Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Emma Bennet    23/04/2012    3 recensioni
Con lei riuscivo ad essere me stesso, e nonostante tenerle nascosto il mio segreto fosse duro, non riuscivo a fare a meno di Hermione. Mi era entrata nel sangue, quel sangue così puro da poter costituire una barriera fra di noi.
Una storia tra Draco Malfoy e Hermione Granger può davvero essere destinata a durare? Perchè come si fa a far sopravvivere una relazione quando l'ombra di un omicidio incombe su di te? "Se la risposta è amore, la domanda qual è?" (cit.)
Seconda classificata al contest "Every moment has its music" indetto da Stell_issima.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Somebody that i used to know.




«Sono così felice che potrei morire!»
Ricordo che osservai la ragazza di fronte a me gettare indietro la testa e ridere, apparentemente senza motivo. Le mie labbra si incurvarono in un sorriso automaticamente, mi bastava stare in sua compagnia per sentirmi sereno, appagato. Non importavano tutti i problemi che mi affliggevano quotidianamente, non importavano tutti i doveri a cui ero sottoposto, non importava niente, se c’era lei. Non importava neanche il fatto che Hermione Granger e Draco Malfoy non avrebbero mai e poi mai dovuto stare insieme, perché dentro di me io sapevo che lei era giusta per me, o almeno questo era quello che mi ripetevo.
Non saprei dire com’era successo. Non saprei raccontare con precisione quando Hermione Granger aveva smesso di essere per me la Sanguesporco che avevo tanto odiato negli anni precedenti; fatto sta che aveva cominciato ad attrarmi, solo fisicamente all’inizio, ma quando avevo imparato a conoscerla, si era stabilita fra di noi un’intesa… Di anime, per così dire. Avevamo scoperto di essere anime affini.
Ci eravamo ritrovati in vacanza nello stesso posto, durante l’estate che era seguita al nostro quarto anno, in Costa Azzurra, e lì avevo avuto modo di conoscerla veramente. E lì era nata la nostra relazione. Clandestina, perché nessuno poteva sapere che l’erede di una delle più illustri famiglie purosangue del Mondo Magico simpatizzante per il Lord Oscuro e la secchiona mezzosangue amica di Potter provavano qualcosa l’uno per l’altra, qualcosa che non fosse disprezzo.
E così, tornati ad Hogwarts, avevamo deciso di continuare a vederci segretamente, e appena potevamo sgattaiolavamo nella stanza delle Necessità per trascorrere del tempo insieme. Naturalmente non era facile, soprattutto a causa degli occhi altrui sempre puntati su di noi e dei doveri che dovevamo assolvere, ma era meglio di niente.
Poi le cose cominciarono a divenire complicate, sia per me che per lei. Mio padre doveva partecipare a una missione per conto del Signore Oscuro, una missione particolarmente difficile, più delle altre, e persino a distanza, dalle lettere che mi scrivevano lui e mia madre, potevo percepire l’ansia e la pressione a cui doveva essere sottoposto.  
E quando San Potty e i suoi compagni, tra cui anche la mia Hermione, sabotarono il piano di mio padre e dei suoi alleati, tutto cominciò a precipitare.
Colui-che-non-deve-essere-nominato decise che io dovevo prendere il posto di mio padre, ormai rinchiuso ad Azkaban, nella sua cerchia: dovevo ricevere il Marchio Nero. Ricordo l’eccitazione di zia Bellatrix e il terrore negli occhi di mia madre, quando me lo comunicarono. Io non sapevo come sentirmi, non sapevo decidermi se essere elettrizzato o atterrito. Era un grande onore, ma allo stesso tempo… Un grande onere. Credo che all’epoca non mi rendessi realmente conto che stesse per succedere davvero, mi limitavo a ubbidire a mia madre e mia zia. E al Signore Oscuro, ovviamente.
Non lo dissi a Hermione, e questo fu forse il primo passo verso un allontanamento inevitabile.

