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Autore: Shark Attack    28/04/2012    8 recensioni
Naruto si alzò in piedi ed afferrò con due dita il sigillo cartaceo che chiudeva le sbarre ed iniziò a staccarlo, lentamente, mentre sentiva le forze fluire via e dispersi sul pavimento della sua mente.
Coraggio... non te ne pentirai, te l'assicuro...
Non sarebbe più comparso suo padre per fermarlo, lo sapeva bene... ma non riusciva a non sperare di vedere il suo volto ancora una volta, in quel gesto estremo e disperato.
«Naruto! Non farlo, NO!»
Ma ormai sentiva freddo. Tanto freddo, fin nelle ossa, fin nel cervello.
«Fermati, fermati! Yamato, fai qualcosa!»
Hai quasi finito, bravo, continua...
Con un lievissimo “tic” il sigillo fu completamente rimosso.
ULTIMO CAPITOLO!!
Genere: Azione, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sakura, Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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COME IL FUOCO, IL SANGUE E L'AMORE




Quel giorno, l'attività di Naruto era incentrata completamente sull'osservazione delle nuvole che si rincorrevano rapide nel cielo. Il vento spostava le fronde degli alberi in maniera quasi angosciante, troppo veloci per sembrare naturali, e le grosse e grasse nuvole si alternavano continuamente, rendendo il sole una lampadina ad intermittenza.
Staccò la fronte dal vetro della finestra e pulì distrattamente l'alone che vi aveva lasciato, constatando che la sua manica non aveva fatto altro che allargarlo ancora di più. Poi si mise a sedere sul letto e gettò la testa all'indietro, a fissare il soffitto. Sospirò, come se quello fosse l'ultimo respiro di cui disponesse.
Sai era andato dall'Hokage e dai consiglieri, a riferire quanto era accaduto e la nuova situazione che si era venuta a creare, e desiderò essere con lui a far valere la sua posizione. Si sentiva tremendamente in colpa per tutto ciò che era successo, tanto che quel giorno non aveva nemmeno provato ad evadere dall'abitazione.
Si alzò e si avvicinò alla porta d'ingresso, trascinando i piedi come un anziano stanco. Lievi fruscii e bisbigli segnalavano la presenza dei suoi secondini, tre jonin che si alternavano lungo il perimetro dell'appartamento dall'alba al tramonto e dal tramonto all'alba successiva.
Naruto si voltò verso il divano e contemplò l'idea di gettarcisi su, ma il sofà gli ricordò immediatamente Sakura e il fiume di flashback lo portò a lasciarsi cadere per terra, sul tappeto.
Allargò le braccia e le gambe, e lasciò la mente vagare altrove, sperando di addormentarsi.
Chissà cosa stava facendo Sakura...

Con la Valle Rocciosa alle spalle, il team Hebi si muoveva rapido verso le montagne, dove Sasuke ricordava ci fosse un nascondiglio di Orochimaru da sfruttare come abitazione temporanea, in attesa che Karin si curasse il piede. Per quell'operazione contava sul nuovo aiuto di Sakura, il covo sarebbe servito da fonte dei medicinali e delle bende necessarie.
Karin, stretta sulla schiena di Jugo come una conchiglia sullo scoglio, si sentiva in dovere di osservare minuziosamente quanto e come si avvicinassero Sasuke e Sakura, per cercar di levare il sottile velo che separava la finzione dalla sincerità; ancora non era convinta che la rosa fosse così tanto ingenua e temeva che il loro piano potesse non reggersi in piedi. Inoltre, osservava attentamente anche Sasuke per vedere se riusciva a scoprire qualcosa di più sul loro passato rapporto, di qualunque natura fosse stato.
Ma Sasuke era silenzioso come al solito e sarebbe stato anche frigido e noncurante come faceva sempre se non fosse stato per il piano; invece ogni tanto scoccava un'occhiata a Sakura, cercando di farla arrossire e distrarre dai suoi pensieri. Forse temeva che avrebbe potuto ripensare alla sua decisione e sollevare quel velo che Karin cercava da dietro i suoi occhiali spessi.
Mezza giornata volò tra massi e polveri in quella valle deserta e solo all'imbrunire iniziarono a metter piede sulle montagne. A sera inoltrata, il covo comparve ai loro occhi sotto forma di un blocco di pietra imbevuto nel muschio.
«Spostiamolo», disse Sasuke con risolutezza.
Jugo depose Karin a terra e si mise subito all'opera, mentre Suigetsu alzava gli occhi al cielo e borbottava che era stanco e che odiava il muschio. Tentarono per qualche minuto, poi si unì a loro anche Sakura e la sua capacità di incanalare negli arti il chackra diede una svolta allo sforzo. Sasuke si asciugò la fronte con la manica del kimono e le sorrise compiaciuto, poi le indicò l'apertura e, con fare galante, la invitò ad entrare.
Karin, alle sue spalle, schiumava di invidia e rabbia mentre un nuovo colorito le si dipingeva sul volto.

