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Autore: MoonClaire    25/04/2012    1 recensioni
Conosciamo Anny e Justin? Ora ecco come tutto è nato tra Sara e Chris
Questa fan fic è ispirata al libro Amo una Rockstar di Sara C. Zuccaro, la sua Coadmin della pagina facebook, ha scritto la prima ff, immaginandosi la nascita del film, vista dal personaggio di Anny. Ho deciso di studiare più a fondo cosa, invece, è successo tra Sara e il dolcissimo Chris Evans.
Per leggere la fic e saperne di più sul libro che l'ha ispirata, cercate Amo Una Rockstar su facebook!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris Evans, Chris Hemsworth, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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PARTE 3
 
Mentre mettevo le monete nella cassa automatica della lavanderia fai da te, osservavo con la coda dell’occhio la vecchina che buttava nel cesto della grande lavatrice ogni sorta di colore e capo.
Selezionando il mio programma, mi avviai verso le scomode seggiole di plastica. Mi aspettavano due lunghe ore d’attesa.
Avrei dovuto portarmi Anny per tenermi compagnia, ma mi ero dovuta accontentare di un libro e del cellulare.
“Mi scusi, signorina!”, esclamò la vecchietta parandosi sul mio cammino.
Oddio. Non ero riuscita a scamparla. Sapevo che questa tizia mi avrebbe raccontato ogni genere di assurdità, ma speravo di riuscire a godermi due ore di pace e riposo senza che nessuno mi interrompesse.
“Mi dica signora!”, sorrisi alla donna con il volto ormai troppo solcato dalle rughe e i capelli bianchissimi e raccolti in un povero chignon.
Sembrava uscita da un libro di favole.
“Sa dirmi come far funzionare queste cose? Mi si è rotta la lavatrice a casa e devo assolutamente fare il bucato!”, spiegò e mi impietosì all’istante.
“Certamente, venga!” e la portai verso la cassa automatica.
Prontamente, la donna aveva già in mano il borsellino con le monete e così, iniziai a leggerle i prezzi corrispondenti ai vari programmi.
“Oh questo!”, urlò poi fin troppo esaltata. “Mi faccia partire il programma a 158!” (70 gradi celsius).
Fermai immediatamente la sua mano, che era già pronta a inserire le monete. “Non credo che sia il caso! Con quel mix le si rovineranno sia bianchi che colorati!”.
Muovendo la mano per zittirmi, la vecchietta, si spazientì. “Voi giovani!”, e seriamente credo di aver alzato gli occhi al cielo a questa frase. “Pensate di sapere tutto e non avete rispetto per quelli della mia età!”.
La guardai allibita. Quella che non aveva rispetto per me e stava urlando al centro della lavanderia, voleva farmi la predica?
La fermai subito, cercando sempre di sorridere. “Ha ragione Signora, le metto il subito il programma! Vedrà come saranno belli i suoi capi!” e senza darle tempo di parlare, inserii le monete e selezionai il programma.
Il cellulare iniziò a suonare dalla mia borsa proprio mentre la donna iniziava a inveirmi contro.
“Mi scusi, devo rispondere!”, dissi immediatamente e tirando fuori il cellulare dalla borsa mi allontanai.
“Pronto?”, chiesi grata. Chiunque fosse mi stava salvando da due ore di tortura.
“Sara?”, chiese la voce all’altro lato.
“Sì?”, replicai confusa.
“Sono Chris!”.
Ancora più confusa… un attimo… Chris… Chris Evans?
“Evans…” concluse lui precisando. Questo bel ragazzo mi leggeva proprio nel pensiero. “Ti disturbo?”, chiese subito.
Guardando la vecchietta che ancora mi guardava male, mi venne da ridere. “No no! Anzi mi stai salvando da una ramanzina di una vecchietta che voleva insegnarmi a fare il bucato!”.
La sua sonora risata, mi risuonò nelle orecchie come una melodia soave. “Sembra divertente!”.
Sedendomi su una sediolina di plastica rossa, mi accomodai al meglio.  “Come no!”, replicai sarcastica e sorridendo mi domandai il perché della telefonata. “Dimmi tutto!”, esclamai curiosa.
