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Autore: Fair_Ophelia    26/04/2012    3 recensioni
Dopo la caduta di Galbatorix, un altro pericolo incombe su Alagaësia e soprattutto su Nasuada: un nemico che silenziosamente stringe intorno a lei la sua rete, separandola dai suoi alleati. Riuscirā a liberarsi dal suo aguzzino e a sciogliere i nodi di questa intricata matassa, alla scoperta del vero essere del Waėse Néiat? Scopritelo con me attraverso un viaggio pieno d'azione e romanticismo... Spero che diate almeno un'occhiatina :)
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Murtagh, Nasuada, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ben ritrovati! Ecco un nuovo cap.. Ma siete spariti? L'ultimo (per ora, si spera!!!!!!) l'ha letto solo oldfashion :""((( comunque ringrazio tantissimo lei per la recensione, che mi ha ispirato nuove idee, e mi ha chiesto: "quando posti?" tvb ;*

6-UNA LETTERA DI ORRIN

Angela girovagava da ore per il palazzo di Ilirea alla ricerca di una persona che doveva fugarle qualche dubbio. All'improvviso la vide spuntare da una vietta laterale: la raggiunse, le posò pesantemente una mano sulla spalla e con tono grave fece: -Cantalama, puoi spiegarmi una cosa?
La donna trasalì, si fermò e si girò verso di lei. -Accidenti, mi hai spaventata! Comunque certo che posso, parla.- Sembrava allarmata. Subito dopo il discorso di Nasuada all'erborista era venuto un sospetto, ora accentuato da quel dettaglio. Qualcosa non andava.
-Perché ti sei arresa così facilmente al discorso di Nasuada, ieri? Eri molto ferma nelle tue idee.
La donna in parte si rilassò. -Lo sono ancora. Tuttavia non sarebbe stato saggio insistere e comunque riuscirò a mantenere un certo controllo su Occhi di Lupo... Senza contare che Nasuada ha ragione, sono stata eccessivamente dura.
Angela storse il naso; quella risposta non le piacque affatto. -Non mi convinci. Quando abbiamo discusso per la prima volta del destino di Occhi di Lupo, sembravi un'altra persona tanto eri infervorata nell'elencare...- Si portò una mano sulla fronte, l'espressione corrucciata. -Ora non ricordo bene cosa dicesti, ma mi hai persuasa completamente che Occhi di lupo dovesse fuggire dall'Impero! Mi chiedo come tu abbia potuto capovolgere le mie idee con poche parole! Neanche Galbatorix in persona avrebbe parlato così! Un ardore simile non può essere spento da un discorso che non avrebbe convinto neanche un lattante quale era quello di Nasuada. Sei passata dal tono di chi sta per mettere le mani addosso a qualcuno a quello di un cagnolino da compagnia dolce e remissivo! Come me lo spieghi?
A mano a mano che parlava Cantalama si era irrigidita e la sua espressione era diventata sempre più impaurita, ma comunque controllata. Seguirono istanti di silenzio.
Lei aveva resistito solo perché Elva le era entrata nella mente mentre la regina parlava, altrimenti avrebbe continuato a credere a quelle baggianate dell'inadeguatezza di Nasuada e Eragon. La bambina le aveva detto di aver avvertito pericolo per lei e di esser penetrata nelle sue difese per salvarla. Un attimo prima era estremamente convinta delle ragioni di Cantalama, un attimo dopo non lo era più; la stessa cosa era accaduta a Solembum. Ma non gliel'avrebbe detto: doveva conservare quel segreto come arma.
-Ma le parole di Nasuada sono state molto convincenti.- Appena Cantalama finì di pronunciare quella frase un'entità sconosciuta s'impossessò della sua mente, incenerendo le difese come foglie secche: la stritolò, soffocò, paralizzò, ma più che dolore provò confusione, e poi non fu più capace di pensare. Una voce maschile le rimbombò in testa e le arrivò anche alle orecchie attraverso le parole dell'altra donna: -La regina ha perfettamente ragione: non dobbiamo opporci a lei, solo asservirla con il massimo zelo, perché è giusta e buona e si prodiga per il bene di Alagaësia. E' stato un enorme sbaglio dubitare della sua inclinazione. Ma tu ricorderai solo questo: le parole di Nasuada mi hanno convinta. E' andata così. Non obietterai più.
La presenza svanì, veloce com'era arrivata; ritornò in se stessa. Cantalama la scrutava preoccupata.
-Ehi, mi ascolti? Hai capito perché ho reagito in quel modo?
-Perché le parole di Nasuada ti hanno convinta. E' andata così. Ma...- Una smorfia le arricciò gli angoli della bocca. -Non ricordo le parole esatte con cui me l'hai detto. Ricordo solo che mi hai persuasa subito... Sei stata molto convincente. Scusa se ho dubitato di te, non si ripeterà.
-Bene. Ora devo andare, ci si vede.- Cantalama si allontanò per il dedalo di corridoi. Angela rimase da sola, cercando di afferrare ciò che le sfuggiva, ma non riusciva a farlo. Un miagolio sommesso attirò la sua attenzione: Solembum le si era avvicinato e la guardava preoccupato.
Tu ricordi qualcosa di quello che ha detto Cantalama?
Non più di quanto ricordi tu. Lascia stare, sarà una cosa passeggera.
Hai ragione, meglio non pensarci.

