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Autore: Vanderbilt    23/04/2012    11 recensioni
Pensa alla carriera e mai all'amore, lei è Isabella Swan, venticinquenne con una carriera promettente nel mondo di Hollywood. Il suo sogno è sempre stato quello di seguire le orme del padre, il suo mentore, e ora che ne ha la possibilità non vuole che nulla intralci il suo cammino.
Ma i progetti possono sempre cambiare o fallire, oppure offrire sorprese inaspettate. Quale tra queste opzioni sarà la strada di Bella? Tutte e tre? Forse...
Edward è un uomo dalle mille risorse, farà di tutto per ottenere ciò che vuole. Lotterà per l'impossibile che si trasformerà in possibile.
Nella vita per cosa vale la pena vivere? Isabella scoprirà la risposta.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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It is what it is

 

Here it comes ready or not
We both found out it's not how we thought
That it would be, how it would be

Lifehouse, It is what it is

 

POV Edward

Per quanti anni avevo atteso una parte in un celebre film che mi avrebbe portato al livello che da sempre agognavo? Molto tempo, troppo per i miei venticinque anni. Poi, finalmente, era arrivata la benedetta svolta, ma questa volta in tutti i sensi. Non avevo solo ottenuto la parte di un film che presto avrebbe sbancato ai botteghini, qualcuna mi aveva fatto perdere la testa. Certo, non potevo dire di essermi innamorato, ma la mia testa ormai era sicuramente altrove, invischiata in desideri e bisogni con una donna dal carattere forte e inavvicinabile.

Isabella era la donna che mi aveva rapito con la sua tenacia, la sua passione per il cinema e la sua incredibile bellezza del tutto normale sotto ogni canone, ma con una personalità da dominatrice. I suoi lunghi capelli neri donavano un senso di morbidezza e tante volte avevo sognato ad occhi aperti di immergerci le mani per poi tirarle leggermente indietro la testa e baciarla. E cristo, quegli occhi erano così profondi e suggestivi, il nero sapeva essere un colore duro e freddo, impossibile da trovare dolce, ma il suo sguardo sapeva accendersi di quella fiamma che illuminava tutto il suo viso. I suoi occhi le conferivano una sensualità che avrebbero indotto con un semplice sguardo qualunque uomo a fare follie per lei. Ovviamente il suo corpo accentuava il potere di essi, con le forme al punto giusto, e non con un fisico scheletrico come la maggior parte delle donne hollywoodiane si erano messe in testa di voler possedere, attirava sguardi maschili espliciti. Non possedeva un fisico fuori dalla norma, le sue misure erano del tutto normali, ma la sua eleganza, la sicurezza nel suo portamento erano le qualità che la portavano ad essere un gradino sopra qualunque donna avessi mai incontrato prima.

Lei era la donna che appena la vidi mi rimase impressa come un marchio a fuoco nella mente. Non era sicuramente la prima volta che sentivo il suo nome prima di presentarmi ai provini, ma non ero mai stato ad un passo da lei, non l'avevo mai vista dal vivo. Suo padre, Charlie Swan, era una leggenda nel mondo del cinema e presi al balzo l'opportunità di poter far parte del cast del primo film della figlia. Non avrei mai immaginato di trovarmi così bene in quell'ambiente, di incontrare persone simpatiche ed amichevoli, ma in primis non mi sarei mai sognato di prendere una sbandata per Isabella Swan.

Quindi il film si era rivelato un'opportunità sotto vari punti di vista.

Se il film procedeva a gonfie vele, il mio rapporto con Isabella non progrediva. La sua reticenza a lasciarsi coinvolgere in un rapporto sentimentale con un suo dipendente metteva in difficoltà anche me. Sapevo che dovevo farle cambiare idea a tutti i costi, ma non era facile, per niente. Bella aveva una morale di ferro, principi che non avrebbe scalfito per nessuna ragione al mondo, indi per cui il mio obiettivo era diffcile da raggiungere, la strada era piena di curve e burroni difficili da superare, ma non per questo mi sarei dato per vinto. Provavo un sincero interesse per quella donna e prima o poi l'avrei fatto capire anche a lei.

