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Autore: Alaire94    01/05/2012    2 recensioni
Selvaggia sognò quello strano luogo; una, due, tre volte...
Il ragazzo dagli occhi di ghiaccio. Lo sciamano. Il gelo della tundra.
E tutto si confuse.
Facile è perdere il lume della ragione.
Difficile è tracciare un confine fra realtà e immaginazione.
Impossibile se si intromette l'amore.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Soffio di gelo

PROLOGO

 

Le immagini danzavano insieme alla fiamma azzurra del camino.

Ritorno, guerra, distruzione. Era questo che vedeva lo sciamano, ciò che lo Spirito, colui che tutto vede e tutto sa, voleva mostrargli.

Le rughe sulla fronte si accentuarono, gli occhi si restrinsero ancora di più e proprio lì, nelle pupille nere come una notte senza luna, si riflesse il peso delle sue responsabilità.

Nonostante la malinconia, nonostante l'inquietudine che premevano sul suo animo, continuò a cantare.

 

«Ki oshan aka uchon kuarit, krith steine karukar kin aka uchon werit …»

Io voglio conoscere il futuro, mio Spirito fammi vedere il futuro…”

 

la sua voce roca si spanse lungo le pareti della piccola abitazione, riempì l'aria gelida e frizzante proveniente dalla tundra, lì dove la primavera stava sciogliendo i ghiacci, lasciando il posto alla palude.

La fiamma tremolò, le figure si mescolarono l'una con l'altra in un bizzarro turbinio di colori, fino a dare origine a qualcosa di nuovo. Qualcosa che lasciò lo sciamano sconcertato: due occhi verdi come un prato primaverile, il profilo snello di una ragazza abbigliata come nessuno che abitasse nella tundra.

Lo sciamano smise d'un tratto di cantare; l'ultima nota parve riecheggiare a lungo nell'atmosfera della stanza, profonda e grave.

Una straniera sarebbe giunta da lontano, da un luogo sconosciuto a tutti fuorché lui; lo Spirito glielo aveva mostrato numerose volte in sogno, suggerendogli di imparare a conoscerlo.

Così, gli fu tutto più chiaro che mai: il suo popolo stava per venire a conoscenza di quella verità che avrebbe scosso i loro animi nel profondo. Solamente suo era il compito di aiutare gli eventi a compiere il loro corso poiché gli era impossibile modificarlo.

Si alzò in piedi velocemente, per quanto gli permettessero le sue membra intorpidite dagli anni e raggiunse il baule sul fondo della stanza. Non lo apriva da molto tempo e, anzi, pensava che le sue mani non avrebbero mai più compiuto quell'azione.

Sollevò il coperchio corroso dai tarli e ne estrasse un grosso libro. La copertina era di pelle marrone, decorata con motivi floreali in oro; le pagine grosse e ingiallite dovevano essere state scritte centinaia d’anni addietro con una grafia curata.

Si trattava di Hurik Takkah, il Libro della Verità, e per l’anziano saggio era arrivato il momento di leggerlo fino alla fine.

 

 

Angolo autrice: 

questa storia si chiamava "Irreale", ma ho modificato alcune cose, quindi ho deciso di postarla da capo, sperando, forse, in un maggior successo. 

Volevo specificare che la lingua inserita è di mia invenzione e non creata a caso: ho una sorta di diario in cui ho annotato delle basilari regole grammaticali e il lessico, in modo da rendere la cosa più verosimile. 

Chi dovesse passare di qui, non esiti a scrivere un parere di qualsiasi tipo: gliene sarei veramente grata! 

   
 
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