“Volevo parlarti e ho fatto una corte spietata ad Alan per farmi dare il tuo numero di telefono!”, sussurrò e sembrava imbarazzato.
Aggrottai le sopracciglia perplessa, cosa poteva essere successo di così grave?
“Tra qualche giorno sceglieranno tutto il cast e volevo dirtelo io, evitandoti di venirlo a sapere da terzi…” spiegò e questa volte parve imbarazzato.
“Ti hanno preso per Caden?!”, domandai euforica. Evitai di saltare sulla sedia presa dall’allegria e dalla gioia di poterlo avere nel ruolo perfetto.
Restò in silenzio e dopo qualche secondo, lo chiamai. “Chris?”, domandai sottovoce.
Sospirò. “Purtroppo ho dovuto rinunciare alla parte…”.
Cosa? Questa volta restai in silenzio. L’euforia si era trasformata in delusione. “Perché?”, mi ritrovai a chiedere senza alcun diritto. Passandomi una mano sugli occhi, scossi la testa. “Scusami, sono un’impicciona…”.
“Hanno anticipato la produzione di Captain America 2 e si sovrapporrebbe con il tuo film… mi dispiace…”, spiegò sottovoce. Chris poi rise, “Mia sorella mi ha fatto una scenata epica, dovevi sentirla!”.
Cercando ancora di digerire la notizia che mi aveva dato, cercai di seguire il discorso. Mi piaceva vederlo recitare. Chris Evans era un fantastico attore, purtroppo non gli veniva mai data la giusta importanza.  Sapeva interpretare ogni ruolo, commedia, romantico, drammatico e persino fantascienza e sapevo che avrebbe dato tutto sé stesso anche per Caden.
“Ci sei ancora?”, domandò lui dall’altro lato.
“Ehm…”, mormorai distraendomi dai miei pensieri. “Sì, scusa, ma devo dire che già vedevo te ovunque… Locandine, colonna sonora… ovunque!”.
“Scusami Sara, ho provato a far presente che avevano anticipato troppo la produzione, però gli studios vogliono iniziare il prima possibile…”, tentò di spiegare.
Sbuffai. “Non preoccuparti, non so come funzionano queste cose, quindi mi fido di te!”.
“Bhe… io faccio parte degli attori buoni, nel senso che siccome non faccio scenate o altro, non mi calcolano di striscio! Allora tifavi per me?”, domandò con la voce sorridente.
Risi sottovoce. “Ormai non conta più… potresti mandare tua sorella a vedersela con i produttori esecutivi del film!”, scherzai.
“Tranquilla che è già sul piede di guerra!”.
Distendendo le gambe lunghe davanti a me, restai ad ascoltare Chris che mi raccontava aneddoti divertenti sulla sorellina minore.
Era bello parlare con lui, era rilassante, riusciva a farmi ridere e se chiudevo gli occhi potevo immaginarlo gesticolare durante i suoi racconti.
Non riuscivo a partecipare, mi limitavo ad ascoltarlo e poi mi resi conto che quella sarebbe stata l’ultima volta che lo avrei sentito. E ci rimasi male. Mi sarebbe piaciuto conoscerlo di più, parlare di più con lui, osservarlo mentre i suoi occhi si illuminavano quando il sorriso si distendeva sul suo viso sotto quello strato di barba quasi sempre presente.
Sospirò. “Scusami Sara, era meglio se non ti telefonavo… ti ho fatto rimanere male... Questo film è tuo…”, mormorò cercando di prendersi la colpa.
Alzai le spalle. “Al massimo è mio il libro!”, scherzai, “Però stai tranquillo Chris, meglio averlo saputo da te che da Alan o peggio… il nasone!”.
Chris restò in silenzio qualche secondo e poi lo sentii iniziare a ridere. “Il nasone?”.
“Oh sì! Credimi che quando avevo quattordici anni ed ero in piena cotta per Nick Carter dei Backstreet Boys, avrei voluto felicemente rifare il naso a quel tipo… con un sonoro pugno!”, spiegai raccontando la mia antipatia per quel ricciolino nasone. “Però non lo conosco, quindi… non giudico generalmente le persone senza conoscerle…” precisai.
