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Autore: puntoeacapo    25/04/2012    9 recensioni
Un giorno qualunque, di una settimana qualunque, di un mese qualunque la nostra Streghetta preferita compie - supportata dalle sue due migliori amiche- un vero e proprio pasticcio con la magia.
Un Genio della Lampada dai lunghi capelli rossi fin troppo esplicita, e un padroncino fin troppo vampiro e dagli impenetrabili occhi neri.
Cosa succederà?
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Meredith Sulez | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Genio della Lampada.

 

“Mi dispiace così tanto, Bonnie..”

Alzai il volto per guardare quello della bellissima Elena, in piedi affianco a me. Abbassai subito lo sguardo e, senza controllare l’espressioni del volto, sorrisi di un sorriso ghignante.. diabolico.
Davanti a me c’era anche Meredith che sapevo mi guardava concentrata cercando di utilizzare la sua razionalità e di trovare un chiarimento a quell’assurda situazione.
Avrei voluto saltare al collo di entrambe le mie migliori amiche e stringerle forte. Sto bene! Avrei voluto trillare contenta nelle loro orecchie E’ finita!
Invece cominciai a ridere, senza controllo, così tanto da farmi lacrimare gli occhi. Guardando le facce preoccupate di Elena e Meredith, quella cosa che controllava il mio corpo, si finse timida e mise una mano davanti alla bocca, mentre continuava a ridacchiare.
Se fossi stata la Bonnie McCullough di sempre sarei arrossita vistosamente e, sapendo questo, desiderai ardentemente che una crepa si aprisse nel pavimento della mia camera e inghiottisse quella ragazza che di sicuro non ero io.

Era iniziato tutto per un banalissimo esperimento. Uno stupido e semplicissimo esperimento.
Avevo trovato in soffitta un vecchio librone di famiglia e lo avevo subito mostrato alle mie amiche; nonostante la mia curiosità ero anche piuttosto timorosa, non avrei voluto neanche aprirlo. Non avevo mai amato il mio dono e mai avevo usato la magia per scopi personali o, addirittura, per divertimento.
Ne ero spaventata, lo ero sempre stata, poiché ero a conoscenza che dentro di me – con me- cresceva qualcosa di molto grande e potente .. e ingestibile. O almeno, nelle mie mani lo era. Avevo paura e non mi sentivo pronta. Essere sicura di me stessa non era mai stato uno dei miei punti di forza, purtroppo.
Tuttavia Elena mi aveva convinto a tentare.
- Sarà divertente, vedrai!- aveva detto puntellando il suo indice snello sulla pagina del grimorio –  è semplice e magari ti servirà a far pratica, no?-
A lei si era aggiunta Meredith che, calma e quasi inespressiva, aveva aggiunto in maniera molto pratica – E non c’è bisogno di entrare in alcuna trance.- Mi aveva sorriso convinta –Sarà un esperimento e per nulla pericoloso.-
Elena mi aveva abbracciato, entusiasta –Così potremo finalmente vedere il grande potere di Bonnie McCullough! E non provare a dire di no!

E così era successo.

Non avevo semplicemente potuto negare qualcosa alla bellissima e imperiale Elena, non avrei mai potuto. Non se lei usava quel tono da Regina. (E neanche in nessun altro caso, purtroppo.)
E poi erano entrambe così eccitate.
Volevano vedere di cosa,io, ero capace. Per un attimo avevo pensato che fosse l’occasione per riscattarmi in qualche modo, per mostrare a tutti che non ero solo una streghetta paurosa.

Ma avevo fallito, di nuovo.

E dire che l’incantesimo non era poi così difficile, uffa.
Si trattava di un incanto semplice che permetteva, a chi lo usava, di poter esprimere un desiderio.
Per la prima volta, durante l’uso della magia, non ero spaventata. Solo ansiosa. Dovevo creare una pozione; era tutto semplice e non doloroso. Un po’ come cucinare, no?
Ma io ero sempre stata una frana anche ad educazione domestica e bere quell’intruglio che avevo preparato non era stata una buona idea.

Adesso mi ritrovavo agghindata in maniera assurda e imbarazzante e – cosa ancor peggiore- ero senza il minimo controllo del mio corpo o della mia voce.
I miei capelli rosso fuoco erano legati in alto, da un grosso elastico verde proprio al centro della mia testa e ricadevano ondulati fino alle spalle scoperte. Cavolo, più che essere vestita ero.. svestita!
Indossavo una misera fascia verde messa in modo da coprire il seno e avevo l’addome e la schiena coperti (per modo di dire) da un lieve tessuto bianco ma trasparente che ricadeva dal top e si fermava all’altezza dell’ombelico.
I miei amati jeans si erano tramutati in pantaloncini bianchi a vita bassa e – come se non bastasse- bombati a palloncino. Almeno erano elasticizzati e, sia l’elastico presente al bordo della vita sia quelli alle ginocchia erano colorati di un verde acceso, dello stesso colore della fascia. Per lo meno ero scalza e non indossavo un paio di pantofole a clown o da fata come quelle di Campanellino.

Sembrava quasi un film che stavo effettivamente guardando. Era come se qualcosa, di quella pozione, avesse espulso la mia parte normale e coscienziosa all’esterno, proiettandola sottoforma di una specie di spirito  che nessuno poteva vedere o sentire. (Alla parola fantasma mi vengono i brividi..).
Al contrario l’incanto aveva fatto esternare una parte di me che non avevo idea esistesse e, sinceramente, non avrei mai voluto conoscere.
Era così.. estroversa!
Spavalda, noncurante, decisa e ferma nelle decisioni, sicura di sé .. demoniaca! Improvvisamente dicevo tutto quello che pensavo senza, però, pensare a quello che dicevo.
Tutto un gran casino.
Io non avrei mai voluto essere uno spiritello  ignorato da tutti ma perfettamente cosciente di quello che gli accade intorno. Insomma, non so se capite, era tremendamente imbarazzante!

Guardai imbronciata il mio corpo seduto, completamente a suo agio, sulla sedia girevole posizionata davanti al letto che di solito era accostata alla scrivania; sospirai guardando Meredith ed Elena che parlavano tra loro cercando di risolvere il pasticcio.
Vidi terrorizzata Elena mentre andava a sedersi sul letto.
NO! Gridai invano al suo indirizzo ma parve che la mia voce non potesse raggiungerla. E come avrebbe potuto?
Fortunatamente Meredith ebbe il mio stesso momentaneo ardire e l’avvertì del pericolo “Elena!” lei saltellò improvvisamente e scattò in piedi evitando di sedersi.
“Oh.” Fece poi accucciandosi poi ai piedi del letto “Me ne ero quasi dimenticata..”
Beh, io no!
Oltre al mio nuovo look dal gusto perfettamente discutibile, la magia aveva fatto spuntare dal nulla un altro simpatico accessorio.
Un vasetto dal collo lungo colorato in tutte le tonalità di verde scoperte – e non- dall’uomo, decorato da una strana scritta bianca e in rilievo che né io, cosciente ma invisibile, né le mie adorata amiche ancora corporee avevano riconosciuto o saputo a tradurre.