Anche ad Hogwarts le cose erano cambiate: prima di tutto, Severus Piton, storico insegnante di Pozioni nonché rappresentante della mia Casa, era finalmente riuscito ad ottenere la cattedra da lui tanto ambita di Difesa Contro le Arti Oscure, così che ora quella di Pozioni era tenuta da Horace Lumacorno.
Per i primi tempi evitai palesemente la Granger, perché non avevo idea di come affrontarla, non sapevo come fingere che tutto fosse normale, e mi rendevo conto del pericolo che correvamo, entrambi. A questo punto non si trattava più di essere al centro dei pettegolezzi, se la notizia fosse stata diffusa, a questo punto c’erano cose in ballo molto più grandi di noi.
Poi capii che sarebbe stato impossibile continuare ad ignorarla, e per un po’ le cose tra noi tornarono ad essere ‘normali’, se poi normali lo sono mai state. Con lei riuscivo ad essere me stesso, e nonostante tenerle nascosto il mio segreto fosse duro, non riuscivo a fare a meno di Hermione. Mi era entrata nel sangue, quel sangue così puro da poter costituire una barriera fra di noi.
Io ero sempre nervoso, e troppo spesso me la prendevo con lei, cercando pretesti inutili per litigare, per sfogare la mia rabbia in qualche modo. E lei sopportava tutto, in silenzio, non una parola di stizza detta contro di me, non una lacrima. Io le gettavo addosso la mia insoddisfazione e il mio rancore,  le urlavo contro, e lei chinava la testa. E io mi sentivo un pezzo di merda. Ma mi sentivo vivo. Per quanto malato o perverso possa sembrare, ci provavo quasi gusto, a discutere con lei. Era diventata una sorta di sfida personale, volevo obbligarla a rispondermi a tono, a trattarmi male, come meritavo.
Così cercavo motivi per litigare, la accusavo di accettare le avances di Cormac McLaggen, di passare troppo tempo con i suoi amici, di ignorarmi. Qualsiasi cosa, pur di discutere. Credo che lei cominciasse a rendersi conto di quello che stavo facendo, di quello che cercavo e che mi aspettavo da lei, e decise di assecondarmi. Non stava più in silenzio quando io alzavo la voce, gridava anche lei. Si arrabbiava, mi insultava, a volte non mi rivolgeva la parola per giorni.
E io, grazie a quegli scontri, riuscivo a sfogare tutti i miei sentimenti contrastanti, altrimenti repressi.
Ricordo la prima volta che facemmo l’amore, fu anche la prima volta che la vidi piangere. Avevamo appena finito di litigare, io l’avevo assalita dopo una cosa che aveva detto.
Eravamo nella Stanza delle Necessità, e io stavo giocherellando con una ciocca dei suoi capelli, disordinati come al solito.
«Harry è convinto che tu abbia ricevuto il Marchio Nero»
Potei avvertire chiaramente il sangue gelarsi nelle mie vene. «Cosa hai detto?»
«Ho detto che Harry…»
«Io non capisco perché quel coglione debba mettersi a parlare di me!» sbraitai. Lei spalancò gli occhi, forse non si aspettava una tale reazione da parte mia. «Gliel’ho detto… Io gliel’ho detto che non poteva essere vero, che sei ancora troppo giovane…» mormorò. E a quel punto mi disgustai da solo. Lei credeva che Potter si stesse sbagliando, mi aveva addirittura difeso dalle accuse, tra l’altro vere, che il suo migliore amico aveva mosso nei miei confronti.
Ma invece di calmarmi, e di chiederle scusa magari, continuai a urlarle contro, anche più forte di prima, e a quel punto anche lei alzò la voce. Gridammo per quelle che mi sembrarono ore, fu uno dei nostri litigi peggiori di sempre.
Alla fine, mi accesi una sigaretta, ancora troppo arrabbiato con me stesso e con quel deficiente di Potter, che metteva sempre il naso in affari che non erano i suoi. Avevo appena aspirato un lungo tiro, quando un singhiozzo trattenuto mi scosse dall’isolamento in cui mi ero chiuso; mi voltai, e notai i tremiti che scuotevano le spalle di Hermione.
«Granger…» sussurrai, sbalordito. Lei si irrigidì per un istante, ma non si girò. Spensi frettolosamente la sigaretta, e mi avvicinai a lei, costringendola a guardarmi negli occhi.
«Cosa vuoi? Cosa vuoi, Draco? Sei contento, adesso?» urlò, spintonandomi. Io provai a fermarle i polsi, ma lei si dimenò, divincolandosi, e prese a tempestarmi il petto di pugni, e io la lasciai fare. Solo quando ebbe terminato, le presi il viso tra le mani, asciugandole le lacrime con i pollici, e la baciai. Spogliarla apparve ai miei occhi come la cosa più naturale del mondo, ma io non potevo concedermi il lusso di farmi spogliare, perché non potevo togliermi la camicia. Non potevo farle vedere quel disegno mostruoso che risaltava tanto sulla mia pelle candida.
Quando entrai in lei mi sentii completo, per la prima volta in sedici anni. Cercai di essere delicato, per non farle male, ma era difficile. Sentivo l’urgenza di muovermi sempre più velocemente crescere dentro di me, e vedere Hermione sotto di me, con i riccioli castani a incorniciarle il volto, le gote arrossate, gli occhi semichiusi, di sicuro non mi aiutava. Respirava affannosamente, torturandosi il labbro inferiore. Capii che era arrivata quando avvertii chiaramente i muscoli della sua femminilità contrarsi intorno al mio membro, e un gridolino strozzato le uscì dalle labbra. A quel punto mi lasciai andare, spingendo sempre più forte, mentre l’impeto dell’orgasmo saliva e, alla fine, esplodeva. Mi accasciai su di lei, completamente soddisfatto.
«Ti amo»
L’aveva detto con una voce cosi bassa che avevo faticato ad udirla. Stupito, la guardai. Aveva ancora gli occhi lucidi, e uno sguardo triste che là per là non mi seppi spiegare. In quel momento realizzai che Draco Malfoy si era innamorato di Hermione Granger, e che quello poteva solo essere l’inizio della fine.
«Anch’io» risposi, e mi chinai a baciarla.

