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Autore: Aya Lawliet ___backupFGI    23/04/2012    7 recensioni
Ed ecco perché Li Shaoran, dieci anni e tanti doveri, erede universale di Clow Reed e legittimo proprietario (usurpato) delle Carte, in quel momento se ne stava disteso sul letto di una ragazza – di Sakura Kinomoto – a tremare come una foglia.
«‘Oh, che leggiadra visione! Con un bacio d’amore, io sveglierò questa...’
Piantala, Kero-chan.»
{Shaoran/Sakura ♥ ep. 42, 'La festa della scuola'}
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kero-chan -Cerberus, Li Shaoran, Sakura Kinomoto, Touya/Toy | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La principessa sulle spine ~

prompt: #082, coyness

 

 

 

Gliene erano capitate di tutti i colori, a Li Shaoran, e aveva solo dieci anni.

Tanto per cominciare c’era la faccenda della sua parentela con Clow Reed. Magari la maggior parte delle persone che erano a conoscenza di quel dettaglio pensavano che lui ne andasse estremamente fiero, che fosse l’orgoglio a infiammarlo tanto nel suo proposito di svolgere bene e subito la sua missione. Peccato che nessuna di quelle persone si fosse mai sognata di andare a chiedere a Li Shaoran cosa lui pensasse della sua missione. Scovare e raccogliere in giro per il Giappone le Carte stregate di un vecchio mago che non aveva saputo tenerle a bada da sé poteva suonare molto eccitante, ma, alla realtà dei fatti, di tante scomode aspettative Li Shaoran avrebbe anche potuto fare a meno.

Poi c’era la storia della Catturacarte, quella che era spuntata dal nulla a complicargli il lavoro, insieme al suo orrendo peluche giallo che così, senza un apparente motivo, di punto in bianco le conferiva la Chiave del Sigillo e la faceva sembrare e sentire importante. Sakura Kinomoto aveva una strana concezione della parola ‘responsabilità’, ma quel che era peggio era che si era subito intestardita a considerarsi amica sua. E non bastava che fosse un’incosciente, cocciuta e inguaribile fifona, o che gli toccasse di vederla tutti i giorni a scuola, o che avesse anche lei una cotta madornale per Yukito Tsukishiro; oh, no: Sakura Kinomoto doveva anche essere carina da morire, accidenti.

E infine – ciliegina sulla torta – c’era la recita scolastica.

Sul serio, Li Shaoran non credeva di essere un ragazzo tanto cattivo da meritare una simile sequela di flagelli celesti.

«D-dimmi che ho capito male.»

Kinomoto era saltellata da lui alla fine dell’ora di economia domestica, l’aveva raggiunto alla fontana sventolando un asciugamano bianco in segno di pace, poi gli si era avvicinata e – assolutamente incurante del modo in cui ogni suo passo faceva salire di almeno un grado e mezzo la temperatura corporea di Shaoran – gli aveva sussurrato la sua minaccia. Il tutto con l’aria più innocente del mondo.

«No, hai capito benissimo. Ti va bene questo pomeriggio? Mio padre lavora fino a tardi e mio fratello non c’è.»

Shaoran era certo di avere attraversato tutte le diverse gradazioni del rosso, alla precisa velocità in cui il colore stesso è in grado di muoversi entro i confini dello spettro cromatico. Ma Kinomoto sapeva essere davvero spietata con lui, e per l’ennesima volta era rimasta lì, in fiduciosa attesa, a sorridere di fronte al suo impulso sempre più forte di evocare la Spada e cavarsi d’impaccio seduta stante attuando un tragico quanto spettacolare suicidio.

Naturalmente aveva vinto lei.

Ed ecco perché Li Shaoran, dieci anni e tanti doveri, erede universale di Clow Reed e legittimo proprietario (usurpato) delle Carte, in quel momento se ne stava disteso sul letto di una ragazza – di Sakura Kinomoto – a tremare come una foglia.

«‘Oh, che leggiadra visione! Con un bacio d’amore, io sveglierò questa...’ Piantala, Kero-chan

Era già stata abbastanza dura semplicemente varcare quella soglia: sottostare anche allo spettacolo dell’orrido peluche che si rotolava, si spanciava, si sbellicava alla faccia loro, strillando dalle risate come una piccola iena isterica, era veramente umiliante. A un tratto Kinomoto dovette convenire con lui, perché mollò il copione, marciò come un tirannosauro arrabbiato fino alla scrivania e lo afferrò per la collottola: il Custode del Libro di Clow finì miseramente chiuso fuori dalla finestra.

Shaoran si tirò su a sedere, un po’ rinfrancato da quella vista. Ma quando Kinomoto si voltò di nuovo verso di lui, avvampò e scosse forte il capo.

«Mi dispiace, Li-kun, so bene che per te è più difficile» mormorò lei senza guardarlo, attorcigliandosi una ciocca di capelli attorno al dito. «Dev’essere molto imbarazzante fare la parte della principessa.»

Oh sì che lo era. Ma non capiva che era un’altra la parte davvero imbarazzante? Shaoran la guardò male.

Kinomoto alzò lo sguardo – ogni traccia di accusa fu sopraffatta dal nervosismo – e venne a sedersi sul letto di fronte a lui – Shaoran si chiese se il riscaldamento non fosse esageratamente salito da due secondi a quella parte.

«Devi rilassarti. Non finiremo mai di provare questa scena se non ti lasci andare...»

«La fai facile tu...»

«Li-kun, ma ti fa proprio così paura l’idea di darmi un bacio?»