Seguita dal felino, si avviò verso la sua camera.



Una donna coperta da un mantello marrone si muoveva furtivamente per le strade di Ilirea; arrivò all'alto cancello d'ingresso della città e si fermò. Dopo qualche minuto di nervosa attesa, passata a battere ritmicamente un piede per terra con la testa bassa, un sussurro sommesso accanto a lei la fece sobbalzare. -Sono qui.- Alzò lo sguardo: la persona che stava aspettando era arrivata. Era appoggiata al muro, un piede a terra, uno posato sui mattoni dietro di lei. Il viso era completamente celato dal cappuccio del mantello nero. -Novità?
-Come ben sai, Angela stava per scoprire tutto, ma grazie al tuo intervento non ci darà più fastidio. Mi chiedo solo... Come abbia fatto a liberarsi dal primo incantesimo.
L'altro cambiò gamba d'appoggio. -Non so. Ma non curiamocene. L'importante è che Arya e Occhi di Lupo siano fuori gioco.
-Entrambe sperdute nelle pianure tra Du Weldenvarden e deserto di Hadarac... Naturale che Nasuada pensasse alla regina degli elfi per rintracciare il Cavaliere. E quando la troverà, avrà un'amara sorpresa.
-Sono curioso di sapere quale stratagemma ha pianificato la tua mente geniale per convincere la ragazza a servirti.
La donna s'illuminò alle lusinghe. -Nessuno. Non sa che la userai. Se fosse venuta a conoscenza dei nostri piani, si sarebbe opposta... No, meglio lasciarla agire di sua spontanea volontà.
-Interessante. Sei un'alleata davvero valida e presto la tua intelligenza sarà premiata. Ora va', è arrivato il mio turno.