Sai tornò a casa nel cuore della notte, stanco e con la gola secca. Aveva parlato per ore ad ogni anziano, consigliere o ninja che fosse presente nella sala con lui e Tsunade, rispondendo a mille e più domande e valutando ipotesi ed alternative. Per qualche motivo lo ritenevano importante per questa nuova situazione e la cosa lo lusingava, anche se sapeva bene che lo tenevano in considerazione solo perché era in buoni rapporti con due dei protagonisti della vicenda.
Osservò la finestra di casa sua, spenta e solitaria, e il silenzio che emanava lo allettava non poco. Mosse un passo verso la porta, ma poi si voltò e cambiò strada, andando verso un altro appartamento, spento e solitario quanto il suo, ma perlomeno abitato.
I jonin di guardia si stavano dando il cambio proprio quando i suoi occhi scuri si posarono su di loro e li salutò cortesemente, da manuale.
«Buona sera, Sai», gli rispose uno, «Come mai da queste parti? Mica vorrai darci il cambio!»
«No, non mi è permesso... Vorrei far visita a Naruto, invece. È stato solo tutto il giorno, giusto?»
L'uomo annuì. «Stranamente, è rimasto buono a cuccia senza darci mai problemi; non ha neanche provato ad affacciarsi dalla finestra!»
Sai s'incupì ma cercò di non darlo a vedere e annuì a sua volta. Poi entrò e richiuse la porta dietro di sé, senza far rumore.
Il salotto sembrava essere vuoto, con le luci spente e nessun segno di movimento nei paraggi.
«Naruto?», chiamò. «Sono io, sono passato a trovarti!»
Per qualche istante, il vento che soffiava indebolito sulle finestre era l'unico rumore. Poi udì un grugnito e la testa bionda fece capolino da dietro il divano. Era accompagnata da occhi stanchi e da un'aria da vagabondo che normalmente non gli aveva mai visto.
«Che ti è successo?», domandò.
Naruto sbadigliò e guardò altrove. «Ho dormito», mugugnò infastidito.
«Sicuro?»
Sai aveva visto facce molto più riposate di quella, non si sarebbe fatto abbindolare.
Naruto si tirò faticosamente su e si eresse precariamente sui piedi. Cadde con un tonfo soffuso tra i cuscini del divano, per poi scattare via subito dopo come se fossero stati bollenti. Si appoggiò alla parete e si stropicciò i capelli mentre sospirava piano, rassegnato. «No», ribatté infine, «Non proprio.»
«Immagino.»
«Ah sì?»
Gli occhi rossi raggiunsero Sai con grande voracità e il moro si sentì perforato da essi, fino a farlo sentire colpevole, non importava di cosa. Abbassò lo sguardo al parquet, a disagio. «Forse, anche se non ho ancora ben chiaro come si sviluppa il legame tr...»
«È per questo che sei venuto qui?», abbaiò Naruto, rinvigorito. «Per studiarmi ancora! Così avrai altre cose da riferire ai tuoi nuovi amici nel consiglio, giusto? Perché tu non sai ancora niente dei rapporto umani ma hai capito perfettamente cos'è successo e cosa si deve fare, non è così?»
«Non è affatto così.»
«Sì, invece! E io che pensavo che fossi venuto a vedere come stavo, perché magari qualcuno in questo villaggio si interessa di me... e invece no, tu devi studiare e studiare e...»
Cercò furiosamente qualcosa per la stanza, probabilmente da lanciare addosso al compagno, ma fortunatamente nulla arrivò alle sue mani e la rabbia sfumò presto tra i suoi ansimi pesanti. Naruto era stanco, dopo una giornata passata a pensare ai suoi guai, al villaggio e a Sakura e Sasuke, senza mangiare né riposare, in uno stato d'ansia continuo a cui non era minimamente abituato, mentre cercava disperatamente di comunicare con Kyubi, scomparso dalla sua mente.
Si appoggiò nuovamente al muro, scivolando a terra con la testa tra le ginocchia. Sai non si aspettava di assistere ad una situazione del genere, sebbene Tsunade lo avesse avvertito.
“Probabilmente il legame con Sakura continuerà a manifestarsi, anche se la lontananza è forte”, aveva detto poco prima durante il consiglio. “Bisognerà tener d'occhio Naruto e accertarsi che non impazzisca percependo sensazioni non sue. Lui... noi non sappiamo cosa sta facendo Sakura e fino ad ora non era ancora successo che loro due fossero tanto distanti.” Il suo sguardo si era fatto molto più duro del solito ma qualcosa, nel suo viso, si era addolcito. “Dopo settimane passate gomito a gomito, per la prima volta dalla condivisione del Demone sono separati e non sappiamo come questo influirà su di loro.”
Era decisamente strano vederlo in quello stato.
«Non... tirati su, avanti», tentò in un pigolio.
Naruto non si mosse di un millimetro. Si era addormentato?
«Ehi...»
Il ragazzo borbottò qualcosa di incomprensibile.
«Come?»
Naruto alzò la testa dalle ginocchia e si schiarì la voce. «È a disagio», ripeté spazientito.
«Chi, Sakura?»
Il biondino annuì.
«Tu... lo percepisci?»