Osservai quella boccetta gonfiando le guance indispettita, con astio, come se fosse la causa di ogni male. Sentii Meredith sospirare e quando la guardai la mia bocca si aprì in una ‘O’ muta. Meredith – la calma e giudiziosa Meredith - si stava passando una mano sulla faccia “E adesso?” Domandò, forse ad Elena, forse a se stessa.
Con mio grandissimo orrore sentii la mia stessa voce intercettare quella della Gilbert e parlare calmissima “Potete sempre prendere in mano quel vasetto e diventare le mie padroncine.” Poi ridacchiò “Potremmo divertirci molto insieme!”
Le mie amiche si guardarono negli occhi serie “Come la facciamo ritornare? Dove pur esserci un modo, una cura..” Fece Elena determinata.
“Potreste avere ben tre desideri!” Stavo intanto annunciando io, o quella che potevo sembrare io, parlando a mitraglietta “Uno a testa e magari il terzo-“
“Zitta tu!” Scattò Meredith azzittendomi.

Forse in un’altra occasione ci sarei rimasta male ma, no, decisamente non era quello il caso; quella volta ero completamente d’accordo con lei. 

Vidi il mio alter-ego sbuffare “Come siete noiose! Adesso sono bloccata qui e fin quando qualcuno non prende in mano la mia casetta non posso fare letteralmente nulla!
E, mentre la mia voce continuava a lamentarsi, sia Meredith che Elena avevano deciso di cercare qualcos’altro nel libro che avevo trovato in soffitta per vedere come risolvere la situazione. Come piano poteva andare bene se non fosse per il fatto che il grimorio fosse rimasto giù in cucina dove avevo tentato di preparare l’intruglio magico. Andai letteralmente in panico.
Volete lasciarmi – cioè, lasciarla qui da sola!? Incustodita!? (Stavo praticamente urlando) Potrebbe.. POTREI combinare un pasticcio dietro l’altro!! Strepitavo e strepitavo e, quando ormai stavo per demoralizzarmi Elena – saggia, saggia Elena - si fermò sulla soglia della porta.

“Ehi tu! Genio dei miei stivali!” Vidi la mia testa girarsi di scatto indispettita dal nomignolo “Rientra nella lampada!”
Mi vidi aprire la bocca per rispondere ma il vocione di Elena mi bloccò “Adesso!” Tuonò la mitica Gilbert e , di conseguenza, la vera me saltellò di gioia.
Feci una gran fatica, poi, a tornare con i piedi per terra, però. La gravità era una gran bella cosa e io non potei fare a meno di odiare ancor di più quell’assurda faccenda che mi aveva letteralmente  tolto la terra da sotto i piedi.
Odiavo anche il fatto di odiare la mia totale dipendenza da qualsiasi voglia certezza.

Poco dopo sospirai quasi stanca.
La Bonnie corporea, non so come, era sparita dalla mia camera e per un attimo persi un battito. Scacciai il dubbio di avere ancora un cuore, dubbio che già dal fatto che ci fosse era a dir poco inquietante e spaventoso; quindi mi avvicinai al mio lettuccio cercando di respirare lentamente.
Mi accucciai come aveva fatto poco prima Elena e poggiai un occhio al bordo circolare del vasetto, spiando dentro.
Accipicchia!
Dentro quel coso minuscolo c’era una vera e propria abitazione! Vidi, con troppe emozioni tutte insieme per poterle distinguere, il mio corpo in miniatura spaparanzarsi su un divanetto bianco e incrociare le caviglie su un tavolino davanti a sé. Seguì uno schiocco di dita e uno schermo si accese. Sobbalzai lievemente al suono ovattato della televisione e solo dopo mi accorsi di un lieve picchiettare al vetro della finestra.
M’irrigidii immediatamente e mi voltai spaventata.
Un corvo si era posato sul davanzale della mia camera. Un corvo grosso, troppo grosso per essere un comune corvo.
Trattenni il respiro sgranando gli occhi.
Damon!
Non era la prima volta che si presentava in camera mia, ma di solito veniva – a disturbarmi- mentre studiavo o nei momenti di pura e disarmante calma ( tanto per stravolgermi un po’) o assoluta noia ( così per divertimento, a far imbarazzare la tanto cara e pudica Bonnie.)
Sperai con tutto il cuore che non fosse uno di quei momenti e che, se fosse riuscito ad entrare, non si sarebbe messo a curiosare in giro.
Allargai ancor di più gli occhi, spaventata No, no, no, no,no.
Ma fu tutto inutile, con un lieve cigolio l’anta della finestra si schiuse; il corvo dai riflessi arcobalenici saltellò in avanti e quando fu assicurato sul pavimento si trasformò.

Damon, ora in forma umana, corrugò la fronte guardando circospetto in giro “Hn.”
Segno di disapprovazione. Bene. Vai via adesso? Ormai supplicavo ogni entità conosciuta o non, di far sentire la mia voce al vampiro. Poi lui parlò “L’uccellino sembra esser volato via.”
Ok, fantastico. Mh-mh. Non ci sono. Davvero! Adesso vai ad annoiarti da un’altra parte? Eh? Per favooooore …
“Strano. Pensavo di interrompere una magnifica serata tra donne.”
Ah. Feci atona con una punta di incosciente fastidio Sei venuto qui per Elena, allora.
Scossi la testa quasi immediatamente ai miei pensieri e strepitai un No! Quando vidi gli occhi nerissimi di Damon posarsi sul vaso-casetta della non-me.
No,no,no. Damon non toccare. Non farlo!
E, assurdamente, sperai con tutto il cuore che si dirigesse verso uno dei cassetti dove tenevo la biancheria intima, lasciando perdere quella boccetta.
Idiota! Gli gridai contro, Combinerai un pasticcio!
Probabilmente non avrei ma avuto il coraggio di gridare in faccia a Damon in quel modo e, forse, per una volta, essere invisibile mi aveva fatto dimenticare tutto il mio timore e me ne ero semplicemente infischiata. Solo poi mi resi conto che quegli insulti potevano andare benissimo anche a me.

