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Autore: Phoenixstein    30/04/2012    9 recensioni
KURTOFSKY WEEK - DAY TWO: Fairytales
Il ranocchio gracidò felice e si allungò buffamente sulla punta delle zampette. –Potresti darmi un bacio!
–Cosa? Devo baciare… te? Qui? Stai scherzando? – esclamò Kurt, sbattendo gli occhi con aria perplessa. Quella bestiola gli pareva alquanto svitata.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Dave/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Kurtofsky Week. YAY!'
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Ta-daaan! Scendo di nuovo nella mia amata arena per difendere il mio orgoglio pirata con le unghie e con i denti! u_ù

La shot di oggi non mi vede particolarmente soddisfatta. Anzi, proprio per niente.

Ma qualcuno mi ha rassicurato che non fa schifo, speriamo! xD

Voleva essere una robetta comica ma... non credo di esserci portata .-.

In compenso, ho a disposizione una art a tema che è semplicemente ashdfjdshfruygtiioskldwrhk realizzata dalla bravissima Clarissa, ed è quella che potete ammirare qui sotto…

Rendete onore a questa generosa artista, grazie! u.u

 

Day Two - Fairytales

 

 

 

 

 

Il Principe e il Ranocchio

Image and video hosting by TinyPic

 

 

 

C’era una volta, in un regno molto ma molto lontano, il re Burt, grand’uomo, saggio e amato, che vantava anche il pregio di avere un bellissimo figlio di nome Kurt. il giovane trovava diletto nel passeggiare nel piccolo bosco nei pressi del castello, cantando con limpida voce da sopranista e giocherellando con la palla d’oro che custodiva fin da bambino. Un giorno come tanti altri se ne stava lì a lanciare in aria la palla e riprenderla prontamente, finché quella non gli scivolò in acqua, invischiandosi nella melma.

–Non posso infangarmi le scarpe! – sospirò sconsolato, scrutando con preoccupazione la sfera lucente in mezzo al rigagnolo.

–Me ne occupo io, Sua Altezza!

–Chi è, chi ha parlato? – Kurt fece un balzo all’indietro in apprensione, e vide che la palla d’oro aveva cominciato a rotolare verso di lui. Sgranò i dolci occhi azzurri quando un ranocchio fece capolino da dietro la sfera e saltellò timidamente ai suoi piedi.

–È un onore servirti, principe.

Kurt si chinò per prendere la sua palla, strofinandola nell’erba per pulirla, e il ranocchio compì un nuovo salto.

–G-grazie. – balbettò il ragazzo, accennando un dolce sorriso. – Come posso ricompensarti?

Il ranocchio gracidò felice e si allungò buffamente sulla punta delle zampette. –Potresti darmi un bacio!

–Cosa? Devo baciare… te? Qui? Stai scherzando? – esclamò Kurt, sbattendo gli occhi con aria perplessa. Quella bestiola gli pareva alquanto svitata.

–Portami con te al castello, allora… Per il bacio ci sarà tempo più tardi. – replicò l’animale, senza perdersi d’animo.

–Qualsiasi altra cosa, no? – obiettò Kurt, grattandosi il capo con ansiosa fretta.

–Potrebbe piacerti quello che accadrà. – disse il ranocchio, lanciando fuori in un guizzo la sua lunghissima e viscida lingua.

Il principe era sconvolto dal flirtare sfacciato e del tutto fuori luogo di quella infernale bestiola. Fece un inchino e si scusò prima di correre via, turbato come non mai dall’immagine di quella lingua chilometrica che gli si era srotolata davanti. –Mi dispiace, sono in terribile imbarazzo. Grazie per aver recuperato la mia sfera d’oro, devo andare via immediatamente.