« È questo che vuoi, no? Sei qui per sapere se sento qualcosa o sbaglio?»
La desolazione e la tristezza che impregnavano quelle parole colpirono Sai come uno schiaffo.
Si chinò di fronte a lui, a gambe incrociate, e sorrise. «Sono qui per sapere come stai.»
Naruto lo fissò per un lunghissimo istante, durante il quale si aspettava che la maschera di Sai crollasse e che il suo sorriso si rivelasse finto e recitato come pensava... ma non scovò altro che sincerità. Abbassò lo sguardo, rassegnato e sorpreso, ed inspirò piano.
«Male», rispose a voce bassa.
«Perché?»
«Perché lei... credo che tu abbia davvero intuito giusto, Sai: Kyubi è più in lei che in me, lo sento.»
Sai non sapeva come reagire a quell'affermazione, così optò per un'espressione neutrale. La faccia da poker, come la chiamava Shikamaru.
«Per tutto il giorno ho percepito solo gli stati d'animo di Sakura e ho chiamato, ho cercato varie volte Kuybi, ma non mi ha mai risposto. Non so cosa pensare... però continuo a sentirlo, sai? Sento ancora il suo chackra! Anche se è così debole, 'ttebayo...»
«E questo ti fa stare male?»
Naruto sembrava non essere più lui. Da quella distanza, Sai riusciva a vedere nitidamente le occhiaie che si erano allungate sul suo viso, trasformandolo più di quanto ci si possa aspettare per un essere umano in uno, due giorni. Il suo respiro continuava ad essere pesante e stravolto, come se per tutto il giorno avesse combattuto contro l'Akatsuki al completo, e il tono della sua voce... Naruto era decisamente cambiato, ma la domanda di Sai gli era uscita dalle labbra ancor prima che potesse intuire da solo la risposta.
«Non mi sono mai sentito così, prima... è come se non fossi più io. Sì, qualcosa di radicale era già cambiato durante la rottura e ricostruzione del sigillo, ovvio... ma Sakura era sempre accanto, o perlomeno nei paraggi, e le due metà di Kyubi erano così vicine che non sembrava proprio che si fosse spezzato.»
Le sue parole cadevano dalla sua bocca lentamente, come cristalli di sabbia in una clessidra.
«Poi è subentrato il s... l'attrazione tra semi-jinchuriki, come l'ha chiamato lei», un sorriso spento sfiorò il suo viso e poi precipitò in una smorfia triste. «Credimi, è stato come se non fosse cambiato nulla! In quei momenti credevo che Kyubi fosse di nuovo intero e mi sentivo nuovamente io, di nuovo a posto! … Anzi, anche meglio, perché c'era Sakura... e invece Kyubi ne stava approfittando. Che idiota.»
Sai si morse il labbro inferiore e pensò rapidamente a cosa avrebbe potuto dire. Ciò che gli stava raccontando Naruto era molto importante, e sentiva che doveva sentirsi onorato di quella confessione così intima, ma non riusciva a far altro che sistemare i pezzi del puzzle della situazione che si era impostato in mente sulla base delle sue osservazioni. Conoscere questi altri dettagli sul legame tra lui e Sakura poteva rivelarsi di fondamentale importanza, ma non osava lasciarselo sfuggire. Optò per annuire con compassione e dirgli che no, non era un'idiota e che gli dispiaceva molto. Era indeciso se prendergli la mano per rassicurarlo o no, come aveva visto fare tra Sakura e Ino qualche volta, ma gli venne il dubbio che fosse una cosa solo per ragazze e lasciò perdere.
Mentre cercava di essere un buon amico, tra un'indecisione e l'altra, Naruto si alzò in piedi di scatto. I suoi occhi fissavano un punto indefinito e il viso aveva perso il poco colorito che possedeva.
«Cosa c'è?», chiese Sai, allarmato.
Il biondino non rispose, poi si portò una mano all'addome e una alla tempia e mosse qualche passo scoordinato attorno al divano, barcollando come un ubriaco.
Anche Sai si alzò in piedi e cercò di fermarlo. «Che cos'hai?», domandò ancora, con una chiara nota di preoccupazione nella voce.
«No... non può... dannato...», farfugliava il compagno.
Sai scosse la testa ed andò verso la porta a cercare aiuto, ma Yamato comparve sulla soglia ancor prima che potesse sfiorare la maniglia. «Che sta succedendo?», domandò serio scoccando un'occhiataccia a Naruto.
«Non lo so, credo sia qualcosa che percepisce da Sakura...»
Yamato entrò nella stanza ad ampie falcate e fermò Naruto afferrandolo saldamente per le spalle. Lo scrollò un paio di volte, ma il ragazzo sembrava non vederlo e continuava a farfugliare sommessamente.
«Cosa facciamo?», domandò Sai.
Il capitano strinse maggiormente la presa su Naruto, ma questo ebbe solo l'effetto di farlo reagire: in uno scatto fulmineo si divincolò come un'anguilla e iniziò a correre verso le altre camere, ruzzolando a terra poco dopo. Rovinò sul pavimento della stanza che condivideva con Sakura e vi rimase, troppo impegnato a stringersi le tempie per rialzarsi.