Il momento in cui mi resi conto realmente che i miei sentimenti riguardo il rapporto che desideravo con Bella erano cambiati, era stata proprio la sera del party di beneficienza. Fin da subito ero rimasto folgorato da lei, chissà per quale motivo era riuscita a colpirmi ed entrarmi dentro, ma quella sera era qualcosa di spettacolare, oltre la sua bellezza in quell'abito lungo ed elaborato, era stata la sua gentilezza e il suo rapporto con i familiari che mi aveva mostrato un lato di lei nascosto ai miei occhi. Non era la dura che voleva far credere, il suo animo era dolce e gentile con chiunque... chiunque tranne il sottoscritto, ovviamente.

L'appellativo "principessa dei ghiacci" che le donai quella famosa sera, non era sicuramente un complimento, ma piano piano stava perdendo la negatività che inizialmente gli avevo dato, per assumere dei connotati più dolci, anche se per me sarebbe rimasta la stessa principessa polare e distaccata. Ormai era un nomignolo affettuoso e mio, solo io avevo il diritto di chiamarla in quel modo.

Il bacio che successivamente le avevo rubato mi aveva fatto ancora di più comprendere quanto mi stessi invischiando in quella storia a senso unico, vista la zero partecipazione di Bella. Dovevo fare tutto io e mi stava bene così, lo sapevo e non avevo nulla di cui lamentarmi.

Dopo quella fantastica serata iniziò ad evitarmi. Ero andato su tutte le furie al pensiero che non volesse sprecare nemmeno un minuto del suo tempo per parlare di quello che c'era stato tra noi, aldilà del bacio o non bacio. Qualcosa ci aveva legati e lei non aveva nulla da dire? No, ero arrivato io stesso alla verità: non sapeva come comportarsi, quindi evitarmi le rendeva tutto più semplice. Così avevo capito che non si fidava pienamente di me e mi aprii con lei in quel parcheggio deserto. Se era servito o meno non lo sapevo ancora, ma quella sera avevo intenzione di scoprirlo, per questo avevo sabotato la sua auto e avevo organizzato tutto per poterla rapire per una serata. Sapevo benissimo che altrimenti avrebbe trovato mille motivi per rifiutare, ma così l'avevo messa con le spalle al muro, non che la cosa mi facesse piacere, ma seguivo il buon vecchio detto "in guerra e in amore tutto è lecito". Anche se di amore ancora non si poteva parlare.

Bella non aveva preso molto bene la mia iniziativa, ma alla fine sentivo che si stava adattando alla situazione e dopo pochi minuti rilassarsi dietro di me e seguire in modo fluido i movimenti della moto.

Le sue braccia erano ancorate alla mia vita e il suo petto aderiva in modo stupefacente alla mia schiena, facendomi sentire ogni sua curva. Le sue coscie ai lati delle mie stringevano la presa ad ogni curva, facendo entrare ancora di più in contatto i nostri corpi. Cazzo, ancora pochi minuti e mi sarei dovuto preoccupare anche di altro, oltre alla furia della donna dietro di me. Ero certo che ancora stava rimuginando sullo scacco matto che le avevo giocato quella sera.

Presi la strada che conduceva in un ristorante a Beverly Hills, il famoso Spago dove la cucina italiana non era solo una mera utopia. Arrivati a destinazione feci scendere con delicatezza Bella dalla moto, tenendole la mano destra, dopodiché scesi anch'io posizionando il mio gioiello nero sul cavalletto.

«Se tu fossi meno prevenuta verso questa serata potresti anche godertela», soffiai nel suo orecchio.

Isabella era rigida nei movimenti e la linea delle labbra era tesa. Non mi picque vederla così dopo la scoperta della mia progettazione di quella serata che sicuramente si sarebbe rivelata fantastica.