Nasuada aveva passato tutto il giorno a leggere rapporti e rispondere alle lettere, ma la febbre alta l'aveva rallentata enormemente nel suo lavoro: se di norma a mezzogiorno avrebbe finito, era pieno pomeriggio e le mancava ancora una lettera cui rispondere. Questa, e poi è finita. Aveva trasportato il materiale necessario nella sua camera da letto per poter stare sdraiata; una posa scomoda, ma non riusciva a stare neanche seduta. La fronte le aveva bruciato per tutto il giorno, era torturata dal raffreddore e la testa le girava come una trottola.
Afferrò l'ultima busta e lesse il mittente. Orrin Larkinsson. Oh, no! Doveva spedirgli una lettera per dirgli che non si era schiuso alcun uovo... Ma ora si è schiuso, pensò con un sorriso, dovrò informarlo almeno di questo. Chissà cosa mi ha scritto. Non prendeva mai contatti con il re del Surda attraverso lo specchio magico perché "preferisco i buoni vecchi metodi di una volta, non queste diavolerie! La magia mi ha già causato abbastanza guai!", per usare le sue parole. Ancora con il sorriso sulle labbra, ruppe il sigillo della busta e tirò fuori il foglio con un fruscio. Ma a mano a mano che leggeva il sorriso diventava una smorfia tirata, gli occhi le si sbarravano da soli, le veniva da ridere e da piangere insieme per l'assurdità di quella lettera, per il suo desiderio che fosse uno scherzo di pessimo gusto, che fosse indirizzato a qualcun'altra, che il suo incubo di sempre non si realizzasse.
Orrin le aveva chiesto di sposarla.
Appoggiò la testa alla parete, sentendosi vuota. No. Non poteva essere. E se fosse stato davvero un incubo concreto, con quali motivazioni? Rilesse: "...Sono certo che hai bisogno di un'alleanza per domare le rivolte a Gil'ead e Dras-Leona..." Doveva accettarlo, ma… Sciocchezze. Scuse. Cosa vuole davvero? La proposta l'aveva scossa nel profondo: ovviamente non avrebbe mai accettato!
Prese un foglio pulito e si preparò a rispondergli; avrebbe cercato di minimizzare la sua reazione e l'importanza della richiesta, ma il suo rifiuto sarebbe stato secco e senza possibili implicazioni involontarie o vane speranze nel futuro. Intinse una penna nel calamaio e in quel momento sentì bussare. Alzò lo sguardo. -Avanti!
La porta si aprì; era Farica. -Un uomo chiede di vederti, mia signora.
-Un uomo?
-Sì, non ho idea di chi sia. Aspetta nella sala del trono.
Nasuada si alzò con riluttanza, aiutata dall'ancella, e raggiunse la stanza scortata dalle guardie. Una di queste l'aiutava a sorreggersi, ma arrivati quasi a destinazione con un'occhiata le fece capire che non sarebbe stato decoroso e cercò di reggersi da sola sulle gambe malferme. Nella sala trovò un ometto basso e smilzo, vestito di tutto punto, che s'inchinò profondamente. -Vi porgo i miei più umili omaggi, mia regina.
Lei represse un moto di ribrezzo: odiava gli adulatori. Richiuse la porta alle sue spalle e fece con tono secco: -Chiamami Lady Nasuada e taglia corto con i salamecchi. Chi sei? Cosa vuoi da me?
-Sono un messaggero di Re Orrin. Volevo informarvi, se avete letto la sua missiva, che è in incognito qui in città e domani verrà a palazzo per sposarvi, essendo sicuro del vostro consenso.
Nelle vene iniziò a scorrerle terrore; rimase con la bocca socchiusa e gli occhi spalancati. Approfittando di quel momento di smarrimento, il paggio aprì la porta e sgattaiolò all'esterno.



Murtagh si sedette a gambe incrociate insieme agli altri Urgali disposti in cerchio, Castigo accucciato dietro di lui. Invece di un falò centrale, la piazza di Skradhzeb era rischiarata da molte torce affondate nella terra, dietro agli Urgali, in modo che la luce non fosse oscurata dalla figura di qualcuno che le passasse avanti. Le fiaccole vivaci drappeggiavano la notte con un’atmosfera calda e morbida, ma non bastavano a riscaldare il cuore di Murtagh, ancora devastato dall’episodio della sera precedente. Credeva che la solitudine, o meglio la lontananza dai nemici, fosse ciò di cui avessero bisogno lui e Castigo, ma sembrava che on fosse così. Ora non sapeva più che fare.
Su, piccolo. Vedrai che troveremo una soluzione.
Sì, e tu sei ancora nell’uovo.
Uh, che pessimismo! Guarda il lato positivo! C’è… ehm... Puoi… Cioè…

Dopo un istante di silenzio incerto, il ragazzo fece sardonico: Ma sì, hai ragione! Guardiamo il lato positivo! Dai, qual è?
Ehm… Fammici pensare…
Con calma, non preoccuparti.
Eh… Va be’, adesso non mi viene in mente, ma stai sicuro che c’è! Anzi, ce ne sarà più di uno!
Allora quando ti vengono in mente scrivili come epitaffio sulla mia tomba.
Ma tu sei immortale!
Appunto!