Feci un gridolino spaventato e mi coprii il viso con le mani quando Damon prese in mano il magico vaso verde. Allargai lievemente le dita per poter vedere la faccia sorpresa di Damon e una nuvoletta verde e bianca far apparire la Bonnie trasformata. Aveva le mani congiunte e un sorriso splendente in volto.
Guardai, accaldata in volto, il mio corpo inchinarsi  completante a novanta gradi in perfetta rigidità ed annunciare “Al vostro servizio, mio padrone.”

E lì mi sentii  morire dall’imbarazzo. Non sarei mai più uscita di casa, anzi, non sarei mai più uscita da sotto le coperte e sarei rimasta nascosta lì fino alla fine dei miei giorni. Lo giurai sulla mia vita.

La prima reazione di Damon fu alzare un sopracciglio, poi, dopo una veloce ma attenta occhiata al mio nuovo look presumo, scoppiò letteralmente a ridere.

Bene! Feci indispettita, Io sto praticamente morendo dall’imbarazzo e lui ride. Ride! Avrei tanto voluto puntargli un indice contro – cosa che feci ma lui, ovviamente, non vide- e dirgli Cosa ci sarebbe di tanto divertente!? Eh!?
E, nonostante sapessi che dal suo punto di vista quella visione poteva essere paragonata alla barzelletta più divertente che avesse mai ascoltato in tutta la sua lunga esistenza, io non avrei cambiato idea.
Uffa!
Sapevo che mi avrebbe preso in giro fino alla fina dei miei giorni, una volta sistemata la faccenda. Perché si doveva sistemare. Per forza.

Con grande orrore vidi, mentre la risata di Damon si attenuava, la me stessa diabolica posare una mano sul fianco muovendo sensuale il sedere di lato e sorridere zuccherosa “Direi che mi sono trovata un padroncino con cui divertirmi.” Poi lo guardò maliziosa da capo a piedi “E che padroncino!”
Fece due passi, in maniera molto lenta e – accidenti!- sexy, e cominciò ad accarezzare i pettorali del vampiro continuando a sorridere.
No.. Mi lamentai con voce strozzata Fermati..

Chissà cosa stava per dire quell’incredibile imbarazzante non-me quando Elena e Meredith entrarono in camera mia spalancando la porta.
Vidi il genietto alzare gli occhi al cielo e girarsi verso le mie due salvatrici e allo stesso tempo Elena far cadere il tomo dove probabilmente avevano trovato qualcosa.
“Cosa ci fai tu qui!?” Domandò subito la Gilbert guardando prima lui, poi ‘me’ e infine il vasetto verde caduto per terra “Non l’avrai mica preso e strofinato, vero?”
E mentre io, come una bambina di cinque anni, annuivo convinta, lui sorrise posando le mani sulla spalle nude del mio corpo incontrollato “Strofinato,no. Preso, lo ammetto. Sono stato curioso.” Poi posò uno sguardo profondo e intenso su Elena “Adesso, gentilmente, potete dirmi cos’è successo qui dentro?”

E mentre io stavo strepitando Togli quelle manacce da- Elena sospirò “Qualcosa è successo.. a Bonnie.”
“Questo lo vedo.” Fece lui condiscendente “E’ diventata meno noiosa, e questo mi fa piacere,ma come esattamente? Un miracolo?”
Sentii gli occhi pizzicarmi a quella frase così.. offensiva nei miei riguardi e mormorai un Cattivo..
Elena tramontò gli occhi al cielo e sbottò seria “Non sono affari tuoi!”
Meredith si mordicchiò il labbro inferiore “Io credo di si.” Poi si voltò verso la bionda e fece decisa “Ormai è coinvolto.” Spiegò “Bonnie si è legata a lui.”

Io non mi sono legata proprio a nessuno! Tanto meno a questo borioso vampiro dei miei stivali!

Lo guardarono entrambe corrucciate mentre lui sorrideva ancora tranquillo. Damon si sedette sul letto, assolutamente a suo agio, e la non-me finì sulle sue gambe.
Avvampai.
Mi vidi allacciare le braccia alle sue spalle e immergervi il volto, strofinando il naso sul suo collo. Mi voltai velocemente non volendo guardare altro.
Salvatemi!! Vi prego!! Supplicai le mie amiche sapendo che sarei andata a fuoco da un momento all’altro per l’imbarazzo.

“Vi ascolto.” Fece Damon con voce.. divertita?

Ma io lo ammazzo! Lo riduco in polvere! Lo disintegro!

E mentre io, completamente inutile, cercavo di fargli sentire tutta la rabbia – forse infantile- che provavo Elena raccontò a Damon tutta la storiella.
Che lui trovò incredibilmente divertente. Ancora.

AH! Gridai Mi fai solo innervosire!! Brutt-

“Quindi adesso, mentre noi andiamo da Stefan e gli chiediamo di tradurre la scritta sul vaso dell’anima di Bonnie, tu starai in questa camera e la terrai al sicuro.”

Cosa?! Elena, sei impazzita?

“Sicura?” Domandò Meredith.
“Certo” Assicurò la Gilbert “Sarebbe comunque più pericoloso portarla in giro e Damon adesso è l’unico che può avere il controllo su di lei.”

E questo, proprio no, non mi piace per niente. Strepitai Elena! Per favore!

“Va bene allora.” Concesse calma Meredith, poi si rivolse severa al vampiro “Prova solo a molestarla in qualunque modo e poi te la vedrai con me. Che sia chiaro.”

Damon le rivolse un’occhiata scettica e Elena mise fine alla situazione di stallo “Dai, andiamo.” Poi si voltò un ultimo istante verso Damon, prima di andarsene, e annunciò seria “Sto avendo fede in te, Damon. Te l’affido. Abbi cura di lei.”

Poi calò il silenzio.
Sentivo gli occhi lucidi per le parole di Elena e di Meredith e qualcosa nel mio cuore si riscaldò. Avevo delle magnifiche amiche e ne avevo appena avuto la conferma. Un’altra. Sorrisi.
Nel bel mezzo del mio momento di amore fraterno con le mie migliori amiche, fui distratta dalla mia stessa voce che esclamava un “Bene!” e quando mi girai il sangue mi si gelò nelle vene.

NO!

Quella decisamente non ero io, no, proprio no. Quella che aveva appena spinto Damon sul letto facendolo sdraiare di schiena pressandolo sulle spalle e che si era seduta a cavalcioni su di lui baciandolo.

Cos-!?