I cunicoli erano lunghi e stretti, da uno se ne diramavano in media altri tre e dopo qualche metro i 5 ninja si sentirono confusi e senza orientamento. Il covo era un vero dedalo, più intricato di un labirinto studiato nei minimi dettagli.
Sasuke e Suigetsu incidevano con le spade i muri che fiancheggiavano, in modo da poter ritrovare l'ingresso-uscita, e guidavano con poca decisione i compagni. Qualche volta la comitiva si fermava e lasciava andare un membro a controllare che il cunicolo appena spuntato non fosse un vicolo cieco e, in caso lo fosse stato, lo segnavano con una doppia croce appena prima della svolta.
Dopo qualche ora passata a fare queste operazioni, l'impazienza di Karin e i continui lamenti di Suigetsu minavano profondamente la pazienza del leader Sasuke e si optò per utilizzare ognuno un vicolo cieco come stanza privata. Le incisioni lasciate sui muri avrebbero aiutato a non perdersi del tutto.
«Tutto questo è ridicolo», sbuffò la rossa mentre veniva indirizzata al suo cunicolo con il piede finalmente curato. «Dobbiamo isolarci tutti quanti per lasciare che lui e quella...»
Suigetsu le rivolse un'occhiataccia senza precedenti. «Zitta, oca!»
La giovane donna strinse le labbra e trattenne il respiro, indignata e offesa a morte, ma riconobbe che potevano essere origliati dall'ospite d'onore e si trattenne con una smorfia piccata.
«Non osare far saltare il piano», la ammonì il compagno mentre girava l'angolo e spariva dalla sua visuale.
«Ma certo», mugugnò Karin tra sé e sé mentre estraeva il necessario per la notte dallo zaino, «Non vogliamo mica rovinare la serata ai piccioncini...»
Suigetsu proseguì verso il cunicolo che aveva deciso di prendere per sé, un bel vicolo cieco a sorpresa, appena dopo una curva. Si rannicchiò nell'angolino e iniziò ad accarezzare la sua adorata spada mentre Jugo, dall'altro lato del muro, stava già iniziando a coricarsi.
Sakura guardò di sottecchi Sasuke, intento a tracciare con la doppia croce il loro vicolo cieco, ora stanzina per due. Estrasse le coperte dai loro zaini e le sistemò a terra, arrossendo come una bambina mentre univa i lembi e le trasformava in un'unica grande coperta. Matrimoniale, pensò, e si lasciò scappare un ghigno divertito.
Sasuke la raggiunse di soppiatto, quasi spaventandola mentre appoggiava a terra l'enorme cintura viola del suo kimono. «Cosa c'è?», domandò lui incuriosito.
Lei scosse la testa e si morse la lingua.
Sasuke si tolse i sandali e la maglietta, rimanendo solo coi pantaloni. Sakura aveva visto Sasuke a torso nudo solo durante qualche allenamento o quelle rare volte che Kakashi li portava alle terme dopo una lunga missione, ma all'epoca era solo un ragazzino e, per quanto Sakura fosse invaghita di lui, non c'era confronto con ciò che aveva sotto gli occhi in quel momento. Anni di allenamenti e di sviluppo lo avevano reso incredibilmente più bello e sexy, sì, più di quanto avesse osato sognare. Ormai era un uomo.
Maledì la sua sottosviluppata immaginazione mentre il respiro le si mozzava in gola e la mandava in iperventilazione.
Il bisogno vitale che l'aveva portata a fare sesso con Naruto le aveva tolto il tempo della contemplazione di cui in quel momento si stava beando. Parte di lei si dispiacque per il biondino, ma quello che stava provando non faceva altro che confermare ciò che gli aveva detto quando si erano parlati l'ultima volta.
Sasuke si chinò su di lei, inchiodata sulle coperte distese, e le passò una mano tra i capelli, accarezzandole la guancia. Incatenò i loro occhi con un'intensità quasi innaturale e la baciò a lungo, lentamente. Sakura si domandò se avesse mai baciato qualcun'altra, prima d'ora, ma quel dubbio durò un istante o poco meno.
Lo tirò a sé e gli passò le dita sottili dietro la nuca, ricambiando il bacio e abbandonandosi ai suoi migliori sogni di una vita.