Sospirò conscia che le mie parole avevano un fondo di verità e si lasciò guidare all'interno del ristorante sofisticato ed elegante.

Un uomo basso, con una leggera barba grigia ci accolse: «Buonasera signori, benvenuti allo Spago».

«Salve, ho prenotato a nome Cullen».

«Il tavolo vicino agli olivi centenari, ma certo, un cameriere arriverà subito per scortarvi al vostro tavolo».

Mentre un ragazzo di appena vent'anni ci conduceva presso il giardino, posai una mano sulla schiena di Bella più per avere un contatto con lei che per condurla realmente.

«Olivo centenario?», sussurrò Bella avvicinandosi a me per non farsi sentire dal cameriere.

«Sì, in questo ristorante c'è un olivo italiano centenario e i tavoli nelle vicinanze sono carichi di un'atmosfera particolare», le spiegai pazientemente. Certamente non potevo dirle che quei tavoli erano quasi introvabili se non si prenotava mesi prima, visto che erano nelle mire di molte coppie e sicuramente non le avrebbe fatto piacere sapere che scusa mi ero inventato per averlo quella sera stessa.

Scostai personalmente la sedia a Bella e ci accomodammo al tavolo, posizionato esattamente sotto l'olivo italiano che ci concedeva la dovuta privacy di cui avevamo bisogno.

«Come hai fatto ad avere questo tavolo? Per non parlare della prenotazione, tutti sanno che se non si prenota mesi prima è praticamente impossibile cenare in questo posto», disse Bella ammirata e incantata da quel luogo. Dalla nostra posizione avevamo una vista su Los Angeles fantastica; tutte le luci della città apparivano piccole e formavano un arcobaleno spettacolare.

«Farei carte false per te, principessa», le confessai fissando quegli occhi neri. Carte false... Come ad esempio prenotare quel tavolo con la scusa che la mia fidanzata stava per partire per un lungo viaggio e quella era l'ultima sera in cui potevo farle la mia proposta di matrimonio, nel luogo che da sempre aveva sognato grazie al precedente dei suoi genitori. Il resposabile aveva preso a cuore la mia situazione disperata e aveva aggiunto un tavolo per noi. Dopotutto ero un attore e se non risultavo credibile nemmeno per telefono non potevo sperare di esserlo dal vivo.

La mia principessa non chiese ulteriori spiegazioni per una volta, immaginai si fosse morsa la lingua. Osservai il suo viso e notai che la tensione iniziava ad abbandonarla minuto dopo minuto.

Attesi che fosse lei ad intavolare un discorso, non volevo farle pressioni. Dopo qualche minuto di minuziosa ispezione si schiarì la voce e fu diretta e concisa come solo lei sapeva essere: «Non ti chiederò il perché di questa serata, ieri sei stato abbastanza chiaro», si riferiva sicuaramente alla mia confessione delle intenzioni che avevo con lei; «ma non ho ancora chiara una cosa: perché proprio io?».

«Vuoi davvero saperlo? Non preferisci la suspence?», scherzai per alleggerire la tensione. Lei strinse i suoi occhioni e trattenne un sorriso.

«Le soprese non mi sono mai piaciute un granché».

«Ti farò ricredere, principessa. Chissà che non arriverai ad amarle», ammiccai in modo esplicito. Sollevo un sopracciglio e si morse un labbro in modo accattivante. Mi stava provocando, eccome se lo stava facendo!

«Tutto è possibile», iniziò lasciando le sue parole fluttuare nell'aria. «Ma non ci spererei troppo se fossi in te».

«Io spero e provvedo». Capovolsi il detto e questo la divertì. Quando la sua bocca si apriva e quelle dolci melodie uscivano dalle sua labbra il suo viso si illuminava di una luce offuscante: il suo sorriso era ciò che la rendeva normale, diversa da come voleva apparire di fronte agli altri; perdeva quella durezza e freddezza che mostravano di lei un lato quasi meccanico.