Vidi chiaramente gli occhi di Damon allargarsi stupiti e sentii una lacrima rigarmi la guancia quando lui strinse il suo corpo allacciando le braccia attorno alla vita e schiacciandosela contro.
Quando lui chiuse gli occhi e il bacio si approfondì sentii qualcosa nel petto. Qualcosa di brutto, di vuoto. Qualcosa che stava scavando dentro di me e mi stava svuotando.
Io stavo baciando Damon ma non sentivo nulla.
Nessuna sensazione, niente di niente. M’immaginai qualcosa di bianco e di freddo e fui presa da un incredibile sconforto.
E non ne sapevo neanche il motivo.

Sentii orripilata un gemito fuoriuscire dalla mia bocca e quella di Damon e fui certa che il mio viso mi andò completamente in fiamme. Ma non era imbarazzo. Non solo almeno. Sentivo una fortissima rabbia sotto la pelle, un’irritazione che mai avevo provato e seppi che avrei potuto infuriarmi da un momento all’altro. Abbandonai immediatamente quelle brutte sensazioni e strepitai di nuovo, tornando in me.

Piantatela! Subito!

Mi guardai a bocca aperta mentre allontanavo il viso da quello del vampiro e sorridevo. Damon si alzò con gli avambracci rimettendosi seduto e avvicinò il volto verso di me, cioè verso di lei, e cominciò a baciarle il collo scoperto.
Damon!
Annaspai il suo nome ma subito dopo sgranai gli occhi quando il genio che avevo invocato involontariamente mi lanciò un’occhiataccia. Mi vede? Mi chiesi stupita.
La vidi sorridere e abbassare il volto.
Baciò la mandibola del vampiro e avvicinò la bocca al suo orecchio “Vuoi mordermi?”

Tutto si fermò.
O almeno mi parve così mentre Damon si allontanava di scatto e guardava i miei –suoi- occhi stupito mentre io smettevo di respirare, terrorizzata.
Senza accorgermene non pensai ‘no’  ma solo Non così. E fu un mormorio quasi involontario.

Strinsi le palpebre quando Damon si alzò di scatto in piedi e di conseguenza il mio corpo rimase attaccato a lui, quasi in un abbraccio.
Accidenti.
Lui mi –Cioè.. le afferrò i fianchi e la baciò come se fosse arrabbiato, con forza. Ma io non sentii comunque nulla. Il respiro mi si mozzò quando Damon si girò e fermò quel bacio solo per poter letteralmente lanciare il mio corpo minuto sul letto e finirmi poco dopo addosso.

No, no,no. Cavolo! Ero tutta rossa mentre lo vedevo accarezzarmi i fianchi nudi e farsi più gentile nei baci Te ne stai approfittando, Damon!!
Ma lui non sentiva. Mai. E non vedeva. Non mi vedeva. E se ne stava davvero approfittando. Ma cosa dovevo aspettarmi da lui? Anzi era già molto che si fosse limitato ad un semplice bacio mentre aveva a disposizione una ragazza totalmente disponibile.(Totalmente vulnerabile). Ma quella ragazza ero io, dannazione! Non volevo ed ero sicura lo sapesse anche lui, in fondo. Insomma avevo sempre creduto che in Damon ci fosse stato altro, qualcosa di più oltre al suo aspetto donnaiolo, menefreghista, incurante e spietato, senza rimorsi.
Forse fu proprio questa mia convinzione a non farmi perdere la speranza che staccasse la sua bocca da quella che in realtà non ero affatto io.

Se di me non t’importa Dissi senza quasi accorgermene, con una disperazione oltremodo umiliante, Fallo almeno per la tua Elena. Lei mi ha affidato a te. So che non vuoi deluderla.

Rimasi senza parole dall’intraprendenza da quello che teoricamente doveva essere un genio ( un genio cattivo, molto cattivo.) Capovolse le posizioni e tornò su di lui spostandolo manco fosse di piuma.
Ehi tu! Se mi senti, piantala immediatamente! Sbottai d’un tratto, di nuovo infuriata, camminando così velocemente verso il letto per poi finire quasi per volare, Piantala ho detto!!
Ma non potei toccarla. Le mani che avevo cercato, disperatamente, di attaccare alle sue spalle per spingerla via , semplicemente l’attraversarono.
Subito dopo una forza trasparente, o almeno che io non vidi, mi sbaragliò verso il muro opposto facendomi sbattere di schiena.

Ma che stronza!

Mi bloccai immediatamente, senza avvicinarmi ancora, poiché Damon aveva nuovamente invertito le posizioni.
Teneva le mani ai lati della testa di quel diavolo ma si era fermato dal continuare a baciarla. Trattenni il fiato.
“Che fai?” Chiese lui in un sussurro che faticai a percepire. “Cosa vuoi?”
La non-me sorrise “Oh, andiamo.” Fece disinvolta facendo vagare le dita sui contorni dei suoi pettorali “Ho visto come la  guardavi. Ti attrae, eccome se lo fa.” Mormorò.
Elena.. Sussurrai inconsapevolmente, sentendo gli occhi lucidi.
“Ti piacciono le donne forti, indipendenti e sicure di sé.” Elencò la mia voce, poi sorrise accattivante “E io devo essere chi vuole il mio padrone.”
Gli diede un altro bacio a stampo e per poi ritornare con la testa sul materasso e ridacchiare della sua espressione confusa “So che ti piace” Cantilenò e d’un tratto tornò nuovamente su di lui.

Non lo baciò ma, accentuando a dismisura il mio rossore sul volto e facendomi venire il fiato corto, direzionò le sue mani esperte verso la cintura del pantaloni. (Cattive, manacce cattive almeno tanto quanto lei.)
Sentii il mio cuore smettere di battere dalla paura. Se durante i baci avevo sentito quella brutta sensazione se avessero fatto.. quello, allora sarei morta. Lo sapevo. Scomparsa, puff! E addio alla cara vecchia Bonnie.
Non respirai e smorzai un Damon..

“Adesso basta.” Bofonchiò il vampiro prendendo i miei – suoi, accidenti- polsi, facendomi sgranare gli occhi.
Poi successe tutto molto velocemente, Damon si alzò di scatto e il mio corpo finì seduto sulla sedia girevole che non era stata spostata. Probabilmente il genio era confuso tanto quanto me e quando lei alzò lo sguardo, il nero degli occhi di Damon la soggiogò “Adesso tu stai ferma qui e dormi un po’.” Annunciò come irritato.
E poi tac. Il mio capo cadde all’indietro e io potei vedere i miei occhi chiusi. E il mio corpo finalmente fermo.