«Che sta succedendo?», domandò uno dei ninja di guardia, comparso sulla soglia della stanza.
Sai era stato mandato a chiamare Kakashi e Tsunade, mentre il capitano Yamato, accucciato accanto a Naruto, cercava di farlo parlare e di capire cosa gli avesse preso.
«Non lo so ancora, ma tu e gli altri restate di guardia», disse con voce ferma, «Non voglio curiosi o intrusi.»
«Sissignore.»
Ringraziò il suo sesto senso che l'aveva guidato a fare una visita all'allievo “internato”, perché se c'era una persona che poteva arginare un probabile attacco di Kyubi, era lui.
Naruto era ancora raggomitolato a terra, stavolta con tutte e due le mani sull'addome. Yamato non sapeva cosa pensare, scartando un semplice mal di pancia.
«Cerca di rispondermi, avanti!», tentò nuovamente, «Cos'hai?»
Il biondino sudava e continuava a tenere lo sguardo fisso nel vuoto, come se quegli occhi rossi non stessero guardando il muro o il ninja. Le uniche parole che riusciva a cogliere nel suo farfugliare confuso sembravano essere “non può – stronzo – dannato - perché” ma non permettevano a Yamato di capire alcunché. Ce l'aveva con Kyubi?
Dei passi si avvicinarono sempre di più alle loro spalle e in una frazione di secondo comparvero nella stanza l'Hokage, Kakashi e Sai. «Ho fatto più in fretta che ho potuto», disse il ragazzo.
Tsunade si chinò su Naruto e lo sollevò, mettendolo a sedere dritto. «Da quanto è così?», domandò mentre lo osservava con la professionalità tipica di un medico. I suoi capelli biondi nascosero il ragazzo al capitano, che si alzò in piedi e si allontanò per lasciarle spazio.
«Da quasi dieci minuti», rispose costernato, «Non ha fatto altro che spostare una mano dalla fronte e borbottare pezzi di parole senza senso.»
Kakashi si portò due dita sotto il mento e si fece pensieroso. «E il sigillo?», domandò.
«Ho controllato, non ha niente di nuovo.»
Sai si schiarì la voce e si intromise nella discussione. «Credo sia Kyubi», annunciò.
Tsunade annuì. «Ma certo che è lui. Naruto è sano come un pesce e sta provando cose indirette, come temevamo...»
La donna sospirò affranta, poi si alzò in piedi e posò il suo sguardo sull'Hatake. «Puoi farlo tornare in sé?»
Kakashi rimase interdetto, le due dita abbandonate a mezz'aria. «Io?»
«Con lo sharingan, puoi fare almeno un tentativo? O credi che debba chiamare Yamanaka?»
Un mugolio nascose la sua risposta e tutti si voltarono verso la sua fonte. Naruto batteva le palpebre rapidamente, come se avesse un granello di polvere negli occhi, e sembrava essersi ripreso. Si mise faticosamente a sedere sul letto e si stupì nel vedere quanta gente ci fosse lì attorno.
«Cosa diavolo ci fate tutti in casa mia, 'ttebayo?», biascicò.
«Stai bene?», chiese autoritaria Tsunade, ignorando totalmente la sua domanda.
Naruto parve rifletterci su. «Non lo so, non capisco...»
«Kyubi cosa dice?»
«Niente, non dice più niente da quando siamo partiti.»
«Allora è Sakura?»
Sai non poté non notare l'ombra che si insediò sul viso di Naruto. Lo vide annuire rapido e con gli occhi bassi, come se si sentisse colpevole di qualcosa.
Tsunade sospirò e scoccò un'occhiata a Sai, come a dire “te l'avevo detto”, poi si sedette accanto a Naruto e gli posò una mano sulla spalla. «Devi essere forte, Naruto. Non farti prendere in contropiede e se succede di nuovo, tu...»
Il biondino si alzò di scatto e spinse via la mano della donna, come se fosse uno scarafaggio. Si fece largo tra i presenti con un'espressione dura in volto e si avvicinò alla porta d'ingresso dell'appartamento, indicandola con insistenza. Andatevene, diceva ogni cellula del suo corpo.