Entrambi restammo per qualche istante in silenzio. Iniziava a diventare imbarazzante. Non ci conoscevamo così bene da poter sostenere una conversazione al telefono. Mi venne quasi da sbuffare, Chris Evans era sempre stato uno dei miei attori preferiti e onestamente, non poterlo reclutare nel mio film, mi infastidiva parecchio.
In genere non ero una ragazza lunatica, certo, come tutti avevo i miei momenti, ma non era facile trovare qualcosa o qualcuno in grado di farmi cambiare umore. E invece avevo appena trovato qualcuno, con relativa motivazione.
Addio Chris Evans.
“Per sdebitarmi ti inviterò alla prima di Captain America!”, esclamò lui sorridendo.
Peccato che mancava più di un anno e mezzo all’uscita, di più se contavamo che il film non era ancora stato girato!
“Grazie, aspetterò con ansia!”, replicai quasi sarcastica.
Avevo fatto salti mortali per metterlo a suo agio durante i provini, proprio per far sì che potesse aggiudicarsi la parte e questo era il ringraziamento? Non ero poi così convinta di voler vedere il seguito di Captain America.
“E’ stato un piacere incontrarti Chris…”, sussurrai alzando gli occhi e notando la vecchietta che mi guardava con aria torva.
Questa volta, gli occhi alzai gli occhi al cielo e non feci nulla per nasconderlo.
Chris capì il mio tentativo di interrompere la telefonata e schiarendosi la voce, rispose, “Anche mio Sara… magari ci si incontra in giro…”.
Stava per uscire nuovamente una risposta sarcastica, ma mi morsicai la lingua. “Non metterti troppo in incognito, altrimenti faticherò a riconoscerti!”.
Ancora silenzio e così interruppi io la telefonata. “Ciao allora! In bocca al lupo per il sequel!”.
“Ciao Sara…”.
E terminai la chiamata.
Alzandomi dalla seggiolina di plastica, mi avviai verso la porta. Era arrivato il momento di risollevarmi il morale e sapevo che c’erano dei negozi carini in quella via.
Restai momento ferma sull’uscita.
Il sole era ancora alto e il cielo era terribilmente azzurro e intenso. Non c’era una nuvola e un lieve venticello rendeva la giornata vivibile. Per essere pomeriggio le strade erano stranamente deserte, ma, dopotutto, quello era una zona abbastanza calma.
Iniziai a camminare lungo la via, ma non riuscivo a trovare pace.
Chris mi aveva messo davvero di malumore. Alla fine optai per una piccola e calma sala da the.
Mi aveva anche fatto venire fame!
Aprendo la porta, sperai che avessero una gigantesca fetta di torta al cioccolato in grado di farmi passare il pensiero e la delusione chiamata Chris Evans.
Dovevo chiamare Anny, avevo bisogno di frignare un po’ per aver perso il mio attore protagonista.
Non feci nemmeno in tempo a pensare, che il telefono iniziò a suonare. Risposi e senza nemmeno darmi il tempo di parlare, mi investì di parole “Era ora! E’ un quarto d’ora che tento di chiamarti!”, iniziò Anny.
“Stavo per chiamarti io, ora!”, replicai confusa, ma prima che potessi continuare, mi interruppe nuovamente.
“Ha chiamato Chris!” esclamò lei euforica.
“Sto bastardo muscoloso, si è tirato fuori dal film!”, replicai sbuffando.
Dopo qualche istante di confuso silenzio, Anny aggiunse. “Deduco che ci hai parlato… aveva chiamato prima qui…”.
Dovevo dirle quanto ci ero rimasta male?
“Sara… starai mica piangendo?” chiese titubante lei. Scuotendo la testa, mi resi conto che non poteva vedermi. “No”, la rassicurai, “Sono… arrabbiata perché poteva pur evitare di venire a fare i provini… ero veramente contenta all’idea che lui potesse essere Caden!”.