Sai, vero, che potevi semplicemente ordinarle di stare ferma e zitta e le avrebbe dovuto ascoltarti, si? Borbottai io prima di fermarmi incredula di botto.
Non l’aveva fatto! Improvvisamente svincolai una risata liberatoria e sollevata. Non l’hai fatto! Gridai ancora ridendo contenta.
Guardai curiosa e sorridente Damon che si affaccendava per curiosare nel mio armadio e prelevare uno dei lenzuoli bianchi in uno dei ripiani più alti. Avevo già capito cosa volesse fare e ridacchiai nuovamente.

Ben ti sta! Sbottai mentre mi gustavo felice la scena di Damon che legava il mio corpo sulla sedia. Ben stretto mi raccomando. E mi tuffai esausta sul letto, ad angelo, con le braccia e gambe aperte. Dire che mi sentivo leggera come una piuma era un eufemismo.
Avevo appena evitato di vedere il mio assassinio.

Meno male..

Quando sentii Damon battere una volta le mani ed esclamare “Ecco fatto.” Mi alzai a sedere curiosa.

Ridacchiai.
Il pensiero che effettivamente ero io  quella che aveva legato da spalle a piedi su una sedia e con un lenzuolo, manco fossi una mummia, non mi sfiorò – in modo fastidioso- neanche un attimo.
Vidi che stava per sedersi sul letto allora feci nuovamente il giochetto della forza di gravità, cento volte più serena.
Ancora sospesa in aria lo vidi mentre si sdraiava da una parte del letto e metteva le braccia dietro la testa e guardava il soffitto. Aggrottai la fronte andando esattamente sopra di lui, ancora a mezz’aria mi voltai a pancia in giù per guardarlo negli occhi e i miei capelli – non costretti in una coda come quella del genio- scivolarono giù sfiorando il suo volto pallido.
Mi persi un momento nei suoi occhi scuri e misteriosi, cercando di capire cosa stesse pensando.

Poi sussurrai, forse automaticamente Perché ti sei fermato?

Per Elena? O … per me? Volai leggera nell’altra parte del letto e mi sdraiai accanto a lui, nella stessa posizione, a guardare il soffitto.
Comunque grazie. Di avermi fermato, intendo. E di averlo fatto anche tu. Parlai come sei mi potesse sentire Grazie Damon, sul serio.

Sospirò e io mi girai verso di lui con un gomito sul cuscino e una guancia sul palmo della mano, per guardarlo dall’alto Cosa c’è? Mormorai.
Fui sorpresa quando lui borbottò qualcosa, come fosse una risposta “Chi si crede di essere..” Bofonchiò “.. per sapere chi mi piace oppure no.”
Lo guardai un attimo seria poi ridacchiai divertita. Forse la non-me aveva toccato un nervo sensibile urtando il suo orgoglio.
Damon chiuse gli occhi e io mi fermai corrucciando la fronte, riflettendo su quello che era accaduto e su ciò che avevo sentito.
Ma anche io pensavo ti piacesse Elena per quei motivi.. Poi, dopo qualche minuto in cui lui probabilmente si era addormentato, tornai con le braccia dietro al testa a osservare – senza tuttavia vedere realmente- il soffitto.

Forse non ti ho mai capito fino in fondo, Damon.

E, stranamente, sentii uno strano calore diffondersi nel mio corpo. Mi resi conto che volevo conoscerlo. Che dovevo farlo.
Fu la prima volta che mi sentii così tanto determinata in tutta la mia vita; mi chiesi se era così che si era sentita Elena quando voleva conquistare Stefan. In qualche modo sapevo che niente mi avrebbe fatto cambiare idea perché la voglia di sapere di lui era troppo forte per io poterla comprendere o, al contrario, ostacolarla.

Sorrisi avvicinandomi di poco a lui.

Chissà perché, proprio tu, mi stai dando tanta forza..

Chiusi gli occhi con la mente piena di questi pensieri confusi ma allo stesso tempo sicuri; chiusi gli occhi sorridendo, sentendomi per la prima volta sicura di me senza tentennare e lo feci lì, sul mio letto e accanto a quel vampiro dagli occhi impenetrabili.

***

Non sapevo quanto tempo era passato. Forse mi ero addormentata anch’io senza accorgermene, ma quando aprii gli occhi lo feci perché ero scomoda.
Mugolai qualcosa strizzando le palpebre confusa. Quando ricordai tutto, lo feci con tanto impeto che mi alzai immediatamente.(Quando mai mi ero seduta? L’ultimo ricordo era il letto..)
In un millisecondo mi ritrovai con la faccia sul pavimento e gridai un “Ahi!”

Successe tutto molto velocemente e allo stesso tempo in una lentezza quasi assurda.
Per prima cosa mi resi conto che avevo parlato. Nel senso, avevo parlato sul serio. Poi compresi il motivo della caduta e del dolore: ero legata  alla mia sedia con un lenzuolo. E in modo molto stretto, anche!

Sgranai gli occhi.

Sentivo il tessuto dei jeans e della canotta bianca, avevo le mie amate scarpe di ginnastica ai piedi e i capelli sciolti.. Ero tornata!!

Non feci neanche in tempo ad esultare interiormente che una risata bloccò tutti i miei pensieri.
Qualche istante dopo avevo finalmente lasciato il mio contatto con il pavimento ed ero seduta normalmente.
E Damon era seduto davanti a me,sul letto e con le mani sulle ginocchia, con un espressione sul viso a metà tra lo scettico e il divertito.

“ Ciao.. Mi sleghi?” Chiesi cercando di moderare la voce e farla gentile, gentile.

Lui corrucciò la fronte “Come faccio a sapere che non sei pazza?”

Lo imitai nell’espressione aggrottata “Pazz-.” Poi esclamai “Io non sono pazza!”

Non vidi neanche il movimento, non capii nulla, se non che adesso avevo il viso di Damon ad un millimetro dal mio. Le sue labbra sfioravano le mie e ci furono due semplici cose che fui in grado di fare.
Arrossire. E Arrossire balbettando.

Quando lui si allontanò lo fece ridacchiando “Ok, ok. Sei tu.”

E io m’imbronciai perché non avevo capito se era un insulto oppure no.

 Le mani di Damon erano svelte e agili mentre mi liberavano dalla morsa del lenzuolo e ci misi relativamente poco ad essere sciolta.

Avrei voluto parlargli, domandargli un sacco di cose ma avevo così  tanti pensieri per la mente che non riuscii a liberarne neanche uno.
Nonostante il lenzuolo fosse finito per terra e Damon fosse dietro di me io rimasi immobile, a guardare il vuoto cercando di mettere un po’ d’ordine in quella testa dura che mi ritrovavo.

“Mh.”