Il battibecco venne interrotto dall’arrivo del cantastorie del villaggio, un Kull alto e possente vestito di pelli di capra: le sue corna erano così levigate che riflettevano la luce delle torce come specchi incurvati. Dopo aver imposto il silenzio alzando le braccia, iniziò a parlare: -Questa sera vi racconterò la leggenda di Teph e la sua paura. Teph era un magnifico Kull dei Monti Beor che aveva sconfitto molti nemici  e si era guadagnato la stima di tutta la sua tribù, ma un giorno per l’ira uccise un suo fratello. Poteva riparare al danno uccidendo tre Urzhadn e chiedendo perdono alla sua famiglia, ma preferì vivere in esilio e non avere più contatti con il villaggio. Andò a vivere in una grotta vicino alla Foresta di Pietra, dove tutto è silenzio e gelo. Ma la Grande Madre un giorno fece apparire lo spirito del fratello davanti a Teph; era spaventoso, con corna grandi il doppio del normale e occhi viola, e gli disse: “Fuggi, fuggi, ma dove fuggi? Il mio spirito attende la riconciliazione”.  Teph atterrito lasciò la grotta e andò aviere in un nido di avvoltoi, scacciando i suoi abitanti con grande coraggio. Ma dopo poco tempo la spirito riapparve dicendogli: “Fuggi, fuggi, ma dove fuggi? Il mio spirito attende la riconciliazione”.-
Murtagh e gli Urgali ascoltavano rapiti l’oratore, che dopo una breve pausa riprese:-Teph, ancor più spaventato, scalò la vetta più alta e fredda dei Monti Beor e si stabilì sulla cima, in mezzo al ghiaccio. Solo lui con la corporatura robusta e la pelle spessa, riuscì in questa impresa, come narrano gli avi. Eppure anche qui tornò a fargli visita lo spirito, che gli ripeté: “Fuggi, fuggi, ma dove fuggi? Il mio spirito attende la riconciliazione”. Allora Teph si arrese: uccise tre grossi Urzhadn, tornò al suo villaggio e fu perdonato. Da allora lo spirito del fratello riposa in pace e Teph, oltre ad essere ricordato come un eroe grande e potente, è considerato uno dei nostri maggiori saggi. Ricordate sempre questa storia e serbatela nella memoria, compagni, perché è uno tra i migliori patrimoni della nostra razza.-
Il Kull tacque e uscì dal cerchio; gli Urgali si alzarono e se andarono, borbottando riguardo la storia appena appresa. Murtagh invece era rimasto immobile, con la testa tra le nuvole. Sentì un colpo sulla spalla: trasalì e si girò. Era Castigo. Allora, andiamo? Che ci fai ancora lì imbambolato?
Hai sentito la storia di Teph…
Sì, sì, certo, molto interessante. Ho sonnecchiato tutto il tempo. Ora andiamo?
Come, non l’hai ascoltata?
Ancora? No! Non ho mai prestato attenzione a queste favolette!
Senti almeno questa, allora! Te la ripeterò!
Ma dico, ti è andato di volta il cervello? Alzati, fannullone! Io che mi accuccio come un bambino a ascoltare le fiabe?
Castigo, non lo sto dicendo per niente! Dai, leggi i miei ricordi!

Il drago sbuffò. E va bene… Si immerse nei pensieri del compagno e in qualche istante appese la trama della storia, che dal punto di vista di Murtagh era piena di partecipazione, scoperta e collegamenti con la sua vita, la loro vita. Solo allora comprese e condivise l’entusiasmo del ragazzo.
Ho capito dove vuoi andare a parare. Pensi che dovremmo fare come Teph, vero? Dovremmo affrontare i nostri nemici per liberarci della loro ombra?
Esatto! Cosa ne pensi?
Penso che ho trovato il lato positivo.
Davvero? Qual è?
Lasceremo questo covo di bestie cornute una volta per tutte.

Murtagh rise di gusto, per la prima volta dopo tanto tempo; anche Castigo rise con lui, emettendo cupi versi di gola. Si allontanarono verso la loro capanna per dormirvi un’ultima volta.
   
 
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