«Da quanto programmi questa serata?», mi chiese incuriosita e per nulla scocciata dal ricordare la trappola che le avevo teso.

«Da ieri sera. Che programmi avevi per la serata?».

«Dovevo passare da mio padre per... Merda, dovevo prendere Muffin!», esclamò. Si mise a frugare nella borsa in cerca del telefono e una volta trovato fece partire subito la chiamata.

«Papà?... Sì, scusa, ho avuto un contrattempo ormai passerò domani a prenderlo e... No, nulla di grave... Mmm... Ehm, no, non sono a casa, meglio se ti chiamo domani eh... Buonanotte, papà».

La chiamata fu abbastanza breve e qualche volta notai occhiate fugaci di Bella nella mia direzione. Io la osservai per tutto il tempo e continuai a farlo anche a chiamata conclusa. Intrappolai il suo sguardo nel mio senza fare o dire nulla, semplicemente immobili.

«N-non hai risposto alla mia domanda», mi ricordò Bella. Giusto, la domanda... Qual era?

Notando la mia espressione confusa mi rinfrescò la memoria: «Perché io?».

«La domanda che dovresti porti in caso contrario sarebbe stata: perché non io?», pronunciai maliziosamente.

«Sbruffone», commentò seccata dai miei rigiri di parole.

«Se te lo dicessi sarebbe un ripetere le mie parole di ieri. Ti risulta così difficile pensare che io voglia proprio te e non un'altra donna?».

«Sì, cioè no, forse... Cazzo, ma perché devo sempre incasinarmi quando parlo con te?!», disse esasperata. Le sue labbra si tesero e i suoi occhi erano colpi di disperazione e confusione. Era come se in lei fosse in corso una lotta interiore tra ciò che voleva e ciò che riteneva non fosse giusto.

«Ti innervosisco...», affermai sicuro della mia tesi.

«Sì, perché...».

«Perché ti piaccio».

«Sì! Cioè, no, no, non è vero! Tu riesci solo a confondermi!». L'avevo colta di sorpresa e non era riuscita a glissare sulla risposta finendo con il dire ciò che relamente pensava.

«Ammettilo e ti sentirai meglio, principessa».

«Non ho nulla da ammettere», si intestardì. Le rivolsi un'occhiata scettica e infine la ebbi vinta.

«Non è come credi tu, solo perché due persone provano attrazione reciprova non significa che...», iniziò per poi interrompersi all'improvviso.

«Finalmente lo ammetti», dissi compiaciuto del piccolo passo avanti: dichiarare ad alta voce almeno una delle tante cose tra noi.

«Edward», mi richiamò esausta nel non averla vinta.

 

Nel corso della cena parlammo del film, senza mai introdurci in argomenti che riguardassero la nostra sfera privata. Il perché mi era ignoto, forse volevamo passare entrambi una serata tranquilla e lasciare tutto il resto fuori: il nostro passato, il presente e il futuro così incerto.

«Penso che tra non molto faremo la nostra prima tappa. Le riprese forse saranno a Seattle per almeno due settimane», mi disse eccitata. Parlare del suo lavoro era come parlare di un amante, per lei. La sua passione era impossibile da non notare. Iniziavo a capire un po' di più perché non volesse che il nostro rapporto crescesse, il suo lavoro contava molto, ci aveva messo tutta se stessa nel film e aveva il terrore che anche una piccola cosa potesse distruggerlo.

«Tuo padre sarà fiero di te». La mia non era una domanda, ma una constatazione. Volevo sapere qualcosa in più di lei e questo mi era sembrato un buon aggancio per accedere ad un pezzetto della sua vita privata che custodiva con così tanta tenacia lontana dalle grinfie dei giornalisti. Di lei si sapeva ben poco grazie ai giornali.

«Lo spero. Rendere orgoglioso Charlie del mio lavoro è uno dei miei obiettivi in questo film». Capii quanto fosse legata al padre anche dal semplice cambio di tono di voce mentre pronunciava il suo nome. Il suo sguardo trasmetteva un amore puro che mai nessuno avrebbe macchiato.

