…che destino!”   
 
“Non so veramente perché il buco nero era là…e per me era più simile ad un vortice. Era veramente strano…e non ho trovato risposta nella navicella, e non posso cercarne la causa, perché la mia galassia è molto lontana da qui, e mi serve una tecnologia che qui è impossibile riprodurre. La mia teoria, tuttavia, è che qualcuno abbia creato quel buco nero/vortice; ma non so chi o perché, oppure se la mia teoria è giusta oppure no”, finì sospirando, accasciandosi sulla sedia.
 
Roxanne lo abbracciò. “Ti ho ringraziato perché sei così dolce con me…e voglio farti sapere che sarò sempre qui per sostenerti, sia che tu sia triste, o felice. Una cosa mi lascia perplessa, comunque…tu eri un infante, quando i tuoi genitori ti misero in quella capsula con Minion, giusto? E tu ricordi quei fatti…com’è possibile?” lei chiese, perplessa.

Lui ghignò, indicando il suo testone blu. “È possibile grazie al mio cervello particolare. Avevo solo otto giorni, ma il mio cervello era già in grado di elaborare molte informazioni. Ed il mio intelletto era superiore, comparato con quello degli umani. Un esempio su tutti: ho fatto quello che ho chiamato il “TRICICLO DEL DISASTRO”, all’età di ventidue giorni! Era un triciclo fatto di targhe automobilistiche, saldate assieme, con il mio binkey sul manubrio!”

Lei era un pochino sconvolta a quella rivelazione. “Aspetta un attimo…hai usato un saldatore e altri attrezzi a quell’età? Questo è incredibile!” disse scuotendo la testa.
 
Megamind fece un’espressione sdegnata. “Se non mi credi, chiedi al direttore. Ricordo molto bene la sua faccia, quando ho rotto uno dei muri della prigione, con quell’aggeggio! Ah…quello era stato divertente! E quando ero a sciuola, mentre gli altri imparavano le filastrocche, io stavo perfezionando la mia pistola disidratante. Diciamo che uniformarmi agli altri non se ne parlava nemmeno”, lui finì sospirando tristemente.
 
La reporter scosse la testa. “Beh…sei un genio! Era ovvio che tu eri superiore a loro! Parlando della tua pistola…nel “sogno” ricordo vagamente che l’hai usata per scappare dalla prigione, giusto? Stavo pensando a come sei riuscito a riportarla nella cella. Voglio dire…son sicura che le guardie ti perquisivano, ogni volta che ritornavi in prigione da scuola”, lei gli chiese, sicura che gli avrebbe tirato su il morale.

Come lei aveva previsto, lui fece un ghigno gioioso. “Ah…grazie, grazie! E sì…le guardie cercavano sempre oggetti illegali su di me. Ma io ero più scaltro di loro, e smontavo sempre la pistola, prima di tornare in cella. Che genio!” 


Lei roteò gli occhi. “Ok…Mister Supergenio, per favore…continua con la storia. È molto interessante”, lei disse sorridendo.

Lui fece un’espressione furbesca. “Beh…le ultime parole che mio padre disse furono “Ti sei destinato alla…”, cosa non so proprio, perché il portello della capsula si chiuse ed io fui sparato nello spazio. Pensavo che tutto quello che stava succedendo fosse il mio destino. Ero atterrato in prigione, e tutti continuavano a dirmi che ero un combinaguai, e che ero differente da loro. Così ho creduto che il mio destino fosse di essere un criminale! Fortunatamente, grazie a te, adesso so che posso creare il mio destino, e adesso son felice!” lui finì con un sorrisone.
 
Roxanne gli sorrise, e lo baciò con dolcezza e completamente, sentendolo sorridere.
 
Si baciarono per un po’, con gli occhi chiusi, poi li aprirono contemporaneamente, e si staccarono dal bacio, guardandosi negli occhi per un po’.
 
Megamind sospirò in modo sognante. “Lo sai che non son mai stufo di guardarti, o baciarti? Oh…ti amo così tanto! Mi stavo chiedendo se, un giorno, sarò…stufo di te. NO! Son sicuro che ti amerò per TUTTA la vita! Oddio! Ho realizzato che ti ho detto una cosa che solo un molestatore poteva pensare!” lui finì con un’espressione inorridita.
 