Mi girai lievemente facendo cigolare la sedia.
Lo vidi vicino alla scrivania, a cui aveva acceso la bajour dato che nella camera era immersa nel buio. (Che ore erano?)
Corrugai la fronte osservandolo meglio e per poco non strillai dal terrore. “Damon, mettilo giù!”
Lui non mi guardò neppure “Tranquilla Uccellino.”  Poi avvicinò il vasetto verde al viso assottigliano lo sguardo “E’ tutto sotto controllo.”
Nonostante le sue parole sentivo le gambe tremarmi, avevo paura. E se dentro quel coso magico ci fosse stata ancora quella non-me?

Quando Damon alzò lo sguardo per posarlo sul mio alzò gli occhi al cielo. “E’ tutto a posto, ti ho detto.” Fece avvicinandosi a me tenendo ancora tra le mani la casa del Genio. Si accucciò davanti a me alzando i suoi occhi d’onice nei miei, poi sorrise “ Sai, non è la prima volta che mi capita.”
Allargai gli occhi “C-che vuol dire?”
Damon ridacchiò “Sono su questo mondo ininterrottamente dal periodo del Rinascimento Italiano e , al contrario di mio fratello, ho viaggiato molto e mi sono divertito.”
Io ancora non capivo. Era una situazione troppo assurda, troppo  anche per lui! Involontariamente avevo abbassato lo sguardo, vergognandomi di quello che quell’essere aveva fatto con il mio corpo.
Sentii le mani gelide di Damon prendermi il mento per farmi incrociare nuovamente il suo sguardo; lui ficcò gli occhi nei miei e io persi un battito. Incurvò un angolo di bocca in un sorriso sghembo e io andai a fuoco.
Dovevo cercare di calmarmi e di regolare il pulsare frenetico del mio cuore o lui avrebbe pensato..Già. Cosa avrebbe pensato? Che avrebbe fatto?
Dovevo parlare, quello era sicuro; dovevo concentrarmi su altro che non fosse il suo sguardo ipnotico e consapevole.
“Quanti geni hai conosciuto!?” Chiesi di botto, non riuscendo a modulare la voce e facendogli allargare il sorriso.

Si alzò e parlò mentre si dirigeva verso la finestra “Queste occasioni non sono così frequenti, Uccellino.” Mi prese in giro “Ne ho conosciuto solo un altro, quasi centocinquanta anni fa. E non era un Genio.
Aveva un tono dannatamente condiscendente, ma non volevo che mi considerasse una bambina. Non lo ero, non più. Allora insistetti. Guardai la sua figura assottigliando lo sguardo “E cos’era?” Domandai indispettita.
Neanche io, che avevo vissuto in prima persona la faccenda, avevo ancora ben capito ciò che era successo. Damon sembrava saperne più di quanto mostrava.
Lo sentii sospirare “Una strega, proprio come te.” Poi rettificò quasi immediatamente “Beh, molto più esperta, che sapeva ciò che faceva.”
Gonfiai le guance imbronciata ma non potei ribattere che continuò con il suo racconto “La incontrai in un vicolo buio, in una notte come tante. Era già stata adocchiata da qualcun altro e io non feci altro che rivendicare il mio territorio. Uccisi quel vampiro incompetente senza pensarci molto. Non m’importava granché.”
Lo guardai stupita “Le hai salvato la vita.” Non era una domanda, solo una vocazione meravigliata. Qualcosa di caldo mi avvolse il cuore, qualcosa che non identificai.
Lui rise ironico “Volevo essere io a prosciugarla, caro Uccellino. Sarebbe semplicemente passata dalla padella alla brace.”
Scossi la testa impercettibilmente. Lui ancora guardava fuori dalla finestra e io non riuscivo a distogliere il mio sguardo dalla sua figura così oscura e misteriosa “Che successe poi?” Chiesi con un filo di voce.
“Non feci neanche in tempo a mostrarle i canini che mi aveva già attaccato con un incantesimo molto fastidioso al cervello. Non avevo idea della sua natura e capii tutto solo quando lei mi lasciò andare. Doveva avere attorno ai sedici anni, non di più.” Ci fu un attimo silenzio e io mi chiesi il motivo di quelle rivelazioni;  mi accorsi che in quel momento mi sentivo importante e felice, e lo avevo appena realizzato. Avrei saputo qualcosa in più sulla vita passata di Damon e questo mi elettrizzava molto più del lecito.
“Mi chiese un favore.” Annunciò girandosi, appoggiò la schiena al muro e incrociò le braccia al petto. Mi sentii perforata dal suo sguardo quando continuò “Esaudire un suo desiderio.” L’occhiata si fece beffarda mentre rivolgeva lo sguardo alla boccetta che aveva ancora tra le mani e poi lo riporta su di me, che ero rimasta inchiodata alla sedia. “Fece questo simpatico incantesimo che la trasformò in una donna provocante, maliziosa, che mi saltò letteralmente addosso.”
Diventai di fuoco. Non era molto diverso da quello che aveva fatto il mio alter- ego “ Quella notte perse la sua virtù.”
Boccheggiai qualcosa, sempre più rossa e sempre più sconvolta. Lui continuò incurante della mia espressione o del rumore assordante del mio cuore che mi martellava nel petto e nelle orecchie. “La sua boccetta era rossa e il significato della frase conteneva il suo desiderio più grande. Proprio come la tua. Quando si rese conto di ciò che voleva l’incantesimo finì e lei ritornò nel suo corpo. Lo fece poco prima di finire tra le lenzuola con il sottoscritto.”
“Voleva sesso.” Feci indispettita “Voleva solo fare sesso.”
Lui ridacchiò scuotendo la testa e posando il mio vasetto sulla scrivania “Pensavo l’avresti vista in modo più..romantico.” Insinuò “Dato che il giorno dopo sarebbe dovuta entrare in convento.”
Dopo un attimo di silenzio in cui lui mi aveva fissato divertito riuscii solo a fare un banalissimo e piatto “Ah.”