–No! No, per favore! – insistette il ranocchio, lanciandosi a grandi balzi al suo inseguimento. Più il ranocchio saltava lontano, più il principe, preoccupato, accelerava la sua corsa. Sfortunatamente quell’esserino verdognolo sembrava non voler proprio cedere…! Kurt superò l’uscita del bosco e si guardò indietro: quell’affare ancora lo seguiva. Si precipitò a perdifiato su per le scale del castello e sperò che il ranocchio si fermasse o perlomeno… fosse schiacciato dai bracchi di suo padre! Si attaccò con apprensione ai battenti e si fece aprire in tutta fretta il portone. Le guardie notarono quanto il principe fosse scosso, ma lui fu talmente fulmineo ad attraversare il salone e raggiungere le sue stanze che non ebbero il tempo di domandargli cosa stesse accadendo. Si richiuse pesantemente la porta alle spalle e si affacciò alla finestra, guardando di sotto in caso quell’animale importuno fosse ancora lì. Non ve n’era traccia, bene. In compenso, il re l’aveva visto scappare per il prato mentre usciva dal giardino con i cani al guinzaglio, e gli gridò dal basso: –Figlio mio, ma cosa è successo?

–Nulla, padre. Mi sono ricordato di dover sbrigare urgentemente una faccenda…

–Certo, ora comincia la tua lezione di Latino con la precettrice!

–Hm, già, evviva! – esclamò Kurt, con una faccia poco credibilmente entusiasta. Chiuse la finestra e sbatté rassegnato la testa contro la parete. Ci mancava solo la lezione di Latino con la signorina Pillsbury a mandare in crisi le sue facoltà mentali…

Mentre l’aspettava seduto al tavolino d’ebano intarsiato che era appartenuto alla buonanima della sua bellissima madre, la regina Elizabeth, Kurt iniziò a gorgheggiare un’aria sulle note soavi di un carillon. La rossa precettrice bussò subito alla porta della sua stanza e il principe fece crollare la testa sul ripiano di legno. Due ore di classici latini, una vera gioia.

Quando quella indicibile tortura fu terminata era giunta l’ora di pranzo, e Kurt scese a tavola ormai dimentico della folle proposta del ranocchio… Gli pareva tutto un buffo sogno, il frutto dell’immaginazione troppo laboriosa. Si sedette attendendo di essere servito, con suo padre all’altro capo del tavolo chilometrico. La cameriera posò un piatto sotto il suo naso e, appena lo scoperchiò, il suo incubo peggiore tornò a dargli il tormento. Adagiato su foglie d’insalata, il ranocchio tendeva molestamente le labbrucce verso di lui.

–Vade retro, bestiola infernale! – urlò, afferrando una forchetta e minacciando di infilzarlo, cosa che effettivamente non avrebbe mai avuto il fegato di fare!

–Un ranocchio? – esclamò re Burt, alzandosi in piedi di scatto. – Marge, che diavolo avete combinato in cucina? – domandò alla cameriera mortificata, che sembrava ancor più terrorizzata del principe e si stringeva nella sottana.

–Maestà! – disse allora l’animaletto, balzando lungo tutta la tavola fino a pararsi dinanzi al sovrano – Questa mattina ho recuperato la pallina d’oro di vostro figlio che era caduta nell’acqua. Tutto quello che chiedo è un po’ di ospitalità al castello… Non vi pare giusto ricambiare il favore?

Re Burt si grattò il mento e ammise: –Bè, hm… se stanno a tal guisa le cose! Kurt, sii gentile. Disponi una seggiola anche per questo nostro ospite.

–Padre! È un ranocchio! Quelle sue zampette avranno toccato qualsiasi cosa immonda… Per non parlare della sua… bocca! – si oppose Kurt, gesticolando per evidenziare il proprio disgusto.

–La sua bocca? – ripetè il re, strabuzzando gli occhi – Non devi mica baciarlo!

–NON HO FAME. – mugugnò il principe, lasciando che la forchetta cadesse tintinnando sul pavimento. In un battibaleno stava già uscendo dalla sala da pranzo, irritato da tutta quella situazione. Tornò fra le rassicuranti pareti della sua stanza, e mise di nuovo il carillon a caricare.

–Ma sei una principessa, più che un principe..?

Kurt mosse il capo in direzione della voce: il ranocchio troneggiava sul letto, comodamente adagiato sul cuscino con una espressione canzoniera sulla verde faccina. Crisi di nervi. Crisi di nervi… La sentiva che stava arrivando!