Non accennai alla madre, sapendo bene che il signor Swan era rimasto vedovo molti anni prima. Quella serata stava procedendo alla grande, meglio di quanto avevo sperato e rendere triste Bella non era nei miei piani.

«E cosa mi dici dei tuoi? Cosa pensano del tuo mestiere?», mi domandò interessata anche a scoprire qualcosa di me.

«Mia madre ne è entusiasta, mio padre un po' meno, sperava seguissi le orme di famiglia, ma tutto sommato hanno accettato bene la mia scelta. A volte si preoccupano che io abbia una vita privata soddisfacente; dovrebbero capire una volta per tutte che non sono Jhonny Depp e posso avere ancora la mia privacy».

Mentre parlavo era arrivato il dolce e la serata era quasi al termine. Presi la mano di Bella abbandonata sul tavolo e lei sobbalzò sorpresa. Non si ritirò dalla mia presa gentile, né io gliene diedi l'opportunità. Accarezzai la sua pelle morbida, tracciando dei cerchi sul dorso della sua piccola mano. La sentii sospirare e immaginai che quel contatto non avesse un effetto abbastanza delitiero solo sul mio corpo.

Cazzo, era un semplice contatto! Come poteva rendermi inerme come un agnellino?!

Avvolsi completamente la sua mano e dopo attimi di smarrimento riprese a parlare: «Questo cambierà».

«Cosa?», chiesi concentrato solo sulla sensazione che i dava toccarla senza la sua resistenza e su quanto mi facesse stare bene.

«Quando il film uscirà la tua vita privata inizierà ad essere sbandierata ai quattro venti. Sarà un film lanciato a livello mondiale, tu sei il protagonista e questo ha una certa rilevanza per la stampa».

«Sì, immagino sarà così, ma per ora mi godo la mia privacy». Sapevo che gli altri film a cui avevo partecipato non erano paragonabili a questo e che la fama che ne avrei ricavato sarebbe stata grandiosa e terrificante al tempo stesso. Eppure in questo momento non era ciò a cui pensavo. Nella mia mente c'era solo Bella.

Annuì come per darmi ragione e preso da una certa enfasi tirai la sua mano facendola alzare.

«Cosa...», iniziò.

«Niente domande», la interruppi.

Pagai il conto e la scortai fuori. Le porsi il casco e lei lo indosso senza fiatare; per una volta stava facendo come le avevo suggerito. La mia principessa dei ghiacci si stava sciogliendo.

«Sali, principessa», le dissi porgendole una mano per facilitarla.

Partii subito e lei si ancorò a me come all'andata. Sentire il suo corpo aderire al mio era una sensazione ancora più intensa dopo la cena.

«Ora chiudi gli occhi e non sbirciare, ti vedo dallo specchietto!», le ordinai. Diedi una fugace occhiata al suo viso dallo specchietto destro e notai che non mi aveva dato retta.

«Avanti, Bella», la incoraggiai.

«Okay», mi urlò per superare il rombo della moto. Controllai che li avesse davvero chiusi e ne ebbi la conferma quando posò la testa sulla mia schiena, rilassando i muscoli che sentivo a contatto diretto con me.

Dopo una mezzora arrivammo a destinazione. Mi immisi in una stradina sterrata che conoscevo molto bene e proseguii fino alla fine, dove poi una ringhiera malconcia segnava la pericolosità di un dirupo.

«Scendi dalla moto adagio, tenendoti a me, ma non aprire gli occhi per nessuna ragione».

«Cadrò», si lamentò mentre scendeva tenendo le mani sulle mie spalle.

«Non ti lascerò mai cadere, Bella», suonò quasi come una promessa.

Dopo di lei scesi anch'io velocemente e la afferai per i fianchi. Avvicinai il mio viso al suo orecchio e parlai ad un centimetro di distanza: «Tieni gli occhi chiusi e fidati di me».