Lei ridacchiò, e sorrise dolcemente. “Oh…Eiyuu…ti amo anch’io in quella maniera, e penso che l’unico molestatore nella mia vita fosse quell’IDIOTA di Hal! Ugh…prima mi ha stressato come cameraman, facendo stupidi ed inquietanti commenti, oppure invitandomi a casa sua ad una “festa”, con solo noi due…e un fotografo di matrimoni! E quando aveva i superpoteri, mi ha quasi ucciso,
tentando di “salvarmi”, e mi ha lasciata in cima alla Metro Tower! Son stata davvero fortunata che ci fossero le chiavi per le porte. Ah…per non parlare del casino che ha lasciato nel mio appartamento! Superviscido! Fortunatamente adesso è in prigione…”

Dopo aver ascoltato il suo sfogo, Megamind fece un’espressione preoccupata. “Scusa, Roxanne, quella è stata anche colpa mia. Quando ero travestito da “Padrino Spaziale”, gli ho detto che se avesse salvato la ragazza dei suoi sogni, sarebbe stata sua. Non sapevo che eri tu”, finì con la sua espressione di cucciolo bastonato.

 La brunetta lo guardò, con un’espressione triste, ed un mezzo sorriso, e gli carezzò la guancia.
 
“Oh…tesoro…son dispiaciuta pure io. Te l’ho data io l’idea che gli eroi possono essere creati, e se non fossi venuta al Covo, quell’incidente non sarebbe successo, e Hal non avrebbe guadagnato i poteri di Metro Man.”

A quella dichiarazione l’alieno blu fece un’espressione pensierosa. “Questo è vero, ma così non ti avrei conosciuto, e tu non mi avresti conosciuto, etcetera…”, lui le disse con mezzo sorriso.
 
Lei annuì, e sorrise. “Hai ragione…oh…beh! È inutile piangere sul latte versato, ok?” lei finì, facendo l’occhiolino.
 
Quindi vennero nella parte inferiore dell’appartamento, e Roxanne ricordò qualcosa che doveva chiedere a Minion.
Così andò in cucina, e non trovandolo lì, bussò alla porta della sua stanza, e quando sentì “avanti”, entrò nella camera.
 
“Ciao, Minion! Per caso hai preso tu i vestiti che ho indossato il giorno del disastro?” lei chiese.
 
“Oh, sì, Miss Ritchi. Li ho anche lavati. Ho fatto…qualcosa di sbagliato?” lui rispose e chiese con un’espressione preoccupata.

Lei rise. “No, no…volevo chiederti se puoi disinfettarli. Mi piacciono quei vestiti, ma non voglio indossarli, dopo che quel tipo viscido li ha toccati. Spero che questo non suoni un po’ da pazzi…”, lei finì con un’espressione preoccupata.

 Minion sorrise. “Ah, sì! Ma certo! È perfettamente capibile. Chiederò a Botty di trattarli con uno speciale disinfettante. Il Signore ha inventato quel prodotto per trattare la sua tuta interna ed esterna, ed è una sostanza che tratta sia la stoffa che la pelle gentilmente, senza rovinarli”, lui finì con un’espressione orgogliosa.

Roxanne fece una faccia perplessa. “Chi è Botty? E…tuta interna? Pensavo che indossasse solo la tuta in pelle”, lei chiese con curiosità.


Minion sorrise. “Ah…ma certo…lei non sa. Non è un segreto: molti anni fa, ha creato una tuta aderente che lo proteggeva da vari colpi. Assorbe gran parte del colpo, e la indossa sempre sotto la tuta in pelle. E Botty è il robocervello rosa. Il Signore l’ha creata per prendersi cura anche della casa. È l’unico robocervello con personalità femminile, ed è molto utile qui nell’appartamento, ma aiuta Signore nel Covo e anche in alcuni piani”, lui finì di dire con un sorriso orgoglioso. 

 La reporter annuì, felice. “Ah , sì…mi ricordo. I robocervelli sono un’invenzione veramente intelligente. Ma ho notato che tendono a mordere…magari hanno personalità di cane? Almeno a me sembra così…”

Minion annuì. “Sì, sono una delle invenzioni più vecchie di Signore, e li ha costruiti usando DNA di cane e dandogli un’AI che impara. Sono più dei cyborg che dei robot. Ma non è mai riuscito a fargli smettere di mordere. Pensa che sia il DNA che fa casino con l’AI. In ogni modo, son molto utili.”
 
Roxanne annuì, facendo un’espressione stupita. “DNA di cane? Spero che non abbia fatto qualcosa di terrificante a qualche cane…ma so che non è il tipo, giusto?” lei chiese.

Minion fece un’espressione shockata. “No, no! Di fatto, su suo ordine, ho prelevato diversi campioni da cani randagi, che giravano qua attorno o vicino agli altri Covi. Per avere più varietà di DNA.”
 