“Tifo Justin…”, mi ricordò lei ridendo, ma subito aggiunse, “Ma l’autrice sei tu, se mi dici che Chris era stato bravo, tanto da meritare la parte, ci credo!”.
“Era stato superbo Anny, davvero… mi sembrava proprio di avere Caden davanti… ci sono rimasta malissimo…”, e sedendomi ad un tavolino, posai la borsa sulla sedia accanto alla mia e cercai il menù. Prontamente arrivò una cameriera giovane, con un modernissimo caschetto castano e gli occhi terribilmente azzurri, a portarmi un bicchiere d’acqua ghiacciata. Prima che si allontanasse, abbassai il telefono. “Il pezzo più grande di torta al cioccolato che avete per favore!”, ordinai sorridendo.
“Torta al cioccolato? Ma è successo qualcosa con lui e non me lo hai detto?”, domandò seriamente. “So che non sei una facilona, tesoro, però… oh cavolo, hai davvero preso una cotta per lui!” esclamò Anny.
“Non lo so”, ammisi sconsolata, “Per ora so che lo avrei voluto davvero tanto nel film!”.
Anny sospirò “Forza Sara! Credimi, posso garantirti che anche Justin sarà perfetto per la parte! E noi vogliamo solo il meglio per il film, giusto?”.
Sorrisi alla cameriera che mi portò il dolce e mi ritrovai ad annuire. La mia amica aveva ragione!
“E se Chris ha rifiutato la parte, cavoli suoi, vorrà dire che il film non lo meritava!”, concluse lei esagitata.
Subito, aggiunse “Lo so che è il tuo attore preferito e lo hai sempre adorato, ma siamo fiduciose, giuste?”, domandò tentando di rincuorarmi.
“Certo!”, replicai sicura di me stessa, “Il film sarà un successone anche senza di lui!”.
“Brava amica mia! Non deprimerti per lui!”, continuò Anny.
“Hai ragione An! Mi ingozzo di torta e quando ho recuperato il bucato passo a prenderti!”, esclamai convinta. "Andiamo a fare shopping, a mangiare fuori e poi a scatenarci in qualche locale!”.
“E paghi tu!” concluse lei ridendo.
Sorridendo a me stessa, terminai la telefonata.
Sapevo che la mia amica avrebbe ripotuto sollevarmi il morale. Era sempre stata con me durante gli inizi del libro, non si era mai tirata indietro anche quando la trascinavo insieme a me nella distribuzione dei volantini che nessuno mai accettava.
Mi aveva sostenuto e si era fatta in quattro per la pubblicità e quando era arrivata la notizia della traduzione del libro in inglese, sapevamo che numerose porte si sarebbero aperte. Era stato belle avere qualcuno al proprio fianco fin dai primi, duri, momenti ed era bello vivere con qualcuno la maggiore esperienza per uno scrittore. Vedere il proprio libro sul grande schermo.
Ci rasserenava il fatto che avevamo lavorato in prima persona sulla sceneggiatura e quindi sapevamo che, sì, dei cambiamenti c’erano, ma nulla di così sconvolgente.
Ed era stata anche una grande amica nel sostenermi nelle mie insicurezze e delusioni. Sapeva cosa dire per sollevarmi il morale e farmi ridere. Sapeva cosa farmi fare per togliermi dalla mente qualche stronzo che aveva giocato con i miei sentimenti…
Insomma, ero grata di poter avere un’amica così…
Finii con gusto la mia torta e lasciando i soldi al tavolino, compresa una mancia per la cameriera, mi affrettai verso la lavanderia.
Entrai giusto in tempo per prendere i panni dalla lavatrice e gettarli per una ventina di minuti nell’asciugatrice e notai immediatamente come la vecchietta aveva preso a discutere animatamente con un gruppo di donne che erano arrivate, probabilmente, durante la mia assenza.
Rassegnata dal dover aspettare, dopo aver programmato la macchina, mi sedetti e prendendo il libro iniziai a leggere.
Ero più serena e tranquilla. Mi spiaceva non potere avere Chris nel film, ma dopo aver parlato con Anny, me ne ero fatta una ragione.
Con Chris, non era destino.
   
 
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