«Okay», mi rispose quasi sussurrando.

Per arrivare nel punto in cui volevo aprisse gli occhi c'erano pochi metri da fare a piedi, nel completo buio. Purtroppo il fatto che le avessi ordinato di non guardare era difficoltoso per lei camminare in mezzo a sassi e terra con quei tacchi, quindi optai per una scelta più semplice: mi accucciai e passai una mano sotto le ginocchia di Bella e l'altra dietro la sua schina, prendendo tra le braccia il suo corpo formoso.

Lanciò un gridolino a causa dello spaventò e le sue braccia circondarono il mio collo.

«Potevi anche avvertirmi», mi accucò puntando alla cieca un dito contro il mio petto.

«Me lo avresti proibito». Al massimo avrebbe aperto gli occhi, ne ero certo.

«Ormai stai imparando a prevedere le mie mosse».

«Ho imparato a conoscerti», affermai felice che finalmente qualcosa con lei quadrasse. Non poteva sempre lasciarmi a bocca aperta o sorpreso, anche se ero bravo a dissimulare tutto ciò ogni volta che me la trovavo di fronte.

Arrivai nei pressi della ringhiera e la feci scivolare delicatamente dalle mie braccia, facendole posare i piedi a terra. Il suo corpo nel frattempo sfregò con il primo e strinsi i denti trattenendo il respiro.

Mi misi dietro di lei, avvolgendo i suoi fianchi con le braccia e posai il mento sulla sua spalla. Delicatamente le spostai i capelli dal collo e le diedi il permesso di aprire gli occhi.

La sentii trattenere il respiro e immaginai che questa piccola sosta fosse stata di suo gradimento. Sapevo benissimo cosa si era ritrovata davanti anche senza alzare lo sguardo: una fantastica vista notturna di Downtown, il cuore di Los Angeles. Una vista del tutto diversa dal panorama del ristorante Spago per quanto riguardava la zona della città, ma simile in quanto a luci e colori. I grattacieli si ergevano alti e interamente illuminati, con qualche insegna rossa in cima e intorno la strada, in particolare la superstrada, appariva una scia luminosa di luci chiare indefinibili.

«Nonostante sia nata a LA, non sono mai venuta qui; in questo momento mi pare assurdo, come ho fatto a perdere un simile spettacolo?», chiese retorica.

«Per questo ci sono io», la punzecchiai, ma non abboccò, anzi si voltò tra le mie braccia trovandosi di fronte a me, con il suo viso a pochi centimetri dal mio.

«Grazie», mi disse riconoscente. Era la prima volta che la sentivo pronunciare una parola con tanta dolcezza e gratitudine. Mi emozionai, ero stato in grado di smuoverla dal suo castello di ghiaccio e avevo come la sensazione che avesse persino dimenticato le sue regole ferree: in quel momento eravamo solo Edward ed Isabella, senza nessuna convenzione dovuta al nostro lavoro.

«Prego», susssurrai avanzando di quache centimetro, ma senza sfiorare minimamente le sue labbra con le mie. Quella volta non sarei stato io a fare il primo passo. Pretendevo che quella serata finisse nel migliore dei modi e non con lei che si pentiva di un nostro contatto fisico. Quella sera non l'avrei accettato.

Osservai i suoi occhi illuminati dalla luna, vidi chiaramente quello che stava succedendo, un combattimento tra ciò che desiderava e ciò che riteneva non dovesse accadere. Vinse il desiderio, lo stesso desiderio cupo e selvaggio che sentivo anch'io.

Il suo viso si avvicinò al mio con troppa calma, desiderai accelerare il tempo e finalmente la mia volontà fu esaudita: Bella premette le sue labbra rosee sulle mie in maniera tutt'altro che dolce. La passione divorò entrambi e mai come prima mi sentii vicino a lei anima e corpo. Posai le mie mani sui suoi fianchi snelli e la spinsi contro il mio corpo; subito le sue braccia corsero sulle mie spalle. Con una mano risalii lungo la sua schiena fino al collo, dove il mio percorso si concluse. I suoi capelli morbidi scivolavano tra le mie mani e li strinsi con delicatezza.