Sakura era in estasi.
Non credeva fosse possibile trovare tante differenze tra Naruto e Sasuke, eppure ne scopriva di nuove ad ogni minuto che passava.
Avvolta nel calore del suo corpo, i pensieri razionali erano fuggiti da tempo e un Sasuke totalmente diverso da quello che aveva sempre pensato fosse diventato si rendeva sempre più reale sotto i suoi occhi increduli.
Le sue braccia muscolose la cingevano saldamente e le coperte le pungevano la schiena, ma a stento riusciva ad accorgersene. Sasuke era lì, era lì solo per lei, e niente avrebbe potuto separarli. L'aria nel cunicolo era diventata davvero rovente.

Sai si voltò sull'uscio ed esitò per un istante. Naruto gli mise una mano sulla spalla e lo spinse via, chiudendo la porta tra di loro con uno scatto secco.
Non appena lasciò la presa sulla chiave, cadde su un ginocchio e riprese ad ansimare. Era stato bravo a trattenersi mentre li cacciava fuori, ma non riusciva più a contenere quel flusso continuo di sensazioni che lo travolgevano senza pietà. Sakura era molto, troppo contenta e la sua eccitazione si stringeva attorno alle sue viscere come una morsa di pietra e scendeva nei pantaloni. Inoltre si sentiva la mente annebbiata, distante, e recuperare lucidità per liberarsi degli ospiti gli aveva causato un enorme sforzo. Si trascinò verso una sedia e cercò di sedersi umanamente, ma non riusciva a tenere la testa dritta e la lasciò cadere sul tavolo con un tonfo.
Il metallo freddo gli diede sollievo e ne approfittò per cercare di capire cosa stesse succedendo a Sakura perché provasse simili cose.
Una smorfia sghemba gli si disegnò sul viso. Era facile intuirlo: era lo stesso che aveva provato lui con lei...