La brunetta annuì in maniera comprensiva, e andarono verso la libreria, dove c’era Megamind.
 
Roxanne notò che legato al fianco, c’era la sua de-gun. “Perché la de-gun?” lei chiese.

L’alieno blu fece una faccia stupita.
 
“Perché no? Adesso sono il difensore di Metrocity, ed ho anche una licenza per portarmela dietro!” lui dichiarò con un sorriso orgoglioso.
 
Lei gli sorrise di rimando. “Si…hai ragione. È stato gentile a darti anche quella licenza.”
 
Megamind sorrise, e batté le mani. “Molto bene! Adesso devo andare alla mia banca, per arrangiare i pagamenti per ricostruire Metrocity. Ho già chiamato il direttore per chiamare le solite compagnie di costruzione, e gli ho detto che manderò i robocervelli per aiutare. Così devo solo andare alla banca per autorizzare i pagamenti. Vuoi venire con noi, Roxanne? Hai altre faccende da sbrigare?” lui chiese galantemente. 

Roxanne annuì, sorridendo. “Sì…voglio tenerti compagnia, e devo andare a fare compere, perché non ho molti vestiti e scarpe.”


Megamind annuì lentamente. “Mmmh…si…capisco. Molto bene! Andiamo!”
Ed andarono tutti nel Covo.


Minion chiamò Botty, e le diede istruzioni di disinfettare i vestiti.
Altri robocervelli sciamarono verso Roxanne, facendo bowg in maniera curiosa. Lei era spaventata che volessero morderla, ma notò che stavano ancheggiando verso di lei, come cani.
Così accarezzò uno di loro sulla cupola, e il robocervello fece bowg in maniera felice, facendola sorridere, e carezzò altri robocervelli, che erano vicini a lei. 

Quindi uno di essi le offrì una chiave inglese, e lei fece un’espressione perplessa.
 
Megamind notò la sua faccia. “Prendi la chiave inglese, e tirala”, disse con un sorriso pieno di gioia.
 
La reporter prese la chiave, e la tirò, facendo correre i robocervelli felicemente dietro essa.
 
”Meglio andare, mentre sono occupati con la chiave inglese”, disse Megamind, andando verso la macchina.
 
Quando furono all’interno dell’auto, Roxanne notò che avevano installato le cinture di sicurezza.
 
“Wow! Quand’è che le avete messe?” lei domandò.

Minion rispose, “Ho ordinato a qualche robocervello di montarle, ieri, quando ero in camera mia al PC. Tutti i computer nel Covo, ed anche nell’appartamento, sono collegati ad essi, così posso dargli ordini anche da lì”, lui finì.
 
Roxanne annuì. “Molto astuto! Ed utile, anche. Così, se vuoi controllare qualcosa, senza rischiare, puoi usare questa funzione. Ho ragione?” lei chiese a Megamind.


L’alieno annuì. “Sì…di fatto ho usato questa funzione molte volte, per controllare molte cose, nella mia carriera da criminale. Ed ho usato anche un programma nel PC, che ho inventato io, per arrangiare le mie varie entrate in scena!” finì con un sorriso furbesco.

La brunetta roteò gli occhi, e poi fece un’espressione volpina. “Ci scommettevo che era anche per una cosa del genere. Mmmh…mi chiedo se gli hai usati anche per spiarmi…magari per guardarmi mentre mi cambiavo per la notte.” 

Megamind spalancò gli occhi, e arrossì furiosamente, con il viso che diveniva viola.
 
“Ehm…uhm…ah...NO! Non li ho usati per una roba del genere! Io…ehm…urg…”, ma non riuscì a finire la frase farneticata, perché Roxanne ridacchiò e lo baciò.
Quando si staccarono per prendere aria, lui aveva un’espressione beata e soddisfatta, e l’arrossimento si era ridotto ad un color lavanda solo sulle sue guance.


Roxanne sorrise, e ridacchiò. “Scusa, Eiyuu…non volevo imbarazzarti. So che non saresti stato capace di fare una cosa simile, anche quando eri un criminale. Volevo solo stuzzicarti un pochino”, lei disse facendo la lingua.

Minion fece una faccia shockata, e disse, “Signore! Le ha detto il suo nome vero! Perché? Ehm…senza offesa, Miss Ritchi, ma sono un po’ scosso.”
 
Lei annuì in maniera comprensiva, e Megamind gli spiegò quello che era successo, e Minion annuì.

”Il LEGAME è una cosa davvero speciale.”
 
Finalmente arrivarono alla banca, e prima che entrassero, Megamind vide che qualcosa non era a posto.
  
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