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Autore: malandrina4ever    23/04/2012    23 recensioni
Aveva tastato quella stanza centimetro per centimetro, ma non si era mai reso conto di quel buco nel muro.
La tana del topo.
“Fino a quando sarà sera” si ripeteva Sirius. “Fino a quando sarà sera.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Regulus Black, Sirius Black
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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FINO A QUANDO SARÀ SERA

 

 

 


Gli abitanti di casa Black la chiamavano ‘stanza della punizione’. 

Era una stanzina piccola ed umida, priva di qualsiasi oggetto. Il pavimento di pietra era gelido e perennemente immerso nell’oscurità: Orion stesso avrebbe applicato in futuro un incantesimo che avrebbe reso vano ogni tentativo di Lumos. Ma Sirius era ancora un bambino, allora, e non aveva neppure una bacchetta.

Gli abitanti di casa Black la chiamavano ‘stanza della punizione’, ma avrebbero potuto chiamarla ‘stanza di Sirius’.

La prima volta che Walburga lo aveva chiuso lì dentro, si era stretto le ginocchia al petto ed aveva serrato forte gli occhi. Aveva cinque anni ed aveva paura del buio.

La volta successiva aveva aperto gli occhi, lasciando che il buio entrasse dentro di essi. Era rimasto seduto, gli occhi ben aperti. Aveva ancora cinque anni, ma aveva imparato a non avere paura del buio.  

Sul viso di sua madre aveva scorto una lieve stizza nel momento in cui si era resa conto che la minaccia di rinchiuderlo nella stanza della punizione non lo intimoriva più come prima. Una lieve stizza ed un barlume di orgoglio.

I Black non hanno paura del buio.

Una volta aveva esplorato la stanza centimetro per centimetro, tastando con le mani. Ma non c’era nulla e questo faceva più paura del buio.

Allora aspettava, pensando a cosa avrebbe fatto una volta fuori.

“Non uscirai di qui fino a quando sarà sera.”

Diceva sempre così sua madre, prima di chiudersi la porta alle spalle con un cupo rombo.

A volte, dopo qualche istante in cui l’unico rumore erano i passi di Walburga che si allontanavano, Sirius sentiva altri passi, più lievi, avvicinarsi. E poi la voce sottile di Regulus spezzava il silenzio e non era più solo.

Non era una di quelle volte.

Regulus non sarebbe venuto, ce l’aveva con lui: Sirius si trovava lì dentro proprio a causa di una spinta che aveva rifilato al fratellino. Il bambino non era neppure caduto, ma a casa Black nessun gesto rimaneva impunito. Non se a compierlo era Sirius, almeno.

I passi di sua madre erano troppo lontani ormai e quelli di Regulus non sarebbero arrivati, così la stanza era immersa nel silenzio.

E poi li sentì.

I passi di Regulus che si avvicinavano lenti, per non far rumore, come sempre.

Lenti. E bagnati.

Regulus stava arrivando, quindi lo aveva perdonato.

Ma quando i passi si fermarono, Sirius non udì più nulla.
Sentiva la presenza di suo fratello al di là della porta e avrebbe voluto sapere perché stava sgocciolando, ma Regulus non parlava. Forse gli stava tenendo il broncio, forse non lo aveva ancora perdonato.

Forse non lo avrebbe mai perdonato.

E alla fine non sentì più neppure le gocce d’acqua –evidentemente se n’era andato – e ritornò il silenzio.

Silenzio e buio avvolgevano ogni cosa, ma c’era qualcos’altro.

Sirius non se ne era reso conto, ma c’era da prima, quasi impercettibile e tuttavia impossibile da ignorare, era anche sotto la voce di Walburga, ed ora perso da qualche parte nel silenzio: il grido di una donna.

C’era silenzio, ma una donna gridava con tutta la sua voce.

Era completamente buio, ma una luce verde accecava gli occhi di Sirius.

La stanza era vuota, ma un uomo era appena caduto e il suo cadavere giaceva lì da qualche parte, nascosto dalle tenebre ed illuminato dalla luce verde.

Aveva tastato quella stanza centimetro per centimetro, ma non si era mai reso conto di quel buco nel muro. La tana del topo.

Sirius scoppiò a ridere. Ma la risata che gli arrivava alle orecchie non era la sua.

Il pavimento di pietra era gelido e Regulus era dietro la porta, ma non parlava. La donna continuava a gridare forte, senza riuscire a coprire lo sgocciolio di suo fratello e lo squittio del topo, mentre il cadavere dell’uomo era immerso in un verde accecante.

“Fino a quando sarà sera” si ripeteva Sirius. “Fino a quando sarà sera.”

Poi sarebbe potuto uscire.

Fino a quando sarà sera.

La stanza sembrava restringersi attorno a lui e non poteva ancora uscire.

Regulus gli stava sgocciolando addosso, la donna gli gridava nelle orecchie e gli occhi sbarrati del cadavere lo fissavano dalle lenti impolverate. E la tana del topo era proprio nel muro a cui si era sempre appoggiato.

Fino a quando sarà sera.

E alla fine un lupo ululò sotto la luna piena, sovrastando ogni altra cosa.

Era sera.

*******

 

Gli occhi di Sirius sono puntati sul soffitto della sua camera a Grimmauld Place numero dodici.

Non sa da quanto tempo lo sta fissando, da quanto tempo si è svegliato, ma le gocce che Regulus gli ha lasciato sulle guance non si sono ancora asciugate del tutto, quindi non dev’essere molto.

Dal piano di sotto sente il rumore delle pentole e tra poco Molly manderà qualcuno a chiamarlo per la cena.

James lo guarda sorridendo dalla foto appesa alla parete, il braccio di un Sirius molto più giovane e felice sulla spalla ed un lieve strato di polvere ad appannargli gli occhiali.

Sirius fa per alzarsi dal letto e soffiare via la polvere dalla foto, ma poi si ricorda che James non lo vedrebbe comunque.

È sera ed è uscito dalla stanza della punizione.

Ma non c’è più nessuno ad aspettarlo.

 

 

 

 


   
 
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