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Sì, mi son fatta desiderare... scusate il ritardo, non è stato un periodo facile ^^" Me ne sono capitate di ogni, per fortuna non problemi di salute, ma tra università, famiglia e salute mentale... beh, sono ancora viva e concludiamola qui! xD
In realtà non è stato neanche un capitolo facile da scrivere, per quanto credo mi sia riuscito praticamente come lo volevo... potrebbe rientrare nella top 5 dei chap che hanno rispecchiato meglio le mie aspettative, sì! ^^

In realtà doveva andare ancora avanti un pezzetto, ma mi sembrava già molto lungo così e ho pensato di spezzare le cose, tanto per non mettere troppa carne al fuoco (povero Naruto, diamogli un attimo di tregua :P) MA, siccome mi dicono dalla regia che la vecchiaia mi sta addolcendo, vi regalo un microspoiler, tanto per incuriosirvi un po' su ciò che troverete nel prossimo capitolo! :D

"Sasuke alzò gli occhi sulla grande gabbia dorata. Scrutò le tenebre che conteneva, alla ricerca di una vecchia conoscenza. «Kyubi», esclamò, «Dove sei? Dobbiamo parlare.»"

Sì, è micro, ma anticipa taaaaaante cose... ma non crediate che non ci sia altro! Anzi, il prossimo sarà il penultimo capitolo, se riesco a starci dentro... boh, vediamo.
(vi piace la nuova grafica di EFP? ^^)
Alla prossima, miei cari!
Ciao!

Shark
   
 
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