Mi ero lasciato sfuggire il bacio del giorno prima, eppure questo compensava anche quello perso. Bella non era timida o ingenua, sfidava il corpo a dare sempre di più e un fuoco percorse tutto il mio essere da capo a piedi. Saggiai il suo sapere, fusi la mia lingua con la sua e gemiti incontrollati sfuggirono ad entrambi.

Non mi accorsi chi dei due pose fine al bacio, finché non ci ritrovammo immobili e avvolti dai nostri respiri affannati.

«Abbiamo...», iniziò Bella.

«Non una parola», la minacciai. Non poteva rovinare questo momento con i suoi ripensamenti.

«Ma...», ritentò.

«Bella, no», le risposi scocciato.

«Okay», sbuffò posando il capo sul mio petto e abbracciandomi. La strinsi a mia volta e sorrisi per quella piccola vittoria.

Restammo lì in quella posizione per un tempo indefinito, poi ripartimmo verso casa di Bella. Arrivati scesi anch'io dalla moto e mi tolsi il casco.

«Domattina dovrò chiamare un taxi a causa della tua bravata», mi rimproverò fintamente; alla fine la sorpresa era piaciuta anche a lei.

«Ti passo a prendere io alle otto in punto», colsi la palla al balzo per passare più tempo con lei.

La vidi imbarazzata: «Facciamo alle nove».

«Okay, alle nove», confermai. «E' stata una serata fantastica».

«Sì», mi rispose con un'ombra che le passava sul viso. Oh, potevo solo immaginare cosa le passava per quella testa dura. «Ora devo andare».

«Non farlo principessa», le dissi dolcemente posando una mano sulla sua guancia. Mi guardò stupita, non compese le mie parole.

«Cosa?».

«Non sminuire la nostra serata. Domani spero che non dovrò riniziare tutto da capo», esplicai. Scosse la testa alle mie parole e abbassò il viso.

«Non è facile. Questa serata non ha cambiato...».

La interruppi di nuovo: «So che non è cambiato nulla, se non che entrambi abbiamo avuto la conferma di ciò che c'è tra noi».

«Non c'è nulla tra noi», disse poco convinta.

«Cerchi solo di convincere te stessa e questa volta non basta dirlo ad alta voce».

«Stai cercando di confondermi», disse convinta. Non sapeva più dove aggrapparsi e io non potevo darle nessun appiglio in questa situazione.

«Lo stai facendo da sola e sai perché? Perché non vuoi accettare la realtà, rifiuti di provare qualcosa per me e non capisci come comportarti: passare sopra ai tuoi principi oppure continuare e perderti ciò che di grande può esserci tra noi?».

«Quale sarebbe la risposta a tuo modesto parere?», tornò alla carica. Mi piaceva il suo lato combattivo, trovavo una sfida personale scene simili, anche se non si trattava solo di questo lato del suo carattere, volevo lei nella sua interezza.

«Non ho mai affermato di essere modesto», ribattei, ma una sua occhiata mi rimise in careggiata: «Calpesterai le tue regole autoimposte, ti butterai con passione nella nostra storia...».

«Inesistente», precisò lei.

«... E alla fine ti accorgerai che sarà stata la scelta giusta...».

«O quella sbagliata».

«E' un periocolo che entrambi corriamo».

«E se non ne valesse la pena?», mi chiese timorosa. Mai prima d'ora l'avevo vista così fragile.

«Noi potremo essere davvero felici insieme. Felici ed innamorati», le confermai cercando di infonderle il mio ottimismo.

«E se non fossi pronta a correre questo rischio?».

«Vorrà dire che ti farò cambiare idea», ammiccai senza dare un peso eccessivo alla sua domanda; il sorrisetto che nascondeva parlava per lei.

«Dovrai impeigare tutte le tue risorse», mi provocò.