Avevo nuovamente abbassato lo sguardo, guardavo il pavimento ma sentivo i suoi occhi neri su di me. Respirai profondamente “Perché hai esaudito il suo desiderio?”
Alzai gli occhi solo per essere trafitta dal suo sguardo che mi dava chiaramente dell’idiota. “Scusa. Domanda stupida.”
“Non me ne stupisco.” Fece lui facendomi diventare rossa.
Poi, però, corrugai la fronte “Ma prima … hai rifiutato me.”
Perché mi dava fastidio? Ero sollevata che l’avesse fatto ma questo cosa voleva dire? Non ero abbastanza?
“Eri cosciente?” Domandò lui, forse stupido.
Balbettai qualcosa in risposta “B-beh.. in realtà.. potevo vedere.. in terza persona, diciamo.”
“Voi streghe.” Sbottò lui irritato “Dovete avere sempre tutto sotto controllo. Non sia mai che abbiate qualche buco di memoria nella vostra vita!”
E vorrei vedere te! Avrei voluto rispondergli a tono, invece evitai che la discussione cambiasse piega, mi alzai decisa e domandai ferma “Perché, Damon? Perché ti sei fermato?”
Anche lui fece due passi decisi verso di me per fronteggiarmi “Lo volevi?” Sibilò.
“No.Non in quel modo.
“E allora perché stai scocciando?” Mi canzonò lui, velenoso.
“Perché avresti potuto!” Strepitai.
“ E chi ti dice che avrei voluto?”
Giusto, Bonnie
. Gli occhi mi diventarono lucidi Perché avrebbe voluto desiderare una cosa del genere con te?
Non risposi ma non abbassai lo sguardo. Lo stavo fronteggiando e non volevo tirarmi indietro; dentro avevo una determinazione che non mi ero neanche sognata ed ero certa che non avrei abbassato lo sguardo. Non volevo.

Non so cosa Damon vide nel mio sguardo brillante di lacrime che non sarebbero scese ma dovette pur vederci dentro qualcosa perché ammorbidì i lineamenti del viso e mormorò “Non volevo deludere Elena.”

Crack. Sentii qualcosa rompersi,all’altezza dello sterno, e fece male. Molto male.

Non seppi con che coraggio gli risposi sbottando “Non è vero!” Lo vidi sgranare gli occhi ma ormai la bomba era stata sganciata e non riuscivo più a fermarmi “Se lo avessi fatto per il tuo Angelo non mi avresti neanche baciato!”
Ero furente, negli occhi e nel petto sentivo un fuoco ardere e capii che non volevo fermarmi, non volevo arrendermi.“Perché mi hai fatto pensare male di te all’inizio, e ho avuto paura! Perché mi hai fatto male dannazione!”
Istintivamente portai una mano al petto e le sensazioni di vuoto furono un ricordo troppo vivido, troppo doloroso e agghiacciante e non riuscii a trattenere una lacrima. Ma ero arrabbiata con me stessa e furiosa con lui, non fermai la mia voce sebbene fosse tremolante e spezzata
“Ho visto cos’è successo qui dentro, Damon. C’ero anch’io! Ed è stato terribile. Ogni volta che la tua bocca si scontrava con la sua sentivo qualcuno scavarmi dentro, tagliarmi dall’interno col ghiaccio. Sentivo quel maledetto ghiaccio velenoso ferirmi ad ogni carezza e prendersi qualcosa di me, pezzo per pezzo, fino a svuotarmi. Completamente, e non lo sopportavo perché tu non ti fermavi e ti stavi facendo ingannare! Perché tu lo volevi!”
Respiravo affannosamente e sentivo la gola bruciarmi ad ogni parola. Poi mormorai “ Desideravi qualcuno che non ero io. Il mio corpo, forse.” Mi passai una mano sulla faccia, improvvisamente stanca. Poi ridacchiai senza essere divertita “Sinceramente non lo so più neanche io, cosa volevi.”

Chiusi gli occhi. Ero stanca. Mi ero sfogata ma ero troppo debole perfino per le mie stesse emozioni. Il silenzio intorno a me appesantì tutto.
Per un attimo ebbi paura che se ne fosse andato ma non feci neanche in tempo ad riaprire gli occhi che sentii due labbra poggiarsi sulle mie. Chiuse, ferme e immobili per un periodo di tempo che mi parve indefinibile.
Quando Damon si staccò da me e tornò con la schiena in posizione eretta non mi preoccupai neanche di sorprendermi, non ne avevo la forza.

“Che significa?” Mormorai guardandolo.
Lo sguardo che ricambiò fu indecifrabile, non riuscii a capire nulla di quello che gli stava passando per la testa.
Poi si girò e aprì la finestra. Un attimo prima di trasformarsi in un corvo mormorò quella frase che non mi fece dormire per due notti di fila “Restituisco ciò che ti ho rubato.”

E se ne andò. Mentre le nuvole oscuravano la luna nuova e il mio cuore volava via con lui. Definitivamente.

***

Quella notte avevo chiamato Elena e Meredith per rassicurarle che stavo bene. Avevamo parlato per quasi due ore e io le avevo convinte – dopo una delle mie migliori arringhe- che non volevo venissero a casa mia perché ero stanca.
Non le volevo preoccupare e , anche se mi fecero domande su domande (anche su Damon), riuscii comunque ad evitare il loro arrivo immediato.

A volte la sorellanza- velociraptor poteva essere un problema. E io volevo solo rimanere sola con i miei ricordi e pensieri.

Da quella brutta esperienza erano passati due giorni e tutto era tornato bene o male alla normalità. Tutto tranne il congelamento dei miei rapporti con Damon Salvatore.
Lui non si era più fatto vedere, né di persona né sottoforma di corvo gracchiante. Io non avevo dormito per due notti aspettando inutilmente che si decidesse a farsi vivo per chiarire la questione.
Perché no, non era affatto chiarita dal mio punto di vista.

Non ero stata io ad andare da lui per due motivi fondamentali: il primo era l’orgoglio e il secondo pizzico di paura. Da una parte volevo fosse lui a venire da me e dall’altra speravo non venisse proprio.

Era tutto molto frustrante. Accidenti.

Quel pomeriggio ero andata alla Pensione Salvatore solo per Elena che mi aveva chiamato urgentemente.
Codice rosso, aveva detto. E io ero corsa da lei.

Era nella stanza di Stefan e sul letto aveva ben cinque diversi vestiti. Tutti meravigliosi e tutti da sera.
“Che succede Ele ?” Avevo ancora il fiatone dalla corsa in bicicletta ma lo ignorai completamente guardando la mia migliore amica in intimo sotto l’accappatoio troppo grande. (Probabilmente del suo fidanzato.)
“Devi aiutarmi.” Disse decisa “Stasera devo uscire con Stefan.”
“Vuoi una mano per scegliere un vestito?” Domandai allibita “Voglio dire, una mano da me?”
Elena mi guardò un attimo incredula poi scoppiò a ridere “Sai, Bonnie, dovresti darti più credito, amica mia.”
“Vuol dire che davvero tu vorresti..”
“No, no.” Fece un gesto frettoloso con la mano “Per quello ne ho già parlato con Meredith.”
Ah, ecco. Corrugai la fronte “ E allora a che ti servo?”
“I capelli.” Annunciò lei imperiale “Per questa serata speciale vorrei cambiare look. Qualcosa di più aggressivo e provocante. Qualcosa come i tuoi boccoli.
Rimasi letteralmente a bocca aperta sgranando gli occhi. Rimasi così per qualche istante prima di sorridere entusiasta e saltare al collo della mia migliore amica “Certo che te li faccio! Non vedo l’ora!”
Anche lei rise con me.
“I tuoi attrezzi sono in soggiorno. Va’ pure, ti aspetto.”