Visti gli avvenimenti, qualcuno potrebbe pensare che le cose sarebbero potute cambiare, a quel punto. E infatti le cose cambiarono, lei cambiò.
Non so se il sospetto che Potter avesse potuto aver ragione si insinuò in lei già la prima volta che facemmo l’amore, o se nacque in seguito, quando cominciò a notare che io non mi spogliavo mai del tutto,  fatto sta che cominciò ad allontanarsi e a divenire distante più che mai. Non affrontò mai apertamente l’argomento con me, anche se forse, visto il suo carattere, me lo sarei aspettato, ma potevo vedere come la consapevolezza di ciò che ero le cresceva dentro, giorno dopo giorno. E io non potevo far altro che rimanere a guardarla mentre lei si allontanava sempre più da me.
Fu in quel periodo che imparai a conoscere cosa fosse la tristezza. Non ero mai stato triste, nella mia vita: avevo avuto un’infanzia felice e spensierata, e anche in seguito, ero entrato in contatto con la delusione, la paura, la rabbia, la sofferenza, ma la tristezza vera e propria, quella che ti entra dentro e non ti abbandona, rendendoti spento e grigio, no, quella non l’avevo mai conosciuta.
Con Hermione divenni dipendente da quel tipo di tristezza, perché implicava automaticamente che lei era ancora presente nella mia vita, visto quello stato d’animo era causato dal suo allontanamento. Addirittura, iniziai a sentirmi solo, in sua compagnia: poiché lei non mi ascoltava, mi capitava di ritrovarmi a parlare da solo. I nostri incontri erano divenuti brevi e fugaci, a malapena riuscivamo a scambiare due chiacchiere; a volte la aspettavo a lungo nella Stanza della Necessità, quando un gufo arrivava ad avvisarmi che lei non sarebbe venuta perché doveva studiare o perché aveva altri impegni.
E così la rassegnazione prese il posto della tristezza, quella rassegnazione che caratterizza un evento che sappiamo arriverà, inesorabile e inarrestabile.
Infatti, quando decise che, dopotutto, non eravamo fatti l’uno per l’altra, non mi sorpresi più di tanto: avevo imparato a convivere con la certezza che, ben presto, mi avrebbe lasciato. E devo ammettere che, in un certo senso, mi sentii sollevato. Non avrei più dovuto mentirle, non avrei dovuto nasconderle il mio Marchio, sarei tornato ad essere il Principe delle Serpi che si portava a letto almeno tre ragazze diverse ogni sera.
«Possiamo rimanere amici» mi disse, e ricordo che mi venne da ridere. L’idea di Draco Malfoy e Hermione Granger amici era ancora più assurda di Draco Malfoy e Hermione Granger insieme. Eppure, mi sarebbe piaciuto mantenere un rapporto con lei, che aveva significato tanto per me per quasi due anni. Ma mi resi conto ben presto che la sua era stata solo una frase di circostanza, una cosa detta più per educazione che per altro, perché da allora persi qualsiasi tipo di contatto con lei.
Hermione mi tagliò completamente fuori dalla sua vita, come se non ci fosse mai stato un noi, come se non mi avesse mai amato. Divenne più fredda che mai, e se prima, almeno davanti agli altri, mi trattava come l’odioso Serpeverde da lei tanto disprezzato, da quel momento prese a ignorarmi nel modo più totale, neanche fossi stato un estraneo.
Ammetto che questo suo comportamento mi ferì particolarmente, perché non me l’ero aspettato. Nei primi tempi dopo la rottura, le scrissi qualche lettera, chiedendole come stava, come andava la sua vita, se era felice. Tutte mi tornarono indietro con il sigillo ancora intatto, segno che non erano state neanche lette.
La incontravo spesso nei corridoi, sempre più spesso con quel pezzente di Ron Weasley attaccato. Mi era arrivata all’orecchio la voce che si erano avvicinati parecchio, in seguito all’avvelenamento di lui. Un avvelenamento che avevo causato io, ma non di proposito. L’odio che cominciai a provare nei confronti di Donnola Weasley era cosi incommensurabile che cominciai a desiderare che ne avesse bevuto di più, di quell’idromele avvelenato.
Poi, non ebbi semplicemente più tempo di pensare a lei. La fine dell’anno si avvicinava, e io dovevo rispettare dei patti che il Signore Oscuro in persona mi aveva imposto: dovevo uccidere Silente, e dovevo trovare un modo per farlo, e alla svelta.
Quando mi trovai sulla torre di Astronomia con l’anziano Preside, il vecchio mi propose protezione, disse che mi avrebbe aiutato contro Colui-che-non-deve-essere-nominato. Mi crogiolai al pensiero di poter lasciare andare tutto, di arrendermi. Pensai anche a Hermione, ma poi capii che non potevo farlo, perché sapevo che il Signore Oscuro avrebbe trovato un modo per massacrare la mia famiglia, come aveva promesso di fare nel caso in cui non fossi riuscito a portare a termine la mia missione. Eppure non riuscii ad andare fino in fondo, non riuscii ad uccidere Silente, fu Piton a farlo.
Quella notte, prima di fuggire da Hogwars, notai lo sguardo di orrore che Hermione mi rivolse, e mi vergognai profondamente di chi ero per la vera prima volta nella mia vita.