«Non hai nemmeno idea di quanto siano illimitate», annunciai maliziosamente.

«Chissà, forse lo scoprirò presto», dopodiché mi voltò le spalle e si incamminò verso la porta di casa sua.

Non accettai un'uscita di scena simile, l'afferai per il braccio bloccandola. Bella si voltò con la fronte corrucciata, le sorrisi maliziosamente e l'atterai verso di me.

«Dovresti imparare a salutare le persone come si deve, in particolar modo me», sottolineai. Non era di certo la prima volta che se la svignava prima che potessi dire una sillaba.

Non le lasciai il tempo di rispondere, incorniciai il suo viso tra le mie mani e la baciai. Un bacio veloce e carico di tutte le aspettative che nutrivo verso di noi.

«Buonanotte, principessa», sussurrai sulle sue labbra prima di voltarmi e andarmene.

Mentre uscivo dal vialetto privato della sua abitazione diedi una sbirciata alle mie spalle e la vidi ancora ferma sugli scalini.

Bruciai metri e poi chilometri, a bordo della mia moto feci un giro intorno a Beverly Hills per schiarirmi le idee. Quella sera sentivo di aver fatto dei passi avanti, per tutto il tempo si era affidata a me, riponendo la sua fiducia nelle mie mani. Avevo visto un piccolo spruzzo della Bella che era realmente, divertente e che non si tirava mai indietro di fronte a nulla. In parte comprendevo la sua paura, il terrore folle di fare dei passi indietro rispetto a dov'era arrivata. Avrei sprecato giorni, mesi anche pur di farle cambiare idea e convincerla a donare fiducia al nsotro rapporto. La serata appena trascorsa era stata solo un piccolo scalino verso la vetta. Credevo in me stesso e sapevo che ci sarei riuscito, prima o poi.
 

 

Buonasera ragazze (non so se ci sono dei ragazzi xD), come state? Io non finirò mai di ripetere quanto il lunedì sia orribile e stancante ç.ç Comunque, passo a parlare della storia! Avete visto che sono stata puntuale con il capitolo? Questa volta vi ho fatto aspettare pochissimo *si fa un applauso* xD

Lo scorso capitolo non ha riscosso molto successo, le visite sono calate e ho perso un po' di persone per strada. Non posso dire di esserne sopresa, vi ho davvero fatto attendere molto per un misero capitolo, quindi spero che qualcuno tornerà a farmi visita. Colgo l'occasione per ringraziare tutte le persone che ho ritrovato dopo tre mesi, che hanno recensito e i nuovi arrivati, grazie davvero ragazze, vi adoro e non sapete quanto *-*

Questo capitolo è stato una sopresa, vero? Chi si aspettava un pov Edward alzi la mano *ioooo* Okay, tralasciamo questa battuta infelice .-. Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto, ditemi se vi fa piacere leggere altri pov Edward e provvederò nei prossimi capitoli. Non ho svelato praticamente nulla su Edward, penso non passi inosservato questo particolare, mi sono concentrata sulla visione che Ed ha di Bella e sul loro rapporto. Edward è un personaggio da scoprire strada facendo. La serata era come ve l'aspettavate? Deluse? In pratica è dedicato solo ai due protagonisti, penso ci volesse proprio per approfondire il loro rapporto. Mi ritiro aspettando i vostri pareri <3

Anche questa volta non sono riuscita a mettere nessuno spoiler, ma purtroppo ho finito ora il capitolo, capitemi xD Non l'ho nemmeno ricontrollato, quindi perdonate gli erroracci che ci saranno, provvederò appena avrò del tempo libero. Comunque mi trovate su FB, se vi può interessare xD Ah, una cosa, non posso trattenermi xD Amo questa canzone *-* Okay, basta, la smetto!

Prossimo aggiornamento lunedì 14 maggio. Sembra lontanissimo, ma non posso fare altrimenti ç.ç

A presto

Kiss :***

Jess
PsPs 

   
 
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