Shaoran ebbe la certezza matematica che, se non ci fosse stato il letto di Kinomoto a sostenere il suo corpo surriscaldato, ogni atomo del suo essere si sarebbe sciolto scivolando a terra come una pioggia di gocce di burro fuso. Ma a pensarci bene non era del tutto sicuro che questo non sarebbe successo comunque, prima o poi.

Rimase immobile a stritolarsi i piedi tra le mani, incapace anche solo di aprir bocca perché l’imbarazzo gli aveva bloccato la mascella, ma prima che la sua mente potesse tornare ad accarezzare l’immagine della fuga o dell’autolesionismo, Kinomoto scoppiò a ridere.

Rideva. Lui era a un niente dalla morte per evaporazione e Kinomoto rideva.

«Guarda che ho capito: sei solo un timidone. Ma io so come fare per farti superare la timidezza, sai?»

Shaoran cercò di farsi piccolo piccolo. Aveva il sospetto che questa ipotetica soluzione non gli sarebbe piaciuta neanche un po’.

«Ci scambieremo le parti!»

Appunto.

COSA?!

Shaoran tentò di protestare, nemmeno lui capì bene come, ma Kinomoto lo tirava già per un braccio, cercando di convincerlo ad alzarsi dal letto. Conficcare le unghie nel cuscino gli servì ancora meno che farfugliare obiezioni incomprensibili.

«Ma sì, Li-kun, ora io farò la principessa e tu sarai il principe! Il motivo per cui ti fai cogliere dal panico è che te ne stai lì immobile ad aspettare che io ti baci, e questo ti manda in confusione, ma se fai il principe, sarai così preso dalle battute che non avrai il tempo di fermarti a pensare che mi stai baciando. Su, proviamo. Tanto ormai le avrai imparate a memoria le mie parole, no?»

Il tono e la velocità della sua tirata erano in effetti piuttosto convincenti, ma Shaoran era ormai giunto a quel livello di isteria nel quale tutto ciò che riusciva a pensare era che Sakura Kinomoto aveva una visione tutta sua anche del concetto di ‘logica’. Obiettò, o piuttosto gracchiò, qualcosa, ma alla fine si ritrovò suo malgrado in piedi accanto al letto, ansante, mentre Kinomoto si distendeva tranquilla al suo posto.

«Ecco fatto.» Gli sorrise di sotto in su. «E adesso, pronuncia la battuta e non pensare a niente.»

Chiuse gli occhi e aspettò.

Shaoran deglutì. Eccolo là, nella camera da letto di una ragazza – di Sakura Kinomoto – solo con lei e un letto, e sul punto di baciarla. Immaginò una fantomatica irruzione di Meiling e di riflesso si passò una mano sul collo, per assicurarsi di avercelo ancora. Meiling non avrebbe mai dovuto sapere. Mai.

Si sforzò di respirare e di fare come aveva detto Kinomoto... Sakura... concentrandosi solo su di lei e la sua maledetta battuta: e sorprendentemente, mentre la guardava, mentre si lasciava assordare dai battiti del proprio cuore, funzionò; le parole affiorarono da sole.

«‘Con un bacio d’amore, io sveglierò questa bellissima fanciulla.’»

Non era quasi più consapevole di sé quando, molto lentamente, s’inginocchiò e chinò il viso verso quello di Sakura...

Non esisteva più niente quando si sentì il suo respiro sulle labbra...

Non esisteva quella casa né la porta che si spalancava né i passi circospetti sulle scale né il ringhio smorzato del predatore pronto alla caccia. Ma il colpo di karate alla nuca, quello lo sentì benissimo.

«Tu, moccioso. FUORI DI QUI!»

E Sakura era già in piedi a tentare di calmare un furioso e tempestivo fratello, e da qualche parte sicuramente Kero-chan stava piangendo dal ridere, ma Shaoran fu ben felice di restarsene immobile dove Touya l’aveva scaraventato, il viso sepolto in un tappeto che di certo sarebbe bruciato da un momento all’altro, gli occhi sbarrati nella consapevolezza che aveva solo dieci anni e gliene erano capitate di tutti i colori, sì, ma un sapore buono come quello delle labbra di Sakura Kinomoto non l’aveva sentito mai.

 

 

 

 

 

 

Nota: XD Scrivere questa storia è stato un LOL assoluto.

Procediamo con ordine. A distanza di anni-luce sto guardando di nuovo Card Captor Sakura e, ovviamente, non ho potuto non (ri)sciogliermi di fronte al modo in cui Shaoran va tutto in subbuglio quando è con Sakura – qui, nello specifico, faccio riferimento all’episodio in cui vengono sorteggiati rispettivamente come la principessa e il principe di una recita scolastica. Da ciò il titolo: invece che ‘sul pisello’, questa principessa piuttosto è ‘sulle spine’ XD

Il fatto che Touya, alla fine, arrivi all’improvviso sapendo esattamente cosa sta succedendo nella stanza di Sakura non è una forzatura: nel fandom viene ribadito più volte che Touya è una persona estremamente percettiva, e dunque se ci pensate un attimo vedrete che un ‘salvataggio’ (?) del genere è più che probabile.

Poi, ecco... Sono consapevole di avere adottato un lessico tutt’altro che consono per un ragazzino di dieci anni (già, ho preferito mantenere le loro età originali piuttosto che ritrasformarli in quattordicenni come fece a suo tempo la Merdiaset), ma chiudete un occhio: l’intento era di farvi sorridere il più possibile. Perché, al di là di quanto siano adorabili e fluffosi, Shaoran e Sakura sono anche terribilmente divertenti.

Spero solo di essere riuscita nell’intento

   
 
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