Quando tre mesi dopo ricominciarono le lezioni ad Hogwarts, non mi sorpresi più di tanto di non rivedere il cosidetto ‘Trio dei Miracoli’, ma me ne dispiacqui ugualmente. Ora che la guerra è alle porte, io e Hermione combatteremo uno contro l’altra, so che loro tre e l’Ordine della Fenice non accetteranno mai il predominio del Signore Oscuro, e da una parte ne sono lieto, perché ho scoperto che non piace neanche a me.
E’ passato un anno da quando ci siamo lasciati, eppure non riesco ancora a far finta di niente: quello che abbiamo condiviso era amore, e non riesco a comportarmi come se lei fosse solo qualcuno che conoscevo una volta, perché ho ancora dei sentimenti per lei. La verità è che la Mezzosangue dagli occhi d’oro mi è entrata dentro, e non importa quanto tempo sia trascorso, non importa ciò che ci divide, non importa quanto grave e pericolosa sia la situazione che stiamo vivendo: non riesco a liberarmi di ciò che provo per lei, non riesco a liberarmi di lei e neppure lo voglio, perché Hermione Granger è meglio della droga, è meglio di un pacchetto di sigarette, è meglio di una partita di Quidditch, di volare di notte senza pensieri, di un Eccezionale in Trasfigurazione, di una bottiglia di whisky incendiario, è meglio del sesso, della libertà… Perché lei è e sarà sempre l’unica in grado di farmi sentire vivo.















Author's Corner:  salve a tutti e... Bentornati! O, anzi, bentornata a me, che torno a scrivere su questo sito dopo quasi due anni di assenza, con un nuovo nick, ma ancora con questo vecchio, amato, paring: Harry Potter (e in particolare Draco/Hermione). Non so se qualcuno si ricorda di me, ho anche cambiato nick perchè credo di essere cambiata io in questi due anni, proprio per questo ci tengo a precisare che se qualcuno seguiva la mia long Set My Soul Alight.. Mi dispiace dirlo, ma quella storia rimarrà inconclusa.
Parlando di questa, invece, spero vi piaccia. In origine non l'avevo pensata così, ma poi sono andata a scriverla e... Puff! Ecco il risultato. Non ne sono molto soddisfatta, soprattutto per quanto riguarda la fine, ma spero che deciderete comunque di lasciarmi un commento, li apprezzerei molto :) Non credo ci siano chiarimenti da fare, ma se qualcuno ha qualcosa da chiedermi faccia pure. La ff è leggermente ispirata alla canzone di cui prende anche il titolo (se non la conoscete ascoltatela perchè è meravigliosa), mentre la citazione finale di Draco (perché Hermione Granger è meglio della droga, è meglio di un pacchetto di sigarette ecc) è stata presa e liberamente adattata al contesto dal film Amami Se Hai Il Coraggio, molto bello e che consiglio a tutti. Detto ciò, grazie di avermi dedicato cinque minuti, a presto!

Emma

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Emma Bennet