E io ero andata.
Saltellando e canticchiando con un sorriso ebete sulla faccia, ero contenta. La mia espressione entusiasta gelò sul mio volto quando, seduto sul divano del soggiorno, c’era proprio Damon Salvatore con tanto di bicchiere di Bourbon in mano.
“Che ci fai tu qui?” Feci improvvisamente colta dal panico, con due ottave d voce superiore al normale.
Lui si voltò prima confuso tanto quanto me e poi inespressivo. Si alzò stizzito e “Ci vivo.” Mi rispose freddo prendendo poi le scale per tornarsene in camera sua.

Da canto mio rimasi imbambolata per uno, forse due, minuti. Guardavo senza vedere le piastre per capelli sul tavolino, senza neanche provare a prenderle per tornare da Elena con un sorriso sul volto.
Mi accorsi di quello che stavo facendo solo quando mi ritrovai davanti la porta della sua camera. La porta aperta e lui, idiota.
Decisi di continuare a non pensare perché la sua immagine con ancora un bicchiere di cristallo in mano mi stava mandano in bestia.
“Avresti potuto continuare la tua bevuta giù. Lo sapevi no?” Sbottai entrando e chiudendo con forza l’entrata.
Lui si voltò verso di me con sguardo arrabbiato “Nessuno ti ha invitato qui dentro. Sparisci, rossa.”
“Eh, no.” Feci io indispettita ricordandomi improvvisamente tutte le sensazioni che avevo provato prima di ritornare nel mio corpo. “Si può sapere che hai, Damon?”
Lui si era voltato e stava camminando verso l’immenso letto al centro della gigantesca stanza. Stavo per gridargli dietro qualcos’altro ma lui m’intercettò “Niente. Non abbiamo nulla da dirci. Se permetti, quella è la porta.”

Dire che ero indignata era un piccolo minuscolo eufemismo. Feci esattamente l’opposto di quello che mi aveva ordinato e camminai spediva verso di lui.
Borbottai un “Ma per favore!” molto sarcastico e gli afferrai il polso facendolo girare.

E seppi per certo che non si aspettava di ritrovarsi le mie labbra sulle sue tanto irruenti. Non me lo aspettavo neanche io!

 Dovetti mettermi in punta di piedi per raggiungerlo e di sicuro non capivo più nulla di quello che mi stava capitando attorno.
Sentivo il cuore martellare talmente forte e velocemente che avevo una paura fondata di andare a finire all’ospedale.
Ma il timore più grande fu all’inizio, quando Damon si era praticamente trasformato in una statua di sale.
Non aveva ancora tentato di uccidermi per tanta irriverenza e sfacciataggine ma non si era neanche mosso.
Non saprei dire quanto rimasi in attesa di una sua risposta. Secondi, ore.

Ad un certo punto però qualcosa cambiò.
Credo che il verso che fece sia da considerare un ibrido tra un ringhio e un gemito ma non me ne importò molto dato che pochi secondi dopo mi ritrovai una sua mano sulla nuca e l’altra ( che aveva fatto cadere il bicchiere a terra rompendolo) sul fianco.
Mi cinse in una stretta che fece quasi male e il bacio divenne irruente tanto quanto lui; percepivo la sua rabbia ma anche la sua indecisione e ne rimasi sconvolta e affascinata allo stesso tempo.

Ci baciammo per quelli che a me sembrarono secoli; io alla fine ( terminata l’onda di adrenalina che mi aveva cacciato in quella situazione) mi ero lasciata andare alla mia indole dolce, quasi paurosa della situazione e Damon aveva ripreso il controllo di se stesso, baciandomi con il chiaro intento di farmi perdere la testa.

Mi ero saldamente aggrappata alla sua maglia scura con lo scollo a ‘V’ , temendo di poter cadere dato che sentivo le ginocchia come gelatina tremante, e lui aveva spostato entrambe le mani sui mie fianchi, stringendomi a lui.

Ero finita al settimo cielo.
Tutto sembrava essere esattamente dove doveva essere come mai era successo prima e ne ero elettrizzata. Sapevo che tra le braccia di Damon avrei vissuto l’inferno ed era quella consapevolezza che bruciava dentro me come fuoco ardente e mi aveva appena dato quella determinazione che mai più mi avrebbe abbandonata.

Quando ritoccai il pavimento con i talloni e ci staccammo io ero decisamente affannata; i nostri sguardi si erano subito incatenati e lui aveva ghignato poggiando la sua fronte sulla mia. Mi teneva ancora stretta e la mia capacità di formulare qualche pensiero coerente sembrava essere andata persa.
Damon Salvatore mi aveva letteralmente mandato in cortocircuito.

“I capelli .. Elena..”

Le mie parole erano totalmente contrarie ai miei gesti dato che le mani che tenevo aggrappate al petto del vampiro strinsero maggiormente la presa. Avevo paura che se me ne fossi andata poi tornare da lui sarebbe diventato impossibile.

Damon però sorrise ancora, furbo e con gli occhi neri che brillarono e seppi che se non fossi stata già perdutamente innamorata di lui, sarei caduta tra le sue grinfie in quel preciso istante.

“Elena può aspettare.” Mormorò lui deciso prima di ricongiungere l nostre labbra.

E io gli avevo dato pienamente ragione.
Elena poteva aspettare, tutti avrebbero potuto aspettare.

Sorrisi sulle sue labbra allacciandogli le braccia al collo e per un momento fugace ripensai al mio Genio della Lampada che probabilmente se la stava spassando, nel suo magico vaso verde ancora intatto e ben curato sulla mia scrivania.

 






























Ed eccomi qui, con il mio debutto su questo Fandom!
Beh, che altro dire .. fatemi sapere che si è piaciuto o se vorreste lanciarmi le vostre tasiere in testa
 :)
L'unica precisazione forse  riguarda alla Pensione dei Salvatore.
Ho voluto rimanere con lo standard del telefilm, dove 'vivono' assieme
un po' perchè mi piace di più così, un po' perchè serviva alla storia.

Adesso credo sia davvero tutto.
Sono davvero felice che la prima cosa scritta sul 'Diario del Vampiro' sia una Bonnie-Damon.
Sebbene non ho ancora finito di leggere la saga, li amo già alla follia <3

Baci e alla prossima (?)

Tess
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