–Ma quale demone ti ha posseduto, bestiaccia? Come sei arrivato qui?

–Uhhhh. Come sei scontroso e maleducato… L’importante è che io sia qui. Attendo ancora il bacio, Sua Altezza!

–Te lo puoi scordare! Non bacio ranocchi!

–Chiamami David… – disse l’animale, ammiccando.

–E smettila di… fare quelle facce. È innaturale! Ed è la cosa più imbarazzante che mi sia capitata!

Il ranocchio invece di rispondergli a tono, si schiarì a lungo la voce e iniziò a… cantare?!

Kurt inarcò un sopracciglio, beandosi di quel timbro caldo e virile. Da cultore del canto, dovette riconoscere che la voce dell’animale riusciva a fargli tremare le gambe, e lo avvolgeva come un manto rosso passione… Era una voce bella, davvero bella, e non seppe resistere alla tentazione di unirsi ai gorgheggi.

David, intanto, saltò giù dal letto e a piccoli balzi raggiunse il principe. Kurt concluse la sua aria con un enorme sorriso dipinto sul volto estasiato. –Non mi avevi detto di saper cantare!

Il ranocchio sperò che il luccichio idolatra in quei meravigliosi occhi significasse qualcosa. –Prendimi fra le mani, principe.

Dopo il loro sorprendente duetto, Kurt dovette ammettere che guardava quella bestiolina sotto una prospettiva diversa. Pur tentennando, abbassò i palmi delle mani e il ranocchio ci atterrò sopra con il suo peso umidiccio.

–Adesso un bacio, un piccolo bacio. Suvviiiia. – lo pregò David, sbattendo enfaticamente le ciglia.

–Tieni quella lingua al suo posto, o ti spiaccico contro la parete! – lo redarguì Kurt, riluttante. Avvicinò quella bestiolina alla bocca e pensò che tutto sommato forse un bacio sul capetto sarebbe stato lo stesso… Insomma, non era stato specificato da nessuna parte, il dove!

E non appena le sue labbra toccarono quella pelle ruvida, verdastra e bagnaticcia, ci fu un’esplosione scintillante che lo fece cadere con il suo nobile sederino per terra.

Fra le spire di fumo comparve una figura alta, imponente, un principe con un sorriso splendido e occhi color del bosco. Una visione piacevolisssssima. In costume adamitico, s’intende…

–D-david?! – balbettò Kurt, squittendo per la sorpresa. Il suo sguardo faceva su e giù, su e giù… mentre il principe-ranocchio compieva una giravolta per ammirare il proprio corpo.

–Woohoo. Non ricordavo di avere un così bel fondoschiena!

–Oh, se l’avete! – constatò Kurt, picchiandosi una mano in fronte, incredulo dinanzi a così tanta… roba buona!

–In piedi, principessina. Non mi hai dato un vero bacio! Vuoi forse che torni ad essere un ranocchio?

–Non.scherziamo.non.scherziamo. – articolò Kurt, tirandosi su in un lampo. Si gettò letteralmente fra le forti braccia di David, mugolando al tocco di quei muscoli d’acciaio.

–Non bagnarti, principessina… Non ancora! – ridacchiò il principe, prima di premere le labbra contro le sue. Cos’è che aveva detto Kurt pochi minuti prima a proposito del tenere a posto la lingua? Facezie, facezie…!

–Oh, buon dio. SPOSIAMOCI! – trillò Hummel, preso dai capogiri.

Avvenne così quello strano munifico miracolo che soltanto nei regni di fiaba può accadere: tirar su un matrimonio in un solo dì! Certo, il fatto che ci fossero due sposi era poco ortodosso, ma chi erano gli invitati per dire di no a un abbondante buffet su cui fiondarsi a piene mani? Ci fu qualche problema con i regali forse, non appena il principe David dovette scartare un completino da bebè, ma…

…quel che conta è che alla fine gli sposini si ritrovarono felici e contenti.

Molto felici, molto contenti… Sovr’ogni cosa durante la prima notte di nozze. Oh, ciò che vide il letto a baldacchino!

FINE

   
 
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